Un’estate
Recensione pubblicata il: 27/02/2025
Il tratto di Ji-Hyun-Kim è magnetico. Nel suo modo di raccontare per immagini le posture umane, la natura, la magia del creato e le emozioni si mescolano uno sguardo attentissimo e una capacità di non dire, una grande adesione al reale e un alone di mistero. E quel modo di raccontare emerge con grande limpidezza all’interno di Un’estate, il primo silent book dell’autrice coreana, portato in Italia da Emme Edizioni.
Qui si racconta di un viaggio estivo, di una fuga familiare dalla città verso la pace ristoratrice del lago, e dei ricordi indelebili che una quotidianità ordinaria ma distante dalle proprie abitudini può regalare. Il protagonista è un bambino che, con i genitori e l’affezionato cane, si reca a far visita a persone care, presumibilmente i nonni. È un tempo lento, quello che lo aspetta. Un tempo in cui guardarsi intorno e guardarsi dentro, in cui esplorare i dintorni e il passato della famiglia, in cui passeggiare, tuffarsi, ammirare e godersi i raggi del sole sulla faccia. Un tempo di niente e di tanto, che lascia una traccia indelebile da portare con sé.
Privo di parole e di colori abbaglianti, Un’estate fa della pacatezza dei toni e del racconto la sua cifra. Non ci sono strepiti o colpi di scena, qui: solo un viaggio verso e dentro quella natura che sempre più spesso ci è sconosciuta. Lo stupore è tuttavia tangibile e le tavole dell’autrice lo trasmettono con forza al lettore. Quest’ultimo è accompagnato passo passo in questo percorso affascinante, senza essere chiamato a faticosi sforzi interpretativi. La necessità di comprensione cede il passo al piacere della contemplazione. E questo, dal canto suo, non può che aprire possibilità di fruizione ampia.
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