Scrivere di disabilità. Intervista a Anna Genni Miliotti

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Anna Genni Miliotti alterna l’attività di formatrice ed esperta di adozione, con quella di scrittrice, impegnata soprattutto in temi sociali. Ha pubblicato molti libri tra i quali: Abbiamo adottato un bambino, Adolescenti e adottati, e la serie Fiabe per… parlare di adozione; Fiabe per… parlare di separazione e Fiabe per.. parlare di intercultura per Franco Angeli; Quello che non so di me per Fabbri e poi Rizzoli, Mamma di pancia e mamma di cuore e Serena, la mia amica, per Editoriale Scienza. Ha vinto numerosi premi letterari. Il suo ultimo lavoro si intitola Misakemiama ed è un romanzo dedicato a un tema perlopiù trascurato o ignorato dalla corrente letteratura per ragazzi e giovani adulti: quello della crescita e della scoperta dell’amore, in tutte le sue forme, da parte dei giovani con disabilità. Misakemiama è attualmente in cerca di un editore.

Come è nato Misakemiama?

Sono una esperta delle tematiche dell’adozione, affrontate in tanti miei libri per operatori, genitori, bambini e ragazzi, ed in progetti di formazione e docenza universitaria. Come scrittrice mi piace affrontare tematiche sociali, delle quali ho diretta esperienza, anche familiare. Sono infatti madre adottiva, ed uno dei miei figli è disabile. Certo la sensibilità non nasce solo da questo, ho lavorato anche con i bambini del terremoto dell’Aquila, e di recente di Norcia. Ho scritto e lavorato con i bambini sui temi della intercultura, delle ferite da separazione, delle molestie, e ne sono venuti sempre fuori dei libri, grazie ad editori sensibili. Ma non sempre è facile. Spesso incontro dei veri o malcelati tabù. I disabili sono sempre considerati come diversi, come un problema da risolvere, familiare e sociale. Mai come una risorsa. I disabili, maschi o femmine che siano, sono visti come degli innocenti bambini, che non crescono mai, e sono al centro di molti tabù. Ad esempio, sono considerati dai più privi di quegli impulsi sessuali propri dei cosiddetti normodotati. Quasi come se questo aspetto della loro fisicità desse fastidio, e mettesse in imbarazzo la società. Il progetto Misakemiama nasce per questo, per raccontare in maniera “normale”, la vita affettiva di una adolescente disabile, per farla scoprire come affatto diversa dagli altri.

Che scarto intercorre tra l’immagine del giovane con disabilità promossa dai media e dalla cultura (libri compresi) e quella reale?

I disabili in Italia sono trattati con accondiscendenza, quando non sono gravi e non danno fastidio. Con gentilezza, ma difficilmente con un senso di vera accoglienza. I media, libri compresi, sono spesso distratti. E quando interessati, si fermano ad affrontarne la fisionomia e gli atteggiamenti fanciulleschi. L’adulto, con le sue pulsioni, con il suo bisogno di inserimento, dal lavoro ad una vita autonoma, resta spesso fuori dalla loro attenzione.

A chi parla una romanzo come questo?

Il mio romanzo è pensato per adolescenti e adulti, la fascia forte dei lettori. Vuole parlare al loro cuore, alla loro sensibilità, che vuole accendere anche divertendoli. In fondo, le storie degli amori della protagonista e le sue avventure, anche quando si parla di bullismo, possono essere lette come comuni a tanti altri adolescenti. Non disabili.

Che ruolo può avere nella costruzione di una società più inclusiva?

I progetti per i disabili finiscono spesso a relegarli in un ghetto. Difficilmente disabili e non fanno attività insieme, sportive o ludiche. Forse mancano bravi operatori, o forse ancora non siamo pronti ad una società che sia veramente inclusiva. Stiamo ancora lottando per la integrazione, figuriamoci! Ed invece sappiamo bene che, quando inseriamo un disabile in una classe di bambini o ragazzi, o in un gruppo, questo contribuisce in maniera evidente e importante alla crescita di tutti. Una crescita nella sensibilità, nella comprensione, e che farà di questi bambini o ragazzi, degli adulti consapevoli e realmente accoglienti. Questa nostra società ne ha bisogno.

La redazione di Di.To ha avuto occasione di leggere in anteprima Misakemiama, l’ultimo lavoro di Anna Genni Miliotti. Queste le impressioni tratte:

La storia di Ilaria è semplice: parla di innamoramento, di crescita e di incontri tra ragazzi. E anche di avvicinamento al sesso e di interesse, fisico oltre che emotivo, per altre persone. Niente di nuovo, insomma, sul fronte dei romanzi che parlano di e ai ragazzi, se non fosse che Ilaria è una ragazza con ritardo mentale. E questo sì, rende il tutto nuovo, nuovissimo. Perché se è vero che, faticosamente, la disabilità si è ricavata un posto nelle storie per bambini e ragazzi, con una sua dignità e una sua complessità aderente al reale, è altrettanto vero che dell’amore, in tutti i suoi aspetti, dei giovani con disabilità non si parla invece mai e poi mai. È ancora un tabù, un argomento che si ignora o si rinnega in favore di una visione epurata e candida dell’handicap che ci restituisce giovani senza alcuna pulsione. E invece Anna Genni Miliotti, scrittrice per ragazzi e mamma di una ragazza con disabilità, rifiuta con forza questa visione falsata e scrive una storia in cui si percepisce a pelle che il coinvolgimento è tanto e che la posta in gioco è grossa. Con ironia ma anche con un certo carico di pensiero, Misakamiama rispecchia l’esperienza di tanti giovani con disabilità, mettendo in luce la peculiarità ma anche l’inattesa normalità dell’amore da loro provato, vissuto e fortemente cercato. Il romanzo è al momento in cerca di un editore che a quelle esperienze dia risonanza e voce, contribuendo a diffondere una conoscenza meno stereotipata della disabilità.

Area onlus ringrazia Anna Genni Miliotti per la disponibilità.

Immagine tratta da https://www.interlinea.com/autore-anna-genni-miliotti-295933.html