La mia casa
Recensione pubblicata il: 18/12/2024
Dal mondo mitteleuropeo, culla fertilissima dei cosiddetti wimmelbucher, arrivano con frequenza sempre maggiore titoli brulicanti da cui lasciarsi assorbire e conquistare. Ali Mitgutsch e Susanne Rotraut Berner sono i maestri indiscussi e gli autori più noti di questo tipo di narrazione. A loro si ispirano spesso gli autori più giovani o meno conosciuti, le cui proposte possono essere cionondimeno valide e interessanti. La mia casa di Anne Suess è una di queste.
Portato in Italia da Gallucci, questo volume-affresco senza parole, presenta un rapporto densità narrativa/spessore decisamente sorprendente. Sottili sottile e composto da sole 8 pagine, il libro contiene in realtà una moltitudine di quadri pullulanti. Ogni doppia pagina fotografa, infatti, la sezione di un condominio, mostrando al lettore cosa accade dentro ogni stanza. Una dozzina di ambienti per ogni doppia pagina, per un totale di circa 50 micro-mondi da osservare. Nel condominio di Anne Suess ci sono appartamenti e negozi, spazi culturali e servizi educativi, uffici e soffitte, laboratori e teatri. C’è tutta una vita, variegata e autentica, che pulsa tra queste mura, dando luogo a micro-scene riconoscibili ma gustose. Lo stile realistico dell’autrice facilita dal canto suo l’identificazione dei contesti e delle azioni mentre il suo guizzo inventivo aggiunge un tocco gustosissimo alle diverse situazioni. Mai piatte, queste ultime ospitano di fatto delle narrazioni istantanee che lasciano però immaginare dei prima e dei dopo suggestivi. Come ci sarà finita la bambina dentro la pendola del gioielliere? Come avranno fatto a portare una mucca fino in soffitta? E la macchina del tempo progettata all’ultimo piano funzionerà davvero?
Anne Suess mette in scena una straordinaria varietà umana: bambini, adulti e anziani (alcuni, peraltro, molto atletici!), professioni pratiche e intellettuali, diversi tipi di tratti somatici e disabilità. La sua è una realtà vera e multiforme, in cui i mestieri non hanno vincoli di genere (c’è una donna meccanico così come un premuroso maestro di asilo) e la quotidianità non cede alla tentazione dell’infiocchettamento. Così, non mancano salsicce rovesciate, buchi involontari nel muro, mal di denti e litigi tra compagni. E tutto questo fa crescere il desiderio e il piacere di avanzare nella lettura per riconoscere (e riconoscersi ancora), per stupirsi, per ridere, per immaginare. Le scene allestite dall’autrice, d’altro canto, non mancano di citazioni e riferimenti intriganti (basti pensare allo scienziato dagli iconici baffi grici!). Ciascuna di esse può essere apprezzata e goduta individualmente, cosa che ne agevola la fruizione anche da parte di bambini che faticano a padroneggiare sequenze articolate e complesse, ma spesso si intreccia con quelle accanto, come nel caso della cantante lirica che scatena l’ira e le reazioni di tutti i vicini. Nascono così collegamenti ulteriori e inattesi sui quali il racconto e l’immaginazione di ciascuno possono continuare a muoversi e trovare nuovo nutrimento.
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