Roby che sa volare
Recensione pubblicata il: 2/12/2014
Spalancare le braccia, scivolare nell’aria e farsi trasportare lontano. In una parola: volare. Roby lo fa spesso. A casa, a scuola, per strada, al supermercato: il bambino ascolta il richiamo del vento e si stacca dalla realtà con la leggerezza di un uccello. Ma questo suo modo di librarsi lontano dalle cose e dalle persone di tutti i giorni non piace granché a chi gli sta intorno perché finisce per causare disastri, perché lo fa apparire strambo o perché lo fa distrarre più di quanto non sia concesso. Succede perciò che i compagni di scuola lo sbeffeggino, che il preside lo sgridi o che la supplente lo faccia controllare a vista dal bidello per evitare guai.
Tutte energie sprecate. Il vento non si fa imbrigliare da chi pone insensati divieti o da chi, semplicemente, non ne coglie il sussurro. Così Roby continua a prendere il volo, sotto gli occhi preoccupati e pazienti della mamma. Fino a che una figura sensibile e attenta come quella della maestra Serena – dal nome più che mai eloquente – non offre al bambino le redini con le quali cavalcare il vento senza farsi trasportare via al galoppo, sfrenatamente. Quelle redini non sono altro che delle storie: quelle che il vento suggerisce, quelle che i mondi immaginari offrono e quelle che i viaggiatori con la testa tra le nuvole possono condividere con chi li circonda al ritorno dalle loro avventure.
Nella storia di Roby si legge la diversità di tanti bambini iperattivi o con disturbi dell’attenzione e l’importanza di dare un senso alle loro cavalcate in mondi distanti e distratti. L’autore, Gabriele Clima, racconta come in punta di voce una realtà così delicata e di cui ancora si parla molto poco, accompagnato da sparute e malinconiche illustrazioni di Cristiana Cerretti. Ne nasce un libro che, pur non nascondendo del tutto il suo intento di “parlare di…”, sa sussurrare con garbo e fantasia alle orecchie dei lettori.
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