Io sono il drago
Recensione pubblicata il: 12/01/2017
La nonna di Alice non si stanca di ripetere alla nipote che è davvero carina né di domandarle perché non voglia giocare a fare la principessa. Ma Alice, a sua volta non si stanca di rispondere alla nonna che no, lei la principessa non la vuole proprio fare. Perché mai, in effetti, dovrebbe limitarsi ad aspettare l’arrivo di un fantomatico cavaliere se può essere uno spaventoso drago? Così l’instancabile bambina costringe due generazioni – nonni e genitori – a prestarsi a un gioco del teatro in cui a turno si ricoprono i ruoli della principessa, del cavaliere, degli scheletri, del drago e – a sorpresa – della torre del castello. Perché la fantasia lasciata libera di galoppare può portare ad avventure sempre avvincenti ma anche a piccole rivelazioni sulle qualità e sul valore delle persone. Con grande ironia il libro ritrae l’intera famiglia alle prese con un’attività molto impegnativa (parola di nonna, costretta a star sdraiata sul tappeto finché il cavaliere non libera la principessa!) e regala alle illustrazioni un ruolo sottile e determinante. Capaci di mescolare con sapienza realtà e immaginazione, le immagini paiono infatti strizzare l’occhio al lettore e giocare con il contrasto tra la visione razionale degli adulti e quella fantastica della bambina.
Io sono il drago unisce in definitiva il fascino di un albo, di cui vanta il formato, la presenza preponderante delle illustrazioni e un interessante rapporto tra immagini e parole allo spessore di un testo che, per lunghezza, scelte linguistiche e struttura non è per nulla scontato e inadatto anche a lettori non alle primissime armi. In questo modo il volume targato Sinnos rafforza il suo carattere di alta leggibilità (perseguito con il consueto font leggimi, la spaziatura maggiore, la sbandieratura a destra, la carta opaca) e trova una maniera accattivante per intercettare anche la curiosità di quei lettori indifferenti o spaventati dai libri in cui il testo la fa prepotentemente da padrone.
Con il coraggio di un cavaliere, la calma di una principessa, la posizione salda di uno scheletro e naturalmente la forza di un drago, il libro di Grzegorz Kasdepke ed Emilia Dziubak si scaglia inoltre contro uno dei più classici stereotipi di genere che vuole le bambine interessate esclusivamente alle figure meno impavide delle storie. Alice (dal nome senz’altro propizio ad avventure vissute da protagonista attiva) diventa così una piacevole incarnazione del diritto di ogni bambino a scegliere che cosa sognare e immaginare di essere senza che preconcetti culturali ne condizionino i pensieri. Così, oltre ad abbattersi contro l’errata rassegnazione dei lettori con dislessia di fronte alla possibilità di godere della lettura, Io sono il drago partecipa anche alla recente (e ancora necessaria) battaglia contro una narrazione per l’infanzia che dica a maschi e femmine che cosa possono diventare.
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