Divergente
Recensione pubblicata il: 6/06/2023
Parlare di neurodivergenza significa parlare di un modo atipico di percepire il mondo e di abitarlo. Un modo che, per chi neurodivergente non è, può essere difficile da comprendere e accogliere. Perché “mettersi nei panni di” è tutto fuorché una cosa scontata e immediata. Anche per questa ragione la maniera in cui Victoria Grondin decide di trattare l’argomento all’interno di Divergente risulta molto spiazzante ed efficace.
Il romanzo breve dell’autrice canadese è ambientato, infatti, in un mondo in cui è considerato neurodivergente chi non manifesta particolari peculiarità sensoriali e interessi assorbenti, chi guarda gli altri dritto negli occhi e usa un linguaggio figurato, chi ama le cose nuove e si sente un po’ costretto da una routine rigidamente organizzata: in altre parole, chi, secondo i nostri canoni abituali, non rientrerebbe in una diagnosi di autismo. Un mondo all’incontrario, insomma, in cui chi deve adattarsi a prassi e contesti non costruiti sulle sue esigenze è proprio chi di solito, nella realtà, detta le regole e compone la maggioranza.
All’interno di questa cornice, Guillaume figura a tutti gli effetti come un neurodivergente. I tratti sopra elencati gli corrispondono tutti e per questo gli viene diagnosticata la rarissima sindrome di Wing. Non sarà dunque difficile intuire quanto possa essere complicato per lui muoversi tra i suoi pari ma anche in famiglia, dove nessuno sembra capirlo e soprattutto tutti lo considerano alla stregua di una nullità: una persona priva di qualsivoglia talento o possibilità di emergere. Data la situazione, quando nella scuola di Guillaume arriva Grace, una ragazza che mostra tratti simili ai suoi, il ragazzo sembra risvegliarsi da un logorante senso di solitudine e inettitudine. Anche grazie alla passione per la musica, tra i due cresce una complicità che mai Guillaume si sarebbe potuto aspettare. Così, quando Grace torna in maniera del tutto inaspettata nella sua città di origine, Guillaume si dimostra pronto a tutto per ritrovarla. Anche se questo significherà per lui trasferirsi e accettare di sottoporsi a trattamenti scientifici a lungo rifiutati e totalmente indesiderati. L’impresa è ardua ma la posta in gioco è alta. Per questo, quando Guillaume si trova faccia a faccia con una verità inattesa e scomodissima, la batosta si fa ancora più dura…
Amaro e straniante, Divergente esplora la neurodivergenza con una precisione scientifica e un grado di dettaglio che in alcuni punti gravano un po’ sulla scorrevolezza del racconto ma che al contempo restituiscono particolare credibilità rispetto al tema. L’autrice ha studiato, non a caso, neuropsicologia e le sue conoscenze emergono non di rado, anche e soprattutto tra le parole della dottoressa Kessy Grandin che prende in carico Guillaume fin da quando è piccolino e che ha un ruolo non irrilevante nello sviluppo della storia. Il libro si caratterizza, inoltre, per la capacità di coinvolgere il lettore grazie al ribaltamento dei ruoli cui si è già fatto cenno. Emerge con forza dalla narrazione il fatto che la disabilità dipende fortemente dal contesto che la accoglie e, anche in questo senso, il lettore neurotipico viene direttamente chiamato in causa, portato a interrogarsi su come la società di cui fa parte permette alle diverse persone di esprimersi e trovare il proprio posto nel mondo per come sono e non per come ci si aspetta che siano.
Caratteristiche del supporto:
Caratteristiche del contenuto:
Caratteristiche del testo:
Caratteristiche delle immagini:
Ti potrebbe interessare anche