Le mani di Anna
Recensione pubblicata il: 19/11/2019
In una città che nasconde balconi rigogliosi e giardini erbosi, vive una bambina fuori dal comune. Si chiama Anna e ha un segreto: guarisce i pensieri con le erbacce. Le sue mani sapienti – di una sapienza che è insieme bambina e antica – sanno scegliere e raccogliere l’erba giusta per ogni affanno e donarla con cura riservatissima a chi ne ha bisogno. Così Anna trascorre le giornate tra steli e fiori, senza proferir parola se non alle erbe stesse e facendo uso accorto dei suoi strumenti: forbici, pinzette e fazzoletti. Gli altri bambini la reputano stramba ma c’è qualcuno nel palazzo che sa conoscere e riconoscere la preziosa ricchezza che della stramberia ha solo l’apparenza. Ogni sera, quindi, Anna trova ristoro e compagnia dietro la porta del settimo piano dove si celebra con garbo profondo il potere della selvatichezza – dei pensieri e delle persone -, e la capacità di trasformare la realtà con uno sguardo (o con un gesto).
Il testo composto da Sarah Zambello per Le mani di Anna è asciutto ma dal respiro ampio e nell’accompagnare il lettore a conoscere Anna e i suoi segreti getta minuscoli ma preziosi semi di riflessione: sul respiro, che in fondo non è altro che ricerca di un odore da seguire, sui ricordi che richiedono sguardi distratti, o sui pensieri, anche i più selvatici, che sono preziose possibilità da assaggiare. E così facendo predispone a una lettura quieta, che abbia il tempo di affondare radici e germinare nella testa di chi scorre le parole.
Complici indispensabili di questo invito al rallentamento di sguardo, sono le illustrazioni straordinarie di Daniela Iride Murgia. Capace di autentici prodigi con i colori e le figure, l’illustratrice riesce a rendere qui, con il suo tratto inconfondibile, tutta la saggezza dei gesti mossi dalla piccola Anna, la ricchezza immaginifica delle cose della natura e la sovrapposizione mai domita tra dimensione reale e fantastica. Nelle sue tavole che par quasi di poter odorare, le mani della protagonista sono sempre in primo piano e proprio questa prospettiva aiuta il lettore ad affiancare Anna nel suo raro dono di cogliere ciò che si nasconde nella natura più ordinaria.
Ma non è tutto. Con la sua fine capacità di interpretare nel profondo e dare nuova linfa ai racconti che illustra, Daniela Iride Murgia fa un’altra piccola grande magia, ossia trasforma i movimenti delle mani di Anna in segni eloquenti, segni cioè capaci di dire oltre che di fare. Così, oltre che a scegliere e raccogliere le erbe giuste per guarire i pensieri, ai pensieri le mani possono anche dare voce, tramite gesti silenziosi che ricordano molto da vicino la LIS. Ecco allora che con una delicatezza impalpabile, la diversità di Anna assume un contorno nuovo, ancor più ricco e sfumato. E lo fa attraverso dettagli disseminati qua e là (fin sui risguardi!), mai gridati ma anzi appena accennati, e apprezzabili dunque solo a un occhio accorto: una scelta significativa e fuori dagli schemi, questa, che dice bene di come la tanto declamata valorizzazione della diversità – tra le pagine dei libri così come nel nostro quotidiano – non possa prescindere da un’educazione allo sguardo e all’attenzione.
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