La fata distratta
Recensione pubblicata il: 11/12/2017
Chi non ha mai desiderato di avere una bacchetta magica per risolvere in quattro e quattr’otto (o, per meglio dire, in uno zicche zacche, cicche ciacche) qualsiasi incombenza? Ebbene, sembrerà incredibile ma capita altresì che chi la bacchetta la possiede – come la Fata Brunella – possa desiderare di sbarazzarsene.
Se nella prima storia de La fata distratta (Le formule matte), infatti, la fata perde involontariamente il suo quaderno delle formule magiche, offrendo alla piccola Tina di cimentarsi per un giorno con innocui scherzi e minimi incantesimi, nella seconda storia (La torta magica) finisce per ritirare intenzionalmente il suo gingillo magico a seguito di una giornata particolare. Non ricordando inizialmente dove avesse cacciato la bacchetta, Fata Brunella è costretta a gonfiare le ruote della biciletta, pedalare fino al negozio, cucinare la torta per i suoi amici e rassettare tutto. In questo modo la sua giornata passa in un soffio e con grande soddisfazione, tanto da convincerla a ritirare il ritrovato strumento in una scatola nell’armadio.
Scritte con uno spiccato gusto per il ritmo e per la ripetizione, le due storie che compongono La fata distratta si prestano a letture autonome piacevoli e amichevoli.
LA COLLANA TANDEM
La fata distratta fa parte della collana Tandem, la cui idea di base è sfiziosa: due storie indipendenti ma comunque legate tra loro, l’una più breve, semplice, stampata in maiuscolo e composta di frasi perlopiù essenziali; l’altra più lunga, più articolata, stampata in minuscolo e composta da frasi non prive di subordinate. La lettura della prima, più agevole e a misura di principiante, crea le condizioni e gli incentivi (conoscenza dei personaggi e della situazione di partenza, voglia di scoprire cosa succede in seguito, sfida a mettersi alla prova con un testo adatto a lettori un pelo più arditi) per affrontare la seconda nonostante il livello di difficoltà maggiore. Entrambe, poi, sono stampate dall’editrice Il Castoro rispettando criteri di alta leggibilità grazie a una font specifico denominato Sassoon e a una sbandieratura a destra. Ulteriori accortezze potrebbero venire dall’uso di una carta non lucida come quella attuale e da una più ampia spaziatura.
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