Antonio e le cose dei grandi
Recensione pubblicata il: 17/07/2014
Sono tante e diverse le cose che toccano chi diventa grande: i primi amori, il passaggio alla scuola media, la conquista di una stanza tutta per sé, i trasferimenti, i pensieri sul futuro. Tutte esperienze con cui Antonio se la deve vedere, arrivato alla soglia dei dodici anni. Il personaggio creato da Angelo Petrosino giunge così alla sua seconda avventura, intitolata non a caso, Antonio e le cose dei grandi.
Quella che l’autore racconta qui è una fase di crescita delicata, da lui profondamente conosciuta grazie alla decennale esperienza di maestro elementare. Lo fa attraverso dodici capitoli infilzati l’uno dietro all’altro come perline di una collana, senza che vi sia una reale e complessa trama di base. Quasi come un diario, il libro riporta episodi variegati, un po’ legati e un po’ no, che scorrono via facilmente, supportati in apertura da anticipazioni a fumetti. Il risultato è un collage di quotidianità e avventure insolite – a scuola, in città, in vacanza, in casa – sullo sfondo di una Torino sempre cara all’autore e sempre ben riconoscibile.
Rispetto al primo romanza della serie, la dislessia da cui Antonio è affetto trova qui minore spazio, facendo perlopiù capolino nel timore che i nuovi professori possano disconoscerla e affrontarla malamente. Al pari del primo però, questo libro vanta una stampa ad alta leggibilità Easyreading che invita alla lettura anche i ragazzi che conoscono il disturbo dell’apprendimento per esperienza diretta.
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