Occhio di Nuvola
Recensione pubblicata il: 24/04/2013
Una storia delicata e profonda in cui le parole, come i sentimenti, tornano a occupare un posto di primo piano. Una storia capace di avvolgere e coinvolgere, senza rinunciare al rispetto delle reali vicende di un popolo tormentato. Una storia che parla di indiani e natura, che racconta di tradizioni e leggende e che sa immergere con inaspettata abilità in una cultura tanto distante quanto affascinante. Occhio di Nuvola è tutto questo.
Chi dà il titolo al volume è un giovane indiano cieco della tribù dei Crow che, difeso strenuamente dalla madre, vince i pregiudizi della sua gente e trova finalmente il suo posto in mezzo ad essa. Accompagnato a conoscere il mondo attraverso una sensibilità straordinaria e attraverso la vista dei suoi cari, Occhio di Nuvola si guadagna la stima della tribù, scongiurando un primo attacco dei visi pallidi cui sottrae uno strumento importante e sconosciuto come il cavallo.
Al suo fianco, tastando il sapore della terra umida e il fruscio del vento della montagna, il lettore si trova a scoprire il più intimo e dimenticato rispetto per la natura, in ogni sua manifestazione, e per una cultura tramandata da generazioni. Grande merito, in tutto questo, va riconosciuto alla parola che l’autore sa usare con grande accortezza e che nell’intero romanzo viene valorizzata come strumento di conoscenza profonda e di relazione autentica.
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