L’argine
Il lavoro di innovazione editoriale che Homeless Book sta portando avanti negli ultimi anni merita davvero un plauso. Non solo la casa editrice faentina ha iniziato a manifestare un’attenzione via via crescente nei confronti della qualità dei testi e delle figure proposte ai suoi lettori ma ha avviato anche una serie di sperimentazioni nell’ambito della produzione in CAA che hanno portato un gradita ventata di novità e spunti interessanti su cui riflettere.
Da un lato, hanno infatti preso forma nel suo catalogo alcuni titoli cartonati in simboli dedicati ai piccolissimi. Dall’altro, è arrivato sugli scaffali l’adattamento di un bellissimo fumetto originariamente edito da Beccogiallo ora supportato visivamente dai simboli WLS. E se il primo è un ambito ancora poco battuto, di quest’ultimo possiamo dire che sia totalmente inesplorato: L’argine è infatti il primo esperimento di fumetto in CAA edito in Italia.
Composto a quattro mani da Marina Girardi e Rocco Lombardi, che alternano le loro tavole dagli stili decisamente diversi per sottolineare i cambi di tono e di scenario del racconto, il libro racconta un pezzo di storia del nostro paese (e della zona del ravennate in particolar modo). Con il pretesto di una conversazione con il nipotino in occasione di una festa di carnevale, nonno Francesco per tutti Frazchì racconta di quando fu mandato dalla sua famiglia a far ingravidare la capra Ninetta, incontrando nel tragitto i molti pericoli e i molti volti della guerra. Quello che è di fatto un percorso circoscritto assume, infatti, i tratti di un viaggio iniziatico dalla durata indefinita, apparentemente molto più lunga di quel che direbbe l’orologio. In quel tempo sospeso e indistinto, Frazchì si confronta con bombardamenti e spari, fughe e missioni partigiane, rastrellamenti e mercato nero. Nella sua corsa lungo l’argine – quell’argine del fiume Senio dove il fronte di guerra si bloccò per mesi – il bambino fa la conoscenza di una lunga serie di personaggi emblematici per il ruolo che, specificamente, hanno giocato nella storia di Cotignola ma anche per le figure che, più universalmente, rappresentano. Chi deve nascondersi e chi aiuta a farlo, chi rischia la pelle per portare messaggi di resistenza, chi si finge fascista per aiutare la comunità, chi collabora con chi ha idee politiche e religiose opposte alle sue in nome della pace e della salvaguardia delle vite umane. C’è un’umanità che resiste e si fa forza, tra le tavole de L’argine, che arriva con forza al lettore anche grazie alle tavole estremamente dense ed espressive dei due autori in cui tutto, il tratto, le sfumature e le inquadrature, concorre da definire il racconto e a far sentire lo stravolgimento che la guerra porta con sé.
Estremamente rispettosa dell’originale, questa versione in simboli de L’argine presuppone un certo grado di conoscenze storiche pregresse e/o una lettura accompagnata che possa esplicitarle man mano. Molte sono, infatti, le inferenze richieste al lettore, i vuoti narrativi e i rimandi appena accennati a fatti, situazioni e figure del periodo in questione. Anche in questo senso l’esperimento avviato da Homeless appare particolarmente coraggioso: L’argine mette infatti i lettori che possono necessitare del supporto dei simboli (per ragioni diverse, comunicative e linguistiche per esempio) nella condizione di cimentarsi con una narrazione raffinata e complessa, nella quale l’attenzione al coinvolgimento emotivo supera di gran lunga quella alla piena comprensibilità dei fatti e dei riferimenti. I simboli, dal canto loro, sono impiegati in un’ottica di grande economia, ambendo davvero a offrire una sponda visiva alla decodifica del testo più che una vera e completa traduzione. Il risultato è una composizione poco invasiva dal punto di vista estetico (i simboli stessi, così come il testo, rispetto la dimensione abituale del contenuto di un fumetto) e funzionale a soddisfare lettori dotati di una certa dimestichezza con la lettura e la decodifica dei simboli.
