Due piccoli orsi
Recensione pubblicata il: 11/02/2022
La monelleria è probabilmente qualità imprescindibile di ogni cucciolo, qualunque sia la sua specie di appartenenza. Al pari di due piccoli d’uomo, i due orsetti protagonisti dell’albo di Ylla fanno infatti appena in tempo ad ascoltare le raccomandazioni di mamma orsa che già si lanciano per i prati, allontanandosi dalla tana in cui sono appena nati. Come resistere d’altronde? Ci sono capriole da fare, fiori da annusare, foglie da rosicchiare, boschi in cui inoltrarsi. E così, quando i due orsi iniziano a sentire la mancanza della mamma, la strada che li separa da casa è ormai irriconoscibile. Nessuno degli animali sconosciuti incontrati per caso, d’altro canto, sembra poterli aiutare: né, il vitello, né il cavallo, né tantomeno il piccolo pulcino. Sarà inaspettatamente la burbera cornacchia a dar loro un aiuto determinante per ricongiungersi alla mamma. Un lieto fine, questo, che ha tutto il sapore di un preludio a una nuova insospettabile marachella!
Due piccoli orsi unisce un testo lineare e senza troppi orpelli a immagini fotografiche in bianco e nero di grande intensità. Ylla è stata infatti una straordinaria fotografa, con una speciale e specifica passione per gli scatti dedicati agli animali. Capace di coglierli con grande naturalezza in momenti di gioco, relazione e interazione con il contesto naturale, l’artista di origini croate aveva uno spiccato talento per immortalare gesti ed espressioni in cui l’umano potesse in qualche modo riconoscersi e per collocarli all’interno di una narrazione compiuta e coinvolgente. Ecco allora che i suoi lavori, di cui I due orsi sono un esempio significativo che speriamo non resti isolato, continuano a offrire occasioni di lettura insieme spiazzanti e rassicuranti.
Due piccoli orsi è infatti un albo con quasi settant’anni sulle spalle ma che porta una straordinaria ventata di novità nel panorama editoriale italiano. La scelta di Ylla di unire al testo delle immagini fotografiche è infatti assolutamente insolita in un settore come quello della non-fiction che, almeno nel nostro paese, si tiene ben saldo a modelli di illustrazione consolidati e riconosciuti come familiari dal pubblico. E proprio questa inconsueta soluzione apre non solo nuove e intriganti possibilità narrative ma anche a nuove e preziose possibilità di accesso alla lettura. La presenza di immagini che, pur non lesinando sulla componente espressiva, prediligono un medium aderente al reale come la fotografia, fa sì che il racconto nella sua componente iconica risulti di più agevole fruizione anche da parte di quei bambini che hanno difficoltà di astrazione e di decodifica di illustrazioni troppo confusive o distanti dall’esperienza reale. Ecco allora che un tipo di immagine finora impiegata quasi esclusivamente (e comunque sempre in minima quantità) all’interno di imagier o libri semplicissimi per la prima infanzia, assume qui un ruolo del tutto nuovo, per accompagnare un racconto ben più strutturato e contribuire a comporre un volume ben più corposo. Perché fruibilità del mezzo non significa necessariamente semplicità del contenuto. E gli orsi di Ylla ne sono una chiara e bellissima prova.
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