Quello che gli altri non vedono
Recensione pubblicata il: 12/02/2015
La differenza tra guardare e vedere può essere sottile e determinante. Nei panni dei lettori, lo scopriamo seguendo il protagonista novenne di Quello che gli altri non vedono nel suo appassionato tentativo di liberare la nonna dalla casa di riposo in cui è stata sistemata. Perché Milo – questo è il suo nome – non vede molto bene a causa di una retinite pigmentosa ma sa, al contrario, guardare benissimo. La sua visione incompleta gli permette di focalizzarsi su dettagli che ad altri sfuggono e di osservare con maggiore attenzione ciò che attira davvero il suo sguardo. È così che il bambino si accorge che l’ospizio Nontiscordardimè non è così accogliente come l’infermiera Thornhill vorrebbe far credere e che riesce a raccogliere indizi a sufficienza per smascherarla davanti a un pubblico importante.
Accompagnato da un fedele e insolito animale domestico, un maialino di nome Amleto, Milo affronta questa avventura come una questione privatissima e decisiva, per via dell’affetto smodato che prova per la nonna. Troppo maturo per la sua età, era lui a prendersene cura in casa facendo le veci di una mamma troppo occupata a districarsi tra il lavoro in crisi e un matrimonio fallito, e di un papà egoisticamente trasferitosi con l’amante a Dubai. Ma a poco a poco la sua battaglia diventa un vortice che, in misura diversa, tira in ballo i diversi personaggi con cui Milo entra in contatto: dalla cliente numero uno della mamma, al vicino fischiettante, dal nuovo inquilino di casa a (soprattutto) Tripi, il cuoco siriano della casa di riposo con una tormentata vicenda personale a familiare alle spalle.
Quel che è bello è in questo romanzo tutt’altro che smilzo di Virginia MacGRegor è che la malattia di Milo fa la sua parte senza forzare la narrazione, calamitare pietismi o subire edulcorazioni; che temi importanti e storie personali si intrecciano con grande naturalezza e gusto per l’incastro perfetto tra tasselli; e che i personaggi, dai più marginali ai più centrali, trovano occasione di emergere a poco poco, con una personalità sfaccettata, complessa e in definitiva umana.
Storia e soggetti sono molto godibili, insomma, e sanno suscitare emozioni variegate. Avrete modo di affezionarvi e indispettirvi, di trepidare e dissociarvi, di sorridere e piangere. Non scordate perciò i fazzoletti, soprattutto per l’intensa e commuovente sequenza finale, in cui un lungo addio molto sentito mette fine una fase importante della vita di Milo e segna l’inizio di un’altra. Tutto si chiude e tutto riparte: l’ultima pagina di Quello che gli altri non vedono riunisce una serie di momenti piuttosto tragici per il protagonista che ci appare però a quel punto così forte e consapevole, nonostante i suoi nove anni, da poter affrontare meglio di chiunque altro il mondo fattosi improvvisamente più buio.
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