Recensione pubblicata il: 1/12/2017
All’inizio di Linee non c’è che una bambina che pattina leggiadra e in solitaria sul ghiaccio. Anzi no. All’inizio – o prima ancora dell’inizio, nei risguardi del libro che sempre per Suzy Lee hanno un ruolo e un valore – c’è un foglio bianco con una gomma e una matita poggiati sopra. Potrebbe sembrare puramente decorativo e il lettore probabilmente tende a dimenticarsi di averlo visto fin da quando volta la prima pagina. Se ne ricorderà forse solo più avanti, quando quel foglio entrerà a pieno titolo nella storia.
Scorrendo le pagine del libro, infatti, si segue la piccola pattinatrice nei suoi volteggi sul ghiaccio, che disegnano linee armoniose dal tratto variegato: più spesso, più sottile, tratteggiato, doppio. La bambina si muove leggera, quasi volando, e pare concentrata, sicura di sé, felice. Questo ci dice l’espressione del suo volto. Ma poi accade qualcosa: la bambina perde l’equilibrio e cade rovinosamente a terra. La sua scivolata cancella parzialmente il disegno lasciato dalle lame: accipicchia, proprio ora che l’esibizione pareva perfetta e stava creando un tratteggio impeccabile! Ecco allora che voltando la pagina ci troviamo davanti un foglio appallottolato. Ohibò! È qui che ricolleghiamo quanto sta accadendo all’immagine che inaugurava il libro e che qualcosa in noi inizia a scattare, facendoci apprezzare il gioco di matrioske fatto di un foglio dentro un altro foglio che l’autrice ha messo in piedi. Lo facciamo soprattutto perché il disegno accartocciato poco dopo viene riaperto e lisciato per popolarsi di molti altri bambini che con grande libertà e divertimento si muovono sulla pagina, facendo di ruzzoloni, sederate e capitomboli il segreto per rendere la tela ghiacciata un quadro ancor più bello e vario.
Con un albo raffinato e intelligente, che non ha paura del bianco immacolato, Suzy Lee torna a incantarci con il solo potere delle figure. Senza parole come i precedenti volumi che compongono la trilogia del limite, anche questo libro parla chiaramente (e forse anche in modo più diretto, rispetto a L’onda, Mirror e Ombra) al lettore senza bisogno di un testo scritto. Il risultato è quindi amichevole anche nei confronti di bambini con difficoltà di decodifica testuale legata per esempio alla sordità o alla dislessia ma in possesso di quelle abilità cognitive che consentano di cogliere le inferenze e gli scarti tra diversi piani di narrazione che contraddistinguono il lavoro dell’autrice coreana.
Anche questa volta, in effetti, Suzy Lee ci ammalia con una riflessione che è anche un sottile gioco intellettuale sul concetto di limite: quello impalpabile che separa il dentro e il fuori del libro e che fa di un foglio bianco la pagina di un libro o un’illustrazione in esso contenuta. Dentro- fuori, reale-disegnato: la dicotomia esplorata dall’autrice porta un senso di straniamento fecondo nel lettore, felicemente costretto a rimettere in discussione il suo sguardo iniziale. Proprio la stessa operazione, in fin dei conti, che Linee invita a compiere facendo dell’errore un vero e proprio elogio illustrato. Siamo certi che ciò che non risponde alle nostre aspettative iniziali debba necessariamente essere meno buono, meno valido, meno apprezzabili? O forse, invece, quello che chiamiamo errore può scatenare fruttuosi processi creativi e rivelarsi in definitiva un piccolo inatteso successo? Rodari ce lo ha insegnato bene e Suzy Lee, con le sue linee impertinenti, ce lo ricorda magistralmente!
Caratteristiche del supporto:
Caratteristiche del contenuto:
Caratteristiche del testo:
Caratteristiche delle immagini:
Ti potrebbe interessare anche