Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsborough
Recensione pubblicata il: 11/12/2019
30cmx35cm: tanto misura l’albo firmato da Rebecca Dautremer e dedicato alle ore più felici di Jacominus Gainsborough. È una dimensione inconsueta, importante, perfetta per invitare a prendere posto, sistemarsi comodi e prepararsi a un piacere di lettura che richiede tempo, pazienza e dedizione. Perché così è la meraviglia: non tollera passaggi frettolosi e occhiate distratte. Tra le pagine di Rebecca Dautremer sguardo e pensiero sono portati a rallentare per consentire alla cura con cui ogni immagine è preparata e perfezionata di sedimentare e fiorire nel lettore.
E così, con occhi spalancati e curiosità accesa, ci ritroviamo immersi in un mondo straordinario, popolato da molteplici creature animali realisticamente rappresentate se non per il fatto che vestono e si atteggiano esattamente come degli umani. Umani d’altri tempi, ad essere precisi, di tutto punto abbigliati con panciotti, gilet e foulard fantasia. In questo bizzarro contesto facciamo la conoscenza di Jacominus: un coniglio taciturno e con la testa fra le nuvole. Forse proprio a causa di questa sua sbadataggine, Jacominus fa un giorno un capitombolo dalle scale e che gli lascia per sempre in eredità una gamba stramba e la necessità di appoggiarsi a una stampella. Un po’ per questo suo impedimento fisico, un po’ per la rigida educazione imposta dalla madre, Jacominus dedica gran parte del suo tempo alla filosofia e alle lettere: abilità, quest’ultima, che lo porta presto ad imbarcarsi e compiere grandi viaggi, reali e immaginari. La sua è una vita piena, fatta di incontri e riflessioni, grandi avvenimenti e quotidianità, momenti di scoramento e piccole o grandi gioie: un mosaico al contempo ordinario e straordinario che gli fa infine dire “Ti ho amata vita mia. Mi hai dato un piccolo capitombolo, una zampa stramba e del filo da torcere, ma ti ho amata. E lo sai, vecchia mia? Valevi davvero la pena di essere vissuta!”.
È un libro trasversale come pochi, Il libro delle ore felici di Jacominus Gainsborough: un libro in cui livelli diversissimi di fruizione, interpretazione e inferenza sono resi possibili con tuttavia pari dosi di stupore e coinvolgimento. È un libro, questo, in cui ampio spazio viene riservato alla dimensione filosofica e contemplativa, che in maniera piuttosto insolita guadagna intere pagine bianche. Per contro, gli avvenimenti più o meno grandi che costellano la vita del protagonista vengono riassunti in ampie tavole a doppia pagina, corredate da minimo testo o in collage di riquadri con piccole didascalie che tanto margine lasciano all’immaginazione del lettore.
Le ampie e ricchissime illustrazioni piene zeppe di citazioni e riferimenti alla storia e alla letteratura, l’ampio ventaglio di personaggi precisamente identificati nei risguardi e in seguito solo citati, i frequenti richiami del testo a dettagli che si trovano in pagine precedenti concorrono nel complesso a rendere dinamica e mai passiva la lettura del libro, ad accompagnare il lettore avanti e indietro, dentro e fuori il mondo meraviglioso di Jacominus e delle sue riflessioni sulla vita. L’effetto è del tutto fuori dal comune, straniante per certi versi: il lettore si trova infatti costantemente sollecitato da cambi di rimi narrativi e spunti di riflessione importanti, non ultimo quello sulla disabilità di Jacominus che condiziona senza dubbio la sua vita senza per questo impedirne la realizzazione. Sostenuto dalla sua inseparabile stampella, Jacominus viaggia, ama, combatte, stringe amicizie, soffre, gioisce, si sposa, diventa padre, sogna a occhi aperti e chiusi: mette insieme, cioè, i tasselli di una bella vita normale, che tanto dicono del potere della letteratura di farci riconoscere nella diversità.
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