Cuore di tigre
Recensione pubblicata il: 28/11/2017
L’incontro tra Paola Formica e Carthusia aveva già prodotto, pochi anni fa, un libro senza parole densissimo e coraggioso dal titolo Orizzonti, meritatamente finalista del Silent Book Contest 2014. Oggi quell’incontro si rinnova con un altro libro che di parole non ne contiene nemmeno una ma che ne accende moltissime dentro il lettore, prestandosi a detonare profondi e importanti confronti intorno a un tema delicato come quello del diritto all’essere bambini.
Cuore di tigre è infatti un silent book che vede protagonista una bambina dell’altro capo del mondo, che potrebbe per esempio essere indiana dati i tratti somatici e gli abiti, messa in mano a un adulto barbuto che di lei diventa lo sposo, interrompendo con bruschezza e decisamente prima del tempo quelli che dovrebbero essere i suoi giorni dell’infanzia. Con un potentissimo e accurato gioco di attenzioni sugli sguardi, l’autrice riesce a raccontare una storia fatta di emozioni che attanagliano il lettore e lo costringono a non voltarsi dall’altra parte, come invece potrebbe fare di fronte a una storia simile raccontata da un tg. In quei piccoli e quasi impercettibili scatti di forma, posizione, grandezza, chiusura e luccichio degli occhi si percepiscono con evidenza la tristezza, la paura, la rassegnazione e il terrore della protagonista ma anche il dolore della madre o l’indifferenza dello sposo: un ventaglio di sentimenti che segnano un percorso durissimo per una bambina, capace però di tirare fuori la tigre interiore che potrà forse salvarla.
Forte e coinvolgente, raffinato ed echeggiante, Cuore di tigre ha il raro pregio di evocare senza dire e di indicare sentieri interpretativi che sta al lettore scegliere e tracciare con precisione. Proprio questa indefinitezza, che molto racconta e suscita, fa del libro un’occasione preziosa per interrogarsi, a bassa e ad alta voce, sull’impegno che il rispetto dell’infanzia ancora richiede, domandando a ciascuno di sentirsi chiamato in causa, interessato. Questi aspetti, che arricchiscono e donano complessità al libro, lo rendono specialmente adatto a lettori anche con difficoltà di decodifica testuale ma con una certa dimestichezza nella decodifica iconica. I ragazzi delle medie, in particolare, cui raramente si destinano lavori con un forte componente illustrativa, possono trovare qui un racconto estremamente suggestivo e stimolante per i loro occhi e le loro menti in crescita.
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