I libri delle stagioni – Autunno e Inverno
Recensione pubblicata il: 19/12/2018
I wimmelbuch sono, per definizione, libri brulicanti. Brulicano i personaggi sulla pagina, brulicano le storie a cui questi danno vita e brulica, da ultimo, la fantasia del lettore che corre loro dietro. Quando lo sguardo incontra le pienissime tavole di questi volumi, la densità di elementi che chiamano attenzione è tale da generare un particolare ed eccitante spiazzamento, travolgente preludio al dipanarsi di una composizione narrativa tutt’altro che caotica e casuale. Questo almeno è ciò che accade negli straordinari Libri delle stagioni di Rotraut Susanne Berner che, dissolta la prima impressione di sopraffazione data dalla fittezza degli elementi, rivelano una struttura rigorosissima in cui ogni dettaglio assume un preciso e meditato significato. E proprio da questo scarto imprevisto tra confusione iniziale e meticolosa esattezza che pian piano si rivela dipende forse il carattere irresistibile di questi libri in cui il lettore è silenziosamente invitato ad attardarsi per compiere un’esplorazione che difficilmente si esaurisce in una sola lettura.
I libri delle stagioni sono, come facilmente intuibile, quattro, due dei quali – Inverno e Autunno – pubblicati in Italia nel 2018 da Topipittori. La cittadina in cui sono ambientati è sempre la stessa, ben riconoscibile con il suo centro e la sua campagna circostante, e caratterizzata da edifici chiave per la comunità come il centro culturale e quello commerciale, la piazza, la stazione o il parco con il laghetto. Sviluppata lungo una strada dritta come un fuso, la cittadina viene osservata dall’autrice come attraverso una cinepresa che si muove orizzontalmente catturando sette istantanee finemente legate l’una all’altra: a prestar bene attenzione, infatti, i dettagli dell’estremità destra di una doppia pagina combaciano con quelli all’estremità sinistra della seguente sicché, se poste affiancate, queste potrebbero ricomporre un paesaggio unico senza soluzione di continuità. All’interno dei diversi libri, le istantanee sono scattate dalla matita dell’autrice sempre nello stesso punto il che aumenta la sorpresa e il gusto di una lettura consecutiva o parallela dei volumi poiché all’interno di cornici analoghe accadono cose sempre differenti.
Perché ogni stagione ha le sue attività, i suoi riti e i suoi ritmi, la natura e la città vestono abiti diversi a seconda del momento dell’anno e così fanno i suoi abitanti che, sempre non a caso, ricorrono da un volume all’altro. Così la signora riccia e paffuta che in autunno raccoglie e trasporta un’enorme zucca, in inverno rincorre il bus per non fare tardi a un appuntamento; il signore dall’ampio cappotto verde che in autunno acquista e sfoggia un’originale lanterna a forma di oca, in inverno accompagna un’oca in piume ed ossa a incontrare le sue simili del lago; e il pappagallo Nico che in autunno esce dalla finestra di casa per andarsene a zonzo per la città, in inverno decide di replicare l’esperienza nonostante i primi fiocchi di neve. E di questo passo potremmo continuare a lungo perché gli abitanti che popolano la cittadina e le pagine della Berner sono tanti e minuziosi, ciascuno con una storia, una personalità, un ruolo sociale e una quotidianità che l’autrice ha ben chiari in mente e che non manca di svelare al lettore grazie a una coerenza narrativa, interna al singolo volume ma anche all’intera serie, davvero sbalorditiva.
Anche e soprattutto per questo sono libri incredibili, i suoi libri delle stagioni, che celano marchingegni narrativi sofisticatissimi e aprono le porte a una lettura dilatata, personalissima e potenzialmente ripetibile all’infinito. Sono talmente tanti i particolari cui prestare attenzione che ogni volta ci si ritrova a stupirsi e a godere di quel piccolo fremito di sorpresa e soddisfazione dato da un dettaglio rivelatore, da un quadro che si ricompone, da dei fili che si intrecciano rivelando il complesso e rigoroso impianto progettuale dell’autrice. E i dettagli in questione sono diversissimi tra loro, più o meno nascosti (il libro acquistato dalla signora col fez non ha un’aria felicemente familiare?), più o meno raffinati (quella volpe che dal muretto osserva il corvo e il suo formaggio appena rubacchiato, non omaggia con gusto la tradizione esopiana?), più o meno istantanei (chi riesce a rintracciare il bottino della gazza ladra e i suoi originali proprietari?): dettagli che giocano saporitamente con la dimensione del grande e del piccolo, del vicino e del lontano, dell’immediato e del durevole predisponendo uno spazio di scoperta che si adatta a età, contesti di lettura, capacità di inferenza e attenzione, conoscenze, e, non da ultimo, abilità e modalità di lettura diverse.
Sono volumi straordinariamente trasversali, dunque, I libri delle stagioni e questo li rende preziosissimi anche in un’ottica rivolta all’accessibilità. L’assenza di testo, la stratificazione narrativa e la libertà di movimento non solo concessa ma implicitamente incoraggiata nel lettore li rende infatti apprezzabili e fruibili a pieno anche da parte di bambini con disabilità – uditiva o cognitiva, per esempio, ma anche comunicativa – o Disturbi Specifici dell’Apprendimento, predisponendo un terreno fertilissimo, proprio perché naturalmente accogliente nei confronti di possibilità di lettura differenti, per il brulicare di esperienze narrative e relazionali.
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