Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico

Dalla Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare in avanti, le amicizie improbabili tra animali costituiscono un terreno particolarmente felice per Luis Sepulveda. Anche in Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico, come si può facilmente dedurre fin dal titolo, protagonisti sono due bestiole normalmente antagoniste. La prima è un vecchio gatto cieco di nome Mix, cresciuto insieme al suo padrone Max fin da quando entrambi erano piccini, e ormai dedito a ciondolare tristemente per casa per via della mancanza della vista. La seconda è un topolino furbo e logorroico di nome Mex che cerca di rubacchiare nella dispensa presidiata da Mix. A dispetto di quanto consuetudini e manuali di zoologia ci abbiano insegnato, i due si conoscono e diventano inseparabili compari trovando ciascuno una forma di arricchimento nell’altro fatta di una quoptidianità condivisa e di regali straordinari: mentre il topo consente al gatto di ritrovare immagini perdute del mondo esterno, il gatto conduce il topo in avventure mozzafiato su per i tetti.

Della bella storia di amicizia, dalla chiama morale sulla diversità e sul superamento dei pregiudizi, Salani propone sia la versione cartacea sia la versione in audiolibro. Quest’ultima, letta dal doppiatore Dante Biagioni, allarga le possibilità di fruizione anche in caso di DSA o disturbi visivi pur rinunciando alle poetiche illustrazioni di Simona Mulazzani. La durata (tre quarti d’ora giusti) della lettura e la piacevolezza del racconto fanno inoltre sì che l’ascolto risulti tutt’altro che pesante anche per chi fatica a mantenersi concentrato.

Le valigie di Auschwitz

Le valigie di Auschwitz è una raccolta di racconti sulla Shoah che Daniela Palumbo ha scritto con l’intento di dare voce ad alcune delle tante storie che si sono mescolate e spesso perse in uno dei momenti più drammatici della nostra storia recente.

Accomunate dalla giovanissima età dei loro protagonisti – Carlo il figlio del ferroviere, i fratellini Hannah e Jacob, la ribelle Émeline e il violinista Dawid sono tutti bambini negli anni in cui la follia nazista prende piede in Europa – queste mettono in particolare a fuoco il momento in cui la quotidianità di ciascuno di essi prende improvvisamente una piega nuova e preoccupante: quando cioè le nuove leggi razziali impediscono loro, in quanto ebrei, di frequentare la scuola, intrattenersi con ariani, frequentare spazi pubblici come i parchi gioco. Un momento ben preciso, insomma, della storia di diversi paesi europei (qui rappresentati ci sono l’Italia, la Germania, la Francia e la Polonia): quello che segna il precipitare della situazione politica e che prelude i rastrellamenti e le deportazioni da cui nessuno dei personaggi esce del tutto indenne. La maggior parte di loro saluta drammaticamente il lettore quando la polizia bussa alla porta di casa, solo Émeline pare salvarsi trovando rifugio presso la nonna materna. Il momento in cui vengono in fretta e furia riempite le valigie, con destinazione ignota, è dunque quello su cui si chiude ogni vicenda lasciando in sospeso ma ben immaginabile l’epilogo di ciascuna. La valigia, fin dal titolo e dal prologo in cui l’autrice riassume il dramma dell’Olocausto e racconta della stanza di Auschwitz in cui sono raccolti i bagagli vuoti delle vittime, diventa così simbolo di una tragedia tuttora priva di un senso.

Nel libro, forte e toccante, trovano spazio alcune delle discriminazioni portate avanti dal nazismo accanto a quella rivolta agli ebrei:  quelle indirizzate ai disabili, per esempio, o agli oppositori politici del regime. Vengono inoltre dipinte con voluta insistenza quelle figure come i delatori che con il loro comportamento apparentemente marginale ebbero in realtà un ruolo determinante nel destino di molte vittime. Dai nazisti alle spie, dai simpatizzanti del fuhrer agli individui che decisero di non schierarsi per non compromettersi, Daniela Palumbo prova a mostrare le diverse figure che giocarono un ruolo nella partita nazista e a dare un volto alle diverse sfumature della meschinità che in questa trovarono espressione.

Le valigie di Auschwitz è stato pubblicato nella prima volta da Piemme nel 2011, a seguito della vittoria del premio letterario Il Battello a Vapore. Questa nuova edizione, pubblicata nel 2016, arricchisce il testo, già forte e importante, di una stampa ad alta leggibilità con font specifico, spaziatura maggiore, carta opaca e testo sbandierato, che ne consente una fruizione più ampia e meno discriminante. Dal libro è stato inoltre tratto uno spettacolo teatrale che da diversi anni viene replicato e proposto a un pubblico di giovani spettatori.

Susan ride

Ci sono libri che vengono pubblicati, lasciano un segno e poi malauguratamente finiscono fuori catalogo. Si tratta spesso di libri curati e preziosi, il cui valore non viene risparmiato tuttavia dal continuo rinnovamento dell’offerta editoriale. Susan ride, scritto da Jeanne Willis, illustrato da Tony Ross ed edito prima da Mondadori ora da Piemme, è uno di quelli. Irreperibile, se non in biblioteca, per alcuni anni, il volume torna ora in libreria in una forma differente che assomiglia più al racconto illustrato che non all’albo benché il rapporto efficace e ben giocato tra testo e immagini costituisca la sua più caratteristica chiave di lettura.

20160127_165202_resized

20160127_165237_resized

Costruito per quadri semplici e significativi che ritraggono la piccola protagonista intenta a fare le cose quotidiane tipiche di una bambina della sua età – ridere, cantare, dipingere, andare in giostra, sbagliare, provare emozioni – Susan ride non racconta una vera e propria storia ma dipinge piuttosto un personaggio significativo. Il testo impiegato dall’autrice è minimo – soggetto ripetuto e verbo – e trova grande ampliamento ed eco nelle illustrazioni non solo perché proprio queste chiariscono le numerose espressioni figurate impiegate (Susan vola, per esempio, quando il papà la fa piroettare in aria o Susan vince la sua battaglia  quando fa di un compito ostico una barchetta di carta) ma anche perché è proprio nelle immagini che il mondo di Susan prende vita popolandosi di parenti e compagni in carne e ossa, di oggetti e situazioni riconoscibili, di emozioni ed espressioni rassicuranti. Ed è proprio sulla familiarità di queste immagini e sul senso di empatia che esse felicemente generano che il volume fa leva per rendere l’immagine finale in cui compare la carrozzina e la frase di chiusura (questa è Susan / ecco com’è / proprio come me / proprio come te) di più facile assimilazione.

20160127_165302_resized

L’approccio al tema della disabilità, basato sull’esplicita considerazione che una bambinain situazione di handicap come Susan è prima di tutto una bambina e come tale è uguale a tutte le altre, lascia trapelare  gli anni (non pochi) della pubblicazione (edita per la prima volta nel 1999 sia in Inghilterra sia in Italia). Ciononostante Susan ride  continua a ben prestarsi a letture di classe e semplici lavori sulla diversità. Sia il testo essenziale sia le illustrazioni delicatissime ma straordinariamente espressive rendono infatti il testo molto fruibile oltre che piacevole, invitando a una riflessione sulla diversità che muova dalle piccole cose che i bambini possano realmente e direttamente conoscere.

 

Nessuno vince!

Ispirato a un gioco di parole di omeriana memoria, Nessuno vince! racconta del fortuito incontro tra un bambino e un cane (che per un equivoco diventa, appunto, Nessuno) e dello scompiglio che portano all’interno di una ingessatissima fiera canina. Convinti di recarsi in una sorta di luna park per quadrupedi (con tanto di montagne russe, ruota panoramica e tiro al bersaglio) e di poter lì rinvenire una casa felice per il trovatello, i due incappano invece in un evento serio e triste dove solo il parapiglia da loro causato – tra salsicce volanti e giudici squalificati – porterà un po’ di diversivi e buonumore.

Le illustrazioni di Pablo Zweig, buffe e stilizzate, accompagnano puntualmente il testo di facile lettura, in forma di piccole miniature o sfondi a tutta pagina. Il rapporto tra immagine e parole è particolarmente ben studiato e alterna momenti in cui la prima dice quel che le seconde tacciono a momenti in cui l’una accentua o le altre. Questa raffinatezza compositiva, unita a una storia semplice, a tratti surreale e molto coinvolgente (quale bambino, in fondo, non ha desiderato di portarsi a casa un cagnolino almeno una volta?) fa sì che Nessuno vince! invogli spontaneamente alla lettura spianando il terreno anche a chi non affronti i testi scritti in maniera proprio spedita.

 

 

 

Klaus e i ragazzacci

Che cosa sia la libertà non è facile a rendersi, soprattutto nello spazio ristretto di una cinquantina di pagine. Eppure la penna esperta di David Almond riesce a darcene un assaggio, tanto concentrato quanto importante, all’interno di Klaus e i ragazzacci, un racconto breve pubblicato da Sinnos all’interno della collana ad alta leggibilità leggimi!. Ambientato nell’Inghilterra degli anni ’70, quando la seconda guerra mondiale era alle spalle ma non ancora così lontana e quando la divisione fra est e ovest assumeva un significato politico molto forte, il racconto segue i pomeriggi annoiati di una banda di ragazzini che ammazza il tempo compiendo scherzi e atti vandalici più o meno innocenti.

A promuoverli è soprattutto  Joe, un ragazzo grande e grosso e dai modi prepotenti. A metterli in atto, tra gli altri, è il narratore, un ragazzo combattuto tra il timore di venire rifiutato dal gruppo e la sensazione che quanto fatto non sia davvero giusto. La sua ribellione prende forma fin da quando Joe passa il segno intimando ai suoi di dare fuoco alla siepe del signor Eustace, preso di mira perché obiettore di coscienza durante la guerra, ma fiorisce davvero solo quando in città arriva Klaus, un ragazzo tedesco della Germania Est la cui capacità di prendere posizione diventa un modello positivo e contagioso. Arrivato da solo in Inghilterra (la madre è scomparsa e il padre, un cantante lirico, è prigioniero in un campo di lavoro russo), Klaus è amichevole, impegnato, imbattibile con un pallone al piede ma soprattutto capace di fare tesoro della sua storia personale e familiare e di quella del suo paese. Klaus “cammina e canta e mostra al mondo che è libero”, proprio come gli ha raccomandato il papà, e onora la sua memoria e i suoi insegnamenti chiedendosi il perché delle cose e non piegandosi alla logica dell’arroganza.

La sua è una figura incisiva benché o anzi forse proprio perché condensata in pochi ma significativi quadri. Spedito ma centrato, il libro offre uno spunto interessante non solo per accennare a un periodo storico poco noto au giovani lettori ma anche per dire con una storia intensa che la libertà è preziosa e ciascuno di noi la stringe a suo modo in pugno. Se poi si considera che il volume – per brevità, qualità stilistica e caratteristiche tipografiche – risulta davvero fruibile ad ampio raggio, il goal del rispetto è senza dubbio segnato.

 

 

Hai preso tutto?

Procrastinatori, udite udite: un paladino del savoir renvoyer è in arrivo tra le pagine di Sinnos. Campione inarrivabile di posticipazioni, il signor Cinghialetti guadagnerà senz’altro la vostra simpatia per la nonchalance con cui rimanda compiti odiosi come alzarsi o riordinare la casa. Protagonista del racconto firmato da Alice Keller e Veronica Truttero, il signor Cinghialetti, per gli amici Osvaldo, prende temporaneo possesso insieme alla moglie Fernanda della casa dei signori G. Questi ultimi, partiti per una breve vacanza, scordano infatti di chiudere la porta e consentono ai due inattesi ospiti – nella fattispecie un cinghiale e una cinghialessa – di entrare e fare i propri comodi per 24 ore buone. Sarà per i due umanizzatissimi suini un’occasione ghiotta per gustare tazze di caffè accompagnate da fette di ciambellone, esercitarsi al violoncello, scrivere al pc racconti spassosi e cucinare prelibate frittate. Ma 24 ore passano in fretta e le odiose pulizie, più volte rimandate, diventano un’incombenza frettolosa a cui il signor Osvaldo dovrà trovare una soluzione degna di un vero cinghiale prima di lasciare la casa di villeggiatura!

Il racconto, inserito all’interno della collana ad alta leggibilità pensata per lettori poco scafati, è buffo e fa sorridere, soprattutto se si considerano le corrispondenze più o meno celate tra i protagonisti maschili e tra le protagoniste femminili: gli uni disordinati e dediti all’arte del differimento, le altre precise e fanatiche dell’ordine. Le illustrazioni, poi, delicate e spiritose, accompagnano con piacevole frequenza il testo accentuandone gli aspetti più divertenti. Nel complesso, il libro appare sfizioso e adatto a sostenere e premiare gli sforzi di lettori alle prime armi o in difficoltà, con una storia semplice ma gustosa in cui facilmente ciascuno potrà ritrovare sé stesso o qualcuno dei suoi cari.

Passi di cane

Tornano in azione i 2+1, alias Marta, Eugenio e Franci, i giovanissimi investigatori già protagonisti de Le finestre del mistero. Spediti dai genitori in campagna per due settimane di istruttive e salutari vacanze a contatto con la natura, i tre si godono (o si fanno andare a genio, nel caso di qualcuno!) la vita spartana, i bagni al fiume, la presenza di animali e la compagnia dei due gentili ospiti, Ettore e Dario. Quando però, si imbattono in una cagnolina stremata che porta con sè una misteriosa richiesta di aiuto, i tre non possono resistere e si buttano a capofitto in una nuova indagine. Si troveranno così invischiati in una losca vicenda che richiederà loro una rischiosa serie di appostamenti, deduzioni e incursioni. Anche in questo caso, come nel precedente, un film (FBI operazione gatto) ispira le avventure dei ragazzi allestendo un interessante ponte di contatto con i lettori reali che vi assistono.

I personaggi sono ben  assortiti (impulsiva e sensibile Marta, sapientino e prudente il fratello Eugenio, accomodante e sereno l’amico Franci), il testo scorre veloce (persin troppo, vien quasi da pensare quando il succo dell’ intrigo si dipana in poche righe), e le illustrazioni appaiono davvero calzanti (grazie a un tratto sfumato e a un gioco di bianchi e neri che ben si adatta al racconto). Tutto ciò, unito a una stampa ad alta leggibilità e a un lavoro redazionale che ha coinvolto direttamente alcuni giovani lettori, mira e contribuisce ad avvicinare Passi di cane a un pubblico ampio che non escluda chi fa più fatica a confrontarsi con la narrazione scritta. Un’impegno – quello in favore della lettura inclusiva – che la casa editrice Bianco0enero porta avanti con tenacia da ormai dieci anni (auguri!).

 

Arturo e l’uomo nero

Da tempo immemore, la figura dell’uomo nero trova spazio nell’immaginario collettivo declinato in molte forme. Quella proposta da Daniela Valente in Arturo e l’uomo nero richiama un uomo selvatico, schivo e apparentemente pericoloso perché come tale lo descrivono innumerevoli leggende e dicerie.  Ingrugnito, collerico e cupo, vive nel folto del bosco nutrendosi di erbe selvatiche e frutti, distante da ogni forma di compagnia e civiltà. Ma il giovane e temerario Arturo, spintosi in mezzo al bosco per vincere una gara di raccolta di funghi, scopre che la realtà può essere diversa da come la dipinge la gente e che dietro comportamenti strani possono semplicemente nascondersi storie di tristezza. Proprio come nel caso dell’uomo selvatico, all’anagrafe Tiberio, che di lavoro riparava biciclette e che aveva scelto la via della solitudine boschiva in seguito al doloroso tradimento di un amico. Incontratolo per caso, Arturo sceglie di non lasciarselo alle spalle fuggendo a gambe levate ma torna anzi più e più volte a cercarlo, da solo e accompagnato, assistendo in prima persona a una sua positiva trasformazione: di fronte al calore dell’amicizia l’aspetto ferino di Tiberio si mitiga, restituendogli un’umanità da tempo dimenticata. Arturo e l’uomo nero è insomma una storia di coraggio: quello che si manifesta avventurandosi in un bosco buio ma anche e soprattutto superando i timori che si fondano su pregiudizi.

Il volume conferma la felice apertura di Coccole Books verso l’alta leggibilità inaugurata dalla pubblicazione di S.O.S. Supplente in arrivo di Isabella Paglia. Il font impiegato sottolinea in maniera marcata, infatti, la distinzione tra le lettere che più frequentemente vengono confuse dai lettori dislessici e si accompagna a una spaziatura maggiore la lettere, parole e righe. Un contributo ulteriore, in termini di accessibilità, potrebbe venire dalla scelta di una carta meno lucide, dalla rinuncia alla giustificazione del testo e dalla concordanza tra gli a capo e la punteggiatura.

Breve storia di un lungo cane

Formato più grande, testo più grande, illustrazioni più grandi: così – all’insegna di dimensioni più consistenti – si presenta la nuova serie ad alta leggibilità di Uovonero (Vi presento Hank) rivolta a lettori alle prime armi. L’effetto è senz’altro rassicurante per i sette-ottenni che si avvicinano alla lettura e che possono trovare nelle avventure del giovanissimo Hank Zipzer uno stimolo spassoso a leggere in maniera sempre più sciolta. Le storie scritte da Lin Oliver e Henry Winkler e qui condensate in pagine più contenute rispetto alla serie base con lo stesso protagonista, hanno infatti il pregio di scorrere veloci e parlare dritto alle orecchie dei ragazzi.

In Breve storia di un lungo cane (intrigante fin dal titolo, bisogna proprio dirlo!) il giovanissimo Hank deve a tutti i costi migliorare la sua pagella scolastica: in ballo c’è la possibilità di far visita al canile e portarsi a casa un cagnolino da accudire e coccolare. Stufo di avere tra i piedi la squamosissima iguana della sorella Emily e desideroso di avere una bestiola tutta per sé, Hank ce la mette tutta per trasformare le insufficienze in voti degni di un eroe scolastico. La motivazione è forte (cosa da non sottovalutare!) ma sarà sufficiente a compensare le difficoltà di lettura che affliggono il protagonista e che sono il motore delle sue più note avventure e disavventure? In questo caso sì! Complice anche una maestra comprensiva e lungimirante che sa valorizzare l’ingegno e la creatività di Hank (diversamente dalla signorina Adolf che qualche anno più tardi casserà in pieno il suo tema vivente sulle Cascate del Niagara), il ragazzo riesce a raggiungere i suoi obiettivi e a portare a casa un adorabile salsicciotto di pelo di nome Cheerio. Da lì in poi la vera sfida sarà mostrarsi davvero responsabile agli occhi dei genitori insegnando al cucciolo come comportarsi fuori e dentro casa, dove guai e imprevisti sono sempre dietro l’angolo

Anche questo libro, come gli altri dedicati ad Hank Zipzer, è stampato ad alta leggibilità ricorrendo a un Verdana modificato, a una carta avoriata e a una spaziatura e sbandieratura particolari. Questo agevola senz’altro la lettura anche in caso di dislessia ma la rende altresì più agevole laddove non ci sia alcun tipo di disturbo. Il testo concorre a questo scopo con frasi perlopiù brevi e non troppo ostiche da seguire mentre le grandi illustrazioni firmate da Giulia Orecchia e sistemate qua e là lungo il testo e in apertura di capitolo contribuiscono dal canto loro a fare del volume un oggetto davvero appetibile e amichevole.

S.O.S. Supplente in arrivo

Luca – protagonista e narratore di S.O.S. Supplente in arrivo – è un bambino di 9 anni ciarliero, fantasioso e pieno di iniziativa. Basti pensare che per ingraziarsi la famigerata supplente Celli detta Lametta, poco ben disposta a causa delle sue pessime performance in italiano, raccoglie per strada fiori e spighe di grano da regalarle (e chi poteva sapere che Lamette fosse proprio allergica alle graminacee) o che per dissuaderla dal continuare a interrogarlo, le recapita una lettera minatoria zeppa di errori ortografici. In un susseguirsi di simpatici quadri scolastici, conditi da qualche gustosa invenzione linguistica (irresistibile l’ “Oh, santa play-station” di pagina 22), Luca fa emergere con il sorriso gli ostacoli e i timori che moltissimi bambini con DSA condividono con lui.

Isabella Paglia racconta una storia di normale dislessia regalandole però un tono leggero e sorridente. Centrale, sia ai fini della narrazione sia ai fini del rimando alla realtà, la figura della supplente che, pur mostrandosi inflessibile (cosa che dà un divertente sprint alla storia) si rivela infine capace di cogliere le difficoltà del protagonista e di aiutarlo a superarle. A quelle stesse difficoltà, peraltro, il libro dedica un’attenzione supplementare grazie a un font specifico e a una spaziatura maggiore tra lettere, parole e righe. S.O.S. Supplente in arrivo è infatti il primo volume (si spera di una lunga serie) pubblicato dalla casa editrice Coccole Books con caratteri di alta leggibilità.

S.O.S. Supplente in arrivo

Luca – protagonista e narratore di S.O.S. Supplente in arrivo – è un bambino di 9 anni ciarliero, fantasioso e pieno di iniziativa. Basti pensare che per ingraziarsi la famigerata supplente Celli detta Lametta, poco ben disposta a causa delle sue pessime performance in italiano, raccoglie per strada fiori e spighe di grano da regalarle (e chi poteva sapere che Lamette fosse proprio allergica alle graminacee) o che per dissuaderla dal continuare a interrogarlo, le recapita una lettera minatoria zeppa di errori ortografici. In un susseguirsi di simpatici quadri scolastici, conditi da qualche gustosa invenzione linguistica (irresistibile l’ “Oh, santa play-station” di pagina 22), Luca fa emergere con il sorriso gli ostacoli e i timori che moltissimi bambini con DSA condividono con lui.

Isabella Paglia racconta una storia di normale dislessia regalandole però un tono leggero e sorridente. Centrale, sia ai fini della narrazione sia ai fini del rimando alla realtà, la figura della supplente che, pur mostrandosi inflessibile (cosa che dà un divertente sprint alla storia) si rivela infine capace di cogliere le difficoltà del protagonista e di aiutarlo a superarle. A quelle stesse difficoltà, peraltro, il libro dedica un’attenzione supplementare grazie a un font specifico e a una spaziatura maggiore tra lettere, parole e righe. S.O.S. Supplente in arrivo è infatti il primo volume (si spera di una lunga serie) pubblicato dalla casa editrice Coccole Books con caratteri di alta leggibilità.

Allora non scrivo più

[usr=3]

Margherita è una bambina solare e socievole che ama più di tutto i giochi e le corse in bicicletta con il suo amico Paolo. Ciò che odia più di tutto, invece, è dover scrivere alla lavagna o sul quaderno, perché malgrado si concentri intensamente c’è sempre qualcosa di sbagliato che esce dalla sua penna. Margherita è disgrafica, anche se questa parola non viene mai pronunciata in Allora non scrivo più, e questo – complice una maestra poco preparata – la rende lo zimbello della classe. Margherita subisce così prese in giro e forme di esclusione guidate con furore dalla perfida compagna Daniela. Solo Paolo, anch’egli a suo modo schernito per via di una grossa cicatrice sulla mano, si mostra comprensivo e affettuoso nei suoi confronti a dispetto della cattiveria circostante. Grazie al suo supporto e a una diagnosi finalmente arrivata a scuola che le consente di usare uno strumento come il computer, Margherita riesce infine a trovare la sua dimensione in classe.

Annalisa Strada, con quel suo modo di scrivere pacato e accorto, lascia grande spazio alle emozioni della protagonista, restituendo loro il ruolo cardine che giocano nell’accettazione di un disturbo specifico dell’apprendimento. Aprendo il racconto con la ripresa diretta di un momento di grande imbarazzo e rabbia, dettato dall’incapacità della protagonista di scrivere correttamente una frase alla lavagna,  l’autrice manifesta l’intenzione di sezionare il carico emotivo che una diversità marcata come la disgrafia reca con sé. Indugiando poi sui pensieri di Margherita in diverse situazioni di vita scolastica e domestica,  ha il merito di mettere a fuoco la grande influenza esercitata dal giudizio degli altri (o anche solo l’ipotesi del giudizio degli altri) sul comportamento di chi si sente fuori posto, e di sottolineare come gli adulti – insegnanti e genitori soprattutto – possano fare la differenza affrontando in maniera positiva una difficoltà scolastica molto diffusa.

A fronte di una lettura piacevole e attenta ai sentimenti, rimane l’interrogativo, già avanzato in occasione dell’uscita di Ti volio tanto bene circa la ragione di un’impaginazione ad alta leggibilità che la collana de Il Battello a Vapore limita ai libri che trattano il tema dei DSA. Benissimo – sia chiaro – che questi ultimi possano raggiungere anche chi da dislessia è direttamente colpito, ma ci si chiede se non sia un po’ miope e posticcia questa scelta che lascia presumere un interesse del dislessico per le sole storie che trattano il disturbo. La speranza è che un numero sempre maggiore e sempre più variegato di titoli possa beneficiare di una carattere più friendly così da sancire con determinazione l’interesse ad allargare le possibilità di lettura di bambini con difficoltà.

 

 

Sibilla nel cappello

Un saliscendi tra picchi e insuccessi scolastici portano mamma e papà al verdetto: obbligatorio per la figlia un soggiorno dalla nonna per rimettersi in carreggiata e concentrarsi sullo studio. Così Nina, la protagonista di Sibilla nel cappello, si trova in quattro e quattr’otto in un paese in cui non c’è né connessione né il mare (che peraltro è in cima alla sua personalissima top ten delle cose preferite) e in cui le persone sembrano noiose o matte. Già, matte come Gigi, l’uomo che porta quattro cappelli uno sull’altro e che si lava i piedi alla fontana con i calzini e tutto il resto. L’uomo che una sera come tante corre a perdifiato nel buio della notte per venire in soccorso di un riccioluto ragazzino. Cosa nasconderanno i due? E per quale motivo saranno in rotta continua con l’affascinante Tito dai capelli rossi?

Mossa dalla curiosità, Nina non tarderà a scoprirlo e si butterà a capofitto in un’operazione di salvataggio di Sibilla, un’insolita creatura lacustre oggetto di grandi dispute. È una piccola grande avventura, insomma, quella che travolge la ragazzina e che si consuma in poco più di cinquanta pagine. Ma è anche e soprattutto un’esperienza di conoscenza, prima di tutto di sé stessa. È attraverso il confronto con personaggi tanto particolari come Gigi, Tito o Mimmo il ricciolino che Nina inizia a definire ciò che vuole e ciò che non vuole essere. Così, grazie alla penna sempre incisiva e diretta di Luisa Mattia il suo diventa un breve ma intenso percorso di crescita e consapevolezza che ci tocca nel profondo, colpendo al nocciolo di pensieri e sentimenti.

 

Missione Parigi

Avevamo lasciato Rufus Mc Coy e l’agente Sharp alle prese con perfido Karlos Gnam, carlino fuggito di prigione (Attacco a Gattaka). Ma per la squadra di Gattaka, i servizi segreti felini con sede operativa a Roma, non c’è tregua. Questa volta c’è di mezzo un losco affare internazionale che puzza di pesce affumicato e che vede i gatti di Singapore e Londra inspiegabilmente ammattiti.

Che ci sia di mezzo il losco dottor Robotec, gatto-scienziato dal passato torbido? Gli intrepidi protagonisti di Missione Parigi hanno tutta l’intenzione di scoprirlo e sono pronti a scatenare i loro informatori e i loro agenti sparsi per il mondo pur di venire a capo del mistero. Serviranno coraggio, astuzia, decodifica di codici segreti e buone conoscenze per sventare un pericoloso piano che vede i topi di fogna in prima linea.

Con un ritmo serrato, qualche invenzione sorridente, dialoghi incalzanti e una trama concisa ma accattivante il nuovo lavoro di Alessandro Cini segue la positiva scia del precedente, catapultando il lettore in un’atmosfera tutto suspense e azione. La grande dinamicità della storia si sposa peraltro benissimo con gli accorgimenti adottati da Biancoenero in favore dell’alta leggibilità (font specifico, carata color crema, testo sbandierato a sinistra, maggiore spaziatura…) perché  entrambi concorrono a fare della serie dedicata all’agente Sharp una ghiotta occasione di lettura anche per lettori riluttanti o con difficoltà.

Reato di fuga

La capacità di Christophe Léon di dipingere l’adolescenza con vividezza e sentimento è probabilmente la chiave di volta di un romanzo intenso come Reato di fuga.  In questo suo recente lavoro, pubblicato ad alta leggibilità da Sinnos, l’autore francese riprende infatti da vicino gesti ed emozioni di due ragazzi le cui esistenze sono stranamente destinate ad intrecciarsi.

L’uno, Sébastien, ha quattordici anni, è figlio di genitori divorziati, vive giorni piuttosto abitudinari con la madre e trascorre spesso il weekend in campagna col padre. L’altro, Loïc, ha diciassette anni, vive con la madre e lavora presso una fattoria vicino alla cittadina di campagna in cui il padre di Sébastien possiede la casa. Ed è proprio qui, un venerdì sera come tanti, che quest’ultimo spinge un po’ troppo sull’acceleratore per arrivare in tempo a un appuntamento e investe involontariamente la mamma di Loïc lungo la strada. L’incidente è piuttosto violento, tant’è che la vittima viene portata d’urgenza in ospedale e  qui rimane a lungo prima in coma e poi con grossi deficit di memoria, ma l’investitore non manifesta alcuna intenzione di fermarsi e prosegue la sua corsa con il figlio a bordo. Questo, più ancora che l’incidente stesso, travolge  Sébastien nelle settimane successive allo scontro. Ciò che il ragazzo sperimenta è lo strano tormento del senso di colpa quale sentimento trasferibile e accollabile per conto terzi, qualora questi mostrino di non volervi avere a che fare. E proprio a causa di questa sensazione così ingombrante e della frantumazione di un modello adulto fino ad allora solido e forte che Sébastien inizia a manifestare astio e attrito nei confronti dei genitori e a rivendicare spazi di autonomia. Ottenuta una settimana di vacanza in solitaria presso la casa di campagna, accade però che il ragazzo non resista dal prendere contatti con la famiglia della signora investita dal padre. Nasce così un’amicizia intensa con Loïc, fatta di momenti semplici ma importanti da condividere, di pomeriggi di svago, di parole giuste e di silenzi al momento opportuno. Fino a quando la verità, inevitabilmente, non viene  a galla.

La lettura di Reato di fuga, adatta a ragazzi dalle scuole medie in su, ha dalla sua una narrazione pulita e avvincente. Sentimenti forti, dialoghi senza fronzoli, figure e relazioni delicate e un gioco alternato tra punti di vista (a un capitolo narrato dalla voce di Sèbastien ne segue uno narrato da una voce esterna che dà del tu a Loïc) aiutano a tuffarsi con interesse nella storia. Il font ad alta leggibilità leggimi, poi, fa come al solito la sua parte per rendere valido tutto questo anche per i lettori dislessici.

 

 

 

Il volo del riccio

Un papà che perde il lavoro è cosa drammaticamente attuale di questi tempi e ciononostante non sono molti i libri per ragazzi che col garbo e la sensibilità necessari sappiano trasformare in narrazione una situazione tanto diffusa. Eppure un cambiamento così significativo nella vita di un adulto porta con sé conseguenze importanti anche nella vita dei piccoli e dei giovani che gli ruotano intorno, come testimonia Eugenia, protagonista e voce narrante de Il volo del riccio.

Sono i suoi occhi inesperti ma attenti a registrare come mutino in famiglia gli equilibri e gli umori, oltre e più che le possibilità economiche, quando suo  papà viene licenziato. Nelle parole semplici della bambina si leggono tutta la frustrazione di un adulto ancora nel pieno delle sue capacità che vede il futuro annebbiarsi e l’annichilimento progressivo che questa porta con sé. Ma le occasioni di risollevarsi assumono a volta forme insolite: sta all’intraprendenza di ciascuno riconoscerle e coglierle. Così, il pretesto di un concorso artistico cui partecipa la classe di Eugenia diventa per il papà l’occasione per spendere il largo tempo libero a disposizione per dare vita a un’invenzione curiosa. Ne nasce un riccio volante per il quale tutta la classe dà il suo contributo, un secondo posto al concorso artistico e soprattutto un nuovo spiraglio per il papà di Eugenia che scorge nella creatività una possibile nuova strada da percorrere per risollevarsi.

La vicenda è raccontata con pacatezza e sincerità dalla penna raffinata di Agnès de Lestrade, che ha già abituato il lettore a storie misurate e toccanti con La grande fabbrica delle parole e Domani inventerò. In poche contenutissime pagine, l’autrice francese dà forma qui a una storia intensa ma alla portata di tutti, tanto più che le illustrazioni minimal di Umberto Mischi ne valorizzano la leggerezza e l’impaginazione ad alta leggibilità di Biancoenero ne apre la lettura anche a chi è colpito da dislessia.

Weekend con la nonna

Metti un weekend con la nonna ma scordati torte di more, telenovela e calzini all’uncinetto. C’è piuttosto da tirare fuori fegato e spirito di avventura per soggiornare nella casa del gigante, scongiurare l’incontro ravvicinato con un cinghiale e andare a caccia di grigni. L’insolito Weekend con la nonna raccontato da Stefan Boonen è così, tutto brividi e follie, prendere o lasciare. Lo si intuisce fin da pagina 11, quando il pullmino dell’anziana inizia a sgommare su strade impervie con i bagagli sui sedili e i nipoti sul tettuccio. Si parte a tutta birra, non c’è tempo da perdere…

Tre giorni passano in fretta e ci sono storie horror della buonanotte da ascoltare, frittelle di letame da digerire, balli da guerrieri selvaggi da fare, passi (centomila!) nel bosco degli alberi storti da affrontare. Ma anche – perché no? – arrampicate sulla grondaia e riflessioni silenziose da gustare. Perché il bello di una tre giorni filata dalla nonna è proprio quello: prendersi il proprio tempo e dedicarlo a piacere a ciò che fa stare bene, peripezie e pensieri che siano, insieme a una persona tanto cara quanto spericolata.

Familiarità e stramberia si respirano in parti uguali tra le pagine di Weekend con la nonna. Il gusto per le situazioni insolite e spiazzanti coltivato dall’autore non toglie posto infatti al senso di condivisione e intimità affettuosa noti anche al lettore la cui nonna risulti in qualche modo più convenzionale. Quel che si celebra qui è il valore delle piccole trasgressioni e dei segreti a fin di bene, del sapore dell’avventura che è migliore se non la si vive in solitudine, delle esperienze iniziatiche che da “piccoletto” ti fanno diventare grande e del senso di casa e famiglia che ciascuno si costruisce a modo suo e dei suoi cari.

In questo libretto smilzo ma intenso, profondamente divertente e curato nei dettagli, si legge di un rapporto inimitabile come quello tra nonni e nipoti: un rapporto che si nutre di leggerezza e spirito ludico. Stefan Boonen lo racconta con dialoghi incalzanti che strappano di continuo sorrisi, amplificati a dismisura dalle illustrazioni spiritose firmate da Melvin. Ma a rendere davvero straordinaria questa lettura, più che consigliata anche a lettori riluttanti, è la forma grafica davvero originale ed efficace.

Tutta giocata sulla combinazione di arancione, bianco e blu, la veste grafica di Weekend con la nonna sfrutta con perizia l’integrazione di testi e immagini (dove finisca uno e inizi l’altro è proprio difficile a dirsi!), il ricorso a caratteri di dimensioni e colori differenti e l’impiego dell’azzeccatissima font ad alta leggibilità leggimigraphic. C’è da scommettere che un esperimento come questo – il primo della casa editrice in cui la font caratteristica dei fumetti viene applicata a un testo rivolto ai più piccoli – intercetti facilmente i gusti dei lettori meno esperti, magari colpiti da dislessia, e più in generale che amino le storie spassose, quelle che poi, più spesso del previsto, costituiscono il ponte più solido per approdare a letture più complesse.

G.E.K.A. Il mondo dietro gli occhi chiusi

Faticare ad addormentarsi alla vigilia di un importante compito in classe e ritrovarsi all’improvviso in un mondo fantastico: con tutta la stranezza del caso, questo è proprio ciò che succede a Giulio, una notte come tante. Sperso e frastornato, il protagonista di G.E.K.A non si ritrova tuttavia solo ad affrontare uno insolito viaggio in un mondo popolato da bizzarre creature e animato da misteriosi enigmi. A dividere con lui lo stupore e il desiderio di decifrare tante stranezze ci sono altri bambini incontrati via via da Giulio lungo il suo percorso e ad uno ad uno divenuti parte di una solidissima banda di amici.

La loro è una corsa avventurosa e avvincente in cui occorre districarsi tra mappe incomplete, messaggi cifrati, filastrocche apparentemente campate per aria e luoghi pericolosi. La forza della squadra sta tutta nelle peculiarità dei singoli che diventano ricchezza (e persino salvezza) per l’intero gruppo: così, per esempio, l’abitudine di Alice, cieca, a orientarsi senza l’uso della vista guida i ragazzi fuori da una caverna buia; Kevin, sordo, decodifica il messaggio trasmesso con i gesti da alcune statue del giardino; o ancora la memoria prodigiosa di Edoardo, autistico, consente a tutti di risolvere il mistero racchiuso in un quadro. Certo, le caratteristiche di ciascuno richiedono spesso accortezze supplementari (come prestare attenzione a non strepitare per non turbare chi come Edoardo patisce i rumori forti o come leggere ad alta voce per Alice ciò che gli altri possono tranquillamente leggere sulla carta) ma non accade forse lo stesso – sembra suggerire il libro – con le caratteristiche di ciascuno di noi?

G.E.K.A. Il mondo dietro gli occhi chiusi racconta così, attraverso prove straordinarie ma al contempo facilmente riconducibili al quotidiano di un bambino che abbia accanto un compagno con disabilità (penso per esempio al muoversi in classe, al giocare insieme, al trovare forme di comunicazione condivise) l’importanza di scoprire e dare senso al valore aggiunto che ciascuno può dare a una relazione di amicizia, ribaltando l’idea che chi sperimenta la disabilità possa solo ricevere e non anche dare. La storia è ben congeniata e minuziosa nel rendere un’idea tanto delicata. Peccato solo, forse, per quella scivolata in extremis sulla buccia di banana pedagogica che porta a sottolineare, con l’intervento della mamma al risveglio del figlio, il senso di quanto da questi appreso durante il sogno. Il messaggio era davvero molto forte e chiaro senza che occorressero parole supplementari. Il più delle volte, infatti, le storie vanno ben oltre quello che esplicitamente dicono.

L’isola di Peter pan

[usr=1,5]

Il mondo incantato descritto da Barrie, in cui trovano posto Peter Pan, la fatina Trilli, la dolce Wendy e i suoi fratelli oltre a una vasta gamma di personaggi fantasiosi inclusi Capitan Uncino e il famelico coccodrillo, non è certo facile da ridurre ai minimi termini e sintetizzare in una versione semplificata. La cooperativa rietina Puntidivista si è ciononostante cimentata nell’impresa con l’ammirevole volontà di rendere accessibile un immaginario largamente condiviso anche a chi soffre di disturbi dello spettro autistico.

Inserito all’interno della collana “Libreria magicaa”, L’isola di Peter Pan si rivolge perciò, prima di tutto, a bambini con difficoltà di comunicazione e decodifica del testo scritto. Fortemente ridotta, sia nel contenuto che nell’espressione, la storia dell’eterno fanciullo prende forma attraverso i simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA – da cui il titolo della collana).

I libretti che compongono la serie sono compatti e resistenti, stampati con colori brillanti su carta plastificata. All’interno dei simboli il testo è maiuscolo per venire incontro alle esigenze di giovani lettori alle prime esperienze e il riquadro dei simboli cambia colore a seconda che si tratti di sostantivi, verbi o altre parti del testo. Tasto dolente sono senz’altro le immagini che corredano il testo: nelle intenzioni sufficientemente semplici da agevolare la lettura in caso di difficoltà, nei risultati eccessivamente spoglie, amatoriali e poco accattivanti.

All’interno del volume sono inserite anche tutte le illustrazioni in formato cartolina e in bianco e nero che i lettori possono autonomamente colorare. Ad esso è inoltre possibile unire, con acquisto separato (3,80 €), una confezione contenente tutti i simboli impiegati per raccontare la storia, utilizzabili per prendere familiarità con il codice simbolico e per giocare a ricostruire la vicenda: una semplice ma utile idea per prolungare il piacere e le possibilità di arricchimento della lettura.

Il gatto carboncino

[usr=1,5]

 

Quella del gatto Carboncino è una storia semplice con protagonisti un bambino e un micio. Il primo trova il secondo per strada, gli si affeziona, lo porta a casa, viene sgridato dalla mamma che non vuole animali in casa ma che finalmente si ricrede quando il nuovo arrivato fa scappare uno sgradito topo.

Lo sviluppo lineare, la presenza di un numero molto contenuto di personaggi e il ricorso a testi elementari rende abbordabile la comprensione dei fatti, anche in presenza di difficoltà cognitive o di decodifica del testo. In entrambi i casi, risultano di supporto i simboli impiegati dalla casa editrici per raccontare la storia e ispirati al sistema WLS (Widgit Literacy Symbols). Il volume rientra non a caso all’interno della collana Libreria magicaa che ricorre all’utilizzo della Comunicazione Aumentativa e Alternativa per offrire occasioni di lettura fruibili anche in caso di disturbi della comunicazione.

Il volume de Il gatto carboncino si presenta maneggevole e robusto, grazie alle pagine spesse e  plastificate. Di minore qualità, invece, le illustrazioni che corredano regolarmente il testo. Benché utili nell’agevolare la comprensione del testo, non spiccano infatti per personalità e attraenza.

 

Piuma bianca

Quante sorprese possono nascondersi in un libretto di una spanna per una spanna? Più di quante si possa pensare… aprire Piuma bianca per credere! Il volumetto scritto e illustrato dall’argentino Pablo Sweig e dedicato da Sinnos ai lettori alle prime armi racchiude infatti in poche e ridotte pagine un’esplosione di colori avvolgenti, una girandola di forme stilizzate irresistibili, una storia semplice e tenera e una cura tipografica che rende intrigante l’approccio autonomo alla lettura anche da parte di chi non ha grande dimestichezza con il testo scritto o sperimenta difficoltà legate alla dislessia.

La storia è quella di Piuma Bianca, stella del circo di Buffalo Bill, che un giorno fa tappa con la sua compagnia nella terra d’origine della sua famiglia e lì sceglie di ricominciare una nuova vita che concili le sue radici e il suo talento originale. L’autore la racconta con parole semplici e frasi brevi, rese chiare sulla pagina dal ricorso alla font maiuscola leggimiprima intelligentemente messa punto dall’editore. Quello che ci si ritrova tra le mani è perciò un libretto essenziale – nei contenuti e nelle forme – ma di grande coinvolgimento sia per i ricchissimi dettagli che l’autore dissemina sulla pagina sia per la profusione di sforzi volti a rendere i primi tuffi autonomi nella lettura un’esperienza piacevole e appagante.

Il libro di Julian

Il libro di Julian, che segue e strettamente si lega al bellissimo Wonder, è un racconto gustoso che lascia tuttavia nella bocca del lettore un sapore strano, forse amaro. Nato come una sorta di appendice del primo romanzo di R. J. Palacio, il libro riprende i fatti qui narrati dal punto di vista del personaggio che vi prende parte col ruolo più negativo. Julian è infatti il bulletto che rende difficile la vita scolastica di Auggi e dei suoi amici e di cui mai, tuttavia, in Wonder vengono resi il pensiero e la prospettiva. L’autrice dà corpo quindi a questo nuovo lavoro proprio per dar voce al cattivo di turno.

L’idea è bella e coraggiosa. Come si può sentire il lettore, infatti, di fronte a un personaggio di cui già ha un’idea sfavorevole e i cui comportamenti sono così lontani dal comune e giusto sentire? La Palacio si cala in questo terreno minato portando alla luce la situazione familiare che alimenta l’arroganza e l’incapacità del protagonista a confrontarsi con le difficoltà e le responsabilità. Emergono così, in maniera molto accentuata, una madre miopemente iperprotettiva e un padre per cui soldi e buona immagine costituiscono una priorità assoluta. La loro abitudine a giustificare ogni atto del figlio, a ribaltare ogni situazione in modo che questi ne esca pulito e illeso e a scaricare qualunque colpa sulle spalle altrui si delinea agli occhi del lettore come la causa principale del modo di fare meschino e irriverente di Julian. Ciò che accade quindi è che di pagina in pagina Julian finisce per riabilitarsi agli occhi del lettore facendo ricadere le ombre che fino ad allora ne avevano oscurato la figura sui suoi genitori.

E se questo da un lato ha il merito di invitare ad andare sempre al di là delle apparenze, anche per capire il perché di comportamenti indegni e deprecabili, e di portare all’attenzione il caldissimo tema dell’emergenza educativa che coinvolge genitori e insegnanti su di un fronte troppo spesso separato, dall’altro inciampa nel rischio di giustificare a tutti i costi un atteggiamento da bullo per favorire la trasformazione di Julian da cattivo tout court a “cattivo soprattutto non per colpa sua e comunque in definitiva pentito”. Il libro di Julian resta comunque una lettura godibile (senz’altro molto di più se si è letto Wonder, su cui si regge in buona parte la sua ragion d’essere), scorrevole e non privo di qualche colpo di scena narrativo del tutto in linea con il gusto dell’autrice per le trame appassionanti e a tratti commuoventi.

Il libro della giungla

La storia (o per meglio dire le storie) di Mowgli e della sua insolita famiglia di lupi (ma anche di orsi, di pantere, di serpenti e di avvoltoi) sono tra le più note a bambini di diverse generazioni. Merito di molteplici edizioni cartacee, cartoni animati e film oltre che, per qualche fortunato, di attività da lupetto o lupetta in ambito scout. A più di un secolo dalla prima pubblicazione i racconti di Kipling trovano una nuova vitalità e una nuova forma in una versione audio su cd o scaricabile.

Attraverso la voce suadente di Pino Insegno, che tanti personaggi ha già animato nella sua carriera di doppiatore, anche i bambini con difficoltà di lettura possono godere del piacere di una narrazione appassionante, avventurosa e che tanto efficacemente parla alle emozioni dei bambini. Dall’incontro di Mowgli con mamma Raksha al rapimento nella tane fredde da parte del popolo delle scimmie, dallo scontro con la feroce tigre Shere Khan alle vicissitudini dei personaggi laterali come la mangusta Rikki-tikki-tavi, le storie della giungla uniscono il sapore esotico di un‘India misteriosa con il fascino naturale del mondo animale.

Il pianeta degli alberi di Natale

Ci sono libri di Natale che vanno bene tutto l’anno, anche molti anni dopo la loro pubblicazione. Il pianeta degli alberi di Natale è uno di questi perciò il fatto che sia da poco uscita una sua versione in formato audiolibro è senz’altro una bella notizia. Arricchito dalla voce di Angela Finocchiaro, il racconto di Rodari è disponibile su Cd mp3 o scaricabile direttamente dal sito della Emons.

La storia è quella di un bambino di nome Marco che si ritrova su di un pianeta fantastico retto da regola del tutto dissimili a quelle terrestri, basate sulla solidarietà, sulla gentilezza e sul rispetto degli altri abitanti. Finitoci quasi per caso, in sella a un cavallo a dondolo inizialmente indesiderato, Marco scopre nel Pianeta degli alberi di Natale una terra dalla quale,  tanto cinquant’anni fa come ora, tutti avremmo tanto da imparare.

In pieno stile rodariano, con una morale chiara e distinta, il racconto fa parte di una bella selezione di opere dell’autore di Omegna rese ora accessibili in formato audio anche a tutti quei lettori che per difficoltà visive o dislessia faticano  seguire il testo scritto. Tra queste anche Favole al telefonoFilastrocche in cielo e in terra o Il libro degli errori.

Favole al telefono

Favole al telefono ma anche – perché no –  all’autoradio, al lettore cd o al lettore mp3: perché la tecnologia avanza ma le buone storie, per fortuna, restano. Dopo le numerose edizioni cartacee della raccolta fantastica di Rodari, è disponibile ora anche una versione audio pubblicata da Emons.

Quale testo più di questo, in cui un papà racconta a distanza e ad alta voce le favole della buonanotte alla figlia, vale la pena trasformare in audiolibro? La voce esperta ed espressiva di Claudio Bisio rende egregiamente lo spirito ironico e divertito del distratto che passeggia, della donnina che conta gli starnuti o del topo dei fumetti: tutti personaggi che a stento dimostrano i loro cinquant’anni suonati.

Questa nuova versione delle Favole al telefono è una preziosa occasione di scoperta e condivisione di un patrimonio letterario davvero attento all’infanzia, anche da parte di chi sperimenta difficoltà di lettura. Ben vengano dunque gli altri titoli rodariani usciti tra il 2014 e il 2015 come Il pianeta degli alberi di Natale, Filastrocche in cielo e in terra o Il libro degli errori.

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (CAA – semplificata)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata da una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene raccontata in questa versione riducendo e semplificando il testo rispetto all’originale e ricorrendo all’uso dei simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, così da venire incontro alle esigenze di giovani lettori con disturbi della comunicazione e con autismo. Gli interventi effettuati dagli autori sono in questa versione piuttosto marcati così da offrire un risultato decisamente più essenziale, facile da seguire e in definitiva adatto a chi fatica a seguire storie lunghe, non ha grossa dimestichezza con i simboli e la lettura e sperimenta difficoltà di comunicazione e attenzione significative. Altr due versioni in simboli, una ridotta e l’altra estesa, sono altresì rese disponibili dall’editore in modo da venire in contro a gradi di esperienza e competenze di lettura diverse.  La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (CAA – ridotta)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata da una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene raccontata in questa versione semplificando il testo rispetto all’originale e ricorrendo all’uso dei simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, così da venire incontro alle esigenze di giovani lettori con disturbi della comunicazione e con autismo. Gli interventi effettuati dagli autori restituiscono  un testo più snello e basato sull’azione più che sul dialogo. Le frasi mantengono invece una certa lunghezza e articolazione. Tale versione costituisce una sorta di via di mezzo tra quella estesa e quella semplificata, entrambe in simboli. La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (CAA)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata da una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene raccontata in questa versione ricorrendo all’uso dei simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, così da venire incontro alle esigenze di giovani lettori con disturbi della comunicazione e con autismo. La scelta operata dagli autori di non modificare pressoché in nulla il testo originale, trasponendolo semplicemente in simboli, fa sì che il volume risulti piuttosto corposo e che la lettura si presenti come molto impegnativa, adatta perlopiù a lettori con una buona esperienza. Alla base di questa scelta c’è l’idea che per i lettori meno esperti e con maggiori difficoltà possano risultare più congeniali altre due versioni del testo, anch’esse basate sull’uso di simboli, ma rispettivamente ridotta e semplificata. La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

Lupo e cane insoliti cugini

Sembra strano ma Lupo e Cane sono cugini. Così diversi eppure così legati, i due animali sono i protagonisti dell’originale libro dell’autrice tedesca Sylvia Vanden Heede intitolato, per l’appunto, Lupo e Cane insoliti cugini. Suddiviso in brevi e sfiziosi capitoli perlopiù indipendenti ma che si richiamano tra loro, il libro racconta degli incontri, delle visite, dei dispetti, degli scherzi, delle vendette, dei favori e dei battibecchi che giorno dopo giorno coinvolgono i due personaggi. Lo fa con una predilezione singolare per le sonorità e le rime sicché il libro sembra prendere a prestito qualcosa dalla poesia. Famelico ed infame in primo, ingenuo e colto il secondo, Lupo e Cane danno vita a dialoghi surreali e ironici da cui non scoppia mai una risata fragorosa ma che si accompagnano a un sorriso pressoché costante.

Il tono mai sguaiato ma piacevolmente ironico del testo, unito alle sfumature delicatamente buffe delle illustrazioni, propone infatti una lettura piacevole e insolita. Non sempre  semplicissima da seguire, per via di quel susseguirsi incalzante di botte e risposte che mescolano realtà e fantasia, la lettura è comunque facilitata dalle scelte tipografiche dell’editore che vanno nella direzione dell’alta leggibilità. Il font Testme e l’impaginazione ampia e non giustificata favoriscono infatti l’approccio al testo anche in caso di Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Il libro inaugura la collana leggo già di Beisler che ci si augura possa arricchirsi presto di nuovi titoli.

[edit: ottobre 2020] A partire da quest’anno, Lupo e cane , insoliti cugini alza ulteriormente il suo livello di accessibilità. Il libro inaugura, infatti, insieme al seguito Cane, lupo e il cucciolo, l’interessante progetto Leggieascolta di Beisler che prevede l’unione del testo cartaceo e del relativo audiolibro. Quest’ultimo è ascoltabile tramite l’app gratuita leggieascolta, disponibile per dispositivi Android e iOS. Inquadrando il QRcode che compare sul risguardo di copertina l’app apre infatti l’audiolibro corrispondente al volume, all’interno del quale il lettore può muoversi con grande libertà. A sua disposizione ci sono in particolare i tasti per scegliere il capitolo da leggere, per far avanzare la lettura di 60 secondi in 60 secondi, per accelerare o rallentare la velocità di lettura, per inserire dei segnalibri o stabilire un tempo dopo il quale l’audiolibro si spegna automaticamente.

Molto intuitiva nell’uso e curata nella registrazione, l’app che rende disponibile la versione audio del libro segna un passo importante nel lavoro che pian piano alcune lungimiranti case editrici stanno facendo in favore dell’accessibilità. Mettere infatti il giovane lettore nella condizione di poter accedere al testo attraverso porte diverse, che sarà lui a scegliere a seconda delle necessità personali e del momento, concorre in maniera non indifferente a rendere la lettura più agevole e dunque più piacevole.

Un segnalibro in cerca d’autore

Se una collana di libri per ragazzi funziona, perché forte di storie buone e ben raccontate, è bello pensare che lettori con età, esperienze e abilità di lettura diverse possano avervi accesso. Ecco perché l’arrivo della nuova serie proposta da Uovonero, intitolata “Vi presento Hank” e inaugurata dal volume Un segnalibro in cerca d’autore costituisce una buona notizia per chi legge e per chi la lettura la promuove. Cronologicamente successiva ma narrativamente antecedente alla fortunata serie di Hank Zipzer destinata ai lettori più esperti della scuola elementare (e perché no, della scuola media), “Vi presento Hank”si  rivolge a un pubblico leggermente più giovane proponendo le avventure del medesimo protagonista in seconda elementare. Le storie sono qui più brevi e meno articolate, oltre che stampate in formato più grande, ma mantengono la freschezza, l’ironia e l’impianto narrativo che costituiscono il vanto della serie originale. Ciò che viene mantenuto, inoltre, è l’attenzione all’alta leggibilità del testo (qui a corpo maggiore) grazie all’uso di un Verdana senza grazie e modificato nella spaziatura e nelle proporzioni e grazie a caratteristiche di impaginazione più amichevoli.

In Un segnalibro in cerca d’autore, Hank e la sua classe sono alle prese con la messa in scena di un testo scritto dall’amabile maestra  Flowers, ed Hank, in difficoltà con la lettura del copione, si vede attribuire una parte apparentemente meno impegnativa: quella del segnalibro tra le tante parti di libri. Il suo estro e la sua creatività gli torneranno utili, come spesso gli accade, per salvare una situazione critica durante lo spettacolo e per mostrare a tutti che dietro una mancanza si nascondono spesso abilità differenti. In questo senso tanto il titolo originale (Bookmarks are people too) tanto quello tradotto con un’eco pirandelliana (Un segnalibro in cerca d’autore) condensano bene l’idea che le etichette appiccicate alle persone possono fortunatamente venire capovolte e stracciate da personalità insospettabilmente talentuose.

La dislessia, qui non ancora citata ma ben riconoscibile nell’ostacolo che il protagonista vede nella lettura, trova come d’abitudine una rappresentazione realistica ma tutt’altro che didattica, offrendo lo spunto per una godibile narrazione. A questa prendono parte alcuni dei personaggi che popolano le avventure precedenti di Hank, tra cui soprattutto l’amico del cuore Frankie, il compagno prepotente Nick McKelty e l’amica Ashley, da poco trasferitasi nel palazzo. Qualcuno ancora manca invece all’appello, come il compagno sapientino Robert, e c’è da aspettarsi di incontrarlo a breve in un prossimo episodio. Le basi perché la serie possa proseguire felicemente ci sono infatti tutte e c’è da scommettere che i fedelissimi di Hank più grandicelli non resisteranno alla tentazione di dare una sbirciata ai volumi dei loro fratelli più piccoli!

Federico il pazzo

Nato a Napoli e trasferitosi al nord da piccolissimo, Angelo torna nella città natale a tredici anni insieme a sua mamma. Il trasferimento, peraltro in un quartiere periferico e difficile della città, impone al ragazzino un grande sforzo di ambientamento: non solo la città e la scuola sono nuove, ma anche la lingua, le regole, il sentire comune e gli atteggiamenti diffusi sono diversi da quelli cui era abituato. Qui ci sono strade da evitare, sguardi da evitare, persone da evitare. Ci sono regole non scritte che sanciscono chi comanda, chi ha il diritto di pestare qualcun altro o chi decide se si possa passare o meno dalle scale del palazzo. Dopo un primo smarrimento, il protagonista prende le misure con la sua nuova realtà, anche grazie alla guida di Mimmo e di Giusy: un vicino di casa più grande, buono ma assuefatto alla logica della prepotenza, e una compagna di classe molto carina, originale e combattiva. Anche grazie a loro Angelo inizia a conoscere i pericoli di certe vie, di certi banchi e di certi compagni, come Capa Gialla e la sua gang. Questo non lo risparmierà da uno scontro doloroso con il bullismo ma lo aiuterà a capire da che parte vuole stare e che essere coraggiosi non significa non avere paura o mostrarsi necessariamente sbruffoni.

I difficili mesi della terza media, di per sé già un momento piuttosto critico, diventano perciò per Angelo e il lettore  l’occasione per realizzare che ci si può nel proprio piccolo ribellare alla logica del sopruso, che ciascuno ha la sua diversità e che vale la pena conoscerla e difenderla. Emblematica, in questo, è la figura di Federico il pazzo che dà il titolo al libro. Vicino di pianerottolo e compagno di classe di Angelo, questi si chiama in realtà Francesco ma viene indicato da tutti come Federico il pazzo per quella sua strana abitudine di atteggiarsi a Federico II, del quale studia giorno e notte le vicissitudini su corposi volumi. Il suo personaggio, così fuori dagli schemi e difficile da omologare, è un inno alla libertà di essere alla propria maniera ma anche una manifestazione di insofferenza nei confronti di una realtà che vorrebbe dei “cervelli fatti in serie” (come direbbe la saggia Giusy del racconto). Ma è proprio quando più di un’insofferenza e più di una diversità si incontrano che il coraggio prende voce e le cose possono iniziare a cambiare.

Sorridente e realisticamente drammatico insieme, il libro di Patrizia Rinaldi racchiude una forza portentosa. Senza strepiti o manifesti, Federico il pazzo offre un ritratto autentico di una Napoli difficile (ben conosciuta dall’autrice)  in cui non manca però la voglia di riscatto, in cui la ristrettezza di orizzonti  non offusca del tutto barlumi di giustizia. Tutta condensata in poco più di 100 pagine c’è cioè una storia di passaggi, di diversità, di solitudini che si incontrandosi cambiano nome, di bullismo e di coraggio A completare un volume già di per sé validissimo, la stampa ad alta leggibilità e i disegni in bianco e nero di Federico Appel: mai così pertinente la prima, che nel suo piccolo difende un diritto importante come quello di tutti alla lettura; e perfettamente calzanti i secondi, che colgono e restituiscono con poetica ironia pensieri ed emozioni del narratore.

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (audio e LIS)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata di una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene  raccontata anche in Lingua Italiana dei Segni sul DVD allegato al volume che comprende anche la traccia audio del racconto e una serie di contenuti aggiuntivi come canzoni e giochi. La stessa storia è inoltre disponibile in tre versioni in simboli con tre gradi diversi di complessità (base, ridotta e semplificata) .

Lampadino e Caramella nel MagiRegno degli Zampa – La riscoperta del Natale (LIS)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – La riscoperta del Natale, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a individuare il furfante che da tempo ormai fa razzia delle provviste per l’inverno. L’impresa riesce grazie a un po’ di creatività e a un’intuizione di ispirazione natalizia che aiuterà gli stessi protagonisti a riscoprire il vero significato della festa. La storia, dall’esplicito e noto messaggio educativo (non sono i giocattoli a fare bello il Natale ma i nostri cari che ci vogliono bene), è piuttosto semplice e lineare e viene raccontata anche in Lingua Italiana dei Segni sul DVD allegato al volume. Il video-racconto vede in particolare un’interprete segnare il testo, opportunamente riportato anche in sovraimpressione, su uno sfondo costituito dalle stesse illustrazioni del cartaceo. La stessa storia è inoltre disponibile in una versione in simboli (WLS), corredata da una registrazione audio.

Lampadino e Caramella nel MagiRegno degli Zampa – La riscoperta del Natale (audio e CAA)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – La riscoperta del Natale, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a individuare il furfante che da tempo ormai fa razzia delle provviste per l’inverno. L’impresa riesce grazie a un po’ di creatività e a un’intuizione di ispirazione natalizia che aiuterà gli stessi protagonisti a riscoprire il vero significato della festa. La storia, dall’esplicito e noto messaggio educativo (non sono i giocattoli a fare bello il Natale ma i nostri cari che ci vogliono bene), è piuttosto semplice e lineare. Questo agevola senz’altro la traduzione in simboli, utili in caso di autismo e disturbi della comunicazione. Il testo così tradotto, frutto di limitati interventi, rispetta abbastanza fedelmente l’originale e si mantiene in definitiva piuttosto lungo, cosa che costituisce forse un vantaggio più per lettori con una certa dimestichezza con la CAA che per lettori inesperti. Allegato al volume si trova un CD che, oltre a disegni da colorare e canzoncine ispirate al testo, propone una versione audio del racconto utile anche in caso di dislessia. La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

L’uomo lupo in città

La penna di Michael Rosen (papà di A caccia dell’orso), si sa, è irresistibile. Bene, unitela alla matita di Chris Mould e tappatevi le orecchie: un’esplosione narrativa è senz’altro in arrivo! A provarlo è una delle novità targate Sinnos e intitolata L’uomo lupo in città: una storia brillante e paurosamente divertente, adatta a lettori inesperti ma con coraggio e risate da vendere.

Protagonista è un temibile lupo mannaro fuggito dalla sua gabbia (come mostra un eloquentissimo cartello svolazzante che recita, per l’appunto, “Attenti al lupo”) che si aggira per la città ruggendo e urlando. Il panico si dissemina rapidamente non solo tra i comuni cittadini ma anche tra le equipaggiatissime forze dell’ordine sicché il tozzo primo ministro (dalla peraltro sorprendente somiglianza con una vecchia conoscenza della politica italiana!)si trova a fronteggiarlo vis-à-vis. E proprio quando il mostro attraversa il vialetto di casa, sale le scale, bussa alla porta e si affaccia alla buca delle lettere in un climax di brividi e fremiti, l’autore dà spazio a un insospettabile e irresistibile colpo di scena di sicuro successo tra i piccoli.

Stampato ad alta leggibilità, grazie ad un’impaginazione più ariosa e a un font maiuscolo più amichevole anche in caso di dislessia, L’uomo lupo in città si inserisce nella validissima collana Leggimi prima di Sinnos, offrendo un’occasione di lettura non solo accessibile anche a lettori inesperti, riluttanti o con qualche difficoltà ma anche estremamente funzionale e funzionante per una condivisione ad alta voce. Il testo conciso, il racconto in presa diretta, il ricorso a meccanismi di ripetizione e interrogazione e il connubio con illustrazioni buffe e capaci di animare un intero mondo narrativo con 5 soli colori si prestano infatti a garantire piccoli successi di lettura ad alta voce.

Gara di guai

Chi è il preferito della mamma? L’interrogativo che attanaglia Isa, Teo e Luca non è forse estraneo a molti potenziali lettori di Gara di guai. Quel che forse è loro un po’ meno familiare  è il sistema che i tre fratelli, protagonisti del libro di Gilles Abier, adottano per trovare una risposta definitiva al quesito. Convinti che l’unico modo per conoscere i reali sentimenti della mamma sia testare le sue reazioni di fronte a situazioni irritanti, i tre si danno un gran da fare per combinare dei disastri. Quel che ne deriva è un crescendo di succhi versati, piatti rotti, cappotti impiastricciati e fiori strappati, ispirato in buona fede dall’idea che il fine giustifichi i mezzi. Non c’è cattiveria o monelleria, infatti, nel comportamento dei tre bambini ma piuttosto l’appassionato e quasi scientifico tentativo di trovare una risposta a una domanda tanto assillante.

Leggero, nell’affrontare un punto interrogativo tanto radicato nell’infanzia, Gara di guai si conclude con una risposta materna solo parzialmente attesa, in cui la dolcezza la fa da padrona. Un metafora articolata da pasticceri professionisti chiude perciò un volumetto che si fa leggere senza grosse difficoltà e che unisce a un racconto poco impegnativo una scrittura cadenzata e agevole da seguire e un font ad alta leggibilità. Come negli altri libri della bella collana leggimi a colori, le illustrazioni spiritose e accattivanti offrono un appoggio supplementare ai lettori riluttanti.  

Allora, litighiamo?

Un buffo e convincente catalogo delle zuffe: questo è prima di tutto Allora, litighiamo?, uno dei nuovi titoli in catalogo per Sinnos nell’azzeccatissima collana leggimi a colori. Andrea, il protagonista, elenca infatti con perizia e dovizia di particolari le diverse tipologie di risse – dalle frittole alle superspinte – non mancando di accennare alle incomprensibili reazioni che suscitano in una vasta gamma di adulti: maestri, bidelli, genitori propri e genitori altrui.

Il suo è un appassionato racconto di vita e insieme un originale esperimento enciclopedico nel quale esuberanza e agitazione non significano necessariamente violenza e ostilità. Il libro offre insomma un punto di vista insolito e decisamente children-friendly su rotoloni, mani alzate e bernoccoli ma anche un minuscolo spaccato di vita scolastica che accende irresistibili sorrisi.

La collana di cui fa parte Allora, litighiamo? unisce l’appeal delle illustrazioni a colori all’accessibilità dei testi (stampati ad alta leggibilità). Accattivanti e snelli, pratici e divertenti, i libri che la compongono si mostrano amichevoli, nella forma come nel contenuto, lanciando davvero un amo stuzzicante anche a quei lettori poco affamati di letture.

Le parole giuste

Non è che a scuola, Emma, vada proprio forte. La dislessia, a lungo non riconosciuta, le causa un sacco di impicci sicché la pagella è un vero disastro. La popolarità, dal canto suo, segue a ruota soprattutto dopo che la protagonista fa a botte con Anna Clara e che gli insegnanti decidono di inserirla nel gruppi RPS – Recupero, Potenziamento, Sostegno. A completare il quadro manca solo una famiglia molto unita ma in un momento critico dovuto alla necessità di trapianto di reni del padre e della scelta della madre di fare da donatrice.

Voilà. Si capisce bene perché il mondo reale ed emotivo di Emma appaia scosso come un frappé e perché la dodicenne si ostini a cercare segni del destino, appigli e rassicurazioni in tutto ciò che le capita a tiro: le risposte della palla numero 8, il numero di macchine rosse incontrate, la velocità di discesa delle gocce sul vetro. Fino a quando segni, appigli e rassicurazioni non iniziano ad arrivare da persone in carne ed ossa che poco hanno in comune se non la capacità e il merito di trovare le parole giuste al momento giusto. In primis Alessandra, l’insegnante fuori dagli schemi che gestisce con tenacia e passione il gruppo RPS senza tirarsi indietro quando una richiesta di aiuto supplementare, psicologico o di ascolto, viene lanciata, urlata o sussurrata dai ragazzi. Ma anche Mathias, l’amico che insegna a trovare il lato buono delle sorprese e a scoprire l’importanza di condividere dolori e difficoltà ma anche risate e momenti spensierati. E poi, in ordine sparso, il papà, la mamma e la nonna che a scoppio ritardato e forse spinti (meno male!) dalle circostanze trovano la forza di dire quel che da molto tempo c’era da dire.

Ecco, passando attraverso un momento buio fatto di timori familiari, fallimenti scolastici e amicizie che si rompono, il racconto lungo testimonia una piccola rinascita, un puzzle che si ricompone, una frase che prende senso se ascoltata nella maniera più adatta. Con voce chiara e misurata tra tanti romanzi inutilmente roboanti, quello di Silvia Vecchini si candida a diventare uno dei libri-porta citati dalla professoressa Alessandra: quei libri che spalancano sguardi su mondi vicini o distanti, regalando al lettore che li incontra le parole – quelle giuste – per raccontarli e sentirli propri.

Sfida al buio

Carlo ed Eric sono da poco compagni di classe. Arrogante e iperprotetto il primo, studioso e diligente il secondo, i due non si sopportano e finiscono, un giorno come tanti, a fare a pungi nel bagno della scuola. La preside potrebbe sospenderli o cacciarli ma sceglie invece di ricorrere a una punizione inusitata: i ragazzi vengono invitati a partecipare agli allenamenti della squadra locale di torball: uno sport in cui, senza vedere, si vince segnando delle reti alla squadra avversaria.

Idea azzeccatissima, se si considera che la competizione non prevede l’uso della vista e che i ragazzi sono entrambi ciechi. Eric lo è dalla nascita e ha da tempo imparato a sfruttare al meglio gli altri sensi e a venire a patti con la sua condizione. Anche i suoi genitori mostrano un’abitudine e un rispetto per il figlio, così come per le sue difficoltà e le sue risorse. Carlo, invece, è diventato cieco a causa di un brutto incidente stradale. Per questo fatica di più a riconoscersi nei suoi nuovi panni, a trovare risorse alternative dentro di sé e a prendere le misure con una realtà che esiste solo al tatto. Lo stesso vale per i suoi genitori che, tra sensi di colpa e preoccupazioni esagerate contribuiscono a nutrire l’atteggiamento scontroso del figlio.

Sarà proprio il torball, sport poco noto ma molto praticato dai non vedenti, a portare i protagonisti a un punto di incontro e di svolta. Si badi bene: non che lo sport faccia miracoli trasformando Eric e Carlo in amici per la pelle, ma il fatto di avere un obiettivo comune e di dover fare squadra per raggiungerlo aiuta i ragazzi cosa ad avvicinarsi, riconoscersi e rispettarsi. Dopo le prime perplessità e i primi goffi allenamenti, i due ci prendono gusto e trovano nella partita amichevole d’esordio contro gli Scorpioni l’occasione ideale per dimostrare a sé stessi e agli altri le risorse inattese che la disabilità non condiziona.

Il libro di Luca Blengino ha proprio il merito di mostrare come si possa essere disabili, ciechi in particolare, e amare ciò che ama un qualunque adolescente: lo sport, le attenzioni, il sostegno familiare, le uscite con un amico o con una ragazza. E anche come si possa essere disabili e al contempo sensibili, attenti, solidali ma pure secchioni, arroganti, litigiosi o prepotenti. Perché il mito dei disabili dalla personalità piatta e perlopiù accondiscendente ha fatto ormai il suo tempo e c’è bisogno di storie come questa che lo raccontino in modo appassionato.

La mia Nina

Tommy e Nina sono fratelli: lui è più piccolo ma è più svelto, più responsabile e sa fare molte cose meglio di lei. Nina ha la sindrome di Down e Tommy, malgrado le voglia molto bene, non riesce a capacitarsi della sua diversità. Così fa domande su domande, mette alla prova la sorella, cerca di inculcarle nozioni complesse e si lamenta del fatto che le si facciano molte più concessioni. Fino a quando non si rende conto che alcune cose non hanno una causa da capire ma soltanto degli effetti da accettare. Sarà quello il momento in cui l’enorme affetto per Nina diventerà davvero incondizionato e sereno, al punto da far fare a Tommy una piccola follia per assecondare la passione della sorella per i treni.

 

Sebbene l’intento pedagogico e, in particolare, l’idea che tutti abbiamo abilità diverse, vengano sbandierati con un’insistenza forse troppo marcata, il libro ha il merito di partire da una fratellanza tutt’altro che scontata e dalle legittime domande infantili che una disabilità in famiglia porta con sé. I molti episodi di vita quotidiana raccontati – dalla scuola alla vacanza, dall’ora di cena alla gita in stazione – diventano così la trama sottesa a un instancabile interrogarsi sul “dove inizia l’uguale e dove finisce il diverso”.

Pino volpino trova un amico

Se si accetta di incappare in personaggi che portano impunemente i nomi di Gina Porcellina e Nino Ponino, si può pensare di avventurarsi tra le pagine di Pino Volpino trova un amico. Il libro, che fa parte della recente collana Leggere è giocare messa a punto dalla Emme edizioni, racconta di una volpe che trova sull’uscio di casa un pony e che, portandolo con sé, si trova ad affrontare un disastro dietro l’altro. Il tutto finché proprio quel maldestro e irrequieto animale non finisce per salvare la vita al protagonista, caduto accidentalmente in un burrone.

Il libro strizza l’occhio al lettore inesperto con una storia zeppa di guai, delle illustrazioni spiritose, una grafica ad alta leggibilità e un mix di testo, immagini e giochi ispirati al racconto. Come negli altri volumi della collana, anche qui parole da completare, disegni identici da individuare e percorsi da ricostruire sono disseminati con frequenza tra le pagine, ispirati alla teoria secondo cui una lettura ludica possa rivelarsi più fruttuosa.

Mamma e papà oggi sposi

Lo spirito poetico e fantasioso di Beniamino, personaggio uscito dalla penna leggera e pensosa di Vincent Cuvellier, è noto ai fedelissimi della collana Zoom di Biancoenero. Già ritratto durante insolite gite in compagnia dell’autista di pullmino o divertenti micro-avventure scolastiche, Beniamino partecipa qui alle nozze dei suoi genitori, insolitamente celebrate quando la sua è l’età di un ragazzetto fatto e finito.

Attraverso il suo sguardo acuto e sognante, assistiamo ai momenti intensi e intimi che precedono e seguono la cerimonia, saggiamo accenni di storie personali di cui gli invitati si fanno dono, ci avviciniamo a personaggi di contorno che ritraggono a dovere pregi e difetti di un’intera società. Nel corso di una narrazione piacevole e sorridente trovano così posto, in una maniera che è proprio tipica dell’autore francese, temi caldi come la discriminazione sessuale (suggerita dal ruolo di un sindaco donna), razziale (ispirata dalla presenza di un prete nero) ed etnica (servita insieme a un bel piatto nuziale di tajine di pollo con le prugne).

Lo stile lieve di Cuvellier è d’altra parte funzionale anche a incentivare la lettura tra i giovanissimi riluttanti. Ecco perché Mamma e papà oggi sposi va a nozze – è proprio il caso di dirlo – con i criteri di alta leggibilità secondo i quali è stampato e trova degnamente posto all’interno di una collana ben pensata per avvicinare alla lettura anche i ragazzi che si sentono meno portati o che sperimentano maggiori difficoltà legate alla dislessia.

Occhio a Marta!

Andrea è un ragazzino di 13 anni che si porta appresso tutto il carico di dubbi, interrogativi, scoperte, desideri e timori tipici della sua età. Nel passaggio dalla terza media alla prima liceo viene fotografato minuziosamente dalla penna di Daniela Valente che ne registra i pensieri e le emozioni. Occhio a Marta! è dunque una sorta di diario che racconta la crescita in un momento tanto delicato quale l’adolescenza.

Ma chi è questa Marta che fa capolino fin dal titolo? Marta è un’amica di Andrea, nata il suo stesso giorno due anni prima e figlia di un’mica stretta di sua mamma. Marta ha dunque 15 anni ma ne dimostra solo cinque, a volte tre. Capisce tutto ma non sa parlare bene, va a scuola come gli altri ma non fa i loro stessi esercizi, ama la compagnia dei compagni ma difficilmente viene persa di vista dai genitori. Marta è un’amica “con il silenzio in testa”, un’amica che cresce accanto ad Andrea ma con un ritmo tutto suo e seguendo un binario che porta altrove. L’affetto che Andrea prova nei suoi confronti è disinteressato e sincero e, man mano che gli anni passano, si modifica nelle manifestazioni pur non cambiando nell’essenza. Tra le riflessioni e la giornate di Andrea, Marta fa ogni tanto la sua comparsa stimolando il protagonista a interrogarsi ancora più a fondo su cosa significhi crescere e su cosa ci renda uguali e diversi dagli altri.

Il libro è tutto incentrato sulle piccole esperienze quotidiane che coinvolgono il protagonista: dalla gita scolastica al rapporto con il fratellino, dalle vacanze alla prima cotta, dai compiti ai pomeriggi di svago dopo la scuola. Non c’è dunque una trama articolata ma piuttosto una scelta narrativa pacata e pensosa in cui la disabilità è ben presente pur senza monopolizzare il racconto. La penna adulta si riconosce senz’altro da alcune considerazioni molto mature e da qualche insegnamento disseminato qua e là, avvolto in un continuum di pensieri in cui la bellezza e la criticità dei primi anni di scuola superiore emergono con forza.

Babbo Natale: operazione clima

Cosa succede se gli effetti del surriscaldamento globale arrivano fino in Lapponia, tra le renne e le attività di Babbo Natale? Che doni, letterine, vigilie e spirito natalizio rischiano davvero di andare a frasi friggere! Serve un’azione d’impatto e risolutiva…

Ecco allora che entra in campo Marlene, giornalista tenace e attenta alle tematiche ambientali che raccoglie un’esclusiva intervista al più celebre dei Babbi lanciando alla popolazione mondiale  un monito importante sulle regole quotidiane da seguire per salvare il pianeta. Così, iniziando a spegnere le luci quando non sono necessarie, a ridurre l’uso di condizionatori e caloriferi, a usare lampadine a basso consumo e a ricorrere a pile ricaricabili, i bambini di tutto il mondo contribuiscono a far tornare le nubi al Polo nord e a salvare il clima natalizio, nel senso più letterale del termine!

La storia ecologia scritta da Carolina D’Angelo e illustrata da Umberto Mischi, lancia un messaggio importante sul ruolo che ciascuno di noi gioca nel rispetto del nostro pianeta. Nonostante gli insegnamenti spicci su cui il libro insiste molto, lo stile snello, l’ironia dell’elfo Pete e la stampa ad alta leggibilità difendono efficacemente la piacevolezza e la leggerezza del racconto.

Operazione braccialetto

“Mi lasciate fare il mio mestiere o avete deciso di fare voi le indagini?”. A chiederlo è il papà di Dario e Anna, che di mestiere fa il poliziotto e che non vorrebbe impicci per risolvere in pace il caso del braccialetto rubato in casa Colonna. Manco a dirlo, i due figli e i loro tre amici del palazzo non colgono la retorica della domanda e si buttano a capofitto nella risoluzione del mistero. Organizzatissimi e ben assortiti, i ragazzini danno il via a indagini ufficiose. C’è chi pedina la sospettata numero uno – Irina la babysitter -, chi cerca indizi sul luogo del furto e c’è chi mette a punto congegni sofisticati. E va a finire che il gioco di squadra premia, riservando alla banda una soddisfazione degna a dei migliori detective.

Un racconto snello e avvincente, un gruppo di amici affiatati e intraprendenti e un mistero piccolo e stuzzicante: Operazione braccialetto dosa bene buoni ingredienti per fare della lettura un’esperienza piacevole anche per chi non ha molta dimestichezza con i libri o sperimenta difficoltà legate alla lettura. E c’è da scommettere che nuove avventure della banda di detective siano lì lì per arrivare…

Il mio amico trasformista

Andare a trovare un amico per giocare insieme e ritrovarsi ad assumere sembianze animali  in giro per casa inseguendo una pestifera sorellina. Niente male come svolta per un tranquillo sabato mattina! È quel che accade a Mike quando scopre che il suo amico Alex, così come sua sorella Julia, sono in realtà degli Ziff-prong: individui capaci di trasformarsi in mammiferi, pesci o insetti in un batter d’occhio. Quella dei due amici diventa una ricerca incalzante della piccola di casa nel forsennato tentativo di convincerla a tornare umana prima del ritorno della mamma.

Il mio amico trasformista si fa leggere con gusto e con facilità, anche grazie al supporto ben studiato di illustrazioni colorate e frequenti. Prima fra tutte quella del buffo elefante rosa in cui si trasforma l’impertinente Julia che riporta piacevolmente i ricordi alle bestie rosa e blu del mitico duello tra Maga Magò e Mago Merlino.

Il libro fa parte della nuova collana di Sinnos Leggimi 6-8 anni che associa i criteri di alta leggibilità a storie piacevoli e brevi adatte a giovanissimi lettori in erba, alle prese con le prime letture autonome.

Hank Zipzer e i calzini portafortuna

E siamo a quattro. Se le avventure di Hank Zipzer alle prese con cascate in miniatura, pagelle tritate e iguane in procinto di figliare non hanno esaurito la vostra fame di storie spassose, ecco che il felice personaggio creato da Henry Winkler e Lin Oliver è pronto a scendere in pista con un nuovo episodio tutto da gustare. Preparatevi a un racconto in cui competizione, spiriti guida e calzini rossi con ricamate scimmie rosa si mescolano in maniera imprevedibile.

Nella scuola di Hank, si avvicinano infatti le famigerate Olimpiadi che ogni anno vedono gli allievi  sfidarsi a suon di partite di baseball, quesiti cervellotici e insolite prove di igiene. Per il protagonista è l’occasione di realizzare un sogno, sbaragliando la concorrenza come battitore di baseball. Ma come fare se il segreto dei suoi lanci sta in un paio di calzini portafortuna che anche sua sorella Emily vuole indossare proprio il giorno della gara? Hank dovrà ricorrere a forze e rinforzi alternativi che tutto hanno a che vedere tranne che con la scaramanzia e la superstizione. Avrà bisogno, cioè, del sostegno e della fiducia di Ashley – prima allenatrice femmina della scuola -, della motivazione e delle piccole accortezze di Frankie – l’amico che conosce le sue piccole debolezze e sa come minimizzarle -, delle soluzioni geniali di papà Pete – il presentissimo nonno che crede in lui fin dall’inizio – e dell’affetto, talvolta dissimulato ma sempre vivo, del resto della famiglia. Senza dimenticare il coraggio di mettersi in gioco e – non ultimi – la conoscenza e il rispetto dei propri limiti che solo Hank può tirare fuori. Non è da tutti, infatti, saper riconoscere quando lanciare la palla decisiva e quando, invece, è meglio lasciare campo a chi sa afferrare un tiro meglio di noi.

Hank Zipzer e i calzini portafortuna, come i precedenti volumi della serie, è stampato secondo criteri di alta leggibilità che agevolano la lettura anche in caso di dislessia, da cui è peraltro è colpito anche lo stesso Hank. Nominata senza timore e raccontata senza monopolizzare l’attenzione del lettore, la dislessia emerge nei fatti narrativi piuttosto che in noiose spiegazioni: e questo fa della serie di Uovonero una meritevole proposta nel panorama editoriale attento a queste tematiche. Non solo: l’esistenza stessa di una serie diventa qui funzionale alla conoscenza e all’approfondimento dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento dal momento che di episodio in episodio gli autori si preoccupano di metterne in luce aspetti diversi e progressivi. Così, dal riconoscimento delle difficoltà alla diagnosi, passando attraverso il confronto con gli insegnanti, si accenna qui all’utilizzo di strumenti compensativi, come le registrazioni audio dei testi da studiare, contribuendo indirettamente a facilitarne l’accettazione anche da parte dei lettori dislessici.

Roby che sa volare

Spalancare le braccia, scivolare nell’aria e farsi trasportare lontano. In una parola: volare. Roby lo fa spesso. A casa, a scuola, per strada, al supermercato: il bambino ascolta il richiamo del vento e si stacca dalla realtà con la leggerezza di un uccello. Ma questo suo modo di librarsi lontano dalle cose e dalle persone di tutti i giorni non piace granché a chi gli sta intorno perché finisce per causare disastri, perché lo fa apparire strambo o perché lo fa distrarre più di quanto non sia concesso. Succede perciò che i compagni di scuola lo sbeffeggino, che il preside lo sgridi o che la supplente lo faccia controllare a vista dal bidello per evitare guai.

Tutte energie sprecate. Il vento non si fa imbrigliare da chi pone insensati divieti o da chi, semplicemente, non ne coglie il sussurro. Così Roby continua a prendere il volo, sotto gli occhi preoccupati e pazienti della mamma. Fino a che  una figura sensibile e attenta come quella della maestra Serena – dal nome più che mai eloquente – non offre al bambino le redini con le quali cavalcare il vento senza farsi trasportare via al galoppo, sfrenatamente. Quelle redini non sono altro che delle storie: quelle che il vento suggerisce, quelle che i mondi immaginari offrono e quelle che i viaggiatori con la testa tra le nuvole possono condividere con chi li circonda al ritorno dalle loro avventure.

Nella storia di Roby si legge la diversità di tanti bambini iperattivi o con disturbi dell’attenzione e l’importanza di dare un senso alle loro cavalcate in mondi distanti e distratti. L’autore, Gabriele Clima, racconta come in punta di voce una realtà così delicata e di cui ancora si parla molto poco, accompagnato da sparute e malinconiche illustrazioni di Cristiana Cerretti. Ne nasce un libro che, pur non nascondendo del tutto il suo intento di “parlare di…”, sa sussurrare con garbo e fantasia alle orecchie dei lettori.

Come diventare favolosamente ricchi

Chi (come noi) ha divorato con gusto Come mangiare vermi fritti non può che accogliere con il sorriso il nuovo romanzo di Thomas Rockwell, pubblicato ad alta leggibilità da Biancoenero. In Come diventare favolosamente ricchi tornano infatti in scena Billy, Tom, Alan e Joe, alle prese con una nuova scommessa, una vincita milionaria e tanti dubbi su come investire un bel gruzzolo.

Billy gioca alla lotteria (malgrado il divieto) e si cucca 410.000 dollari grazie a una serie di numeri fortunati suggeriti dall’inconsapevole sorellina. Le cose, tuttavia, non vanno favolosamente come aveva immaginato: nessun privilegio a scuola, nessun motoscafo per schizzare sul lago e nessuna parata in suo onore per la città. Al contrario, tra lui e i suoi amici si insinua la zizzania della cupidigia, scatenando litigi che coinvolgono genitori, fratelli e persino avvocati di famiglia. Sarà l’arte del compromesso e un ritrovato senso delle priorità a portare i ragazzi a un “ricco” lieto fine. 

In linea con l’avventura precedente, Come diventare favolosamente ricchi dipinge una vicenda al contempo eccezionale ma semplice, in cui i pensieri, i sentimenti e le inclinazioni dei ragazzini protagonisti hanno un sapore autentico nonostante lo sfondo di 30 anni fa. Certo, la storia dei vermi fritti ha dalla sua un appeal del tutto unico, ma anche qui Thomas Rockwell sa divertire e solleticare la fantasia con uno stile snello e spiritoso: una marcia in più non da poco per incentivare giovani lettori riluttanti o in difficoltà a tuffarsi a capofitto nel mare della lettura.

Da Mary taglio e piega

Solo chi ha capelli ribelli può davvero capire il tormento di Mary che, stufa di avere in testa una chioma imbizzarrita, decide di dare in autonomia un taglio (nel senso più letterale del termine!) al suo problema tricologico.

L’auto-acconciatura della riccioluta protagonista di Da Mary taglio e piega non è che l’inizio di una serie di guai ma anche di amicizie inattese, come quella con Colin Rochfort, il bambino a cui cola sempre il naso e che a sorpresa si rivela affidabile e degno di una chance, anche da parte di una tipa tosta come la protagonista. Intraprendente e creativa, Mary è davvero un personaggio rock&roll che non solo si rapa la testa in barba alle decisioni dei genitori ma si fa anche portavoce di tutte quelle bambine che da tempo hanno rinunciato agli stereotipi principeschi per giocare a “Barbie salva la terra dal buco dell’ozono “ e “Barbie vince il titolo mondiale di Boxe”!.

Da Mary taglio e piega è pubblicato da Sinnos in un formato piccolo, pratico e maneggevole che sembra fatto apposta per contenere storie irresistibili come questa, da sbocconcellare dove capita. Il libro inaugura la collana Leggimi! A colori che mantiene i criteri di alta
leggibilità già sperimentati dalla casa editrice e li unisce a storie buffe, colorate e adatte a un pubblico di lettori alle prime armi.

Pazzesco

Avere amici entusiasti, sentir loro raccontare storie incredibili, partecipare a feste di compleanno memorabili e… sentirsi terribilmente noioso. Questo è, né più né meno, il cruccio di Paolo, ragazzo timido e dalla vita riservata che trova insulso tutto ciò che lo riguarda: sua mamma non cucina cibi oltremodo immangiabili, sua nonna non è una creatura orrenda coperta di peli, il suo gatto non puzza a dismisura, insomma nulla nella sua vita ha la benché minima traccia di assurdità, tale da essere raccontata con gusto.

Ecco perché Paolo se ne sta sempre zitto e non rivela mai niente di sé. Ma quando, costretto dalla mamma a dare una festa, fa conoscere agli amici il bizzarro inquilino di casa, ecco che tutto cambia… Pazzesco non è dunque solo il titolo del libro di Hilary McKay ma è anche e soprattutto potersi scoprire ammirati dai compagni, vedere in una luce nuova la propria quotidianità, tenersi saldi degli amici che sanno accettare un modo di essere fuori dal comune.

Pubblicato ad alta leggibilità dalla Sinnos, Pazzesco racconta la goliardia dell’amicizia tra maschi ma anche la difficoltà di sentirsi diversi. E lo fa con uno stile fresco e invitante che contribuisce seriamente ad alleggerire la lettura.

Scappiamo!

La piccola saga di disavventura scolastiche e domestiche firmate da Vincent Cuvellier non si arresta. E meno male! I brevi racconti del bravissimo autore francese offrono infatti piacevoli passeggiate letterarie, poco impegnative ma piene di gusto. Come i precedenti, anche Scappiamo!  fotografa piccoli eventi quotidiani di poco valore, trasformandoli nello spunto per allargare l’obiettivo, seguire le reazioni e le relazioni che essi innescano e toccare di sfuggita (ma non troppo) temi belli corposi.

Qui si legge in particolare di Beniamino che, obbligato dalla maestra a portare i compiti all’incidentato Gustavo, si trova a costretto a interagire con il compagno. E ciò che scopre è che quel bambino che tutti – lui compreso – prendono in giro perché “ha una testa da vecchio, un nome da vecchio, vestiti da vecchio”, condivide con lui una situazione familiare “particolare”. Giorno dopo giorno, visita dopo visita, i due iniziano a entrare in un’inattesa confidenza fino a una liberatoria fuga dalla finestra di casa…

Sullo sfondo ma con grande lucidità, trovano spazio i temi caldi della separazione tra genitori, della sofferenza che essa si porta appresso e della consapevolezza, talvolta inaspettata, che i bambini maturano in merito. Vincent Cuvellier sceglie di raccontare così una situazione tanto diffusa e tanto complessa, trovando il giusto equilibrio tra la schiettezza dei sentimenti e la leggerezza della narrazione.

Io ti faccio amico

Tre racconti di diversità che spaziano dall’autismo alla dislessia, dal colore della pelle alla distrofia muscolare. Ferdinando Albertazzi si accosta con garbo al tema della differenza, attraverso tre narrazioni brevi e ricche di immagini: non solo quelle delicatissime di Sophie Fatus (purtroppo in bianco e nero) che popolano e variegano le pagine, ma anche quelle linguistiche che l’autore sparge generosamente lungo tutto il testo.

Le storie raccontate sono quelle di Carlotta, che scopre i pregi di quel bambino taciturno, strano e dalla postura ciondolante di nome Luca; di Ludovico, che impara a riconoscere nella sorellina adottata un autentico tesoro di famiglia; e di Betta, che trova nella vicina di casa un’amica capace di superare la diffidenza per la sua malattia. Ecco, a unire tutte queste storie c’è una comune attenzione ai pregiudizi prima e alle emozioni poi, in un percorso condiviso che vede nella positiva curiosità la chiave di volta di relazioni difficili, talvolta insperate.

Malgrado il ricorso a cliché che vogliono a tutti i costi rendere positiva la diversità (vedi l’autismo come condizione che implica un’intelligenza superiore alla Rainman) il libro sottolinea in modo molto efficace l’importanza di puntare sulle risorse presenti nell’handicap per aprire possibilità di interazione preziose. Mettendo inoltre a confronto diversità dal peso e dalla consistenza differenti, esso invita a cogliere l’estrema relatività che caratterizza i problemi di ogni essere umano.

Il mostro dei budini

Può un budino scatenare gli incubi più paurosi? Dal racconto di Mara Dompé si direbbe proprio di sì! A farla da padrone tra queste pagine è, infatti, il famigerato mostro dei budini: una creatura misteriosa, dalle fattezze di donna robusta e sorridente, che a tradimento e con un solo sguardo trasforma avventati bambini in budini variegati: alla vaniglia se biondi, alla fragola se lentigginosi, al cioccolato tutti gli altri.

Annalisa è abbastanza certa che tutto ciò accada realmente e per questo i suoi sonni sono agitati e le sue merende tormentate, soprattutto se seguite a ruota dalla sospetta scomparsa di compagni di giochi, come quella di “Giuseppe, detto Peppe, detto Pepsi”. Possibile che sia stato davvero tramutato in dessert e divorato a cucchiaiate?

La bambina cerca di scoprirlo durante il suo soggiorno estivo dalla nonna, regina di manicaretti casalinghi e prelibatezze da forno. Un delizioso profumino di dolce permea così l’intera lettura de Il mostro dei budini, esaltandone la semplice genuinità.

Storie con la CAA 3

Tre storie di amicizia, a loro modo originali, sono al centro dell’ultimo volume in simboli pubblicato da Erickson. Con la talpa Clotilde alla ricerca del coniglio Filippo, con Clarabella che apre la sua casa splendente alle altre goccioline e con la meteora Lucilla che arriva puntuale all’appuntamento con i terrestri grazie all’aiuto di Vecchio Pietrone, Storie con la CAA 3 celebra il valore della relazione umana, del reciproco aiuto e dell’affetto: temi di particolare delicatezza soprattutto ma non solo per i bambini con disturbi dello spettro autistico.

Destinatari privilegiati di questo lavoro, i bambini con esigenze comunicative speciali possono trovare nel libro spunti narrativi più complessi rispetto ai due precedenti volumi della collana, grazie a testi più ampiamente strutturati e felicemente supportati dalla scelta di un sistema simbolico meno intuitivo ma più articolato quale quello dei WLS (Widgit Literacy Symbols).

Contraddistinto da un formato insolitamente ampio, da illustrazioni dal sapore casalingo e da storie dalla struttura piuttosto, il volume lascia trasparire un’origine artigianale ma curata. I tre racconti nascono, non a caso, all’interno dell’iniziativa “Leggere diversamente” della biblioteca civica di Brugherio che ha visto coinvolte e integrate professionalità diverse di ambito soprattutto educativo e riabilitativo. D’altro canto, proprio questa peculiarità garantisce al volume un particolare rigore nell’utilizzo dei simboli e un elevato grado di rispetto nei confronti delle esigenze di lettura dei bambini con difficoltà comunicative.

Attacco a Gattaka

Atmosfera da spionaggio e protagonisti insoliti rendono il primo impatto con Attacco a Gattaka non poco straniante. Senza fronzoli e convenevoli si viene in effetti gettati nel centro operativo dal quale la squadra dei Servizi Segreti Felini monitora la situazione in città, fiuta un assalto canino e prepara la controffensiva. Non c’è quasi il tempo di ambientarsi che l’azione entra nel vivo, costringendo L’Agente Sharp – soriano esperto di codice segreti – e Rufus MacCoy – alto ufficiale di razza Maine Coon – a guidare lo loro squadra contro il perfido Karlos Gnam, carlino fuggito di prigione.

L’annosa lotta tra cani e gatti prende qui una piega quantomeno inconsueta, acquisendo tutti i connotati di una battaglia sofisticata tra popoli rivali, nella quale tregue, fughe, alleanze e soffiate sono all’ordine del giorno. Il risultato è un racconto non troppo complesso ma avvincente.  Dal canto loro, poi, le illustrazioni di Sara Gavioli rendono bene l’idea bizzarra che sta alla base della storia e ne accompagnano la lettura, intervallando e arricchendo sovente il testo.

Teneré

Quando si trova un amico vero si è disposti a fare di tutto per aiutarlo, anche infrangere qualche regola o sacrificare i propri capricci per il suo bene. È proprio quello che capita a Matteo quando, durante una vacanza in Tunisia, entra rocambolescamente in contatto con un cucciolo di fennec, piccola volpe del deserto.

L’intesa tra i due scatta istantaneamente e il bambino non esita a coprire la fuga dell’animale dallo zoo, anche di fronte alle prime remore dei genitori e alle minacciose insistenze del direttore. Abituato a vivere dentro una gabbia, la bestiola desidera più di ogni altra cosa conoscere “la sabbia morbida e accogliente” del deserto e “correre alla luce della luna” con i suoi simili. Il bambino, sensibile e attento bisogni degli animali, si fa travolgere dall’impresa dell’amico fino ad accompagnarlo sulla strada di casa.

Stampato ad alta leggibilità e dunque accessibile anche in caso di dislessia, Teneré propone una storia delicata e intensa di amicizia, di responsabilità e di coraggio. Senza ostentare pretese moralistiche, sa parlare di rispetto della libertà, di soprusi e di pregiudizi, trovando nell’atmosfera misteriosa del deserto la più affascinante delle cornici.

La strega più cattiva del mondo

Kaye Umansky è nota al pubblico dei giovani lettori per la sua passione per le streghe – indimenticabile Puzzy, la strega sudiciona – e per le fiabe classiche rivisitate. Ecco, La strega più cattiva del mondo mette insieme entrambe le predilezioni dell’autrice. Raccontando la storia di Malumore e del modo in cui ha vinto il concorso di perfidia per fattucchiere, il libro reinventa la fiaba di Hansel e Gretel con un tocco personale, insieme ironico e ottimista.

Decisa a vincere il premio di malvagità, Malumore prepara una trappola per ingenui bambini, con l’obiettivo di imprigionarli e far loro qualcosa di estremamente crudele. Travolta però dalla simpatia per le sue due prime vittime, attratte nel bosco dalla casetta di dolciumi, la strega finisce per rimpiazzare il suo piano diabolico con una messinscena bell’e buona, adatta a salvare premio e affetti.

Si riconosce nel racconto lo stile umoristico e vivace dell’autrice inglese che si presta particolarmente bene ad animare storie ad alta leggibilità. Non solo gli accorgimenti tipografici, infatti, ma anche la storia divertente e la narrazione semplice e ben scandita contribuiscono ad avvicinare alla lettura anche chi sperimenta maggiori difficoltà dovute alla dislessia. Tanto di cappello, dunque, all’editrice Sinnos per aver colto questa predisposizione naturale del racconto, inserendola di diritto nel suo catalogo in carattere Leggimi!.

Spia

La merenda rubata al compagno di classe è uno dei più diffusi cliché sul bullismo, almeno a livello letterario. In Spia, l’autrice Maria Dompé lo riprende e gli infonde energia nuova, scegliendo il punto di vista del bullo e attribuendo questo ruolo a una figure femminile. È infatti Marta a importunare ogni giorno Riccardo per avere il suo spuntino ed è proprio lei a raccontare al lettore come da una merendina rubata sia potuta nascere un’amicizia.

Perché questo, in effetti, accade. Complice uno scambio di spesa al supermercato e una convergenza di interessi lavorativi tra i genitori, Marta e Riccardo finiscono loro malgrado per avvicinarsi. Prepotente, discola e cresciuta da una mamma ipersalutista, lei; riservato, demodé e autorizzato dal papà a mangiare schifezze, lui, i due protagonisti promettono tutto tranne che una simpatia reciproca. Eppure, una serie incalzante di misfatti li porta a conoscersi, scontrarsi, perdonarsi, fraintendersi e riavvicinarsi, consolidando un’amicizia provvista di tutti gli alti e i bassi di rito.

Il libro è proposto dalla casa editrice Biancoenero all’interno della collana Zoom i cui accorgimenti tipografici (carattere specifico per dislessia, spaziatura maggiore, testo non giustificato, carta color crema) rafforzano la particolare leggibilità del testo, garantita in prima battuta da uno stile snello e avvincente. Il racconto vanta infatti il merito di affrontare un tema attuale con agilità, invitando a riconoscere i valori più autentici della generosità e della lealtà. Forse anche per questo la giuria de Il gigante delle Langhe ha deciso di attribuirgli il premio2013 nella sezione 8-11 anni.

Via delle favole

Calvino diceva che “le fiabe sono vere”. Ecco, Daniel, Matilda e Tommy, i tre bambini protagonisti di Via delle Favole, prendono lo scrittore davvero alla lettera. La loro estate si anima infatti quando Matilda inizia a trovare insolite somiglianza tra gli abitanti del quartiere e i personaggi delle fiabe più note: dall’uomo con una moglie molto più giovane e una barba dalle sfumature blu alla ragazza dai lunghi capelli sempre chiusa in casa, dalla fanciulla che vive con sette ometti all’uomo dal naso schiacciato come un porcellino. Fino alla signora Ellison: una misteriosa dama che vive in una villetta un po’ discosta, che accoglie bambini in difficoltà e che li delizia con ghiottonerie fino a che non scompaiono d’improvviso. Quanto sarà reale la sua somiglianza con la strega di Hansel e Gretel? Il racconto invita a scoprirlo con il fiato sospeso fino e anche dopo l’ultima pagina.

L’autrice gioca infatti con il carattere un po’ macabro delle fiabe vecchio stile, che poco si premuravano di concedere un finale lieto a tutti i costi. Ci si trova perciò qui a fare i conti con un epilogo brividoso poco consueto e poco adatto a lettori minimamente fifoni. Questo arriva, d’altra parte, un po’ a sorpresa, a chiudere un racconto tutto giocato sull’allusione a fiabe arcinote che assottigliano il confine tra fantasia e realtà. La storia è inserita dalla casa editrice Sinnos nella collana ad alta leggibilità Leggimi! e presenta perciò una serie di accorgimenti tipografici che ne agevolano la lettura anche in caso di DSA.

 

I due Jack

Jack Pane e Jack Pena, apparentemente diversi, sono in realtà più simili di quanto chiunque possa pensare. I due ragazzi hanno in comune, infatti, non solo il nome e buona parte del cognome ma anche un passato difficile, un vissuto emotivo travagliato e un tormentato rapporto con il giudizio altrui. Per ragioni personali, ciascuno inizia a distinguersi dai compagni alla propria maniera – l’uno con un comportamento modello e l’altro con un comportamento opposto. Sarà la confusione fatta tra loro dalla supplente Candida Bianchi a rimettere le carte in gioco, stimolando l’incontro tra i due e il riscatto di entrambi.

Proposta dalla casa editrice Sinnos nella collana Leggimi!, I due Jack è un racconto di vita scolastica e di vita in generale. E se il libro stenta a elettrizzare – vuoi per i personaggi poco approfonditi, la morale spiccia o il lieto fine forzatamente spedito – non si può trascurare la forza provocatoria di una storia che nasce dall’inversione di alcune lettere. Confondendo Pena e Pane, come comunemente potrebbe accadere proprio a un lettore dislessico, l’autore  invita implicitamente a considerare accettabile questa forma di confusione ma soprattutto a diffondere l’idea che non tutti gli errori vengono per nuocere.

Il segreto dei pirati

Nel paese di Rocciadura c’è una lunga distesa di scogli al posto della spiaggia, le classi vengono accorpate perché i bambini scarseggiano e la scuola ha sede in un’antica torre sul mare sulla quale circolano misteriose leggende piratesche. Qui abitano Cecilia, Giulio e Paolo, amici per la pelle di 8, 9 e 10 anni e protagonisti di un’inattesa avventura da brivido. Quando la maestra li chiude per punizione nel magazzino della scuola, i tre scoprono infatti un passaggio segreto che li porterà a una scoperta sensazionale, destinata a cambiare le sorti dell’intero paese.

Voilà: la trama de Il segreto dei pirati è presto svelata. Il libro si scorre infatti velocemente in virtù del ritmo svelto che ne semplifica la lettura. Come ad assecondare i timori di lettori riluttanti o alle prime armi, che rifuggono i volumi troppo complessi, lunghi e statici, gli eventi si susseguono qui senza esitazione alcuna e senza far prendere il tempo di soffermarsi a gustare una descrizione, indugiare o divagare un poco. Tale scelta ben si accorda, d’altro canto, con gli accorgimenti tipografici adottati dalla casa editrici Sinnos per rispondere alle esigenze dei lettori con DSA.

Hank Zipzer e la pagella nel tritacarne

Sfatiamo un mito: i lettori con DSA esistono. Ossia, non è detto che la presenza di un disturbo specifico dell’apprendimento conduca necessariamente chi ne è colpito a ripudiare la lettura.  Posti nelle condizioni giuste e provvisti degli strumenti adeguati, anche i ragazzi dislessici possono scoprirsi lettori appassionati e desiderare, pertanto, letture soddisfacenti. Ecco perché la seconda avventura di Hank Zipzer e la certezza che sarà seguita da molte altre costituisce una buona notizia da cogliere al volo. Il nuovo volume scritto a quattro mani da Henry Winkler alias Fonzie  e da Lin Oliver è infatti agevolmente leggibile a livello tipografico ma anche stimolante a livello narrativo. Esso offre quindi una storia ben articolata, un racconto di qualità e un volume consistente, che appagano le aspettative spesso trascurate di lettori con esigenze speciali ma anche con un certo allenamento alla lettura.

Nelle 206 pagine stampate in carattere ad alta leggibilità (non proprio un font specifico ma un Verdana modificato e pertanto più chiaro), si seguono a perdifiato i nuovi guai di Hank Zipzer e dei suoi amici Ashley, Frankie e Robert, coinvolti nell’occultazione della disastrosa pagella del protagonista. Infilata nel tritacarne della gastronomia Il sottaceto croccante in un disperato tentativo di nasconderla ai genitori di Hank, la scheda scolastica finisce nell’impasto del celebre salame di soia di mamma Zipzer, rischiando di compromettere irrimediabilmente gli affari con il colosso della distribuzione Gristediano. Starà ad Hank, al suo cervello fino e alla sua indole onesta, rimettere le cose a posto grazie all’aiuto degli inseparabili amici, ai consigli del saggio papà Pete e a un briciolo di fortuna che, come si sa, non manca di aiutare gli audaci. Non a caso, non solo la faccenda del salame di soia si sistema ma Hank finisce per fare il test sui disturbi specifici dell’apprendimento e chiudere questa secondo episodio con una consapevolezza e una serenità tutte nuove.

Spiritoso e schietto come il suo protagonista, Hank Zipzer e la pagella nel tritacarne si fa leggere con piacere e con gusto. Lontano dall’apparato di commenti e spiegazioni che spesso appesantisce i libri per ragazzi che affrontano la dislessia, il volume preferisce concentrarsi sulle cose che succedono e sulle cose che si provano. In questo modo, esso sembra davvero rivolgersi ai giovani lettori, strizzando loro l’occhio e raccontando loro con autenticità quanto possa esser frustrante sentirsi incompresi e come invece “ci si senta bene a fare le cose giuste” e ad esser sostenuti nel farle.

Ecovendetta

Ecovendetta è un racconto rapido, acceso e dallo stile giovane che racconta di Diana, una ragazzina tutto pepe con una mamma eco-chic, un’amica da difendere e un bullo a cui dare una bella lezione. Difficile non scorgere in queste componenti lo zampino della redazione di Radio Magica, tutta composta da lettori in erba, che ha rivisto e approvato il libro prima che la casa editrice Biancoenero lo pubblicasse nella collana Zoom.

Il libro sembra infatti strizzare di continuo l’occhio ai ragazzi, tanto nello stile quanto nei contenuti, come a voler rafforzare l’invito alla lettura offerto dal font Biancoenero con una storia a misura di preadolescente. Questi può trovare, infatti, oltre agli accorgimenti tipografici che rendono più leggibile il volume anche in caso di dislessia, dei personaggi appena schizzati ma credibili, un racconto familiare e infarcito di quotidianità e una storia senza colpi di scena ma simpatica: un buon mix insomma per scorgere nella lettura un’esperienza rilassante, coinvolgente e di certo meno faticosa di… un bucato fatto con la lavatrice a pedali!

Marco e Asha vanno in ospedale

Quello dell’operazione per l’impianto cocleare è un momento estremamente delicato e carico di emozioni per i bambini che vi si sottopongono. I loro timori e le loro speranze si intrecciano in una trama fitta e i loro pensieri si alimentano con forza dei pensieri di chi sta loro attorno. Per questo l’accompagnamento che familiari e professionisti possono offrire a chi affronta questo difficile passaggio diventa davvero fondamentale. Ed ecco perché Marisa Bonomi, psicologa che da anni lavora con le persone con disabilità uditiva, ha accettato la sfida di dedicare a questo argomento un volume per l’infanzia.

Marco e Asha vanno in ospedale. Pensieri di bambini sordi nasce infatti con l’intento di raccontare due storie uniche e al contempo universali, di piccoli protagonisti arrivati a un momento di svolta nella loro vita. L’attesa dell’operazione porta con sé i ricordi e le aspettative di cambiamento del rapporto con sé stessi, con il proprio corpo, con le proprie percezioni, con la propria famiglia, con i propri compagni e con il mondo intero.

Ognuno dei due protagonisti racconta la sua esperienza alla sua maniera, lasciando trasparire pezzi di vita del tutto personali e considerazioni in cui possa agevolmente ritrovarsi chi sperimenta un percorso analogo. Pur nell’assenza di una vera e propria storia, con una trama avvincente e uno sviluppo articolato, il libro ha il merito di dare voce ai bambini che affrontano l’esperienza narrata, aiutandoli a darvi un contorno che ne favorisca la comprensione da parte loro e da parte di chi li circonda.

Ma non è tutto. L’attenzione instancabile dimostrata negli anni dalla casa editrice Sinnos nei confronti dell’inclusività su tutti i fronti, trova qui una nuova dimostrazione. Il libro dalle illustrazioni avvolgenti firmate da Cristina Pietta è accompagnato infatti da un DVD che consente la perfetta fruizione del racconto anche da chi impiega la Lingua dei Segni come lingua madre .

Rose non è una tartimolla

Quando gli adulti sono “lampioni”, i gatti “baffi da culo”, i mammut “mambrut” e  gli amici “adesivi “si è ufficialmente entrati nell’insolito mondo linguistico di Rose: un mondo in cui le parole – a volte del tutto inventate, a volte confuse e a volte distorte – si attorcigliano  e si  rotolano  causando non pochi guai alla piccola protagonista del libro. Intelligente ed emotiva, Rose ha difficoltà a parlare come tutti gli altri bambini, generando così la frustrazione dei genitori, l’ilarità dei compagni e un certo disagio degli insegnanti. Difficile capire dove la lingua alla Rose sia la conseguenza incontrollata di un disturbo e dove sia invece la risposta intenzionale a un mondo di pari e di cari poco comprensivo. Quel che è certo è che quando la bambina apre bocca, ne esce qualche espressione buffa e originale.

Ma chi l’ha detto che la  debolezza di lingua e la debolezza di fegato vadano di pari passo?  Contro ogni aspettativa, unica nella sua scuola, Rose dimostra di non aver paura di avvicinarsi al cancello proibito che separa le elementari dalle medie e di sfidare le “teste d’insalata al prosciutto” più grandi di lei pur di incontrare il “mezzo lampione” di cui si è innamorata. Da qui sarà tutta una storia di bande, fan, minacce e sorprese che faranno di Rose tutt’altro che una tartimolla. Lo racconta con brio l’autore francese Colas Gutman, offrendo più di un’occasione per sorridere e guardare con affetto a chi ci appare diverso e magari strano. Peccato non si faccia a tempo a prender gusto per questo modo originale di fare, vedere e nominare le cose che il libro è già bell’e che finito.

Una vita da somaro

Quella di Una vita da somaro, è una storia di animali e di umani, di silenzi e di aperture, di sforzi taciturni e di piccole conquiste. È la storia di un bambino curioso e del suo nonno mulattiere, dell’infaticabile mulo Giardino che prima trasportava tronchi e ora porta i libri nelle scuole, di un compagno nuovo e strano, che non dice mai nulla e sembra assente.

Attraverso parole delicate, Daniela Valente racconta di mondi spesso dimenticati, per ragioni diverse: quello del lavoro fisico nei boschi a contatto con la natura e la fatica, quello degli animali che umilmente accompagnano l’attività umana, quello dei paesi di poche anime dove l’accesso alla cultura è un diritto che stimola l’ingegno, e quello dell’autismo che necessita di stimoli e cure ma anche di rispetto ed empatia.

Un libro essenziale e sensibile in cui le cose non accadono con ritmo frenetico, riempiendo la trama di eventi e colpi di scena, ma dove ambiente e personaggi invitano a prendersi il giusto tempo per assaporare anche le piccole cose di ogni giorno.

Hank Zipzer e le cascate del Niagara

Hank Zipzer ha un nome che pare uno scioglilingua e una vita scolastica che pare un campo minato: l’animo rigido della professoressa Adolf mal si accorda, infatti, con le sue difficoltà di lettura e scrittura e rende critico ogni suo tentativo di cimentarsi con i compiti. Così, quando Hank decide di realizzare un tema vivente, con tanto di acqua, rocce e vapore, in luogo dei cinque paragrafi sulle vacanze alle Cascate del Niagara, succede un vero disastro.

La sua è un’avventura-disavventura semplice ma estremamente efficace nel centrare le difficoltà e le aspettative dei ragazzi colpiti da DSA e soprattutto nel raccontarle con quella leggerezza che non banalizza ma chiarisce.

Merito di un intento poco didattico, che non appesantisce la lettura, di uno scrittura schietta in cui si stenta a non riconoscere lo stile di Fonzie (che le vicende le ha scritte e ispirate), e di personaggi minimal ma definiti, che ben si prestano a accompagnare Hank in una serie di avventure che i lettori non tarderanno a reclamare. E questa è proprio una bella notizia: perché l’alta leggibilità non può che trovare il migliore degli alleati in una buona dose di motivazione.

Il bambino di vetro

II bambino di vetro è una storia d’altri tempi, sia nei modi sia nei contenuti. È un racconto ricercato e fine, che parla di avventure coi calzoni corti, di battaglie con gli elastici, di scontri tra bande di quartiere e di cartelle di cuoio per andare a scuola. È un romanzo che affonda le radici in un’Italia un po’ sbiadita che le illustrazioni in bianco e nero di Marco Somà sottolineano a meraviglia.

Il protagonista è Pino, un bambino di famiglia benestante e affetto da una strana e mai nominata malattia che gli impedisce di sperimentare ogni diletto tipico dell’infanzia senza rischiare di finire in ospedale. Il suo fisico delicatissimo lo obbliga perciò a vivere in un mondo del tutto immaginato o visto sempre dal di fuori, che trae vitale nutrimento dalle peripezie di carta dei libri d’avventura. I genitori e la nobilissima nonna si prodigano, infatti, per proteggere la sua incolumità a costo di rendere la sua vita una sorta di  ologramma privo di spessore. Ma un certo punto arriva Marco, con la sua banda di ragazzi dalle ginocchia sbucciate e dai sentimenti nobili, che con la forza di un’amicizia autentica rivela l’importanza di una vita che accolga e rispetti la malattia senza però permetterle di avere un ingiustificato sopravvento.

Quella del bambino di vetro, insomma, è anche e soprattutto una storia senza tempo, che difende il valore dell’immaginazione, e dunque della letteratura, come prolungamento della vita reale, ma che mette anche in guardia dal sacrificare quella stessa vita reale sull’altare di timori esagerati e di pregiudizi inconsapevoli. Attraverso una scrittura appassionata, le avventure vecchio stile del giovane protagonista diventano così la cornice di una riflessione di più ampio respiro sulla malattia e sull’importanza che, nelle condizioni da essa imposte, possono assumere gli stimoli offerti dalla fantasia e dal coraggio non solo del malato ma anche di chi lo circonda.

Sirenera e il re dei granchi

Sirenera e il re dei granchi sono due racconti di mare, due fiabe antiche, due canti melodiosi e carezzevoli. Danno loro il titolo due presenze impalpabili, in bilico tra il mondo degli umani e i fondali degli abissi: due creature che imprimono senso e movimento alla narrazione,  conservando però una posizione marginale e sfuggente. Sirenera fa la sua comparsa nel buio delle notti di pesca di Sara delle lampare, la ragazza nata senza capelli e per questo tenuta nascosta dalla madre. Il re dei granchi incarna un papà improvvisamente scomparso a bordo della bella barca Lucia, ma strenuamente presente nella vita del figlio Augusto detto Gusto.

Attraverso le loro apparizioni, fugaci e intensissime, Sara e Augusto imparano a conoscere se stessi per aprirsi finalmente agli altri e si fanno carico dei ricordi, tragici e belli, per affrontare con coraggio il futuro. L’incontro con le creature del mare diventa, perciò, lo stimolo e l’occasione per vivere a fondo e autenticamente affetti di ogni sorta: fraterno, filiale, d’amore o d’amicizia. E in questa cornice la diversità – di Sara che si mostra senza chioma ma anche di Diva che fa innamorare Gusto senza poterlo vedere – trova una collocazione autentica, che non passa inosservata me neppure stona.

Il merito è di una narrazione poetica e fiabesca, tutta giocata sull’evocazione appena suggerita e mai marcata, che ben si accompagna a immagini insolite ed essenziali, in cui si mescolano tratti realistici e onirici, linee sottili e spazi vuoti, colori e trasparenze.

In fuga con la zia

Imprevedibile e incontenibile, zia Ubalda è una carica esplosiva di entusiasmo e vitalità. Una bomba, insomma. Le piace smodatamente tutto ciò che è rosa tenero e coccoloso, spiazza con le sue risposte ironiche e non convenzionali e non ha paura di dire o fare ciò che le passa per la zucca, anche a costo di scatenare imbarazzi e risolini. Come quando recita una poesia sulle puzzette al raffinatissimo compleanno della sorella o quando interroga la vicina di treno sui suoi strepitosi tatuaggi. Ubalda è così: simpatica e divertente per la nipote Sara, buffa e rimbambita per il cognato, nonché papà di Sara, disabile mentale non indipendente per la sorella nonché mamma di Sara. Una persona, molte interpretazioni. Dove starà la realtà? Probabilmente nel mezzo ma un po’ più spostata verso Sara, si direbbe.

Sara è in effetti l’unica della famiglia a considerare la zia come una persona, certo un po’ stramba e necessitante di attenzioni, ma capace, desiderosa e soprattutto degna di esprimere la propria personalità, di prendere le proprie decisioni e di fare i propri errori. Una persona che come tutte le altre ha voglia e diritto di fare le cose che piacciono ai suoi coetanei come andare in vacanza con gli amici o fare shopping. Il suo è un mondo tutto particolare, condiviso con gli originali coinquilini della comunità in cui vive e aperto a conoscenze sempre nuove: un mondo che a fatica sopporta le restrizioni, i timori e i progetti costrittivi della sorella, che vorrebbe sistemarla in una struttura più controllata.

Così, Ubalda inizia un viaggio avventuroso con la nipote per fuggire ai piani di trasferimento predisposti per lei. Sarà un viaggio breve ma portentoso, capace di frantumare, come una mossa di jujitsu ben assestata, una fitta serie di pregiudizi che spesso circondano i disabili mentali: che siano sempre felici, per esempio, o che non abbiano bisogno di provare emozioni, soddisfazioni ed esperienze. Il risultato è una riflessione intelligentemente sorridente, che sparpaglia spunti senza predicozzi ma con una buona dose di spasso e irriverenza.

 

Le cronache di Befa – Il fiume infuriato

Pochi personaggi appena schizzati, a parole e a matita, una vicenda lineare, quotidiana ma non troppo, un racconto snello, tutto dialoghi e frasi senza fardello: un libro soft, insomma, Le cronache di Befa, che si schiera in prima linea sul campo dell’avvicinamento alla lettura.

Se è vero, infatti, che la storia scritta da Piero Valesio non strabilia per originalità narrativa, bisogna riconoscere che la scelta coerente improntata alla semplicità e declinata tanto sul piano delle illustrazioni, quanto su quello del testo, ha il merito di offrire una sfida di lettura piacevolmente sormontabile. Ai giovani lettori riluttanti – per difficoltà di apprendimento ma anche per disabitudine– si propone dunque un terreno agevole sul quale cimentarsi e provare a scoprire un piacere inatteso.

Al carattere apposito per dislessia, all’impaginatura che affatica meno la vista e alla carta color crema – espedienti tecnici messi a punto ed adottati in tutte le collane dalla casa editrice Biancoenero – si affiancano qui figure tratteggiate che paiono personaggi dei fumetti e una grafica perfettamente in linea con essi. L’avventura di Armando, Rolandino, Laurette e Nicole, alle prese con un fiume in piena che rischia di strabordare a causa di uno smaltimento selvaggio dei rifiuti, assume così le fattezze di una vignetta che si trasforma in libro.

Anche se Giulia non è bella

Che cosa suscita, scatena e scombussola l’arrivo in famiglia di un bambino affetto da handicap? Il libro Anche se Giulia non è bella se lo chiede adottando un punto di vista spesso trascurato: quello dei fratelli e delle sorelle colpiti indirettamente dalla disabilità. La vera protagonista del libro non è infatti la Giulia citata nel titolo ma piuttosto la Ale che nel titolo non compare e che fa sentire la sua voce nell’attesa e nella sorpresa della nascita della sorellina Down.

Sono dunque i suoi timori, le sue speranze, i suoi interrogativi e le sue delusioni a trovare spazio tra queste pagine che raccontano come un vero e proprio diario il prima e il dopo la nascita di Giulia, riprendendo ad altezza di bambino i cambiamenti repentini e duraturi che la notizia e la presenza dell’handicap portano dentro le mura di casa. Il racconto si lascia dunque animare da riflessioni a volte genuine a volte un po’ mielose, in cui gli adulti, non sempre, fanno la figura dei più saggi.Ne risulta una storia appena sussurrata e di dimensione marcatamente intima e familiare, che suggerisce una lettura pacata da lasciar germogliare.

La buffa bambina

Occhiali spessi, pancia tonda, comportamenti strambi. Ma cos’avrà nella testa quella bambina buffa che abita proprio vicino a Marco? Difficile a dirsi, soprattutto quando quella canta a squarciagola canzoni incomprensibili o sorride gentile a chi la maltratta. Quella bambina buffa si chiama Francesca ed ha la sindorme di Down, o almeno così dicono gli adulti abbozzando una spiegazione piuttosto insoddisfacente. Per Marco quella bambina buffa è prima un’estranea apparentemente picchiatella, poi una vicina di casa con cui provare a divertirsi, poi uno zimbello da sbeffeggiare con i compagni e infine un’amica da difendere dalle vessazioni. La loro è un’amicizia tortuosa e intensa, specchio di quella ingenuità infantile che sa parimenti tramutarsi in crudele schiettezza e in autentica curiosità.

I suoni che non ho mai sentito

Poco udito e tanto racconto. Questo è Miguel: 10 anni, barcellonese, accudito dai nonni, amico di Ahmet e innamorato di Consuelo. Un bambino come tanti, solo quasi del tutto sordo e capace di cogliere frammenti di vita e trasformarli in storie dal sapore fascinoso.
Miguel cattura infatti di tanto in tanto una parola dei discorsi che ovattatamente lo attorniano e ne fa materia plastica di invenzione e narrazione. Dà voce e colore, così, ad un mondo in cui tutte le emozioni torvano posto, anche quelle più indesiderate e scomode su cui si preferirebbe chiudere un occhio. Non tace, perciò, sul dolore, sul rancore e sulla tristezza, ma li si accoglie tra la felicità e l’entusiasmo come tasselli importanti del suo personalissimo viaggio.
Il libro, delicatamente scritto e illustrato da Antonio Ferrara, non è immediato né facile. Non vi si trova un racconto snello e banale ma una storia che si compone a poco a poco di immagini e dettagli dal forte potere evocativo. L’intensità che ne deriva lo rende particolarmente adatto ad una lettura adulta che si accosti ad una infantile, in un comune percorso di assaporamento multisensoriale della parola.

Le parole scappate

Due patologie differenti: Alzheimer e dislessia. Due età opposte: un’anziana e un bambino. Due difficoltà distanti: decifrazione e ricordo. Le caratteristiche di Mariadele e di suo nipote non potrebbero sembrare meno ravvicinabili. Eppure…

Con Le parole scappate, Arianna Papini immagina e fa immaginare come possano convergere storie apparentemente diverse e prive di un binario comune. Attraverso un racconto poetico e essenziale e illustrazioni dal tratto marcatamente poetico, le parole si scoprono infatti elemento  di incontro tra una nonnaa che difetta nella memoria e un ragazzino che stenta a leggere correntemente.

In entrambi i casi le parole si fanno protagoniste di perdite, di mancanze e talvolta di autentiche forme di sofferenza, ma diventano al contempo anche stimolo e strumento di riscatto. La narrazione, verbale e più genericamente artistica, diventa in effetti una possibilità di contatto attraverso la quale nonna e nipote trovano una personale e condivisa strada per l’accettazione di sé.

 

Il trattamento Ridarelli

 

E’ una storia semplice, quella dei Ridarelli. Ed è una storia strepitosa come solo le storie semplici, a volte, sanno essere. Racconta di creature bizzarre e divertenti – i Ridarelli appunto – che difendono i bambini vittime di ingiustizie da parte degli adulti, collocando sulla via di questi ultimi una cacca di cane puntualmente raccolta e posizionata. Una giustizia spiccia e incisiva, insomma, che scatena sorrisi di portata portentosa al solo sentirla raccontare. Ma cosa succede se un “errore giudiziario” porta il signor Smack, assaggiatore di biscotti e padre buonissimo, sull’odorosa via del trattamento? Una rincorsa senza eguali toccherà di certo ai suoi figli e al cane Roger per evitargli la temibile e puzzolente punizione…

In questo suo primo lavoro per ragazzi, Roddy Doyle si dimostra esilarante, sottile e avvincente come pochi. E quando un autore non è bravo ma di più – quando addirittura è “un genio”, come J.K. Rowling ha definito l’inventore dei Ridarelli – è proprio un peccato non permettere a qualcuno di conoscerne l’opera ed immergervisi fino alle orecchie. In questo senso la scelta della Emons di proporre testi come Il trattamento Ridarelli in versione audiolibro appare davvero provvidenziale. Gli audiolibri sono infatti uno strumento prezioso per chi non ama, non riesce o non può leggere. Essi danno voce quindi – è il caso di dirlo – alle esigenze non soltanto di chi ama sentirsi raccontare le storie ma anche di chi, cieco, ipovedente o con difficoltà di lettura, trova nelle parole recitate una porta indispensabile di apertura immaginaria.

Le avventure di Itamar

Un’ora tonda tonda per godersi un lettura appassionata e convincente. A coccolare le orecchie dei bambini (e non solo, a dire il vero!) sono la voce di Pierfrancesco Favino e le parole di David Grossman. Impeccabili entrambe. L’audiolibro de Le avventure di Itamar, inserito nel catalogo della casa editrice romana Emons, è dunque una proposta stuzzicante e inusuale che ridona vita a una delicata raccolta di racconti pubblicati per la prima volta, in cartaceo, più di vent’anni fa.

La riscoperta non lascia delusi. Nonostante abbiano superato la maggiore età, i racconti di Grossman conservano una rara capacità di conciliare uno stupore delicato e un umorismo sottile, che solo chi sa ricordare come si guarda il mondo da bambini può trasformare così abilmente in parole. Al fianco di un protagonista come Itamar, con le sue paure, le sue fantasie, le sue scoperte e i suoi desideri, ci si addentra in territori in cui ciascuno può facilmente trovare frammenti e sfumature della sua infanzia, presente o passata.

Dalla parte delle sorellastre

I personaggi sono buffi, lo stile è divertente e il ritmo è incalzante. Ma soprattutto il carattere è leggibile, l’impaginazione è pulita e il testo è comprensibile. Ecco perché il libro di Kaye Umansky vale bene una segnalazione: perché fa parte di un progetto interessante, realizzato da Biancoenero edizioni e Sinnos editrice, per la promozione della lettura tra i ragazzi con difficoltà.

I libri della collana Leggimi! uniscono infatti la selezione di storie appassionanti o spassose all’attenzione per i dettagli tipografici che agevolano il flusso naturale della lettura. L’interesse che nasce da un racconto ben scelto e l’aiuto che viene dall’uso della carta opaca, del font speciale leggimi.oft, delle frasi brevi e dell’interruzione di riga in base al ritmo della narrazione, favoriscono così un rapporto meno conflittuale con l’oggetto libro e con le scoperte che esso racchiude. La collana Leggimi! comprende ad oggi 13 titoli e si inserisce nel progetto Alta Leggibilità insieme alla collana Raccontami, composta di audiolibri.

In questo modo, un testo come Dalla parte delle sorellastre, tutto giocato su una versione inedita e insolita della storia di Cenerentola, finisce per acquistare un valore molteplice. Quella stramba vicenda della scarpetta, del ballo e del principe azzurro, raccontata dalle sorellastre di Cenerentola –  Lardina e Angula -, genera infatti un piacere di lettura insolito cui gli accorgimenti tipografici spianano la strada ed accentuano gli effetti. Il divertimento che nasce dall’humour e dalla penna strampalata della Humansky scorre forse, così, un po’ più fluido, qualunque bambino si appresti a scoprirlo.

Il giovane Dracula

Un libro leggero, nel peso e nella sostanza, per dar battaglia all’idea che la lettura debba sempre essere un peso. Immaginando la storia del giovane Goffredo, figlio del memorabile e spaventevole Conte Dracula, Michael Lawrence propone anche ai lettori meno esperti e spigliati un momento di svago narrativo affrontabile e gradevole.

Grazie anche agli accorgimenti caratteristici della collana Leggimi!, messa a punto da Biancoenero e Sinnos, gli occhi scorrono infatti più agevolmente sulla pagina: l’impiego di carta color avorio, la preferenza di capitoli, paragrafi e frasi brevi, l’uso di un font appositamente studiato e la distribuzione del testo secondo il ritmo del racconto, affaticano meno la vista e la mente, soprattutto ma non solo di chi risente della confusione di lettere e segni grafici.

Scoprire, così, quali segreti nasconde la famiglia del noto vampiro e quali inattese e dissacranti avventure attendono il suo rampollo non finisce per succhiare il sangue (e le energie!) di chi si cimenta nella lettura!

Il paese di Chicistà

Quando la penna è quella di Roberto Piumini raramente si resta delusi così la levità, il ritmo e la trasparenza poetica che l’autore sa infondere al racconto rapiscono con pacata gentilezza anche il lettore di questa storia. Questi segue infatti, come attratto da un pifferaio magico, il viaggio di Chiara e Tommaso nel paese di Chicistà e nella sottile metafora dell’inclusione che esso svela.

Qui si incontrano personaggi bislacchi, ciascuno fatto a suo modo e come tale ben accetto dai concittadini. I Dammideltu, i Pastabianca, i Senzaperché e i Cantabruno, per esempio, sfoggiano ciascuno i suoi tratti peculiari come pezzetti di una filastrocca incantevole e irresistibile. Qui trovano dunque posto i due visitatori e i loro amici Claudio, Simone e Arianna anche se battono ostinatamente con un pestello o sferruzzano senza posa una sciarpa.

Liberati dal controllo degli astrusi Biscabalurda il cui solo interesse sono sterili classificazioni, questi bambini particolari possono infatti trovare il loro posto a Chicistà, non più segregati al di là di un muro che divide ma al contrario uniti da un interminabile filo che abbraccia.

Clara va al mare

Svestirsi per un attimo dei propri panni quotidiani per indossare quelli di Clara, scostarsi un poco dal proprio modo di guardare al mondo per assumere lo sguardo ingenuo e ostinato di questa ragazzina down. Qui sta il segreto di Guido Quarzo: nella capacità di usare parole autentiche per fare di una storia semplice una vera avventura, catapultandoci dal di dentro nei sentimenti più schietti che animano la bambina.

C’è meraviglia, infatti, in questo racconto, ci sono rabbia, curiosità, fastidio, affetto, soddisfazione e paura anche se non si narra che di Clara e della sua decisione improvvisa di andare al mare. Sola, in un giorno di sole, la bambina prende un treno e raggiunge le onde, circondata e stuzzicata dagli approcci impacciati delle persone che incontra e dal confronto diretto con le sfide del mondo aperto.

Approcci e sfide che fanno della sua giornata un lungo momento di vita piena su cui questa lettura apre un profondo e limpido squarcio.

Talpa, lumaca, pesciolino

Tre storie di rara sensibilità escono dalla penna di Guido Quarzo e compongono la bella raccolta Talpa, Lumaca, Pesciolino. Accomunate dall’attenzione al tema della differenza e dalla capacità di rifletterla in un racconto suggestivo, esse propongono a lettori non troppo e non poco esperti un breve viaggio a cavallo tra realtà e fantasia.

I tre protagonisti – l’uno cieco, l’altro molto lento e l’ultimo dai tratti autistici – sono infatti assolutamente veritieri ma portano nomignoli di animali con i quali spesso si confondono, viste le loro peculiarità fisiche e caratteriali e vista l’interpretazione sognante offerta dalle illustrazioni di Nicoletta Ceccoli.

Il lettore si trova così dinnanzi a un personaggio che riconosce a occhi chiusi le tracce dell’orco Muffone, a un secondo che fa tutto al rallentatore finché non entra in acqua e a un terzo che fa il suo primo sorriso quando la maestra si traveste da supereroe. I tre lo ammaliano, lo incuriosiscono e solleticano in lui interrogativi e domande. Che poi meglio di qualunque altro strumento aiutano il passaggio dalla fantasia alla realtà.

Buttati, Bernardo!


Libri smilzi, da fuori e da dentro: ecco come appaiono Buttati Bernardo! e gli altri titoli di “Zoom”, la collana fresca di stampa dai tipi della Biancoenero. Sottili nel formato, leggeri nell’impaginazione, essenziali nel carattere e spensierati nel contenuto, questi volumi centrano in pieno l’idea racchiusa nel nome della collana: che la lettura, cioè, possa essere avvicinata, con opportuni accorgimenti, anche ai lettori più restii.

Alla scelta di storie fresche e di ritmi frizzanti, appetibili per ogni pubblico giovanile, i libri della “Zoom” aggiungono, in particolare, una cura tipografica non comune – fatta di font speciale, spazi ampi, carta color crema e righe irregolari – che strizza l’occhio a chi suda sette camicie di fronte ai libri tradizionali, per problemi di vista, di dislessia o di semplice estraneità alla lettura.

In questo modo le avventure di Ester e Bernardo, alle prese con una zia maniaca delle pulizie, un terribile maestro di nuoto e una strega alla ricerca della sua scopa magica scivolano via lisce lisce lasciando un sorriso sulle labbra e la soddisfazione di una lettura abbordabile.

Il regalo del nonno

Quello della lettura è un mondo ricco, entusiasmante, favoloso e vario. Ma è anche un mondo un po’ faticoso soprattutto per chi, alle prime armi, deve imparare a destreggiarsi tra lettere e punteggiatura. Lo stesso vale, ovviamente, per i bambini sordi che si approcciano per le prime volte ai testi scritti, dovendo familiarizzare con una doppia lingua: quella dei segni da un lato e quella alfabetica dall’altro.

Ecco allora che il progetto editoriale marchiato Sinnos e volto a offrire racconti illustrati, stampati in caratteri tradizionali e corredati da una traduzione in LIS sotto forma di disegni, appare particolarmente interessante e denso di significato ai fini di una reale e diffusa messa in pratica del diritto alla lettura. E al suo apprendimento.

Attraverso l’affiancamento di chiavi linguistiche differenti, applicate ad un testo semplice e gradevole, Il regalo del nonno trasforma infatti il racconto di una giornata speciale in una possibilità di lettura condivisa in cui la molteplicità dei linguaggi scatena interesse, curiosità e scambio.