Sirenera e il re dei granchi
Recensione pubblicata il: 10/05/2013
Sirenera e il re dei granchi sono due racconti di mare, due fiabe antiche, due canti melodiosi e carezzevoli. Danno loro il titolo due presenze impalpabili, in bilico tra il mondo degli umani e i fondali degli abissi: due creature che imprimono senso e movimento alla narrazione, conservando però una posizione marginale e sfuggente. Sirenera fa la sua comparsa nel buio delle notti di pesca di Sara delle lampare, la ragazza nata senza capelli e per questo tenuta nascosta dalla madre. Il re dei granchi incarna un papà improvvisamente scomparso a bordo della bella barca Lucia, ma strenuamente presente nella vita del figlio Augusto detto Gusto.
Attraverso le loro apparizioni, fugaci e intensissime, Sara e Augusto imparano a conoscere se stessi per aprirsi finalmente agli altri e si fanno carico dei ricordi, tragici e belli, per affrontare con coraggio il futuro. L’incontro con le creature del mare diventa, perciò, lo stimolo e l’occasione per vivere a fondo e autenticamente affetti di ogni sorta: fraterno, filiale, d’amore o d’amicizia. E in questa cornice la diversità – di Sara che si mostra senza chioma ma anche di Diva che fa innamorare Gusto senza poterlo vedere – trova una collocazione autentica, che non passa inosservata me neppure stona.
Il merito è di una narrazione poetica e fiabesca, tutta giocata sull’evocazione appena suggerita e mai marcata, che ben si accompagna a immagini insolite ed essenziali, in cui si mescolano tratti realistici e onirici, linee sottili e spazi vuoti, colori e trasparenze.
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