Gli Sporcelli

Una coppia di vecchietti dalle abitudini disgustose ed esilaranti che più disgustose ed esilaranti non si può: questi sono gli Sporcelli, due dei personaggi più azzeccati e spassosi mai usciti dalla penna di uno scrittore. Lo scrittore in questione, non a caso, è Roald Dahl, maestro indiscusso della narrazione per bambini di ogni tempo.

I due protagonisti del libro –  e oggi per fortuna anche dell’audiolibro – edito da Salani sono marito e moglie dediti a farsi reciproci scherzi rivoltanti come sostituire gli spaghetti del coniuge con dei vermi o infilargli una rana nel letto. Perdipiù, marito e moglie non si lavano mai, hanno un aspetto ripugnante, tengono rinchiuse quattro scimmie e vanno ghiotti di pasticcio di uccellini catturati ogni mercoledì grazie alla temibile “collanontimolla”.

Ma cosa accade se in questo tripudio di schifezze e in quest’escalation di crudeltà, le scimmie decidono di ribellarsi e fare a loro volta il più terribile degli scherzi ai danni degli Sporcelli? Ai lettori scoprirlo, a filo di pagina o attraverso il racconto affidato alla voce di Fabrizio De Giovanni.

Raperonzolo

Una fanciulla dai capelli lunghissimi, una torre inespugnabile e un cavaliere temerario. L’ultima proposta della casa editrice Uovonero attinge una volta di più dal ricchissimo patrimonio delle fiabe tradizionali, dando nuova eco e nuova linfa alla storia di Raperonzolo.

Le vicende commuoventi dei due innamorati divisi dai malefici di una perfida strega danno in particolare un’impronta nuova e intensa alla collana dei Pesci Parlanti, anche grazie alle illustrazioni oniriche di Antonio Boffa.

Il volume è frutto di un curatissimo lavoro di rielaborazione testuale, che mira a cogliere l’essenza della storia, e di una scrupolosa operazione di trasposizione in simboli PCS, che consente anche a chi sperimenta difficoltà comunicative di accedere agevolmente al testo.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Raperonzolo e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Storie con la CAA 2

Le storie di Anna, Marco e degli altri protagonisti del cofanetto Storie con la CAA 2 sono storie di vita quotidiana: storie di gioco, di altalene, di capricci, di biciclette, di minestre, di paure e di somiglianze in famiglia. Sono storie che, con semplicità e ironia, toccano da vicino tutti i bambini e proprio per questo è bello pensare che tutti  bambini possano in esse riconoscersi. Ecco perché l’idea di trasformarle in libri in simboli WLS, accessibili anche in caso di autismo e di disturbi della comunicazione, pare calzare a pennello.

L’iniziativa è firmata dalla casa editrice Erickson, da anni attenta alle tematiche dell’handicap, che propone un secondo cofanetto, dopo Storie con la CAA 1, composto da tre mini-volumi. Accomunati da una struttura snella, da una grafica essenziale e buffa e da una cura lessicale, sintattica e narrativa attenta ai bisogni di giovani lettori con difficoltà espressive, i tr libretti offrono uno strumento pratico e davvero spendibile per allargare le possibilità di lettura a chi normalmente ne viene escluso e per incuriosire con un linguaggio efficace chi alla lettura inizia ad avvicinarsi.

Sirenera e il re dei granchi

Sirenera e il re dei granchi sono due racconti di mare, due fiabe antiche, due canti melodiosi e carezzevoli. Danno loro il titolo due presenze impalpabili, in bilico tra il mondo degli umani e i fondali degli abissi: due creature che imprimono senso e movimento alla narrazione,  conservando però una posizione marginale e sfuggente. Sirenera fa la sua comparsa nel buio delle notti di pesca di Sara delle lampare, la ragazza nata senza capelli e per questo tenuta nascosta dalla madre. Il re dei granchi incarna un papà improvvisamente scomparso a bordo della bella barca Lucia, ma strenuamente presente nella vita del figlio Augusto detto Gusto.

Attraverso le loro apparizioni, fugaci e intensissime, Sara e Augusto imparano a conoscere se stessi per aprirsi finalmente agli altri e si fanno carico dei ricordi, tragici e belli, per affrontare con coraggio il futuro. L’incontro con le creature del mare diventa, perciò, lo stimolo e l’occasione per vivere a fondo e autenticamente affetti di ogni sorta: fraterno, filiale, d’amore o d’amicizia. E in questa cornice la diversità – di Sara che si mostra senza chioma ma anche di Diva che fa innamorare Gusto senza poterlo vedere – trova una collocazione autentica, che non passa inosservata me neppure stona.

Il merito è di una narrazione poetica e fiabesca, tutta giocata sull’evocazione appena suggerita e mai marcata, che ben si accompagna a immagini insolite ed essenziali, in cui si mescolano tratti realistici e onirici, linee sottili e spazi vuoti, colori e trasparenze.

Chiuso per ferie

Chiuso per ferie ma aperto per storie. Il volume senza parole di Maja Celija è un invito senza parole a lanciarsi in capriole narrative sulle cose di tutti i giorni, guardando il mondo dal basso in su. In copertina c’è una porta con tanto di serratura: non resta, insomma, che infilare la chiave ed entrare. Cosa si cela dietro la soglia? Apparentemente niente di speciale: una famiglia in partenza, valigie e scatole, un bagagliaio aperto. Ma il bello deve ancora venire. Con effetto sorpresa ritardato, la luce si accende, il libro si anima e il lettore viene tirato per la manica, accolto in un’avventura piccola ma incredibile.

Quello che accade è che i protagonisti delle foto in bianco e nero, sistemate con cura sulla cassettiera, prendono vita d’improvviso restituendo un significato insolito ad ambienti, azioni e oggetti. Ciliegie e camicie diventano palloni e rete da pallavolo, il forno si fa solarium, il cucchiaio funge da padella e la spugnetta s’improvvisa imbarcazione. Le pagine ospitano, insomma, una festicciola domestica in miniatura da godere fino a quando la chiave non rigira nella toppa, i padroni non rientrano in casa e tutto (o quasi) non torna al suo posto…

È un gioco di dettagli e inquadrature, quello che orchestra abilmente l’autrice costringendo il lettore a regolare a ogni pagina il proprio punto di vista e a ritarare misure e prospettive per riconoscere prima e risignificare poi gli oggetti dipinti. Il risultato è una carrellata di scene colorate e festose che si svelano a poco a poco e con sorpresa, solleticando anche il lettore più riluttante, insospettito magari da un tratto cupo solo in apparenza. E forse anche questo contrasto tra linee malinconiche e contenuti briosi, rafforza l’invito a varcare la soglia delle apparenze e osare immaginare, nella vita come nella scelta di un buon libro.

Che fretta c’è

Prendersi il tempo di riscoprire le cose piacevoli della vita quotidiana – fare merenda, giocare, guardare un film, amare, concedersi un bagno – senza dimenticare di sorridere, però. Questo ricordano le lumachine nate dalla penna scherzosa e inconfondibile di Agostino Traini: creature minuscole che escono direttamente dalla fantasia dell’autore, divertente e divertito, e che un’analoga porta dischiudono nel lettore. Quest’ultimo, incuriosito dalle protagoniste di Che fretta c’è, si ritrova così in un mondo ricco di dettagli umani ma lumachescamente trasformato, in cui la lentezza diventa la chiave della comprensione e del diletto.

Ciò che compare a ogni pagina voltata è il racconto di un’azione, frammentato in nove piccole scene dalle insolite inquadrature – dettagli, scorci e primi piani soprattutto – seguiti da un’ultima scena a tutta pagina, dallo sguardo più ampio e risolutivo. La tacita sfida è a raccogliere e assemblare gli indizi disseminati in ogni frammento per coglierne il senso globale: una sfida tutt’altro che scontata poiché nessuna parola viene in aiuto del lettore-investigatore. Che fretta c’è è infatti un delizioso libro senza parole che rende l’esperienza della lettura personalizzata e accessibile anche a chi ha difficoltà con l’espressione scritta.

E proprio in questo sta il bello, forse. Perché ognuno può seguire i suoi sentire fantastici, ricostruire la storia che più gli piace, raccontare un evento molto semplice da punti di vista differenti o semplicemente con parole nuove ogni volta, come in un libro-game insolito e rudimentale in cui si legge, si scorre, si fa attenzione a non perdere i dettagli, si scoprono finezze, si risolvono misteri e poi, soprattutto, si torna indietro e si ricomincia con nuova consapevolezza e rinnovata curiosità. Con tutta calma, però. D’altronde, che fretta c’è?

Le cronache di Befa – Il fiume infuriato

Pochi personaggi appena schizzati, a parole e a matita, una vicenda lineare, quotidiana ma non troppo, un racconto snello, tutto dialoghi e frasi senza fardello: un libro soft, insomma, Le cronache di Befa, che si schiera in prima linea sul campo dell’avvicinamento alla lettura.

Se è vero, infatti, che la storia scritta da Piero Valesio non strabilia per originalità narrativa, bisogna riconoscere che la scelta coerente improntata alla semplicità e declinata tanto sul piano delle illustrazioni, quanto su quello del testo, ha il merito di offrire una sfida di lettura piacevolmente sormontabile. Ai giovani lettori riluttanti – per difficoltà di apprendimento ma anche per disabitudine– si propone dunque un terreno agevole sul quale cimentarsi e provare a scoprire un piacere inatteso.

Al carattere apposito per dislessia, all’impaginatura che affatica meno la vista e alla carta color crema – espedienti tecnici messi a punto ed adottati in tutte le collane dalla casa editrice Biancoenero – si affiancano qui figure tratteggiate che paiono personaggi dei fumetti e una grafica perfettamente in linea con essi. L’avventura di Armando, Rolandino, Laurette e Nicole, alle prese con un fiume in piena che rischia di strabordare a causa di uno smaltimento selvaggio dei rifiuti, assume così le fattezze di una vignetta che si trasforma in libro.

Diverso come uguale

La diversità ha tante facce: quella della disabilità, quella della religione, quella dell’etnia e quella dell’orientamento sessuale, per esempio. Ciascuna condiziona a suo modo le persone senza mai, tuttavia, esaurirne la personalità. Così, chi è epilettico come Erica, può anche amare vestirsi di rosso e non avere paura del buio, chi è cieco come Marcel può anche conoscere un sacco di canzoni a memoria e ballare benissimo o chi è musulmana come Fathia può anche avere i capelli liscissimi e festeggiare il compleanno in un giorno speciale. Certo, occorre essere sufficientemente attenti e curiosi per notare con naturalezza questi aspetti senza farsi ingannare dalle etichette.

Così fa Leone, protagonista del bell’album illustrato proposto da Beccogiallo, che in quarantotto pagine di una specie di diario, con tanto di disegni annessi, clips e post-it, racconta ai lettori somiglianze e stramberie degli amici. Qui, tra illustrazioni a tutta pagina e commenti che tanto sanno di fumetto, scorre una carrellata di personaggi, tutti portatori di una forma di diversità, non nascosta né negata bensì accolta e mescolata ad altre caratteristiche. Anche l’handicap, così, smette per una volta di essere quella parola vuota o quella situazione ineffabile che perlopiù spaventa gli adulti per assumere i contorni pieni, benché soggettivi, dell’esperienza pratica di un bambino.

La disabilità, cioè, viene nominata e contestualizzata, e qui sta il vero merito di Diverso come uguale: nel coraggio inusuale di chiamare le cose con il loro nome, nella responsabilità di dar loro un risvolto pratico e comprensibile e nella capacità di mettere in luce come la diversità non annulli ciò che la circonda. Raccontare l’autismo di Luca, per esempio, come la sua insofferenza agli abbracci e alle chiacchiere non è certo esaustivo ma offre ai piccoli lettori l’opportunità di confrontarsi con una forma di differenza dalla fisionomia finalmente riconoscibile. Se in più si sa che Luca è il bambino più alto e forte della classe, che colleziona bottoni, che odia i gatti e che ride con la bocca tutta aperta come Superobotman si intuisce che la sindrome che lo ha colpito non è sufficiente a definirne in pieno l’unicità.

Quel che si legge tra le righe, insomma, è che essere bambini, con o senza disabilità, significa essenzialmente coltivare desideri, avere e superare paure, mostrare stranezze, giocare, condividere esperienze e sognare. Evviva, dunque, perché di una simile convinzione abbiamo ancora tanto bisogno!

L’isola

Se, come sostiene Suzy Lee, “un buon libro illustrato lascia spazio all’immaginazione” permettendo al lettore e all’artista di “godersi comodamente l’ambiguità”, L’isola di Ronald Tolman e di sua figlia Marije non sfugge alla categoria. Con quel suo lasciarsi leggere e rileggere disseminando tracce di suggestioni sempre nuove, questo silent book si presenta, infatti, come un invito caloroso ma non invadente a scendere con una scaletta da una nuvola spumosa e a immergersi curiosamente in scenari distesi a perdita d’occhio su cui si stagliano figure dai tratti delicati.

Quello che viene proposto, qui, è un viaggio tra isole misteriose in compagnia di un placido orso bianco, dai tratti noti agli affezionati del premiatissimo La casa sull’albero. Al suo fianco il lettore senza fretta ha modo di incontrare distese popolate da pulcinella di mare, banchine rotanti come giostre in forma di sole, lingue di terra regno di dodo e avvoltoi, ricordi d’Africa e di animali equatoriali e, infine, un’isola-palafitta che sa tanto di casa, di approdo e di rifugio in cui condividere la serenità e la meraviglia con qualcuno di vicino. Come un procione violinista, per esempio.

In una successione di vedute a tinte pastello che divengono cornice per l’immaginario, il volume si anima di quella poesia che è propria dei viaggi dalla meta ignota e di quella magia caratteristica dei luoghi così indistinti da poter esser dappertutto e in nessun posto. Ne risulta un gioiellino editoriale indefinito e insieme affascinante, certo non facile da cogliere in un’interpretazione univoca, ma forse proprio per questo capace di stimolare un rapporto personale con le immagini e un dialogo inventivo con e tra grandi e piccoli lettori.

Pistaaaaa!

Pistaaaaa!, arriva un libro  spericolato e difficile da frenare! Fresco dai tipi dell’editrice Il Castoro, il sottile volume scritto da Robert Munsch e illustrato da Michael Martchenko travolge un po’ il lettore, con un fare insolito e dissacrante. Niente poesia o senso di meraviglia, in questo libro, che si fa notare piuttosto per la disinvoltura con cui rivolta la disabilità come fosse un calzino.

La brevissima storia, surreale e assurda, di una bambina che su una sedia a rotelle turbo salva il fratello infilzatosi con una forchetta lascia dapprima spaesati ma si impone poi per la sottesa capacità di ribaltare lo stereotipo del disabile mogio e di costruire occasioni di divertimento sopra un mondo forzatamente serio quale quello dell’handicap motorio.

Malgrado il disorientamento iniziale, ci si accorge che la disabilità finisce per uscire rafforzata da una storia illustrata come questa che, pur non essendo un capolavoro, osa come poche altre trattare il bambino disabile come un bambino qualunque ammettendo che possa desiderare divertirsi, provare brividi e persino esagerare, ispirando personaggi strampalati.

Il libro nero dei colori

Un libro tutto nero per parlare di colori e un libro sui colori per parlare ai non vedenti: niente di più stravagante si potrebbe immaginare, eppure le autrici de Il libro dei colori – Menena Cottin e Rosana Farìa –  lo hanno immaginato eccome, dando vita a un albo originale e capace di aprire, attraverso lo spiffero delle curiosità, le porte della scoperta e della riflessione.

Proprio dalle pagine buie del volume balenano, infatti, illuminazioni che solleticano i sensi del lettore e lo chiamano a sperimentare le cose in maniera insolita, provando a prescindere dalla vista. Che consistenza hanno i capelli neri di una mamma che ti abbraccia? Che rumore fanno le foglie marroni sotto i piedi? E che sapore sprigionano le fragole rosse mature?

Queste e altre domande trovano risposta tra le illustrazioni di inchiostro nero in rilievo, mostrando al lettore accorto come i colori non siano, in fondo, che un semplice pretesto per condividere un’esperienza. Ed è in questo, in particolare, che l’albo rivela il suo senso più autentico: nella convinzione che i colori siano vestiti leggeri poggiati sulla superficie delle emozioni e che siano queste ultime, in definitiva, le cose su cui val la pena confrontarsi.

Tutt’altro

Il camaleonte in copertina invita il lettore a districarsi tra contrari di ogni sorta: in altezza, morbidezza, peso o grandezza. Affidandosi alla percezione delle dita, questi può sperimentare così concetti elementari e fondamentali che da sempre costituiscono soggetto privilegiato dei volumi per la prima infanzia.

Anche questo album, in effetti, è pensato per i bambini ciechi più piccoli, che lettori magari non sono ancora, proponendo loro un piccolo percorso tattile che pagina dopo pagina stimola la curiosità. E poiché la curiosità, per fortuna, è carattere comune a tutti bambini, anche i vedenti possono lasciarsi facilmente attrarre da Tutt’altro.

Il volume completa la collezione “A spasso con le dita”, realizzata dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi e destinata gratuitamente a centinaia di biblioteche, enti e istituti italiani: un progetto straordinario e degno di nota, per il grosso sforzo economico e tecnico profuso per realizzarlo, per l’inscalfibile passione con cui è stato portato avanti, e per il forte segnale che con esso viene lanciato a difesa dell’integrazione.

Raccontare con le parole e con le mani

Ci sono tanti modi per comunicare, raccontare e sognare insieme. Ci sono tante lingue, ciascuna con la sua musica; ci sono le immagini, che trovano i suoni nei colori; e poi ci sono i segni delle mani, con quel loro strano e sconosciuto potere di dire le cose immaginandole con gli occhi.

Il cofanetto Raccontare con le mani e con le parole, edito dalla Sinnos Editrice, prova a  esplorare tutti questi linguaggi raccogliendo dialoghi, filastrocche e ninnananne delle diverse tradizioni e  proponendone al contempo la versione originale, la versione italiana, l’illustrazione figurativa e la trasformazione in lingua dei segni. Come dire: una sola storia può rivelarne quattro diverse, ognuna con un ritmo, una poesia e una forza espressiva differenti. Ognuna capace di narrare l’intensità dei piccoli momenti quotidiani in modo unico e particolare. Così, provare a leggere la storia essenziale della lumachina o del cattivo papao, affidandosi alle immagini o al movimento delle dita, può diventare un’occasione di sperimentazione e condivisione per chi normalmente legge o ascolta le parole come per chi normalmente le cattura nei gesti.

Tre volumi diversi fanno parte di questa raccolta: due di filastrocche di tradizione italiana, araba, indi e urdu, uno sulle prime espressioni e uno dedicato ai genitori perché la comunicazione, anche difficoltosa, possa diventare una momento di scambio ricco e sereno. Il cofanetto, curato nei testi da Marisa Bonomi, nelle calde illustrazioni da Cristina Pietta e nella realizzazione da Cosetta Zanotti, si inserisce in un progetto editoriale ampio della Sinnos Editrice, volto a fare dei libri uno strumento importante di integrazione concreta.

La buffa bambina

Occhiali spessi, pancia tonda, comportamenti strambi. Ma cos’avrà nella testa quella bambina buffa che abita proprio vicino a Marco? Difficile a dirsi, soprattutto quando quella canta a squarciagola canzoni incomprensibili o sorride gentile a chi la maltratta. Quella bambina buffa si chiama Francesca ed ha la sindorme di Down, o almeno così dicono gli adulti abbozzando una spiegazione piuttosto insoddisfacente. Per Marco quella bambina buffa è prima un’estranea apparentemente picchiatella, poi una vicina di casa con cui provare a divertirsi, poi uno zimbello da sbeffeggiare con i compagni e infine un’amica da difendere dalle vessazioni. La loro è un’amicizia tortuosa e intensa, specchio di quella ingenuità infantile che sa parimenti tramutarsi in crudele schiettezza e in autentica curiosità.

L’eclissi, ovvero una giornata da non prendere alla lettera

L’idea che anima L’eclissi ovvero una giornata da non prendere alla lettera, è nella sua originale semplicità, geniale. Le difficoltà sperimentate quotidianamente dai bambini dislessici e quel senso di smarrimento che i disturbi dell’apprendimento recano sovente con sé non sono infatti comunemente raccontati ai piccoli lettori ma piuttosto messi in atto attraverso una travolgente storia in rima in cui le lettere scompaiono, si rivoltano, si scambiano e si confondono.

Le avventure bizzarre che prendono vita nel cuore del bosco, attraverso la poesia frizzante di Sabina Colloredo e le illustrazioni gioiose di Valeria Petrone, diventano così, con tocco magico, terreno di prova per chi non immagina che i segni grafici possano confondere certi lettori, occasione di rielaborazione leggera e fantastica degli impicci imposti da alcuni disturbi e, ancora, stimolo efficace alla lettura per chi si sente scoraggiato e necessita di “trovare strade nuove / per arrivare, / anche dove sembrava / di non poter andare!”.

Le parole scappate

Due patologie differenti: Alzheimer e dislessia. Due età opposte: un’anziana e un bambino. Due difficoltà distanti: decifrazione e ricordo. Le caratteristiche di Mariadele e di suo nipote non potrebbero sembrare meno ravvicinabili. Eppure…

Con Le parole scappate, Arianna Papini immagina e fa immaginare come possano convergere storie apparentemente diverse e prive di un binario comune. Attraverso un racconto poetico e essenziale e illustrazioni dal tratto marcatamente poetico, le parole si scoprono infatti elemento  di incontro tra una nonnaa che difetta nella memoria e un ragazzino che stenta a leggere correntemente.

In entrambi i casi le parole si fanno protagoniste di perdite, di mancanze e talvolta di autentiche forme di sofferenza, ma diventano al contempo anche stimolo e strumento di riscatto. La narrazione, verbale e più genericamente artistica, diventa in effetti una possibilità di contatto attraverso la quale nonna e nipote trovano una personale e condivisa strada per l’accettazione di sé.

 

È non è

Matita a carta da parati. Così Chiara Carrer interpreta le ombre e i collages di sensazioni che popolano la vita di Sara, protagonista del raffinato album È non è, edito da Kalandraka. Quella che ci consegna è la storia-non storia di una bambina autistica e del forte straniamento che si genera intorno a lei. E’ il racconto per schegge e frammenti di una quotidianità spesso inspiegabile che non ha una vera trama ma che testimonia un’esperienza diffusa.

La voce che narra è del fratello di Sara, sospesa a mezz’aria tra incanto e disincanto. Perché Sara è e non è una sorella come le altre: abbraccia, si illumina e accarezza, infatti, ma il più delle volte si isola, si perde e scoraggia. Il contrasto anima il suo modo d’essere e si fa cifra e valore di questo libro, così lieve e così pesante insieme.

Tutto giocato sull’alternanza di presenza e assenza, l’album restituisce una protagonista, un po’ fuori e un po’ dentro, un po’ simile e un po’ diversa, un po’ vicina e un po’ distante. E nelle parole di Marco Berrettoni Carrara, asciugate all’osso e spogliate del superfluo, si trovano la forza e l’equilibrio capaci di puntellarne la realtà.

Banchogi solo metà

Una fiaba coreana tradizionale per parlare di diversità e farlo con voce alta e ferma. Per dire semplicemente che la differenza non significa per forza assenza di coraggio, animo e generosità, come dimostra bene l’eroe Banchogi, “dimezzato” per uno scherzo del destino. Col suo occhio solo, il suo solo braccio e la sua sola gamba – stilizzazione semplice ma incisiva di una concezione diffusa della disabilità come “mancanza di qualche pezzo” – il piccolo protagonista incarna una filosofia di vita più che una condizione fisica, un modo di stare al mondo valorizzando ciò che si ha piuttosto che sottolineando ciò di cui si difetta.

Questa avventura minima, fatta di parole piene ed essenziali e di disegni ben marcati e graffianti diventa perciò un omaggio alla determinazione e alla fermezza. I massi che Banchogi solleva, le astuzie che escogita, le fiere che annienta, le guardie che beffa, le partite che vince – e gli ostacoli di ogni tipo che in generale supera – delineano in definitiva una figura a tutto tondo di cui il lettore appassionato coglie soprattutto la forza risoluta. Quella forza che porta alla conquista finale dell’amata, facendo dell’intera vicenda una questione d’accento, in cui ciò che conta non è la metà ma piuttosto la meta.

Serena la mia amica e la buffa storia della balena Rosina

Serena, la mia amica, narra di un’amicizia nata sui banchi di scuola. Chiara è una brunetta simpatica, occhialuta e chiacchierina, Serena è bionda, buonissima, mangia un sacco di caramelle e sa disegnare con gli acquarelli. Le due bambine trascorrono insieme anche il tempo libero, ma solo quando Serena è libera dai suoi molti impegni: la piscina, i boy scout, il laboratorio di pittura… Chiara è un po’ gelosa delle sue tante attività, dei suoi due fratelli grandi, della mamma così paziente, dell’insegnante “tutta per lei” che la aiuta a scuola… lei invece è spesso sola, e allora si annoia! Certo, Serena non è molto brava in matematica, e in alcune cose non riesce proprio come gli altri. Ma ama dipingere le farfalle e andare in bicicletta ed è sempre di buon umore, anche quando i compagni la prendono in giro.
La storia, ideata da Anna Genni Miliotti e arricchita delle bellissime illustrazioni di Cinzia Ghigliano, tratta con delicatezza il tema della diversità: solo all’ultima pagina scopriamo che Serena è una bimba Down, che nonostante i limiti e le difficoltà, riesce a essere autonoma, ad avere tanti amici e a farsi voler bene da tutti.
E il tema della diversità si ritrova anche in una storia dentro la storia: al centro del libro c’è un divertente racconto a fumetti, La Buffa storia della balena Rosina, che un bel giorno si stufa dei ghiacci polari e va in vacanza in Sardegna, dove ci sono tanti fenicotteri tutti rosa, proprio come lei….

Storia curiosa di re, principi e inventagiochi

Tutti i bambini hanno il diritto di divertirsi e tutti i bambini hanno il diritto di giocare. Anche se non afferrano bene gli oggetti, se sono più piccoli e deboli degli altri o se non capiscono perfettamente che i giochi più semplici. La sfida dei grandi dovrebbe essere quella di costruire giocattoli su misura per tutti loro anche se questo comporta un grande dispendio di sforzi e fantasia. Ma quando la fantasia la vince sugli sforzi ecco che le fiabe possono diventare realtà o la realtò può diventare una fiaba.

Come è accaduto con la Storia curiosa di re, principi e inventagiochi che non è soltanto un racconto fantastico dal sapore delicato ma anche il frutto maturo e dolce di un cammino condiviso che Fondazione Paideia, Carthusia edizioni e Spielmittel hanno portato avanti insieme all’autrice e all’illustratrice del libro. La storia che si narra, infatti, non fa che mettere dei panni magici e incantevoli ad un’esperienza realmente vissuta e ad un progetto effettivamente realizzato: i workshop creativi durante i quali, nel 2008, decine di persone da tutti il mondo si sono ritrovate a Torino per confrontarsi, immaginare, discutere e inventare nuovi giochi capaci di superare le differenze.

Ecco dunque che gli anomali figli del re di Tortolonia e gli straordinari Inventagiochi chiamati a corte nel libro assumono tutto un altro spessore. Il principe Giandellaria che fluttua a mezz’aria come un uccello, la principessa Astice che possiede due chele di granchio al posto delle mani e la sorella Rosafiore che è così minuscola da potersi nascondere con le api spalancano le porte ad un’idea di creatività che non discrimina e che anzi, nell’immediata condivisione del divertimento, sa portare una ventata di allegria a un intero regno, disseminando sorrisi tra adulti e bambini, senza alcuna distinzione di sorta.

A partire dai workshop realizzati e dall’idea del libro Storia curiosa di re, principi e inventagiochi, Fondazione Paideia Carthusia edizioni hanno realizzato anche un gioco da tavolo dal titolo Che talento! Giochiamo insieme nel curioso regno di Tortolonia, cha vuole parlare in maniera diretta e far giocare in modo pratico con le differenze. Il libro singolo si trova in libreria. Il kit libro + gioco da tavolo può essere invece ordinato presso la Fondazione Paideia.

Storie con la CAA 1

Le storie di Anna, Paolo e Luigi sono storie di vita quotidiana: storie di gioco, di altalene, di capricci, di minestre, di capelli e di somiglianze in famiglia. Sono storie che toccano da vicino, con semplicità e ironia, tutti i bambini e proprio per questo è bello pensare che tutti  bambini possano in esse riconoscersi. Ecco perché l’idea di trasformarle in un libro in simboli WLS, accessibile anche in caso di autismo e di disturbi della comunicazione, pare calzare a pennello.

L’iniziativa è firmata dalla casa editrice Erickson, da anni attenta alle tematiche dell’handicap, che propone un cofanetto composto da tre mini-volumi: Paolo e i capelli ribelli, Anna e l’altalena e Luigi e il Minestrone . Accomunati da una struttura snella, da una grafica essenziale e buffa e da una cura lessicale, sintattica e narrativa attenta ai bisogni di giovani lettori con difficoltà espressive, i tre libretti offrono uno strumento pratico e davvero spendibile per allargare le possibilità di lettura a chi normalmente ne viene escluso e per incuriosire con un linguaggio efficacissimo chi alla lettura inizia ad avvicinarsi.

C’è posto per tutti

“… il gatto, il topo, l’elefante, solo non si vedono i due liocorni”. Già, i due liocorni non si vedono nell’albo firmato da Massimo Caccia e ispirato alla storia dell’Arca di Noè, ma forse sono soltanto strizzati tra l’opossum e il lama, o restano in ombra dietro l’elefante e il bufalo. Difficile a dirsi: in C’è posto per tutti nulla è scontato e all’occhio attento possono riservarsi sorprese continue. L’ironico albo senza parole proposto da Topipittori gioca infatti con instancabile divertimento sulla proposta di dettagli curiosi da cogliere con fortuna o da ricercare con minuzia.

Tutto è frutto, qui, di una meticolosa e spiritosa attenzione a fare di pagine apparentemente elementari il teatro di un vedo-non-vedo molto intelligente. Quella che sembra una carrellata di animali buffi e variegati manifesta, infine, il suo senso più pieno e dissacrante in un’arca finale stipata all’inverosimile. L’autore dissemina, insomma,  qua e là le tracce del suo intento, stuzzicando il lettore, ma svela la soluzione più autentica dell’opera in un’ultima doppia pagina che è un tripudio di particolari da trovare e ritrovare. Così, proprio quando sembrava conclusa, la caccia al dettaglio si riapre, invitando a scovare nuovi elementi significanti.

Quello che si genera, dall’inizio alla fine, è un incastro perfetto: tra le pagine che, senza soluzione di continuità, fanno scorrere una sorta di unico lunghissimo fondale; tra le inquadrature che assumono un senso solo quando sono messe in successione;  e infine tra gli animali imbarcati che formano nell’arca il più spassoso e insolito dei mosaici.

Il mio amico Tartattà

Quarantatre pagine che sembrano trascritte con fedeltà dalla testa di un bambino: il ritmo è incalzante, la digressione è dietro l’angolo e qualche parola viene rielaborata in maniera del tutto personale. Così, tra le lezioni di “logovattelapesca, con una specie di maestra che ti insegna a parlare bene”, i cavoletti di Bruxelles furbescamente schiacciati e spalmati nel piatto, e piccole quotidianità scolastiche disastrose, veniamo a conoscere Basilio Tamburo, il protagonista del bel libro scritto da Béatrice Fontanel e illustrato da Marc Boutavant.

A presentarcelo è il suo compagno di banco Ferdinando Ponpon che, con un cognome così, conosce bene le prese in giro ma ha imparato ad arginarle con la minaccia di un cazzotto alla ricreazione. Sarà per questa sua esperienza o per il piglio sveglio che lo contraddistingue, ma è proprio Ferdinando a cogliere dei sentimenti dietro le azioni di Basilio e a mettere il lettore nella condizione di condividerli. Raccontando di come il compagno sia arrivato il primo giorno di scuola con i capelli selvaggi, abbia mentito sul suo vero nome, si sia chiuso in bagno per non partecipare alla recita scolastica o sia salito sul tetto per starsene un po’ da solo, il giovane narratore trova il modo più schietto di svelare le difficoltà dovuta alla balbuzie e il dolore dovuto a un lutto in  famiglia.

La sua forza è lo stile a tratti ingenuo e a tratti cinico, che non dribbla la crudeltà ma nemmeno l’inimitabile empatia tipica soltanto dell’infanzia.

Il trattamento Ridarelli

 

E’ una storia semplice, quella dei Ridarelli. Ed è una storia strepitosa come solo le storie semplici, a volte, sanno essere. Racconta di creature bizzarre e divertenti – i Ridarelli appunto – che difendono i bambini vittime di ingiustizie da parte degli adulti, collocando sulla via di questi ultimi una cacca di cane puntualmente raccolta e posizionata. Una giustizia spiccia e incisiva, insomma, che scatena sorrisi di portata portentosa al solo sentirla raccontare. Ma cosa succede se un “errore giudiziario” porta il signor Smack, assaggiatore di biscotti e padre buonissimo, sull’odorosa via del trattamento? Una rincorsa senza eguali toccherà di certo ai suoi figli e al cane Roger per evitargli la temibile e puzzolente punizione…

In questo suo primo lavoro per ragazzi, Roddy Doyle si dimostra esilarante, sottile e avvincente come pochi. E quando un autore non è bravo ma di più – quando addirittura è “un genio”, come J.K. Rowling ha definito l’inventore dei Ridarelli – è proprio un peccato non permettere a qualcuno di conoscerne l’opera ed immergervisi fino alle orecchie. In questo senso la scelta della Emons di proporre testi come Il trattamento Ridarelli in versione audiolibro appare davvero provvidenziale. Gli audiolibri sono infatti uno strumento prezioso per chi non ama, non riesce o non può leggere. Essi danno voce quindi – è il caso di dirlo – alle esigenze non soltanto di chi ama sentirsi raccontare le storie ma anche di chi, cieco, ipovedente o con difficoltà di lettura, trova nelle parole recitate una porta indispensabile di apertura immaginaria.

E ora…tutti in Brasile!

Il connubio tra calcio e libri potrebbe sembrare tra i più improbabili a immaginarsi ma alcuni recenti fenomeni editoriali possono facilmente dimostrare il contrario. E’ il caso della serie Gol!, firmata da Luigi Garlando e pubblicata da Il Battello a Vapore con un costante ampliamento della gamma di titoli, dal 2007 ad oggi.

Volumi come questi, di grande successo tra i giovani lettori, capaci di coniugare la narrazione con la passione del pallone, sono al contempo un risultato e uno stimolo importante: essi costituiscono infatti un segnale della vitalità che può animare le letture dei ragazzi e forniscono, dal canto loro, nuova linfa che alimenta il rapporto con il libro.

Ecco perché ci piace pensare che a titoli di questo tipo si possa garantire la massima accessibilità, magari grazie all’uso delle nuove tecnologie. Così, l’audiolibro di E ora… Tutti in Brasile!, pubblicato dalla Emons, suona come una buona notizia perché segna la possibilità di condividere proposte narrative appassionanti al di là di alcuni limiti imposti da disturbi dell’apprendimento o della visione.

Pela la mela e bela

Parola d’ordine: lettura divertente. Pela la mela e bela si presenta infatti come una raccolta curiosa, singolare e avvincente di storie spassose, il cui senso-non senso trova sempre un appiglio nei suoni e nelle suggestioni ad essi correlate. Accade così che il fondamento educativo e riabilitativo su cui poggia il libro, pensato per agevolare il lavoro terapeutico sui disturbi fonologici nei bambini, finisce per scomparire del tutto agli occhi dei lettori, ben sovrastato da una proposta di lettura solida, autentica e coinvolgente.

Dalle sfilate della mucca Carolina alle danze del gallo Gugu, passando a tutta birra per le bolle che un giorno invasero il cielo di Roma, ci si trova catapultati in una girandola di invenzioni fantastiche tutte nate dal potere evocatore della parola. Pela la mela e bela, oltre a dare il titolo al volume e a inaugurare una serie di libri preziosi marchiati Sinnos Editore, diventa così una vera e propria formula magica capace di far scaturire emozioni e occasioni di comunicazione del tutto inaspettate.

Pinocchio ed. CAM

Tutti conosciamo la storia di Pinocchio, ma conoscerla e leggerla da sé non sono esattamente la stessa cosa. Leggerla da sé significa anche, infatti, padroneggiare le strutture del testo che la racconta distinguendo agevolmente i diversi elementi che lo compongono e il ruolo che essi svolgono al suo interno: operazione piuttosto immediata in condizioni consuete di percezione e apprendimento ma non in caso di sordità. Questo handicap non coinvolge, infatti, il solo senso dell’udito ma implica difficoltà anche nella comprensione dei testi scritto.

È con questa consapevolezza, dunque, che nasce un libro come Pinocchio, messo a punto dalla Cooperativa Allegro con Moto. La celeberrima storia di Collodi è infatti qui rivista e adattata affinché le frasi risultino più semplici e affinché i loro meccanismi di coesione siano marcati visualmente. Frecce, colori e font differenti sono perciò impiegati per agevolare il riconoscimento di connettivi, possessivi ed elementi grammaticali diversi cosicché il piacere della lettura si renda accessibile anche grazie al pieno possesso del testo.

Cappuccetto Rosso in LIS

Cappuccetto Rosso in Lis è un libro disposto a cambiare pelle per raggiungere alcuni piccoli lettori spesso trascurati dall’editoria tradizionale. Le classiche pagine illustrate sono seguite infatti da riquadri dedicati ai gesti che raccontano la storia in Lingua Italiana dei Segni e corredate da un dvd che ripropone la celeberrima vicenda in un’insolita versione teatrale tutta gesti e sottotitoli.

Esplorando quindi il volume nelle sue molteplici facce, senza farsi ingannare da un aspetto estetico forse poco accattivante, si può cogliere il senso più autentico di una proposta accurata e articolata. I riquadri e il video nascono, in particolare, da un’apposita rielaborazione del testo che contribuisce a renderlo più comprensibile anche ai bambini sordi, mentre l’affiancamento dei diversi codici e strumenti consente un approccio personalizzabile alla storia e una moltiplicazioni di stimoli di lettura, di interazione e di avvicinamento alla comunicazione tipica delle persone non udenti.

Le potenzialità di confronto e incontro legate a una storia universalmente nota come Cappuccetto Rosso trovano così canali insoliti di amplificazione ed eco.

Storia di una stella

Storia di una stella è un libro tattile, al contempo essenziale e non immediato, prodotto da L’Albero della Speranza, casa editrice dalla recente ma ostinata e meritevole attività. La storia che narra è delle più lineari, senza grossi colpi di scena o complicazioni, come si confà ad un libro come questo, destinato ai lettori meno esperti. Tutto giocato su sparizioni, ricomparse e trasformazioni della protagonista che dà il titolo al volume, questo appare nel complesso di facile esplorazione.

Il soggetto è, ciononostante, quanto di più distante si possa immaginare dall’esperienza di un bambino cieco, principale beneficiario del libro. Lontane e percepibili essenzialmente per la loro luce puntiforme e flebile, le stelle restano oggetti difficili da concettualizzare, immaginare e riconoscere, tanto più nella loro caratteristica e stilizzata rappresentazione a cinque punte. Il libro può perciò rappresentare una sfida ardua per le dita alle prime armi per le quali può diventare, però, con l’adeguato accompagnamento, occasione di scoperta di cose esistenti anche se non percepibili al tatto.

Il principe

Ci sono tutti gli ingredienti fondamentali di una fiaba tradizionale in questo libro: dal principe che dà il titolo al volume alla bella di cui è innamorato, dalle prove che deve superare agli oggetti magici in cui incappa, dalla foresta incantata in cui si imbatte al lieto fine che lo aspetta. Ma c’è anche qualcosa in più. Tutti questi elementi sono, infatti, resi accessibili anche ai bambini ciechi grazie alla stampa in braille e all’utilizzo della tecnica del collage materico.

Come le precedenti, quest’ultima pubblicazione a cura de L’Albero della Speranza non rinuncia all’accessibilità tattile dei suoi contenuti, tanto testuali quanto iconici, proponendo un albo suggestivo nella sua semplicità di esplorazione. Il solido castello con i suoi merli, i soffici abiti di panno, l’irregolare terreno al di sotto dei ruvidi tronchi d’albero che infittiscono la foresta amplificano, infatti, la magia della storia consentendo di entrarvi anche in punta di polpastrello. Il risultato è senz’altro piacevole e facilmente condivisibile, presupposti indispensabile per una autentica esperienza di integrazione.

Morbidino e Ruvidino

Un libro che è prima di tutto un viaggio di scoperta, un percorso tra dettagli quotidiani, un susseguirsi di tocchi e carezze. Morbidino e Ruvidino è infatti la storia di due amici dalla texture differente che incontrano animali, oggetti e paesaggi, di volta in volta più simili all’uno o all’altro. Questi incontri conducono il lettore-esploratore a sperimentare sensazioni, a mettere in relazione tra loro cose diverse e ad arricchire il proprio immaginario con particolari che in buona parte prescindono dalla vista.

A contatto con il soffice pelo del gatto, con gli aguzzi aculei del porcospino o con i fruscianti fili d’erba, il bambino conosce e riconosce superfici differenti che stimolano acquisizioni o ricordi, che assumono valenze singolari a seconda dell’esperienza di ciascuno. Ancora una volta, quindi, un esemplare di libro tattile illustrato si presta a letture e manipolazioni alla portata dei piccoli lettori ciechi senza dover essere per questo riservato esclusivamente a loro.

Versi tra versi

Strisce, punti e poco più. La straordinarietà di questo albo illustrato, già vincitore dell’International Tactile Book Competition 2008, sta forse proprio in questo: nella capacità di trasformare un numero limitatissimo di forme ed elementi in una molteplicità strabiliante di quadri, soggetti e suggestioni. Sono labirinti, code, scale, finestre e percorsi quelli che spuntano dalla mano creativa dell’artista norvegese, popolando le pagine di Versi tra versi di immagini da esplorare e con cui interagire senza sosta.

L’intero libro, a dire il vero, anche nella sua componente testuale, è un invito irresistibile a farsi coinvolgere, inseguendo la storia nelle sue spericolate giravolte. Quello che si propone al lettore è in definitiva un’esperienza immaginativa in cui è chiamato a seguire le sue dita per scoprire il senso dei versi. Il risultato è senz’altro stimolante, inconsueto e curioso non solo per i bambini ciechi ma anche per i loro compagni vedenti e per tutti coloro che, nonostante l’età adulta, restino affascinati dal piacere di un’insolita scoperta.

Il volume non è acquistabile ma è consultabile presso un gran numero di enti, biblioteche e scuole cui è stato distribuito gratuitamente dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi grazie al progetto EnelCuore.

Nicola a modo suo

L’attenzione che Nicola a modo suo rivolge alla questione della diversità è senz’altro degna di nota. Il libro scritto da Guido Quarzo e illustrato da Orietta Brombin abbraccia infatti da fuori e da dentro il mondo dei bambini con difficoltà motorie e comunicative attraverso un contenuto dedicato al tema dell’handicap e una forma ampiamente accessibile.

La storia di Nicola, che fatica a compiere autonomamente azioni quotidiane anche molto semplici e che vede venire in suo soccorso nientemeno che il mago Belmodo, è infatti corredata dai simboli impiegati nella Comunicazione Aumentativa e Alternativa, utile in caso di autismo e di patologie dalle implicazioni comunicative affini.

Messo a punto dagli operatori del Centro Benedetta d’Intino di Milano e dell’Uliveto di Luserna San Giovanni, il libro fa parte di una collana pensata per stimolare, attraverso racconti semplici ma pregnanti, dinamiche interattive e relazionali laddove queste siano fortemente limitate. Il risultato si fa dunque strumento utilissimo per aprire importanti occasioni tanto di identificazione quanto di confronto.

Mia sorella è un quadrifoglio

Viola e Mimosa sono due fiori e due colori, ma soprattutto sono due sorelle. Viola, la più grande, è una bambina curiosa, attenta e riflessiva. È lei che accompagna il lettore, con sguardo minuzioso e appassionato, a conoscere Mimosa e a raccontare come il suo arrivo in famiglia abbia generato scompiglio, gioia e difficoltà in misure variabili.

Mimosa, dal canto suo, è solare, creativa e diversa dagli altri bambini. La sua diversità non ha un’etichetta precisa ma prende man mano forma dal gioco di attese disattese dei parenti, dalla maniera buffa di sorridere che pare tipica di un altro pianeta, dalle prese in giro di qualche compagno, dall’abitudine insolita di abbracciare gli sconosciuti, dai modi lenti nel fare le cose e dall’attenzione particolare che genera negli adulti. È una diversità la sua che c’è ma che agli occhi e nell’esperienza di Viola, che pur non la nega, perde di peso e assume i contorni più morbidi e accoglienti dell’unicità. Così, quella di Mimosa diviene la storia di un quadrifoglio che rende il prato della vita e della famiglia meno monotono e meno piatto.

Ma ci vogliono parole esperte e delicate e linee dolci e sfumate per raccontare a dovere una storia tanto speciale e tanto comune come questa. Così, con perizia impagabile, le illustrazioni di Svjetlan Junaković sostengono e accompagnano come una musica armoniosa le riflessioni della giovane Viola che per mano delicata ed esperta di Beatrice Masini trovano voce e spazio per esprimersi. Con lei sono i fratelli e le sorelle di bambini disabili che parlano e raccontano le emozioni belle e brutte dell’esperienza che è capitata loro, con quel punto di vista del tutto privilegiato e palpitante che forse a nessun altro spetta.

Amici per la buccia

Le Edizioni Fabella sono da poco presenti nel panorama editoriale per l’infanzia ma si fanno fin da subito notare con un progetto coraggioso. Il primo libro stampato dai loro tipi – Amici per la buccia – si propone infatti di raggiungere il pubblico dei lettori più inesperti e dei lettori con difficoltà di comunicazione. Attraverso la traduzione della storia in PCS (Picture Communication Symbols), il codice base della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, il libro ne semplifica infatti l’approccio e la comprensione.

Le avventure dei fruttini amici di Simone il limone sono dunque messe a punto per risultare apprezzabili soprattutto da chi necessita di supporti speciali per stabilire e seguire un’interazione. Più che per la storia, che è molto elementare, il libro si impone perciò all’attenzione per il ruolo chiave che può svolgere nell’attivazione nello stimolo di dinamiche relazionali. In questo senso anche la semplificazione estrema che lo contraddistingue – tanto a livello narrativo quanto a livello iconico – pare significativa perché contribuisce ad aprire delle possibilità di contatto estremamente significative.

Giacomino e il fagiolo magico

La storia di Giacomino e il fagiolo magico si trasmette da decenni, ormai, in un numero indefinibile di versioni contraddistinte da dettagli, comparse e finezze narrative di volta in volta differenti. Come tutte le fiabe mantiene un’ossatura forte e stabile su cui si posano vesti che, nel tempo e nello spazio, possono variare rendendo sempre apparentemente nuovo il racconto. Per questo motivo, storie come questa paiono prestarsi particolarmente bene a una rielaborazione testuale che ne consenta l’accesso anche a lettori con esigenze particolari, dettate per esempio da difficoltà di comunicazione.

Nella bella versione di Giacomino e il fagiolo magico proposta dalla casa editrice Uovonero, curata da Enza Crivelli e illustrata da Peppo Bianchessi, si riconoscono perciò marcatamente il giovane e curioso protagonista, la stupefacente gallina dalla uova d’oro, la magica pianta di fagioli che arriva fino al cielo e i terrificanti coniugi orco e orchessa abitanti del castello tra le nuvole, ma si apprezza anche la ricerca di una forma narrativa che vada all’osso della storia, che elimini ogni elemento superfluo e che rende il racconto quando più lineare, scandito e fruibile possibile.

Il risultato è in definitiva una fiaba davvero essenziale che ben sui presta a essere tradotta anche in simboli PSC (Picture Communication Symbols), rendendo la lettura accessibile non solo a chi fatica a cogliere il significato delle parole ma anche a chi, come gli apprendisti lettori, inizia a decodificare i testi senza l’aiuto di una voce adulta.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Giacomino e il fagiolo magico e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

I tre porcellini

La forza è senz’altro la cifra della suggestiva collezione “I pesci parlanti” proposta dalla neonata casa editrice Uovonero. Forti, sono infatti, i libri che la compongono nell’aspetto, nel contenuto e nel progetto. Sono forti innanzitutto perché sono libri robusti e resistenti al tatto, capaci cioè di sfidare il vigore dei lettori più entusiasti e le difficoltà di maneggio dei lettori con problemi motori. Ma sono libri forti anche perché, nonostante le storie arcinote, sanno mostrarsi attraenti con delle illustrazioni e un formato particolari. E sono forti, infine, perché sono il frutto di un’idea degna di nota.

L’idea è quella di avvicinare alla lettura i bambini con difficoltà di apprendimento e con difficoltà comunicative, legate per esempio all’autismo, proponendo loro libri accessibili oltre che accattivanti. Ogni storia è infatti qui minuziosamente semplificata e corredata passo a passo da simboli PCS (Picture Communication Symbols) che favoriscono l’incontro tra Comunicazione Aumentativa e Alternativa e mondo dell’immaginazione. In questo modo, semplice ed elaborato al contempo, un immaginario collettivo e universale quale quello animato dai tre porcellini e dal lupo che ne vuol fare la sua cena, si apre finalmente a orecchie e occhi nuovi.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 I tre porcellini e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Cappuccetto rosso

– Che occhi grandi che hai…

– È per guardarti meglio…

Già, per guardarti meglio: perché guardando si scoprono molte cose e si colgono significati. Questo accade a tutti e in particolare a quelle persone affette da autismo o più in generale da disturbi della comunicazione, per le quali i codici iconici, basati su simboli e immagini, risultano più immediati ed efficaci nel loro intento di trasmettere messaggi o raccontare storie.

Ecco perché, finalmente, anche i libri hanno iniziato ad aprirsi a forme di narrazione basate su sistemi simbolici da tempo utilizzati come tecnica di Comunicazione Aumentativa e Alternativa. I simboli PCS (Picture Communication Symbols), in particolare, sono impiegati con perizia dalla casa editrice Uovonero che li accosta al testo e alle illustrazioni tradizionali in tutti i libri che compongono la collana dei Pesci parlanti.

Cappuccetto Rosso, in particolare, è il primo titolo che fa la sua comparsa in questa insolita collezione e che stupisce al primo sguardo per il complesso lavoro di elaborazione testuale e di traduzione in simboli che lo rende davvero fruibile a orecchie e soprattutto occhi molto esigenti. Alla faccia del lupo, sono i lettori questa volta che si tolgono lo sfizio di divorare (il libro)!

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Cappuccetto rosso e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Orecchie di farfalla

Le illustrazioni splendide, divertenti, sospese ed illuminanti di André Neves varrebbero da sole un’immersione in questo libro. Detto fatto: dalla copertina in poi è tutto un tuffo in apnea tra pagine-quadro senza cornice. Ma voilà, sorpresa: si scopre ben presto che a segnare un sentiero tra colori pastello e prospettive oniriche c’è anche un testo intenso e calzante, costruito ad arte come un ritornello d’altri tempi. E così, nel bel mezzo della lettura, si finisce per non capire più chi, tra parola e disegno, effettivamente accompagni l’altro nella rivelazione del prezioso segreto di Mara.

Quale segreto? Forte e stravagante, questa bambina dai capelli di spinacio e dall’orchestra nella pancia svela come liberarsi dalle prese in giro, spalancando la porta di un mondo all’incontrario. Un mondo in cui, a strizzar l’occhio alla realtà, si trasformano buchi nei calzini in dita curiose, vestiti insoliti in tavoli da gioco e difetti fisici in slanci fantastici. La realtà non si nasconde, dunque, ma si guarda da un altro punto di vista che apre squarci insoliti su aspetti sorprendenti.

Le orecchie di farfalla che danno il titolo al libro altro non sono perciò che delle orecchie a sventola capovolte e riscoperte. E proprio questo capovolgimento, svelato da un pensiero rodarianamente divergente, si fa chiave di un’accettazione di sé che stupisce e fa sorridere. Così, con un’attualità e una concretezza inattese, questo libro mostra come scattare fotografie insieme realistiche e poetiche delle differenze che popolano il nostro quotidiano. Con un guizzo fantastico, uno sguardo curioso e una leggerezza da mariposa.

Un bacio per Bicio

La storia di Bicio è una storia schietta, lineare, quotidiana: è la storia di un bambino dislessico che scopre il suo disturbo e trova il modo per evitarne le trappole grazie al supporto di adulti attenti e preparati. Non c’è molta invenzione, molta suspance e molta avventura, dunque, tra queste pagine, benché le illustrazioni a collage che le animano invitino a sperimentare slanci originali.

Bicio non è che un bambino dislessico come tanti, la cui condizione piuttosto comune e indistinta ispira facilmente un’identificazione tra ilettori che come lui non ricordano quande gambette abbia ogni lettera o che come i suoi compagni vivono indirettamente questa strana peculiarità.

Un bacio per Bicio vuole, dunque, prima di tutto essere una storia di normalità: una storia di baci, di peluche, di paure, di dottori, di scuola e di giochi. Una storia la cui dimensione reale, seppur poco travolgente, si rivela interessante per scuotere dalla dislessia quel velo di ineffabilità e incomprensione che ne amplifica spesso, ingiustificatamente, gli effetti.

Riccioli d’oro e i tre orsi

Una bambina e una famiglia di orsi. E poi tre sedie, tre ciotole, tre letti e una serie di disastri domestici, tutti moltiplicati per tre. La storia della guastafeste Riccioli d’oro, con quel suo ritmo instancabilmente ricorrente e tripartito, risulta inconfondibile e nota a generazioni intere di bambini.

Da oggi – con somma letizia – le disavventure dell’orso grande, dell’orso medio e dell’orso piccolo (anche noti come papà orso, mamma orso e piccolo orso, in una versione più tradizionale), arrivano tra le mani dei bambini con difficoltà di comunicazione e disturbi dello spettro autistico. Inserito nella collana Pesci parlanti, Riccioli d’oro e i tre orsi viene pubblicato da Uovonero corredato da una preziosa traduzione in simboli PCS che ne agevola la comprensione.

Il volume, frutto di un curatissimo lavoro di rielaborazione testuale, volta a cogliere l’essenzialità della storia e a valorizzarne la qualità iterativa, e di una scrupolosa operazione di trasposizione, basata su di una delle più diffuse tecniche di comunicazione aumentativa e alternativa, allarga così le possibilità di accesso ad uno dei classici letterari più conosciuti e amati dai piccoli lettori.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Riccioli d’oro e i tre orsi e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Talpa, lumaca, pesciolino

Tre storie di rara sensibilità escono dalla penna di Guido Quarzo e compongono la bella raccolta Talpa, Lumaca, Pesciolino. Accomunate dall’attenzione al tema della differenza e dalla capacità di rifletterla in un racconto suggestivo, esse propongono a lettori non troppo e non poco esperti un breve viaggio a cavallo tra realtà e fantasia.

I tre protagonisti – l’uno cieco, l’altro molto lento e l’ultimo dai tratti autistici – sono infatti assolutamente veritieri ma portano nomignoli di animali con i quali spesso si confondono, viste le loro peculiarità fisiche e caratteriali e vista l’interpretazione sognante offerta dalle illustrazioni di Nicoletta Ceccoli.

Il lettore si trova così dinnanzi a un personaggio che riconosce a occhi chiusi le tracce dell’orco Muffone, a un secondo che fa tutto al rallentatore finché non entra in acqua e a un terzo che fa il suo primo sorriso quando la maestra si traveste da supereroe. I tre lo ammaliano, lo incuriosiscono e solleticano in lui interrogativi e domande. Che poi meglio di qualunque altro strumento aiutano il passaggio dalla fantasia alla realtà.

Il mondo è anche di Tobias

Un buon regalo per Natale o un buon regalo per ogni altro giorno dell’anno. Perché non c’è mai un solo momento adatto per leggere storie che si trasformano magicamente in poesia, sotto le nostre dita o tra le nostre labbra. E questo è ciò che succede tra le pagine de Il mondo è anche di Tobias, un libro illustrato nuovo nuovo, che parla di autismo con insieme la forza e la delicatezza che solo una mamma può avere.

Tra le illustrazioni dallo sfondo ambrato firmate Michele Ferri, si susseguono con ritmo cadenzato e pacato le sfide quotidiane che Tobias, bambino autistico, e la sua mamma appassionata si trovano ad affrontare. La prepotenza ai giardinetti, la scortesia a scuola, la sopraffazione in spiaggia. Tutto si supera con una buona dose di fermo coraggio. E con quell’amore smisurato che sa trasformare i bambini in piccoli principi e le mamme in cavalieri impavidi.

Così, forti di una corona o un elmo sulla testa, ci si scopre parte di un mondo spesso disseminato di ostacoli di varia altezza, ma estremamente ricco e bello da far proprio. Un mondo in cui trovare il proprio posto e in cui ciascuno ha diritto ad avere il suo. Perché il mondo è di tutti, anche di Tobias.

La strega in fondo alla via

Sarà il formato grandissimo, saranno i colori e le prospettive alla Matisse, sarà lo scenario sempre nuovo ad ogni pagina voltata. O saranno forse tutte queste cose messe insieme, ciò che è certo è che l’apertura di quest’album è un’immersione più che intensa in una storia essenziale e appassionante.

Ti strega, infatti, questo libro come forse quella signora in fondo alla via… Quella signora che gesticola come facesse riti magici, che alleva gatti neri e che cuoce pozioni misteriose. Quella signora che tutti considerano una strega finché il protagonista non scopre il suo segreto che poi segreto non sarebbe se la conoscenza superasse il timore. Come si può immaginare, infatti, che la signora Ester sia sordomuta, che i gesti astrusi siano il suo modo di comunicare e che il fumo del suo calderone diffonda un buon profumo di marmellata se la si scruta sempre da lontano?

La strega in fondo alla via racconta una piccola storia di diversità e pregiudizio con una forza, un’ironia e un gusto per le piccole sorprese saporitamente genuini che lo rendono un album affascinante a vedersi, gustoso a leggersi, suggestivo a rifletterci.

Animali, animals, animaux, tiere, animales

Il formato mignon di questo libro non rende forse giustizia alle sue suggestive illustrazioni ma detiene il merito di renderlo maneggevole ed economico, cosa per nulla scontata quando si parla di supporti accessibili. Animali, animals, animaux, tiere, animales si colloca infatti tra i libri pensati per stimolare un confronto alla pari tra bambini di lingue diverse, fra le quali compaiono anche la Lingua Italiana dei Segni e il Sign Writing: due sistemi di comunicazione importanti per le persone sorde, l’uno più noto e tradizionale, l’altro più sconosciuto e creativo, poiché ispirato alle notazioni usate per la danza.

Ogni pagina riporta, quindi, oltre all’illustrazione di un animale, finemente realizzata a tinte scure su fondo caldo, anche la sua denominazione in diverse lingue europee e nelle suddette lingue gestuali. Il libro diventa, così, una collezione preziosa di segni e disegni che offre spunti universali e stimolanti per apprendere la parola altrui. L’indicazione dei segni invita infatti a tentare di riprodurli con le dita, trasformando lo scarto linguistico in un possibile gioco.

Animali di versi

È un libro, è uno zoo buffo, è una delizia per gli occhi e per le orecchie. Con le sue illustrazioni arruffate a matita, con i suoi rassicuranti sfondi ad acquerello e con le sue storie in rima che uniscono ingegno descrittivo e  linguistico, Animali di versiaccoglie il lettore  tra le sue pagine, dandogli modo di esplorarle come un unico quadro o di sbocconcellarle come singoli frammenti  in cornice.

A popolare l’album recentemente pubblicato da Uovonero sono animali strampalati, ciascuno a suo modo originale e, per via d’indole o di caratteri fisici,  differente dai suoi simili o dall’idea stereotipata che di essi è diffusa. Ci si imbatte così in farfalle a due teste, in usignoli che non voglion cantare, in oche con sale in zucca e di pesci che corrono sulle zampe. E ci si ritrova con naturalezza estrema a immaginare un mondo in cui la diversità non spaventa ma incuriosisce.

Le lettura si fa in questa maniera invito a scovare le qualità di chi e di ciò che ci circonda, a ribaltare narrativamente i preconcetti, a confrontarsi con la differenza e con la somiglianza senza farsi immobilizzare dalla diffidenza.  La fantasia si svincola, così, dalle costrizioni di un pensiero rigido e può dare seguito alle avventure narrate, trovando negli ampi sfondi a tinta unita che abbracciano versi e illustrazioni lo spazio ideale per le proprie scorribande.

Colori, colors, couleurs, farben, colores


L’espressività è senz’altro la cifra di Colori, colors, couleurs, farben, colores. Non c’è una vera e propria storia, infatti, al centro di questo libro, ma piuttosto il tentativo di suggerire esperienze di comunicazione e condivisione estetica attraverso linguaggi diversi.

Il primo di questi è, in particolare, quello artistico: ogni doppia pagina appare infatti dedicata a un colore, soggettivamente e intensamente rappresentato in un acquerello dell’autrice. Un’interpretazione personale del soggetto, insomma, cui si affianca regolarmente il più oggettivo dei codici – quello alfabetico –, che nomina in diverse lingue europee il colore in questione.

Il libro spalanca, dunque, possibilità comunicative interlinguistiche basate su un’esperienza elementare e ricchissima come quella cromatica. Ma non è tutto. Ciò che lo rende davvero innovativo è la ferma intenzione di allargare queste possibilità al di là delle lingue più note, per includervi anche la Lingua Italiana dei Segni e il Sign Writing: due codici studiati per favorire la comunicazione tra e con le persone disabili uditive.

Il pentolino di Antonino

Confezionare una saccoccia per il proprio pentolino: così Isabelle Carrier racconta l’importanza di accompagnare i bambini nel percorso di riconoscimento e di assimilazione delle difficoltà – tra le quali senz’altro anche l’handicap – nella propria vita quotidiana. La storia di Antonino che si porta sempre appresso una casseruola, incontrando disagi e generando diffidenza, è, infatti, la storia di una forma di differenza ingombrante e gravosa destinata a restare tale finché qualcuno non aiuta il protagonista a trovare un modo per gestire il suo fardello.

Ora, ciò che sorprende straordinariamente in questo libro è la maniera in cui la serietà della riflessione si concilia con la leggerezza ironica di illustrazioni e testi essenziali. La linea sottile che disegna il contorno di Antonino, lo sfondo bianco che da risalto a ogni vignetta e i colori pastello che parsimoniosamente sono distribuiti sugli elementi cardine di ogni scena rendono l’album un oggetto prezioso in cui nulla pare eccedere o deficere e in cui la semplicità della visione narrativa non pare intaccare la complessità della realtà narrata.

Supercloze. parole in fuga

Programma per la preparazione di cloze. Vengono proposti tre ambienti:1. creazione del testo: è possibile digitarlo direttamente o importare file TXT; 2. creazione del cloze: il programma consente di nascondere una o più parole (o parti di parola) del testo, associando eventualmente una definizione o un sinonimo a ogni parola nascosta; 3. gioco: permette di risolvere i cloze, precedentemente creati. Per la risoluzione del gioco, il bambino può avvalersi di aiuti di diverso genere: sinonimi, definizioni, apparizioni di singole lettere o pezzi di frase per scoprire le parole nascoste. Il gioco è pensato per bambini dai 6 ai 14 anni.

Il regalo del nonno

Quello della lettura è un mondo ricco, entusiasmante, favoloso e vario. Ma è anche un mondo un po’ faticoso soprattutto per chi, alle prime armi, deve imparare a destreggiarsi tra lettere e punteggiatura. Lo stesso vale, ovviamente, per i bambini sordi che si approcciano per le prime volte ai testi scritti, dovendo familiarizzare con una doppia lingua: quella dei segni da un lato e quella alfabetica dall’altro.

Ecco allora che il progetto editoriale marchiato Sinnos e volto a offrire racconti illustrati, stampati in caratteri tradizionali e corredati da una traduzione in LIS sotto forma di disegni, appare particolarmente interessante e denso di significato ai fini di una reale e diffusa messa in pratica del diritto alla lettura. E al suo apprendimento.

Attraverso l’affiancamento di chiavi linguistiche differenti, applicate ad un testo semplice e gradevole, Il regalo del nonno trasforma infatti il racconto di una giornata speciale in una possibilità di lettura condivisa in cui la molteplicità dei linguaggi scatena interesse, curiosità e scambio.

Marcolino, Cicciopalla e il colore delle mani

Il sapore, il profumo e il suono dei colori non sono argomento raro tra i più recenti libri per bambini. Troviamo, infatti, tra diversi titoli per i più piccoli l’idea che si possa dare un senso più profondo, personale e indipendente dalla vista alle tinte del mondo che ci circonda. Ritroviamo quell’idea, in particolare, in albi e libri illustrati di varia fattura, in cui spesso si incontrano un intento poetico e una proposta di riflessione. Scoprire infatti le sensazioni e i ricordi che si annidano sotto i colori riflette sia il desiderio di dare un volto nuovo alla realtà, sia il tentativo di farne l’occasione per confrontarsi sull’esperienza della cecità.

Flavio Maracchia – in arte Chito – propone, dal canto suo, questo tema con un taglio decisamente ludico. Giocosi sono, infatti, il suo tratto fumettistico, i suoi personaggi essenziali, le sue girandole di sfondo. E giocosa è la scintilla che fa nascere l’intero libro: Cicciopalla, bambino robusto di corpo e di immaginazione, insegna all’amico Marcolino “il gioco dei colori”. E poco importa se Marcolino è cieco, perché presto si scopre come il colore delle mani, della guerra o del suono dei tamburi abbia una trama multisensoriale, nata dalla personalissima esperienza di ciascuno.

L’albo semplice ma d’impatto pubblicato da Effatà punta tutto su questa interiorizzazione dell’immagine. Oggetti, sfondi e personaggi si intersecano e si incontrano, infatti, in mosaici sempre diversi e sempre suggestivi. Così che quel personaggio tutto stilizzato, bianco e senza occhi, finisce per essere travolto dal turbinio di colori che lo avvolge. Ma non è tutto. Perché alla maniera di Marcolino e Cicciopalla – ci dice Chito – tutti possano fare esperienza concreta e coinvolgente della diversità. L’autore propone, infatti, una serie di giochi a tema di facile realizzazione che insegnanti, genitori ed educatori possono piacevolmente proporre ai loro bambini.

Giorgetto l’animale che cambia aspetto

Ci sono libri belli da vedere. E poi ci sono libri belli da vedere, belli da toccare e belli da condividere. Ma sono libri un po’ trascurati, nonostante la loro straordinaria qualità e l’insito potenziale di integrazione che racchiudono tra le pagine. È il caso dei libri tattili prodotti dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi e dalla casa editrice francese Les doigts qui rêvent: libri per difendere il diritto alla lettura e all’immaginazione dei bambini ciechi o ipovedenti e per far sì che questo diritto sia condiviso con i bambini normodotati.

I libri tattili illustrati sono infatti pensati perché qualsiasi bambino possa trarne piacere: i testi sono scritti sia in nero sia in braille e le illustrazioni sono ideate e realizzate attraverso la tecnica del collage materico perché possano essere non solo viste ma anche esplorate con le dita. E poiché la possibilità di esplorazione detiene un fascino pressoché universale, la scoperta condivisa di libri preziosi come questi può farsi con facile mezzo di comunicazione ed integrazione tra bambini con esigenze differenti. L’illustrazione tattile rappresenta infatti una qualità appetibile e attraente che finisce per costituire une vera e propria ricchezza più che un espediente per superare delle difficoltà fisiche.

Lo dimostra bene Giorgetto l’animale che cambia aspetto, il libro tattile ideato da Claudette Kraemer nel 2000. Basta aprirne le pagine robuste per capire cosa significhi curiosare, conoscere e ammirare con la punta delle dita. L’animale di panno Giorgetto spunta infatti dal vaso in cartoncino della prima pagina e accompagna fisicamente il lettore nel suo avventurarsi attraverso ambienti diversi. E poiché il manto colorato del personaggio acquisisce di volta in volta tratti piumosi, lanosi, erbosi o sabbiosi, l’avanzamento nella lettura suscita una sorpresa continua che si anima e fa correre i polpastrelli. Giorgetto è un libro semplicemente complesso e complicatamente semplice, adatto a bambini dai 3 anni ma capace di incuriosire e stupire bambini molto più grandi soprattutto se proposto per un’esperienza di lettura al buio. Il libro è acquistabile solo online, attraverso il sito della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi. Quest’ultima peraltro lo distribuisce gratuitamente sia ai suoi utenti sia a numerose biblioteche pubbliche, centri per l’intervento precoce e la riabilitazione, ospedali pediatrici e sezioni dell’Unione italiana Ciechi, grazie al contributo di Enel Cuore.