Text fairy

Text Fairy è un’app di scansione molto utile per fotografare testi cartacei e trasformarli in formato digitale per essere successivamente letti dalla sintesi vocale. E’ una delle poche app di scansione che ha la funzione di sintesi vocale che consente un’immediato ascolto. Non è possibile salvare ed esportare il testo in formato audio. Questa applicazione gestisce molto bene il passaggio dal riconoscimento della pagina del testo alla visualizzazione del testo stesso in formato digitale testuale. Si possono scaricare direttamente dalla app tutte le lingue del mondo.

E’ uno strumento molto utile per scansionare testi velocemente e in modo preciso e per ascoltarli subito dopo la scansione.

Immaginario

12Prima app italiana studiata per le necessità di comunicazione dell’adulto che interagisce con la persona con autismo o con disabilità cognitive. Immaginario non è un’applicazione destinata all’uso autonomo del bambino ma al genitore, all’educatore o al curante per favorire la comunicazione e la sua comprensione attraverso le immagini.

Strutturata in 4 sezioni (“Immagini”, “Frasi”, “Agenda” e “Parole mie”) predisposte perché il genitore o l’operatore abbiano un accesso intuitivo e veloce alle funzionalità.

4 sezioni con accesso veloce alle funzionalità per l’utente e grafica attraente per il bambino.

1. IMMAGINI – Costruisci immagini e significati

Un vocabolario interattivo: esercita la comprensione dei concetti consultando le categorie “semantiche” con oltre 1.200 simboli di uso quotidiano scelti dai nostri esperti e crea nuove carte – immagine, testo, audio – e categorie personalizzate.

2. FRASI – Crea velocemente regole e istruzioni

Digita la frase, la app traduce direttamente il testo in sequenze di simboli. Puoi creare nuove carte e aggiungerle, registrare la tua voce, salvare e riutilizzare la frase in futuro.

3. AGENDA – Pianifica il tempo e insegna autonomie

Prepara il bambino alle attività giornaliere e della settimana: aggiungi le carte in sequenza nell’agenda visiva (esempio: mattino, pomeriggio, sera) costruendo fino a 4 livelli di dettaglio e “motiva” il bambino coinvolgendolo direttamente nella scelta tra 2 carte – una prima interazione consapevole col mezzo – e i simboli da apporre sulle attività.

4. PAROLE MIE – L’archivio delle immagini

Ricerca facilmente le frasi “ricorrenti” che hai archiviato, da mostrare in modalità “sola vista” senza pericolo di modifica e gestisci velocemente le situazioni di crisi.

Le puzzole Agata e Romeo e il primo giorno di scuola

Pepe è un cane furbo e vivace e ha uno zaino magico che porta sempre con sé. Nel suo zaino c’è un libro di storie da cui trae piccoli racconti, uno per ogni volume che lo vede protagonista.

In Le puzzole Agata e Romeo e il primo giorno di scuola, per esempio, leggiamo di Pepe che aiuta le puzzole Agata e Romeo ad affrontare in maniera serena l’inizio dell’avventura scolastica e a superare il timore di essere isolate dai compagni a causa del loro odore. La storia delle due puzzole, così come le altre che compongono la collana dedicata al cane Pepe, è evidentemente molto breve, lineare e piacevole, seppur priva di veri e propri guizzi narrativi: caratteristiche che in parte rispondono a un preciso intento, quello di offrire racconti il più possibile fruibili anche da parte di bambini con disabilità uditiva.

Le storie di Pepe sono state confezionate, infatti, con un’attenzione particolare alle difficoltà di lettura dei bambini sordi: difficoltà legate soprattutto al riconoscimento e all’attribuzione di significato a componenti del testo come preposizioni, pronomi, congiunzioni e articoli. Le puzzole Agata e Romeo e il primo giorno di scuola dedica particolare attenzione agli articoli. Il volume privilegia, infatti, frasi – per esempio in forma di elenco – che ne contengano diversi. Difficili da percepire a livello labiale ma anche da riempire di senso poiché prive di un referente concreto, queste particelle del testo tendono infatti a essere trascurate dal giovane lettore sordo, compromettendone l’effettiva comprensione del testo oltre che il piacere della lettura.

Alla luce di queste constatazioni, gli articoli non vengono solo ampiamente usati nel testo ma anche valorizzati dal punto di vista grafico, grazie a caratteri più grandi e colorati che invitano implicitamente il lettore a non trascurarli. Il volume tiene inoltre conto della difficoltà sperimentata da molti bambini sordi nell’interpretare le espressioni idiomatiche come “vuotare il sacco” o “tagliare la corda”. Entrambe le espressioni vengono perciò inserite nella narrazione e al protagonista Pepe che le pronuncia viene affidato il compito di spiegarle in maniera semplice. In questa cornice, l’aggiunta di giochi-esercizi posta al fondo dei volumi e normalmente discutibile nell’ambito della produzione per l’infanzia che voglia essere veramente libera da una certa pesantezza didattica, risultano funzionali a favorire una reale appropriazione del testo.

Sempre nella medesima ottica, i volumi valorizzano il ruolo che le figure possono avere nel sostenere la comprensione del testo, dedicando per esempio grande attenzione alle espressioni del viso dei personaggi o la puntuale correlazione con ciò che dicono le parole. Allo stesso modo essi rendono evidente l’attribuzione dei dialoghi attraverso un semplice ma ingegnoso espediente. A fianco di ogni battuta compare, infatti, l’icona del personaggio che in quel momento sta parlando: in questo modo il testo non viene gravato e la fluidità di lettura e comprensione ne guadagna. Si tratta in generale di accorgimenti minimi ma significativi, che predispongono un terreno di lettura amichevole e abbordabile non solo per i bambini sordi per cui sono specificamente progettati ma anche per tanti altri bambini che ne condividono le difficoltà pur manifestando altri disturbi o disabilità.

La collana de Le storie di pepe e del suo zaino magico è nata per intuizione dell’autrice Paola Secchi, particolarmente sensibile rispetto alla questione del diritto alla lettura di bambini con disabilità uditiva, ed è cresciuta grazie al coraggio della casa editrice Astragalo, decisa a rispondere a un bisogno poco noto ma molto delicato e importante, e al confronto con Francesca Volpato e Carmela Bertone dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, specializzate nello studio del rapporto tra apprendimento linguistico e sordità. La collana lavora concretamente in un’ottica inclusiva anche grazie alle illustrazioni accattivanti dal tratto fumettistico firmate da Simona Capovilla, con la supervisione grafica di Bruno Testa.

Questo sono io

Vi segnaliamo un’interessante app che propone un percorso sulla consapevolezza delle proprie emozioni e pensieri rivolto a bambini in età scolare dai 6 agli 8 anni. L’applicazione ha come obiettivo di stimolare i bambini a raccontare di sé e di quello che li circonda, dei loro legami affettivi attraverso un avatar che costruiscono all’inizio.

Il percorso propone diverse attività creative con un linguaggio multimediale: ad esempio è possibile realizzare il proprio albero genealogico con le foto e disegni. Si possono registrare storie, rispondere a domande  importanti su se stessi e sulle persone con le quali si intrecciano legami importanti.

E’ un ottimo strumento per favorire il racconto di sé, per esprimere le proprie emozioni e condividerle in un ambiente sicuro con l’adulto di riferimento. Può aiutare i bambini con difficoltà emotive a esprimersi così come a sostenere la propria autostima.

E’ inusuale trovare un’app che non sia un vero e proprio gioco e neppure con precisi obiettivi didattici, eppure Questo sono io riesce perfettamente a mantenere un suo profilo specifico, con una grafica graziosa e ricercata che fa di quest’app un prodotto di buona qualità.

 

 

Scratch Junior

Scratch junior è un’app gratuita per realizzare storie interattive, animazioni digitali e, più in generale, prodotti multimediali. E’ un’app che utilizza un linguaggio di programmazione molto semplice che può essere utilizzata da bambini di età compresa tra i 5 e i 7 anni.

E’ una modalità molto intuitiva per comprendere la logica di funzionamento dei videogiochi, per poi costruirne di nuovi e personalizzati.

E’ un utile strumento per costruire percorsi di apprendimento cooperativo, per sviluppare la creatività narrativa in un contesto di piccolo gruppo. La modalità di programmazione particolarmente intuitiva lo rende adatto per essere usato da bambini con difficoltà attentive, in particolare per lavorare sulla pianificazione temporale e sull’organizzazione spaziale in modo accattivante.

Cappuccetto Rosso e il grande lupo cattivo

Tra le tante rivisitazioni di Cappuccetto Rosso proposte negli anni dal mercato editoriale ce n’è una per noi particolarmente interessante e curiosa. Si tratta di Cappuccetto Rosso e il grande lupo cattivo, scritto e illustrato dall’autrice cinese Han Xu e portato in Italia da La Margherita Edizioni.

Come nella fiaba originale anche qui ci sono un lupo, una nonna malata, ghiottonerie da consegnare, un percorso nel bosco e un tentativo di inganno. E una bambina con un cappuccio rosso, chiaramente. La vediamo in copertina intenta a muoversi tra gli alberi. Gli occhiali neri e il bastone che porta con sé balzano subito all’occhio, anticipando l’elemento di divergenza inserito dall’autrice che farà prendere alla narrazione una piega inaspettata.

La Cappuccetto Rosso di Han Xu, infatti, non vede. È un dato di fatto e come tale, senza tanti giri di parole,  la bambina lo dichiara a tutte le creature del bosco che incontra: nell’ordine, la lepre, il riccio, la puzzola. A ognuna di loro la bambina chiede aiuto per arrivare dalla nonna: la disabilità visiva non le impedisce, infatti, di muoversi autonomamente, ma i sentieri irregolari complicano non poco il suo avanzare. Per certi versi possiamo considerarli come delle barriere architettoniche naturali. Né la lepre, né il riccio, né la talpa hanno tempo, però, per aiutare Cappuccetto Rosso ma ciascuno di loro le consiglia di sfruttare un senso diverso – udito, tatto e olfatto – per procedere nel suo cammino e di stare attenta al lupo cattivo che ha udito fino, denti affilati e un odore pessimo. Ma oltre a questo, il lupo è anche molto furbo. Infatti, per provare a mangiarsi la piccola, le dice di essere un cane. A quel punto la disabilità visiva della protagonista innesca dinamiche narrative buffe e sorprendenti che portano a un finale sovversivo. Con buona pace del lupo e del suo appetito.

Sorridente e intrigante, tanto nella composizione della storia quanto nelle illustrazioni dallo stile particolare che ricorda la tecnica del frottage, Cappuccetto Rosso e il grande lupo cattivo ha un ulteriore merito: quello di rappresentare la disabilità senza trasformarla in un tema. Han Xu non si pone e non pone, infatti, al lettore, la questione di come ci si debba porre di fronte alla cecità o di cosa significhi non vedere. Semplicemente acquisisce questo aspetto come un tratto significativo del personaggio che si muove e agisce di conseguenza, con naturalezza. La diversità si fa in questo senso motore narrativo senza risentire di zavorre moraleggianti. Uno a zero per l’inclusione.

Discalculia trainer

Il software  si apre con un simpatico ragazzino di nome Supermap che spiega come accedere alle attività e guida gli utenti attraverso 4 sezioni di lavoro che consentono il potenziamento e il recupero delle abilità di base necessarie per imparare a calcolare. Vengono proposti molti esercizi aritmetici di diversa tipologia, graduati per complessità, inerenti a quattro aree fondamentali:

Il modello di riferimento è quello del calcolo aritmetico fondato su un sistema di base parzialmente innato, che permette di rappresentare la quantità e di operarvi mentalmente, secondo un sistema di formazione e recupero automatico di combinazioni numeriche. Nella parte gestionale sono registrati i singoli risultati ed è possibile creare degli esercizi personalizzati con le quattro operazioni.

L’aspetto interessante di questo software è la sua cornice ludica, poichè sono stati inseriti elementi di gioco nella gestione degli esercizi, che permettono un rinforzo della motivazione del bambino.

Avviamento alla comprensione del testo

Questo software propone un programma riabilitativo specifico per le difficoltà di comprensione del testo, rivolto in particolar modo ai bambini della scuola primaria.
Quattro simpatici animali accompagnano il bambino nelle quattro aree in cui si articola il percorso: percettiva, inferenziale-lessicale, sintattico-testuale e pragmatica. Le attività dell’area percettiva promuovono le abilità visive, facilitando la comprensione di tipo esplorativo; quelle dell’area inferenziale potenziano le abilità di comprensione basate sulle inferenze attraverso l’utilizzo di parole chiave; gli esercizi dell’area sintattico-testuale insegnano a collegare, raggruppare e categorizzare informazioni; infine le attività dell’area pragmatica sviluppano abilità più evolute, che permettono di analizzare i contenuti dei testi e cogliere differenze, analogie, affinità, idee ripetute e sequenze logico-temporali.

Non è facile trovare delle attività specifiche per la comprensione del testo, per questo motivo questo software rappresenta una buona risorsa, completa e variegata. Il percorso proposto è infatti articolato e funzionale alle diverse esigenze del bambino e permette di personalizzare le proposte sulla base del livello di abilità già raggiunto e dei traguardi che si vogliono raggiungere.

 

Impara giocando

Impara giocando è software che da molti anni ormai accompagna e sostiene l’apprendimento di bambini in fascia prescolare. La semplicità della schermata iniziale, con la possibilità di selezionare tra 4 immagini che rimandano alle relative attività, rende il software particolarmente intuitivo; è inoltre adatto ad essere utilizzato con la scansione.

Le attività sono le più classiche tre le proposte dei pre-requisiti: Colora le Immagini, Puzzles, Costruisci le figure e Giochi di memoria. La mancanza di stimoli distraenti e le istruzioni sempre chiare e immediate lo rendono un software adatto anche alle situazioni di disabilità intellettiva e di severi disturbi dell’attenzione.

Re della matematica Junior

Il Re della Matematica Junior ci trasporta in un fantastico mondo medioevale dove, per elevare il proprio ceto sociale, occorre risolvere enigmi e operazioni matematiche! Cosa c’è di meglio che migliorare le proprie competenze matemiche in un contesto giocoso?

La versione base gratuita include esercizi sulle addizioni e sottrazioni, il gioco completo comprende anche moltiplicazioni, divisioni, aritmetica, geometria, frazioni, potenze, statistiche, equazioni e esercizi misti.   Ogni esercizio comprende vari livelli di difficoltà.

Il punto di forza di questa app è la grafica accattivante e curata, che permette di sperimentare una vera dimensione ludica pur tra esercizi e attività matematiche, che di solito sono intrise di fatica e complessità. Il merito indiscusso è di aver reso la matematica fonte di divertimento e vicina al mondo quotidiano, con rompicapi e indovinelli semplici ma divertenti.

MyScript Calculator 2

È un foglio di calcolo elettronico che consente all’utente di eseguire gli esercizi matematici in modo agevolato. In pratica, lo smartphone diventa un foglio di carta su cui scrivere ed ottenere in tempo reale i risultati delle operazioni! Questa calcolatrice con riconoscimento della scrittura è veloce e immediata e permette inoltre di svolgere le operazioni matematiche verificando passaggio dopo passaggio. Con una grafica essenziale, può essere un valido supporto per controllare la risoluzione delle operazioni matematiche più complesse ma anche per le richieste più semplici della quotidianità.

Gli operatori supportati sono:

Operazioni di base: +, -, x, ÷, +/-, 1/x
Operazioni varie: %, √, x!, |x|
Potenze/esponenti: ℯx, xy , x2
Parentesi: ( )
Funzioni trigonometriche: seno, coseno, tangente
Funzioni trigonometriche inverse: arcoseno, arcocoseno, arcotangente
Logaritmi: ln , log
Costanti: π, ℯ, Phi.

Io Parlo

È un’applicazione gratuita, molto semplice, dedicata alla comunicazione assistita. È composta da una sintesi vocale in lingua italiana e una libreria di simboli PCS. Con questo programma è possibile scrivere e ascoltare frasi visualizzandole con i simboli corrispondenti. Non è possibile invece aggiungere le proprie immagini e registrare suoni. La semplicità dell’app può essere una risorsa interessante per chi si accosta alla comunicazione aumentativa o per chi desidera provare un comunicatore su tablet; risulta inoltre poco distraente e complessa, adatta pertanto a bambini o adulti con disturbi della comunicazione.

Risolutore di Equazioni

Il Risolutore di Equazioni è una semplice ed immediata app per la risoluzione di equazioni di primo, secondo, terzo e quarto grado.

Si tratta di risolutore di equazioni essenziale e intuitivo, che permette di visualizzare il procedimento oltre che il risultato dell’equazione. E’ un ottimo alleato quindi nello svolgimento dei compiti a casa, per controllare lo svolgimento del compito in caso di dubbi e difficoltà.

Tiny Village

Tiny Village è un’app che propone un gioco di ruolo in cui è possibile costruire un villaggio preistorico dove far crescere risorse, costruire case e negozi. E’ possibile assegnare agli abitanti lavori diversi e far utilizzare tutte le 7 risorse per creare oggetti come attrezzi, abiti, dolciumi e altro ancora. Al centro del villaggio è presente la Roccia Magica con cui si possono sbloccare spinte premium, nuovi edifici e nuove decorazioni.

Una bella grafica, fantasiosa, che propone un gioco collaborativo e leggero, in cui possono essere sviluppate la capacità di gestire l’area visuo-spaziale del tablet e la coordinazione oculo-manuale.

Classic Labyrinth 3d Maze

E’ proprio lui! Labyrinth, ovvero il classico gioco in cui devi controllare una pallina di metallo inclinando il labirinto di legno. Si inizia con una versione gratuita per alcuni livelli, per poi aumentare la difficoltà con la versione a pagamento. Sebbene possa sembrare un gioco semplice e a tratti rudimentale, questa app può essere un buono strumento per migliorare le capacità di coordinazione motoria e di motricità fine, anche in un contesto riabilitativo. Abitua i bambini che iniziano ad utilizzare il tablet a gestire al meglio i movimenti dita e il trascinamento in un contesto di causa-effetto immediato; inoltre la proposta visiva semplice e poco distraente permette di concentrarsi sull’obiettivo.

 

Little Farm Life

Il gioco Little Farm Life consente ai bambini di utilizzare il tablet per esplorare il mondo dell’immaginazione. Little Farm propone  attività in cui sono coinvolti personaggi come animali della fattoria e animali della foresta: porcellino, pecora, cane, cavallo, pollo, mucca, gatto, anatra, scoiattolo, coniglio e persino un magico unicorno. Attraverso azioni come raccogliere frutta e verdura, cuocere e congelare il cibo, riparare e dpingere il camion della fattoria, produrre latte e uova e creare vestiti per farli indossare dagli animali della fattoria, si snoda una semplice narrazione che permette al bambino di interagire con gli elementi del gioco.

E’un’app intuitiva, adatta per migliorare la coordinazione oculo-manuale in un contesto stimolante e fantasioso. Utile il supporto dell’adulto per commentare le azioni e stimolare la narrazione di ciò che sta avvenendo nel gioco, che atrimenti sarebbe troppo sterile e ripetitivo. Non ci sono voci distraenti nè scritte, perciò è adatta anche a bambini in età prescolare.

 

Focus 40 Blue

Si tratta di un display Braille di ultima generazione, dove le celle sono state fisicamente isolate e sono state migliorate maneggevolezza e compattezza. La nuova Focus 40 Blue combina le ultime tecnologie Braille, una tastiera in stile Perkins e i collegamenti via USB o Bluetooth in una forma estremamente sottile e leggera.
Le 40 celle Braille offrono una lettura del punto similare a quella di un foglio di carta.
Grazie alla tastiera Perkins, all’uso dello screen reader Jaws è possibile spostarsi all’interno di un documento con movimenti naturali ed efficienti aumentando la qualità del proprio lavoro e migliorando la produttività. Leggere documenti ed email, lavorare con tabelle o navigare in Internet senza muovere mai le mani dal proprio display Braille Focus 40 Blue.
Inoltre, utilizzando in combinazione i tasti frontali con i tasti per lo scorrimento del documento sarà possibile selezionare una riga, un paragrafo o spostarsi rapidamente all’inizio o alla fine di un paragrafo, di una pagina o di un documento.
La nuova Focus 40 Blue è più piccola del 37% rispetto al precedente modello per aumentarne la portabilità.
Supporta la connettività Bluetooth 2.0 e USB 2.0, inoltre quando è collegata al PC via cavo ricarica le batterie.
Compatibile con Talks e dispositivi con Apple iOS quali iPhone, iPod e iPad. I dispositivi Apple hanno già preinstallato uno screen reader proprietario, VoiceOver, il che rende utilizzabile la Focus 40 Blue da subito.

Fabula Infrangibile

Fabula Infrangibile è uno strumento che risponde alle necessità di robustezza e imperbeabilità che un comunicatore per persone con disabilità – cognitiva e motoria- spesso richiede. Si tratta infatti di un “pctablet” progettato per resistere alle cadute da un metro ed agli schizzi d’acqua, nelle versioni da 12″, 10″ e 8″.  All’interno è già installato il software Fabula EVO, comunicatore simbolico e alfabetico con sintesi vocale.

Fabula permette di scrivere e comunicare semplicemente toccando lo schermo. Al suo interno il software infatti permette di creare tabelle in simboli totalmente personalizzabili o di utilizzare la tastiera con sintesi vocale. Ha inoltre la funzione di predizione inclusa nelle tastiere, ovvero viene proposto ciò che probabilmente si
vorrà digitare a seconda di quanto è già stato scritto: in questo modo si riduce l’ampiezza
dei movimenti richiesti per scrivere, quindi anche i tempi e la fatica.

Insomma, uno strumento davvero completo che risponde alle diverse esigenze comunicative che si possono incontrare nella disabilità, ma altamente consigliabile anche per un suo utilizzo in ambito didattico.

 

Mini Audiobook

Mini Audiobook  è un sistema autonomo che effettua la lettura di testi a stampa per mezzo di una voce sintetizzata molto naturale. E’ sufficiente posizionare il testo da leggere sul ripiano di vetro posto sulla sommità dell’apparecchio e dare l’avvio al riconoscimento con la pressione di un tasto, come se si facesse una fotocopia. Dopo pochi secondi il testo viene tradotto in voce ed è udibile attraverso gli altoparlanti o una cuffia. Mini Audiobook  è in grado di leggere libri ma anche giornali, riviste, lettere, bollette, ecc. Se sono presenti figure, queste vengono automaticamente eliminate e il testo viene letto correttamente anche in presenza di più colonne, indipendentemente dall’orientamento orizzontale o verticale con cui le pagine vengono posizionate sul ripiano di vetro, e riconoscendo ogni tipo di carattere a stampa, di dimensioni anche inferiori al millimetro.

I testi si possono anche importare da smartphone o PC nei diversi formati pdf, doc, txt.

Audiobook può funzionare a corrente o batteria, ed essere facilmente trasportato grazie alla pratica borsa fornita a corredo.

E’ disponibile inoltre una versione PRO con numerose funzioni aggiuntive, tra cui traduttore, calcolatrice e registratore.

Switch interface pro 5.0

Switch interface pro 5.0 è un’interfaccia che consente di collegare al computer fino a cinque sensori, attribuendo a ciascuno la funzione di un diverso tasto della tastiera o del mouse. Sono disponibili 4 configurazioni, distinte da diversi colori: basta premere il pulsantino a lato per passare da una configurazione all’altra.

Switch click

Pulsante che sostituisce il click del mouse. Switch Click permette di riprodurre il clic del mouse premendone la superficie colorata. Non richiede alcuna installazione di software speciale e il mouse standard può essere usato contemporaneamente. Si collega ad una porta USB del computer.

Winking

Tastiera di grandi dimensioni, con tasti ingranditi e distanziati per facilitarne la selezione e la pressione, e incavati, rispetto alla superficie della tastiera, in modo tale da guidare la selezione e da consentire l’appoggio del polso o della mano senza che alcun tasto venga premuto involontariamente. E’ indicata per persone con ridotte capacità di controllo dei movimenti; in alcuni casi viene utilizzata da chi, impossibilitato ad utilizzare gli arti superiori, utilizza le dita dei piedi per la digitazione. I tasti ben distanziati ed allargati permettono l’attivazione attraverso grossolani movimenti della mano, del braccio o del piede. La pressione del tasto è segnalata da feedback tattile e acustico. La lunghezza del cavo permette di posizionarla nel modo più agevole. Sono disponibili tutte le funzioni della tastiera standard e tutte le funzioni del mouse. WinKing permette infatti di emulare il funzionamento del mouse. I tasti sono colorati, seguendo alcune regole (le lettere sono verdi, i numeri blu, i tasti funzione rossi e i tasti che emulano il mouse gialli), per garantirne una maggior visibilità. Gli effetti che si ottengono attraverso la pressione di più tasti possono essere ottenuti premendo i tasti in successione anzichè contemporaneamente come con la tastiera standard (Shift e Ctrl).

Usb switch box

Nel caso di disabilità motorie che non permettono di controllare la tastiera e i più comuni dispositivi di puntamento (mouse, trackball, ecc.) si utilizzano dei sensori attivabili a pressione o a sfioramento per l’invio di impulsi di comando al PC. Questo ausilio hardware agisce come un adattatore universale che permette di semplificare e velocizzare il collegamento e la configurazione di sensori per l’uso della maggior parte del software che prevede il funzionamento a scansione. Il dispositivo si collega al computer in modo molto semplice sulla porta USB (Universal Serial Bus) mediante il cavo in dotazione.Tramite il software USB Keys 2 è possibile configurare e memorizzare la funzione di ognuno dei sensori collegati alle 4 porte disponibili con i diversi software applicativi.

Helpijoy

HelpIJoy è un emulatore di mouse a forma di joystick con leva proporzionale. L’emulatore è dotato di connessione USB e di 4 pulsanti per: Click Sinistro, Click Destro, Doppio click, Trascinamento bloccato. 4 connettori per sensori replicano i 4 pulsanti. Il dispositivo è dotato infine di 1 connettore a 9 pin per sensori multipli per simulare le 4 direzioni del mouse più il click sinistro.

Helpikeys

HELPIKEYS è una tastiera a membrana programmabile. La tastiera viene fornita con 5 TASTIERE (layout plastificati) già pronte all’uso : una tastiera standard Windows con i tasti leggermente più grandi, pensata per scrivere ed accedere comodamente al pc; una tastiera alfabetica semplificata, adatta ad attività didattiche con bambini; una tastiera numerica, pensata per attività logico-matematiche; MOUSE che simula completamente il mouse e lo sostituisce egregiamente; SI/NO pensata per semplici attività prescolari e per la comunicazione di base.

Le tastiere vengono riconosciute in automatico senza che l’utente debba fare nulla. HELPIKEYS è completata dal software LAYOUT BUILDER venduto insieme alla tastiera. Il programma LAYOUT BUILDER consente di progettare graficamente nuove tastiere personalizzate, di associare ad ogni tasto una data funzione, e di stampare in formato A3 oppure tramite due formati A4 la tastiera desiderata.

La tastiera è comoda e facilmente trasportabile, è inoltre possibile attivare un feedback acustico. E’ particolarmente adatta ad attività didattiche e riabilitative e, per la sua versatilità e flessibilità, è in grado di offrire una risposta concreta ad una molteplicità di bisogni educativi.

TrackerIR

TrackerIR è un sistema di tracciamento del movimento della testa. Utilizza i raggi infrarossi per tracciare i movimenti del capo. Tracciando la posizione di un piccolo adesivo argentato collocato sulla fronte dell’utente, TrackerIR invia un flusso di istruzioni in tempo reale al computer via USB per muovere il puntatore del mouse sullo schermo. Sviluppato come dispositivo alternativo per i videogiochi, in particolare i simulatori di volo, TrackerIR è stato sperimentato con successo come ausilio per i disabili motori, in quanto consente di controllare agevolmente il puntatore del mouse coi soli movimenti del capo.

TrackerIR assume il controllo del puntatore del mouse, ma non interferisce con il mouse normale. Per utilizzare il mouse basta muoverlo e TrackerIR si disattiva automaticamente. Quando si smette di utilizzare il mouse normale, TrackerIR riprende il controllo. In modalità Key Mapping, TrackerIR consente di inviare al computer comandi di tastiera associati a 17 possibili posizioni del capo. L’unità TrackerIR va fissata sopra il monitor del PC o del portatile. Basta infine assicurarsi di aver inserito il cavo nella porta USB e di avere installato e mandato in esecuzione il software.

Winmini

WinMini è una tastiera molto piccola dedicata ad utenti che hanno scarsa forza e limitata ampiezza dei movimenti. I tasti a membrana sono ravvicinati per una selezione con piccoli movimenti delle dita. Questo tipo di tastiera è particolarmente adatto ai soggetti affetti da distrofia muscolare, o comunque a quei disabili motori che hanno conservato un buon controllo di una mano a livello di motricità fine, ma che non sono in grado di compiere con gli arti superiori movimenti di ampiezza sufficiente a raggiungere i tasti di una tastiera normale o di esercitare pressioni che richiedano una certa forza. WinMini si collega direttamente al computer e permette di usare contemporaneamente la tastiera normale. Oltre al funzionamento standard come tastiera, WinMini permette di emulare il mouse: su ogni tasto, accanto alla lettera, è indicata anche una funzione del mouse: una direzione di spostamento, oppure il clic, il doppio clic, o il trascinamento. Basta semplicemente premere il tasto FUNC per attivare queste funzioni e trasformare la tastiera in emulatore di mouse. Con lo stesso tasto, in qualunque momento, si torna al funzionamento standard della tastiera. WinMini è disponibile con due diverse disposizioni dei tasti: QWERTY (la disposizione standard); FREQUENCY se si preferisce una disposizione secondo la frequenza d’uso dei tasti. E’ disponibile anche uno scudo copritastiera per la separazione dei tasti.

Multikey

MultiKey è uno speciale adattatore che permette di abbinare a sensori una o più funzioni della tastiera del computer o del mouse. Sui due lati dell’adattatore si trovano gli alloggiamenti per collegare i sensori, 14 in totale. Ad ogni alloggiamento corrisponde una funzione diversa: click sinistro e click destro del mouse, le quattro frecce del cursore, pagina su e giù, tasti funzione F11 e F12, tabulatore, backspace, invio, spazio. Le tre manopole colorate permettono di regolare in modo semplice e diretto il funzionamento dei sensori. La manopola rossa regola la sensibilità del sensore. La manopola verde serve a regolare la velocità di ripetizione quando il sensore viene mantenuto attivato. E’ utile ridurla quando l’utente ha difficoltà a ritornare nella posizione di riposo dopo l’attivazione.La manopola gialla permette di regolare il tempo che deve intercorrere tra una attivazione del sensore e la successiva. Viene utilizzata per eliminare le doppie attivazioni involontarie del sensore.

Magic touch

MAGIC TOUCH è un touchscreen rimovibile che si sovrappone allo schermo e trasforma un normale monitor in un monitor tattile interattivo, consentendo nel modo più semplice l’accesso tattile al computer, una delle modalità più naturali e dirette di interazione per i bambini. Questo schermo aggiuntivo tattile concretizza lo stimolo naturale dei bambini a toccare ciò che vedono sullo schermo: tutto ciò che in un software si può fare con il mouse, con Magic Touch è possibile farlo con le dita. Si può selezionare testo ed oggetti, spostare immagini e disegni, aprire i menu e disegnare. MAGIC TOUCH è particolarmente indicato nelle attività prescolari, soprattutto per i bambini che hanno difficoltà a utilizzare il mouse, nella coordinazione oculo-manuale, difficoltà motorie o di apprendimento, perché i bambini possono operare direttamente sullo schermo, senza mediazione di dispositivi che possono interferire con l’attenzione. Si può facilmente spostare su un altro monitor e anche utilizzarlo come tavoletta grafica sul piano. Può essere attivato a pressione sia col dito sia con uno stilo di plastica. Emula le funzioni del mouse: clic, doppio clic e trascinamento; consente l’uso contemporaneo dello schermo tattile e del mouse. Può eseguire qualsiasi programma che richiede l’utilizzo del mouse e supporta l’inversione tra pulsante destro e pulsante sinistro.

Bigtrack

Bigtrack è una trackball di grandi dimensioni, è uno strumento prezioso per tutte le persone che hanno limitazioni della capacità motoria, per chi ha problemi nell’effettuare movimenti fini delle dita e per i bambini molto piccoli che stanno imparando la coordinazione occhio-mano. Costruita con materiale molto resistente ed idonea a sopportare anche pressioni con i piedi o con il gomito. Le sue ampie dimensioni non richiedono infatti l’utilizzo delle dita, anche un colpo sulla palla e un pugno sul bottone la fanno funzionare.

Roller Joystick

Emulatore di mouse a forma di joystick, simile a quello in uso su molte carrozzine elettriche. ROLLER Joystick facilita le funzioni di puntamento, click e trascinamento a quelle persone disabili che presentano una limitazione nei movimenti fini della mano. Lo scudo trasparente che ricopre la zona dei comandi ha lo scopo di facilitare la selezione quando l’utente sia ostacolato da tremori e distonie. Quando non sia utile, può facilmente essere rimosso. I ROLLER sono dotati di prese per il collegamento di sensori esterni destinati alle funzioni di clic sinistro, clic destro e trascinamento. Nella confezione del ROLLER Joystick sono comprese anche due impugnature speciali: una rigida con forma a T ed una a palla in gommapiuma. La versione PLUS possiede un tasto separato per il doppio click e uno per rallentare la velocità di spostamento del puntatore, allo scopo di centrare più agevolmente bersagli a video di piccole dimensioni. Ad ogni pressione del tasto l’utente ottiene un rallentamento della velocità di spostamento: questo gli permette, giunto in prossimità del bersaglio, di avere, se serve, un movimento lentissimo del puntatore.

Bigkeys

E’ una tastiera espansa e semplificata con tasti grossi il doppio del normale, utile nei casi di difficoltà motorie per l’introduzione alla lettoscrittura. Le dimensioni dei tasti e la possibilità di sceglierne l’ordine (alfabetico oppure il classico QWERTY) la rendono adatta nel caso di difficoltà del controllo motorio fine. Può essere usata per l’avviamento alla lettoscrittura tramite computer anche nei casi di deficit visivo. La tastiera è compatibile con quelle tradizionali per pc. Il numero di caratteri che richiedono la pressione contemporanea di due tasti è ridotto al minimo. Fra gli accessori esiste anche uno scudo trasparente copritastiera che evita la pressione accidentale dei tasti adiacenti. E’ possibile scegliere la tastiera colorata o nei toni di grigio nelle due versioni, alfabetica e QWERTY tradizionale.

Mouse mover

Il Mouse Mover permette di emulare tutte le funzioni di un mouse tradizionale con l’uso di un sensore multiplo o di alcuni sensori singoli. Sei sensori singoli (venduti separatamente) possono essere inseriti nelle entrate presenti sulla faccia anteriore del dispositivo; ognuno di essi permette di controllare separatamente differenti funzioni (le 4 direzioni del mouse, il click sinistro ed il click destro). E’ anche possibile effettuare l’operazione di trascinamento (dragging) effettuando una pressione prolungata sul sensore collegato in corrispondenza della scritta “Left click”. Per facilitare ulteriormente l’uso del mouse, è possibile regolare una serie di parametri come ad esempio la velocità del puntatore, la velocità di accelerazione, il tempo di pressione del sensore necessario per attivare la funzione di trascinamento.

Roller trackball

Trackball ergonomica che sostituisce il mouse in tutte le sue funzioni. ROLLER Trackball semplifica le operazioni di spostamento del puntatore, di clic e di trascinamento a quelle persone disabili che presentano una limitazione nei movimenti fini della mano. Lo scudo trasparente che ricopre la zona dei comandi ha lo scopo di facilitare la selezione quando l’utente sia ostacolato da tremori e distonie. Quando non sia utile, può facilmente essere rimosso.I ROLLER sono dotati di prese per il collegamento di sensori esterni destinati alle funzioni di clic sinistro, clic destro e trascinamento. La versione PLUS possiede un tasto separato per il doppio click e uno per rallentare la velocità di spostamento del puntatore, allo scopo di centrare più agevolmente bersagli a video di piccole dimensioni. Ad ogni pressione del tasto l’utente ottiene un rallentamento della velocità di spostamento: questo gli permette, giunto in prossimità del bersaglio, di avere, se serve, un movimento lentissimo del puntatore.

Albakeys

La tastiera Albakeys è una tastiera espansa (i tasti sono il doppio del normale) utile nei casi di difficoltà motorie e per l’introduzione alla letto-scrittura. Può essere usata per l’avviamento alla letto-scrittura tramite computer anche nei casi di deficit visivo. Non genera autoripetizione dei caratteri. E’ disponibile lo scudo per facilitare la selezione dei tasti ed evitare le digitazioni multiple involontarie. Sul lato presenta due connessioni USB per eventuali collegamenti di mouse o touchscreen. La tastiera consiste di tasti che identificano le consonanti con il colore verde, le vocali con il rosa, i numeri in rosso, i tasti di controllo in blu ed il resto in giallo. Si collega al posto della tastiera standard, tramite connessione USB. Per funzionare, non necessita di software particolare.

Woodpecker

Woodpecker è un adattatore per sensori programmabile, adattabile praticamente a tutti i programmi a scansione, necessita di una porta USB.

La funzione dei sensori è programmabile con qualsiasi tasto della tastiera ed anche per avviare programmi.

Consente anche di muovere il puntatore del mouse utilizzando 5 sensori singoli: ad ogni sensore può essere associato il movimento del mouse in una direzione ed il click sinistro.

Discover:switch USB

Discover:switch USB è un sensore programmabile che fornisce il controllo completo del computer attraverso l’uso di un singolo interruttore. E ‘ideale per le persone con gravi disabilità motorie che non sono in grado di utilizzare un mouse, una tastiera, o anche altre tecnologie di supporto specialistico, come ad esempio un puntatore di testa.

Attraverso l’uso di Discover: switch USB e il software aggiornato Discover 1.7, gli utenti sono in grado di accedere a qualsiasi applicazione sul proprio computer, progetti completi, accedere a Internet e giocare.

Discover:Board

Discorver:Board è una tastiera alternativa che viene fornita con il software per il controllo del mouse e della tastiera  e software di personalizzazione – tutto il necessario per l’accesso al computer flessibile.

I tasti sono ampiamente distanziati appropriati per gli utenti con controllo motorio limitato e che usano il pugno per digitare. La tastiera viene fornita con quattro sovrapposizioni aggiuntive che consentono l’accesso ai programmi software più tipici.

Slat

Gli SLAT (acronimo di Switch Latch and Timers) servono per rendere i giocattoli che funzionano a batteria accessibili mediante sensori. Gli SLAT possono essere usati con giocattoli pre-adattati oppure con l’aggiunta del Battery Device Adapter prodotto dalla medesima AbleNet.

Sono disponibili tre tipi di SLAT: Temporizzatore SLAT singolo pensato per un solo utilizzatore e un solo sensore per adoperare un gioco (o altro dispositivo alimentato a batterie) alla volta; Doppio pensato per quando si vuole che due utilizzatori controllino ognuno, anche in contemporanea, il proprio gioco (o altro dispositivo); temporizzatore a scelta pensato per quando si insegna ad attivare a turno uno fra due giochi in una attività.

 

IST Switch – Infrared Sound Touch Switch

Lo switch IST, è un sensore che basa il suo particolare funzionamento su tre fonti di segnale:- raggi infrarossi, per individuare il movimento di una parte del corpo – segnali sonori, anche se rappresentati da suoni non articolati – pressione sull’elemento a sfioramento, controllabile con un minimo sforzo. E’ possibile inviare il segnale di uscita di questo dispositivo ad uno strumento di comunicazione aumentativa (ad esempio ad un programma di tastiera a scansione) o ad un semplice sistema di controllo ambientale. Questo ausilio si propone come aiuto nel caso di handicap motori severi dove sono compromesse le capacità di controllo dei sensori tradizionali basati su semplici microinterruttori. In particolare il sensore a sfioramento e quello ad infrarossi permettono di interagire utilizzando una capacità di movimento residua di testa, spalle, braccia, mani, piedi o dita.

In base alle esigenze dell’utilizzatore i sensori sensibili agli infrarossi o al suono possono essere alloggiati sulla montatura degli occhiali in modo da poter essere controllati dai movimenti del collo e della testa. Il sensore sonoro è costituito da un microfono miniaturizzato in grado di rilevare sia la voce al normale volume usato durante la conversazione sia il rumore provocato dal soffio emesso con la bocca o con il naso.

HeadMouse Extreme

HeadMouse ® Extreme sostituisce il mouse del computer standard per le persone che non possono usare o che hanno un uso limitato delle loro mani per controllare un computer o un dispositivo di comunicazione alternativa e aumentativa (CAA). HeadMouse traduce i movimenti naturali della testa di un utente in movimenti direttamente proporzionali del puntatore del mouse del computer, in modo tale che l’utente possa muovere con la testa il puntatore del mouse sullo schermo. HeadMouse ha un sensore ottico senza fili che viene indossato dall’utente in una posizione comoda sulla fronte, occhiali, cappello, ecc. Funziona come un mouse per computer.

Jumbo

Tastiera facilitata con grandi tasti colorati e lettere di dimensioni maggiorate. Si collega sostituendo la tastiera standard attraverso connessione USB. E’ disponibile uno scudo di separazione dei tasti per facilitare la selezione dei caratteri agli utenti con difficoltà motorie. Colori diversi identificano le consonanti (in verde), le vocali (in rosa), i segni di interpunzione (in giallo), i numeri (in rosso) e i tasti di controllo (in blu) per rendere più agevole la loro localizzazione sulla tastiera.

Expert mouse

Trackball ottica di grande formato con 4 ampi tasti personalizzabili tramite il software incluso per l’esecuzione di applicazioni, collegamenti web o script. E’ stata progettata per utenti non disabili, ma la sua forma la rende spesso utile a persone che presentano qualche difficoltà di movimento. La grossa sfera e i tasti di grandi dimensioni facilitano infatti il movimento del puntatore e la selezione delle funzioni. Inoltre, EXPERT MOUSE permette di far corrispondere liberamente il click, doppio click, etc. ai quattro grossi tasti che si trovano a fianco della palla: è così possibile dislocare le funzioni usate con maggiore frequenza in una posizione facilitante per l’utente. La versione PRO dispone, nella parte alta della superficie, di sei piccoli tasti: a ciascuno di essi è possibile assegnare in modo diretto la apertura di un programma o di un sito web. Nella versione PRO è presente anche la rotellina di scroll.

Easy cat

Easy Cat è un touchpad che consente di emulare il funzionamento del mouse sfiorando con un dito la superficie sensibile. Di dimensioni molto ridotte, Easy Cat è adatto ad utenti che hanno scarsa forza e limitata ampiezza di movimenti. Tutte le operazioni fondamentali del mouse (puntamento, click, doppio click, trascinamento, click con il pulsante di destra) possono essere effettuate con leggeri tocchi sulla superficie e senza dover ricorrere ai due pulsanti di click integrati. Toccando la superficie e risollevando la punta del dito una o due volte si ottengono il click e il doppio click; toccando la zona in alto a destra si ottiene il click di destra del normale mouse. Toccando due volte poi strisciando la punta del dito sulla superficie si ottiene la funzione di trascinamento.

Optima trackball

Optima è una trackball a tecnologia ottica. Optima è progettata per chi ha problematiche motorie che impediscono il movimento fine della mano e conseguentemente l’utilizzo di mouse convenzionali. Sono presenti ad accesso diretto sullo strumento i tasti funzione del click sinistro (tasto rosso) e del click destro (tasto giallo) ed il tasto del trascinamento bloccato (blu). I tasti sono leggermente incavati rispetto alla superficie di appoggio delle strumento per agevolarne la digitazione in caso di difficoltà fino-motorie delle dita. Possono essere utilizzati sensori esterni per emulare il click sinistro ed il click destro del mouse.

Kinder board

KINDER BOARD è una tastiera semplificata. Può essere richiesto a parte lo scudo di separazione dei tasti per facilitare la selezione dei caratteri agli utenti con difficoltà motorie. Oltre ai tasti di cm. 2 x 2, colorati per favorire la discriminazione, sono presenti anche i tasti funzione, di piccole dimensioni per un uso da parte dell’assistente, posizionati nella prima fila in alto.

E’ disponibile anche la versione VisionBoard con tasti bianchi, per bambini con problemi di vista.

Casco fumagalli

Il casco è dotato di una bacchetta – puntatore, di lunghezza e posizione regolabile, che sostituisce l’uso delle mani sia per digitare sulla tastiera del PC, sia per l’utilizzo di altre apparecchiature o ausili attivabili mediante pressione su tasti o spostamento della bacchetta inserita in appositi supporti (come la levetta cava di una carrozzina elettrica). Si rivolge ai disabili motori che non possono usare gli arti superiori, ma che conservano un buon controllo dei movimenti del capo. Realizzato in pelle imbottita, si regola attraverso cinghiette sul mento, sulla nuca e sopra la testa. L’asta metallica può essere inclinata e orientata attraverso un apposito snodo e l’asta può essere resa più o meno sporgente.

Queenkey

QueenKey è una tastiera semplificata ed estesa, che utilizza tasti grandi (circa quattro volte più grandi rispetto ad una tastiera standard), con colori vivaci. La tastiera è stata progettata tenendo conto delle esigenze dei bambini, che possono apprendere con facilità la posizione delle vocali, delle consonanti e dei numeri, grazie alla differenziazione dei colori. Queste facilitazioni la possono rendere adatta anche per tutte quelle persone con limitate capacità visive o motorie, grazie alla vivacità dei colori ed alla grandezza dei tasti ed alla possibilità di aggiungere uno scudo, detto anche copritastiera, che consente di appoggiare tutta la mano sulla tastiera e selezionare i tasti infilando le dita nei fori desiderati; adatto a tutti coloro che hanno problemi nel controllo fine della mano e vogliono limitare le digitazioni involontarie di più tasti.

Scan buddy

Scan Buddy è un software a scansione che serve come emulatore di mouse. Scan Buddy è un programma a scansione che permette ad utenti colpiti da una disabilità motoria grave di disporre delle funzioni del mouse, attraverso un sistema sostitutivo. Scan Buddy opera per successive divisioni dello schermo fino ad identificare il punto da raggiungere con il puntatore del mouse. Il programma suddivide l’area dello schermo prima in due parti poi, ottenuta la conferma col sensore, divide l’area selezionata ancora in due: le divisioni procedono così fino ad individuare la zona bersaglio voluta. Selezionata in più passaggi la zona sensibile, una barra rossa e nera scende dall’alto verso il basso dell’area. Ottenuta la conferma col sensore, la manina di Scan Buddy si muove in senso orizzontale per la selezione del punto esatto. Una volta posizionato il puntatore il programma propone la scelta della funzione: click, doppio click, inizio del trascinamento, etc.La scansione che suddivide lo schermo si disattiva dopo un tempo regolabile, se l’utente non compie alcuna selezione sul sensore: questo permette di leggere la pagina senza disturbi. Una doppia pressione del sensore riattiva la scansione.

Gravis Mousestick II

Si tratta di un joystick che può essere connesso alla porta ADB del Macintosh e sostituire il mouse o affiancarsi ad esso. Il software di gestione consente di configurare il funzionamento dei 5 bottoni del joystick (3 sull’impugnatura e 2 sulla piattaforma) in modo da emulare qualsiasi funzione del mouse o una qualsiasi combinazione di tasti. Pensato soprattutto per i videogiochi, può costituire un ottimo strumento alternativo di puntamento per il Macintosh.

Mini Joystick HMC

Piccolo joystick con forma ergonomica. Può essere gestito con poca forza e poco movimento. Può essere regolato in base alle esigenze dell’utente. Può essere manipolato da dito, mano, lingua, mento, ecc. Può essere una soluzione perfetta per le persone che soffrono di distrofia muscolare.

Nohands mouse

Il NoHands mouse è un mouse azionabile con due pedali separati. Un pedale aziona il puntatore, mentre l’altro viene usato per cliccare il pulsante. Con l’impostazione predefinita un click con il tallone attiva il pulsante destro del mouse, mentre con la punta del piede si attiva il pulsante sinistro del mouse.
E’ possibile configurare i pedali a proprio piacere per simulare i movimenti del mouse sullo schermo. L’ausilio è rivolto a tutti gli utenti con difficoltà motorie e di controllo dei movimenti fini.

Trackball Qtronix

TrackBall di grandi dimensioni, che può sostituire il mouse in tutte le sue funzioni. Si rivolge principalmente alle persone con disabilità motoria che non possono manovrare un mouse standard, ma sono in grado di ruotare con sufficiente precisione la rotellina della trackball e di esercitare una pressione sufficiente sui tasti.
La trackball QTRONIX permette di muovere il puntatore ruotando la sfera di grande diametro posta al centro della base dello strumento. La mano non compie movimenti ampi sul piano. E’ inoltre possibile assegnare ai 3 tasti funzioni speciali tramite il software in dotazione.

Tastiere Maltron

Questa azienda propone soluzioni originali ed utili soprattutto per tutti quelli che hanno dei problemi alle mani o sono impossibilitati all’utilizzo di un braccio. Questo tipo di tastiera ergonomica 3D, infatti, si adatta perfettamente alla forma delle mani e alla lunghezza delle dita, in modo da poter ridurre al minimo i movimenti bruschi e le tensioni. Questa tastiera permette di evitare movimenti scorretti e inconsueti per il polso.

Helpiclick

Helpiclick è un emulatore di mouse che permette, attraverso una leggera pressione del pollice su un piccolo cilindro di gomma dal diametro di circa 2 cm, il movimento del puntatore del mouse. E’ dotato di due pulsanti laterali per attivare il click sinistro e destro del mouse. La velocità del puntatore del mouse è proporzionale all’inclinazione sullo strumento causata dalla pressione da parte dell’utilizzatore. Sono presenti due ingressi per sensori che danno la possibilità di attivare il click sinistro e destro del mouse. Si connette alla porta USB del PC, non necessita di driver o software per l’installazione. Si rivolge a disabili motori che non siano in grado di utilizzare agevolmente il mouse standard.

iTALK2

iTalk2 è un comunicatore simbolico di base con un’uscita in voce a due messaggi. E’ dotato di due tasti, adatto per effettuare scelte; ideale anche per fare domande e rispondere. Viene fornito con due scudi trasparenti e il tempo di registrazione è di 2 minuti per tasto.
Con due ingressi per dispositivi a batteria, potete facilmente abbinare comunicazione ed attività di svago. Alle due aree possono essere associate immagini o simboli che possono essere fissate agli scudi trasparenti. iTalk2 può essere utilizzato da utenti all’inizio di un percorso di comunicazione.

GO TALK 9 +

Il comunicatore simbolico è un sistema che, tramite un codice grafico (non alfabetico), permette la comunicazione interpersonale a persone con difficoltà di comuncazione. GoTalk 9+ è un ausilio per la comunicazione con uscita in voce a 9 messaggi e 5 livelli di registrazione per un totale di 20 messaggi. Inoltre, GoTalk 9+ permette di registrare 3 messaggi che rimangono fissi per ciascun livello di registrazione (collocati nella prima fila in alto) allo scopo di avere sempre disponibili, ad esempio, richieste di aiuto, bisogni primari, etc. . La estrema leggerezza e la pratica maniglia rendono i GoTalk particolarmente adatti a quegli utenti che possono trasportare in modo autonomo il proprio ausilio di comunicazione.

Con un prezzo decisamente competitivo i GoTalk richiedono però la capacità di premere la superficie con una forza di almeno 300 grammi.

Esistono diverse versioni del prodotto: a 4, a 20 a 32 caselle di comunicazione.

Little Mack & Big Mack

Little Mack e Big Mack sono comunicatori simbolici di base che consentono la riproduzione di un messaggio vocale.

E’ sufficiente registrare qualsiasi messaggio direttamente nel comunicatore per la riproduzione di un singolo messaggio one-touch fino a due minuti di lunghezza. Con la sua base angolata e la superficie di attivazione da 2½”, Little Mack è perfetto per il montaggio ed è consigliato per le persone che possono accedere a una superficie di attivazione più piccola.

Little Mack è fissato su un supporto inclinato, per facilitare la pressione sulla superficie del comunicatore.

Invece con la sua ampia superficie di attivazione, BIGmack è una scelta eccellente per le persone con disabilità visive e le persone con disabilità fisiche che richiedono un’area target più ampia.

Editouch

Editouch è un tablet appositamente studiato per i disturbi specifici dell’apprendimento e in generale per i Bisogni Educativi Speciali. Inizialmente destinato agli alunni della scuola primaria, successivamente è stata proposta una versione per i ragazzi della scuola secondaria di primo e secondo grado.

EdiTouch è riconosciuto dal servizio sanitario nazionale come strumento compensativo utilizzabile a scuola ed a casa in linea con la legge 170/2010.
I modelli si differenziano per le caratteristiche hardware, contengono software specifici per il ciclo scolastico di riferimento ed hanno sempre i componenti principali della suite nella versione più adatta al livello di studi. Esistono quindi diversi modelli come Editouch Primaria, Editouch Media e media Pro, la versione High School e High School Pro e per la DAD. Tutti i modelli sono equipaggiati di applicazioni accuratamente progettate per il livello di istruzione.

La fantastica corsa volante

Il bosco è in fermento per l’evento dell’anno: sta per iniziare la Fantastica Corsa Volante. Dieci squadre di pennuti sono pronte a sfidarsi, ciascuna a bordo di un mezzo capace in vario modo di solcare i cieli. C’è chi punta sulla classica mongolfiera, come l’affiatata coppia Struzzo&Pinguino, e chi investe su jet aerodinamici come i Super Falchi; chi si lancia su ingegnosi trabiccoli a pedali come il Flamingo Team e chi sfodera mezzi spaziali come la Bat Squadra. La gara si prospetta avvincente ma, inspiegabilmente, una dopo l’altra, tutte le squadre sono costrette al ritiro. Possibile che in una sola corsa capitino avarie di ogni tipo, dai palloni sgonfi alle eliche fuori uso, dalle fusoliere bucate agli scontri in volo? La faccenda si fa sospetta e in effetti in un rush finale tutto trambusto e colpi di scena, salta fuori un’insospettabile verità (mai e poi mai fidarsi dei polli!) e la gara finisce per trovare degli imprevedibili vincitori.

Ciò che rende davvero speciale e ben congegnato questo albo illustrato di Tjibbe Veldkamp &Sebastian Van Doninck è, da un lato, l’inventiva con cui sono costruiti i diversi mezzi volanti e il modo con cui ciascuno di essi esce di gara, e dall’altro il dialogo che si instaura tra testo e figure, costruito in maniera tale per cui le seconde sanno e dicono sempre molto di più rispetto al primo. Una caratteristica, questa, che appare apprezzabile per più di una ragione. In primo luogo perché mette in valore un tipo di lettura – quella visiva – che non ha nulla da invidiare a quella alfabetica e che anzi qui risulta fondamentale per capire che cosa succede nella storia. Questo significa che anche i bambini che magari faticano di più di fronte al testo scritto – qui peraltro stampato ad alta leggibilità e in misura breve con non più di un paragrafo per pagina – ma la cui capacità di esplorazione e interpretazione delle figure è minuziosa, possono qui trovare grande soddisfazione. Il volume risulta in questo senso ideale anche per invogliare e appagare anche i lettori meno forti e/o dislessici.

Ma non è tutto. Il particolare equilibrio che lega testo e illustrazioni genera dinamiche di lettura votate alla sorpresa e per questo molto accattivanti. Accade infatti che, con buona probabilità, il lettore arrivi alla fine della corsa senza aver davvero colto che cosa sta accadendo ai partecipanti. La pagina è infatti così ricca di figure e di dettagli che i tentativi di sabotaggio che vi hanno luogo riescono a camuffarsi molto bene. Solo tornando indietro – operazione che viene immediatamente da compiere di fronte alla notizia della squalifica di una squadra – ci si rende conto di quante cose siano accadute senza che ce ne accorgesse. Ogni pagina diventa a quel punto un terreno di sfida da esplorare a tappeto per cogliere con gusto particolari sempre nuovi e inattesi, trovando di volta in volta un senso e una ricchezza nuovi nel libro appena letto. Viceversa, chi fosse così attento da scorgere subito le industriose scorrettezze del Team Pollo può egualmente godere di una lettura in cui lo scarto tra parole e figure diverte e appassiona, chiedendo al lettore di mettersi alla prova con un occhio davvero scaltro.

La piccola strega

Cosa significa essere una buona strega? Fare cose generose o, al contrario, esercitare a puntino la malvagità propria della categoria? Su questo amletico dubbio e sull’equivoco che può generare poggia il gustoso racconto scritto dall’autore tedesco Otfried Preussler.

Tutto ha inizio quando la piccola strega protagonista decide di partecipare di nascosto all’annuale sabba della notte di Valpurga, nonostante abbia soltanto centoventisette anni e alle fattucchiere così giovani non sia consentito avvicinarsi al monte Block. Colta in flagrante, la strega viene punita ma ottiene il permesso di presentarsi l’anno successivo per dimostrare di aver acquisito abbastanza esperienza. E così, proprio per diventare una buona strega, la giovane studia, si esercita ma soprattutto segue i consigli del suo corvo Abraxas che le suggerisce di rigare dritto e di dedicare i suoi incantesimi a nobili fini. Come aiutare delle vecchiette a fare legna nel bosco, dare una lezione a ragazzacci dispettosi, salvare tori dall’essere arrostiti o riscaldare venditori di caldarroste nei giorni più rigidi dell’inverno. Dopo un anno, il momento del verdetto arriva e il qui pro quo sull’essere una buona strega finisce per venire a galla. Poco male, però: scaltra e ormai convinta del cammino intrapreso, la piccola strega trova il modo di averla vinta, con buona pace di chi dedica incantesimi e sortilegi a scelleratezze e meschinità.

Pubblicato per la prima volta più di sessant’anni fa, La piccola strega si caratterizza per una freschezza senza tempo che la rende godibilissima anche per i bambini di oggi. L’autore, maestro nello scrivere storie divertenti e ricche di guai, sotterfugi e idee portentose, costruisce il racconto attraverso una serie di episodi perlopiù slegati tra di loro che introducono di volta in volta sulla scena personaggi e situazioni emblematici e saporiti. Il gusto del narrare avvolge dunque i buoni sentimenti, che pur non mancano ma che tutto fanno tranne che appesantire la trama. Ne vien fuori una storia vivace, mai noiosa e il cui stile piano e affabile invoglia e rende davvero gradevole la lettura.

Questo aspetto, che concorre dal canto suo a coinvolgere anche i lettori meno forti, viene ulteriormente messo in valore dall’iniziativa di Locomoctavia che del racconto offre un’incantevole versione audio. Aida Talliente, che qui presta la voce alla piccola strega e a tutti i suoi interlocutori, legge con brio e interpreta in maniera buffa i diversi personaggi, contribuendo a rendere l’immersione travolgente e leggera. Ad accompagnarla, ci sono poi le note del sax di Antonello Gravela. Ora effervescenti, ora malinconiche, queste assecondano il ritmo variegato della narrazione, restituendo in chiave musicale il suo carattere mai monotono.

Come di consueto, l’audiolibro de La piccola strega è reso disponibile da Locomoctavia in due diverse versioni – su CD audio e in MP3 scaricabile – così da assecondare esigenze e preferenze di fruizione differenti.

Facile! Leggere bene. Leggere tutti – Gribaudo (collana)

La collana Facile! leggere bene. Leggere tutti proposta da Gribaudo è stata una delle prime a mutuare la font leggimi di Sinnos e ad adottare accorgimenti grafici di alta leggibilità per proporre prime letture amichevoli nella forma anche agli occhi di lettori dislessici.

Attiva da quasi dieci anni (i primi titoli risalgono al 2015), la collana offre storie brevi, che si esauriscono in una cinquantina di pagine a colori, tutte provviste di illustrazioni. Il formato dei volumi è snello e maneggevole: cosa, questa, che può contribuire a rafforzare l’impressione di trovarsi davanti a una lettura abbordabile. In catalogo figurano storie delicate, come quelle scritte e illustrate da Petr Horácek e che vedono protagonista un delizioso topolino (Il topino che si mangiò la luna; Il topino che non aveva paura; Il topino che cercava casa); storie che hanno dato vita a serie di successo, come quelle create da Orianne Lallemand e dedicate a un famoso lupetto (Il lupo che voleva cambiare colore; Il lupo che voleva fare il giro del mondo; Il lupo che aveva la testa tra le nuvole, per esempio), o ancora storie buffe (come La bottega di dolci della signora Tortinsù), poetiche (come Il signor Paltò) o rocambolesche (come Il ladro di risate). Le pubblicazioni più recenti, in particolare, sono perlopiù affidate a penne italiane come Anna Sarfatti, Lodovia Cima e Simone Frasca.

Tra le caratteristiche che contraddistinguono i volumi di collana in termini di accessibilità può essere utile rimarcare, oltre all’uso della font specifica leggimi, anche:

che ne accentuano la fruibilità in caso in dislessia.

Cercasi gamba!

C’è una sedia in mezzo al nulla. Come sia finita lì non si sa ma in fondo non ha nemmeno tanta importanza. Quel che si sa è che a quella sedia manca una gamba. Non che la cosa la renda meno sedia ma chi passa da quelle parti è portato a pensare che possa farle comodo un supporto supplementare. Ecco allora che le cose più disparate, dalle baguette agli ombrelli, dai palloni alle trombe, vengono sistemate a mo’ di protesi là dove la gamba davanti a destra non c’è. Ma le baguette sono facile preda di topini affamati, gli ombrelli attraggono avventori sorpresi dalla pioggia, i palloni volano via e le trombe sono fatte per essere suonate. Morale: una dopo l’altra, le gambe posticce vengono tolte e poi rimpiazzate. Fino a quando la situazione sembra tornare al punto di partenza. È solo un’impressione, però. Ché a ben guardare, anche nel nulla qualcosa si muove e la soluzione più duratura può richiedere attesa e pazienza ma offrire in cambio solidità e bellezza.

Delizioso, divertente e capace di aprire riflessioni interessanti attraverso la metafora della sedia a cui manca un pezzo, Cercasi gamba è un libro senza parole anche estremamente accessibile. Le sue ampie pagine di formato quadrato – come caratteristico dei volumi della collana Silent Book di Carthusia – accolgono infatti un’inquadratura fissa in cui la sedia protagonista è rappresentata in primo piano. Non vi sono elementi di contorno che possono creare confusione o distrarre il lettore. Gli unici dettagli che circondano il soggetto principale sono le poche ed essenziali linee delle montagne sullo sfondo che contestualizzano il racconto e quelle che scandiscono il tempo o delineano agenti atmosferici funzionali alla narrazione.

Quest’ultima si fonda inoltre su di una struttura iterata in quattro tempi (e due doppie pagine) che agevola l’aggancio e la comprensione: un personaggio si accorge che manca la gamba – mette un oggetto che funga da supporto – l’oggetto viene rimosso da qualcun altro – il problema iniziale si ripropone, e via da capo. Da ultimo, il volume si caratterizza per uno stile minimale in cui i pochi oggetti sulla scena vengono rappresentati con pochi tratti significativi attraverso i quali risulta più agevole interpretare sentimenti e azioni. Il risultato è un racconto per immagini molto eloquente che si presta tanto a letture individuali quanto a letture ad alta voce.

Opera dell’autrice torinese Irene Frigo, Cercasi gamba è uno dei libri finalisti del Silent Book Contest 2022. All’interno della medesima edizione del premio ha inoltre vinto la sezione Junior, ossia è stato preferito tra gli altri finalisti da una giuria di bambini della scuola primaria.

Look book

Come è possibile che nessuno lo pubblichi da noi?, ci si chiede spesso a proposito di libri stranieri bellissimi e intramontabili che circolano tra gli addetti ai lavori o che si ammirano in fiera. Straordinario, traversale e accattivante, Look Book di Tana Hoban è esattamente uno di questi libri. Per questo motivo, è grandissima la riconoscenza verso Camelozampa che finalmente lo ha portato in Italia.

Con questo titolo, che è stato pubblicato per la prima volta più di 25 anni fa e che è uno dei più famosi e diffusi libri fotografici per bambini (e non), l’editore padovano inaugura una promettente collana interamente dedicata agli albi fotografici: una categoria di libri ancora troppo poco diffusa sui nostri scaffali e al contempo estremamente apprezzata dai bambini, piccoli e noi. La riconoscibilità delle immagini e la possibilità di giocarci su attraverso un uso più o meno ingegnoso delle inquadrature e delle sequenze rende infatti i libri fotografici particolarmente appetibili.

Look Book, in particolare, unisce questi aspetti a un semplice espediente cartografico che crea un coinvolgente dinamica ludica. Grazie a un piccolo foro tondo, il libro invita dapprima a osservare il dettaglio di un’immagine fotografica. Solo in un secondo momento, fatte le dovute ipotesi su cosa possa rappresentare e voltata la pagina, egli ha modo di vedere la fotografia integrale da cui il dettaglio è stato tratto. Ma non è tutto, voltando ancora la pagina, si allarga ulteriormente l’inquadratura della fotografia o cambia la sua angolatura così che il lettore possa coglierne il soggetto in un contesto più ampio. Attraverso micro-sequenze composte da 3 pagine ciascuna, il volume di Tana Hoban riesce così a giocare sull’indizio, sul riconoscimento, sulla sorpresa, sullo sguardo che si amplia. Queste pagine così pulite e così ben congegnate offrono così l’occasione di guardare e di vedere, trasformando cavoli, girasoli, struzzi e bretzel in soggetti davvero intriganti e fuori dall’ordinario.

Semplice e raffinato come solo i buoni libri sanno essere, Look Book è un libro prezioso anche dal punto di vista dell’accessibilità. L’assenza di parole, la pulizia grafica, la brevità delle singole sequenze, il ricorso a un medium aderente al reale come quello fotografico, la scelta di soggetti noti o facilmente riconoscibili, la dinamica ludica e l’aumento progressivo dei dettagli cui prestare attenzione costituiscono, infatti, elementi chiave per facilitare la piena fruizione del volume e dei suoi contenuti anche da parte di bambini che fatichino a confrontarsi con la parola scritta, con pagine confuse o affollate, con immagini troppo astratte o con narrazioni troppo lunghe. Ecco allora che attraverso pagine forate e immagini che catturano lo sguardo, un solo libro come Look Book ha la capacità di intercettare bambini con abilità diverse, offrendo loro un’occasione di lettura visiva appagante, curata e particolarmente coinvolgente.

Lettere d’A-mare

La balena azzurra che spicca acquerellata sulla copertina offre un assaggio affidabile e seducente della bellezza raffinata che il lettore potrà trovare all’interno di Lettere d’A-mare. Il volume si caratterizza infatti per una significativa cura compositiva e un’ammirevole armonia grafica che fanno risaltare al massimo le illustrazioni delicate dell’autrice. Acciughe, polpi, stelle e cavallucci marini sono i protagonisti deliziosamente ritratti ad acquerello da Pierangela Massolo che immagina tali creature possano scambiarsi inviti, ricordi e messaggi d’amore e d’amicizia, attraverso lo strumento della lettera.

I testi che inquadrano di volta in volta i personaggi e che sviluppano il contenuto di ogni missiva sono scritti in rima e proposti nei simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, questi ultimi impiegati secondo il modello inbook che prevede, tra le altre cose, la simbolizzazione individuale di tutti gli elementi lessicale, la riquadratura di parola e immagine e l’uso dei diversi qualificatori. I simboli che compongono le lettere, in particolare presentano uno sfondo azzurro: questa scelta, che può risultare spiazzante per qualche lettore, mira in realtà a evidenziare la differenza tra il testo di cornice e il cuore dei singoli racconti. Il volume non propone infatti una storia unica ma raccoglie piuttosto una serie di piccole narrazioni, ciascuna incentrata su una coppia di personaggi variamente legati e sviluppata attraverso una lettera e la sua risposta.

I testi delle lettere presentano un lessico in buona parte ricercato o comunque non basico e una sintassi che tende ad assecondare la struttura in rima. Ne risultano versi piacevoli da ascoltare anche se di più complessa decifrazione. In questo la scelta di Homeless book è davvero interessante perché ci aiuta a ricordare alcune cose importanti. Per esempio che i simboli possono essere utili a persone con competenze linguistiche diverse, alcune delle quali possono padroneggiare anche testi meno immediati. E che vale la pena proporre testi di complessità differente, senza rinunciare ad alzare l’asticella così da offrire esperienze di lettura diverse e sfidanti, che magari non vengono afferrate a pieno ma possono egualmente lasciare una traccia o aiutare a tararsi per il futuro. Perché la cura e la bellezza, in qualche modo, fanno la loro parte.

This is not a book

Viaggiare, divertirti, nutrirti, metterti nei panni di un esploratore, di un campione di tennis o di un famoso pianista …. Sono tante le cose che un libro di qualità ti permette di fare. Vero è che se quel libro nasce dal genio irriverente di Jean Jullien è probabile che tutte quelle cose tu possa fare non solo metaforicamente ma letteralmente. Provare per credere!

In un libro come This is not a book, infatti, le pagine rinunciano a raccontare una storia lineare per trasformarsi in una successione di oggetti e contesti con i quali il lettore può interagire. Giocando sul confine segnato dalla rilegatura tra le pagine, sul movimento che consente al volume di essere sfogliato e sulla possibilità di variare l’angolo formato da ogni doppia pagina, il libro diventa, infatti, di volta in volta un computer, una cassetta degli attrezzi, un frigo o – perché no? – una tenda da campeggio. A ogni doppia pagina, dunque, si apre una nuova sorprendente possibilità e così il lettore può scrivere un’email picchiettando su tasti disegnati, afferrare uno spuntino, fingere di suonare una sinfonia o, ancora, far applaudire le pagine.

Come intuibile dal titolo, il libro è inglese ma essendo del tutto privo di parole e facilmente reperibile online,                 l’origine non costituisce un ostacolo. Il libro di Jean Jullien merita, anzi, di essere cercato e proposto perché offre un raro mix di ingredienti capaci di incentivare e sostenere il rapporto con il libro anche laddove siano presenti difficoltà di lettura: la sorpresa, la dimensione ludica, l’assenza di parole e l’autonomia di ogni doppia pagina predispongono un terreno felice per incontrare il libro in una veste inattesa, coinvolgente e del tutto svincolata dalla performance. Da non sottovalutare, infine, la delizia dell’impertinenza: le linee essenziali che d’emblée trasformano la pagina in un paio di chiappette faranno cedere anche i non-lettori più diffidenti (almeno quanto faranno risvegliare l’indignazione di qualche adulto)!

Vieni con me

Pigiama, coperte, medicine sul comodino: tutti gli indizi in prima pagina lasciano intendere che una mattina non proprio entusiasmante attenda il protagonista di Vieni con me. Il sorriso della bambina che entra dalla porta della sua stanza con una pila di fogli e colori cambia però le carte in tavola. Con sé tiene anche un palloncino. Che piani avrà mai in mente? Gonfiarlo, chiaramente! Fino a farlo diventare grandissimo e trasformare il letto in una sorta di rudimentale mongolfiera. Ché disegnare, certo, aiuta ad ammazzare il tempo ma trasformare i disegni in viaggi avventurosi è tutta un’altra faccenda!

Qualche tratto colorato sul foglio ed ecco, infatti, che stormi di uccelli variopinti circondano il letto e lo accompagnano tra le nuvole. Da lì si ammira un panorama incantevole, anche di notte. Ma non c’è tempo da perdere, sono tanti i luoghi ancora da visitare. Capre di montagna, pinguini, piovre giganti e pesci prendono rapidamente forma sui fogli e guidano il letto magico tra vette innevate, foreste tropicali e abissi animati. Serve forse una pausa. Che strada prendere ora? Basta seguire le frecce sul foglio e immaginare nuove straordinarie destinazioni….

Con i suoi disegni ad acquerello che spalancano atmosfere incantate, Linde Faan ci regala un libro senza parole in cui il desiderio di evasione la fa da padrone e in cui i colori intensi sono un invito irresistibile ad accodarsi alla coppia di viaggiatori. L’escursione è dal canto suo lineare e segue uno schema iterato che facilita la previsione e la comprensione di quel che accadrà. L’autrice è inoltre brava a delineare con pochissimi e sottili tratti a matita posizioni, movimenti ed espressioni del volto dei protagonisti che favoriscono l’immedesimazione e la partecipazione del lettore, anche laddove la lettura visiva non sia così allenata.

Attraverso pagine ricchissime e silenziose e un’idea di fondo nota ma sempre potente come quella del disegno che spalanca possibilità inventive, Vieni con me celebra il potere dell’immaginazione e in particolar modo dell’immaginazione condivisa. Non è solo il fatto di poter viaggiare con la fantasia, infatti, a cambiare di segno il tempo e l’umore del protagonista quanto anche e soprattutto il fatto di poterlo fare con una compagna affettuosa e vicina come la ragazzina che gli porta sorridente fogli, palloncino e pennarelli. Ché in due, si sa, le idee si alimentano, spiccano il volo e arrivano più lontano di quanto mai potrebbe accadere in piena solitudine.

Lingua dei Segni Italiana – Piccolo Vocabolario bebè e genitori

Pratici, spendibili, accattivanti: i libretti dedicati alla Lingua del Segni Italiana da poco pubblicati da Logos sono strumenti di cui davvero si sentiva la mancanza. Progettati in un’ottica squisitamente inclusiva, si presentano come manuali snelli e di facile uso e si rivolgono a un pubblico ampio, tutt’altro che limitato ai bambini sordi o ai loro familiari. Il progetto da cui prendono le mosse – SegniAmo Bimbi – promuove, infatti, la diffusione della LIS tra i bambini udenti più e oltre che tra i bambini sordi, forte dell’idea che la conoscenza della Lingua dei Segni può riservare benefici importanti non solo in termini di superamento di barriere comunicative e culturali ma anche di supporto all’apprendimento della lingua vocale. Per tutti.

I libri ad oggi pubblicati da Logos in questa direzione sono due: Piccolo vocabolario bebè e genitori e Alfabeto manuale.

Piccolo vocabolario bebè e genitori raccoglie circa 120 segni divisi per argomento e scelti tra quelli che più facilmente possono toccare la quotidianità di un bambino e, dunque, risultare utili nella comunicazione in famiglia. Troviamo, per esempio, segni inerenti alla famiglia, al cibo, al corpo, alla natura o ai sentimenti. Di ogni segno viene offerta la rappresentazione grafica, resa con il suo stile inconfondibile da Roger Olmos, e la corrispettiva parola. Ogni doppia pagina si presenta, perciò, molto pulita ed essenziale, con un efficace sfondo bianco su cui si stagliano al massimo quattro segni. In alto compare inoltre sempre un QR code che in maniera molto pratica consente di visualizzare gli stessi segni in formato video: una modalità, questa, che ne valorizza l’aspetto dinamico e ne chiarisce al meglio la modalità di esecuzione.

Il volume, come indicato dal titolo stesso, nasce per facilitare la comunicazione tra genitori e bebè, quando questi ancora non padroneggiano la parola. In questo senso Piccolo vocabolario bebè e genitori si avvicina, per intento, al programma Baby Signs il quale sfrutta però allo stesso fine sia segni tratti dalla LIS sia segni altri. Occorre tuttavia precisare che molti dei segni inclusi all’interno del volume di Logos sono assolutamente spendibili anche molto più avanti, per esempio in età prescolare o durante la scuola primaria. In questo senso, se è vero che il titolo scelto concorre a sottolineare l’utilità dell’uso della LIS con i bambini piccolissimi, speriamo non disincentivi la scoperta e l’impiego del volume con e da parte di bambini più grandi.

La forza di volumi come Piccolo vocabolario bebè e genitori e Alfabeto manuale risiede, invece, in almeno tre qualità. La prima è fare della LIS uno strumento trasversale che possa esprimere le proprie potenzialità ben al di là dell’ambito della disabilità uditiva. La seconda è coinvolgere a questo fine un illustratore del calibro e della bravura di Roger Olmos, grazie al quale il confine tra rappresentazione grafica del segno e illustrazione espressiva diventa molto labile. La terza, infine, è sfruttare in maniera intelligente ed efficace la sinergia tra cartaceo e digitale, sfruttando le potenzialità di quest’ultimo non per inserire inconsistenti orpelli ma per apportare un significativo valore aggiunto.

Lingua dei segni italiana – Alfabeto manuale

Pratici, spendibili, accattivanti: i libretti dedicati alla Lingua del Segni Italiana da poco pubblicati da Logos sono strumenti di cui davvero si sentiva la mancanza. Progettati in un’ottica squisitamente inclusiva, si presentano come manuali snelli e di facile uso e si rivolgono a un pubblico ampio, tutt’altro che limitato ai bambini sordi o ai loro familiari. Il progetto da cui prendono le mosse – SegniAmo Bimbi – promuove, infatti, la diffusione della LIS tra i bambini udenti più e oltre che tra i bambini sordi, forte dell’idea che la conoscenza della Lingua dei Segni può riservare benefici importanti non solo in termini di superamento di barriere comunicative e culturali ma anche di supporto all’apprendimento della lingua vocale. Per tutti.

I libri ad oggi pubblicati da Logos in questa direzione sono due: Piccolo vocabolario bebè e genitori e Alfabeto manuale.

Alfabeto manuale si propone di accompagnare i bambini, sordi ma anche e soprattutto udenti, alla scoperta della dattilologia, ossia della rappresentazione delle lettere attraverso specifiche configurazioni delle mani. Si tratta, nello specifico, di uno strumento impiegato dalle persone sorde per rendere comprensibili delle nuove parole o per esprimere nomi propri a cui non corrisponde un segno specifico. Agli occhi di un udente, l’alfabeto manuale può ricordare l’alfabeto muto usato nei giochi infantili e proprio valorizzando un analogo approccio ludico e piacevole viene proposto in questo libro. L’alfabeto manuale può, infatti, risultare utilissimo a chiunque per inviare messaggi segreti, per comunicare senza farsi sentire o per farsi capire in condizioni di caos e inquinamento acustico: tutte forme di scambio e interazione che possono peraltro coinvolgere anche bambini sordi in una dinamica assolutamente paritaria. È proprio quando uno strumento messo a punto per una disabilità trova il modo di uscire dai confini ristretti di quest’ultima per diventare patrimonio di tutti che possiamo a tutti gli effetti parlare di inclusione.

Come in una sorta di alfabetiere, ogni pagina di Alfabeto manuale è dedicata a una diversa lettera. Quest’ultima viene riportata in minuscolo e in maiuscolo, viene associata al nome di un animale di cui è iniziale (scritto a sua volta in stampatello minuscolo e in corsivo) e viene soprattutto resa attraverso la configurazione manuale corrispondente, vera protagonista della pagina. La peculiarità del volume risiede senz’altro nel tocco artistico aggiunto da Roger Olmos, a cui è affidata la rappresentazione della configurazione di ogni lettera e l’illustrazione dell’animale di cui è iniziale. Non solo perché questo rende molto attraente la pagina, invitando a scoprirne e sperimentarne il contenuto, ma anche perché crea un’interazione tra mano e animale (per esempio, il koala appare come abbracciato al polso, il collo del fenicottero si insinua tra le dita mentre l’iguana si arrampica agile sul dorso) che favorisce la memorizzazione. Su ogni pagina compare inoltre sempre un QR code che in maniera molto pratica consente di visualizzare in formato video i segni relativi agli animali rappresentati così come la loro indicazione tramite alfabeto manuale: un formato, questo, che valorizza l’aspetto dinamico dei segni e ne chiarisce al meglio la modalità di esecuzione.

La forza di volumi come Piccolo vocabolario bebè e genitori e Alfabeto manuale risiede in almeno tre qualità. La prima è fare della LIS uno strumento trasversale che possa esprimere le proprie potenzialità ben al di là dell’ambito della disabilità uditiva. La seconda è coinvolgere a questo fine un illustratore del calibro e della bravura di Roger Olmos, grazie al quale il confine tra rappresentazione grafica del segno e illustrazione espressiva diventa molto labile. La terza, infine, è sfruttare in maniera intelligente ed efficace la sinergia tra cartaceo e digitale, sfruttando le potenzialità di quest’ultimo non per inserire inconsistenti orpelli ma per apportare un significativo valore aggiunto.

Orsi in salita

AAA, osservatori incalliti cercasi. Astenersi soffritori di vertigini! C’è tanto da scrutare e altrettanto da salire, infatti, tra le pagine pullulanti di Corinne Zanette. Qui, orsi, galletti, maiali e un’ampia gamma di altre deliziose bestiole si gode una giornata di sole ad alta quota. Si parte da un’altezza base, quella dei tetti più bassi, e da lì si sale, si sale, si sale, tra campanili, ruote panoramiche, gru, elicotteri e cime innevate. Girando pagina, è come se la telecamera che inquadra la scena si elevasse di qualche metro. Ciò che si trova nella parte bassa della pagina scompare dunque in quella successiva, mentre ciò che si trova nella parte in alto scende in fondo. E così via, alla pagina seguente. Come l’inquadratura, anche il tempo non è immobile e così a ogni sfogliatura ritroviamo buona parte dei personaggi che popolano la pagina precedente, intenti a proseguire o concludere l’azione che già li vedeva protagonisti. Chi si stava facendo la doccia si asciuga, chi faceva stretching inizia la coreografia, chi saliva in seggiovia si avvia con gli sci o con lo slittino e via dicendo.

L’architettura narrativa su cui poggia Orsi in salita è a tutti gli effetti mirabolante e mostra una straordinaria coerenza di fondo. C’è coerenza in ciò che fa il singolo personaggio e c’è coerenza nell’intreccio tra le azioni che vedono protagonisti personaggi diversi. Così Gianni canaglia, l’elefante dispettoso, appare intento a disturbare e giocare brutti tiri ad altri animali dall’inizio alla fine del libro. O Gulliver, il maiale osservatore, trova sempre nuove postazioni da cui guardarsi intorno con il suo binocolo. Ogni doppia pagina riunisce così da due a tre decine di personaggi – quadrupede più, bipede meno – intenti a fare cose. Qualcuno compare dalla prima all’ultima pagina, qualcuno scompare e riappare, qualcuno sopraggiunge a un certo punto: come uno spazio aperto, le pagine di Corinne Zanette accolgono così un viavai interminabile che si fa costante motivo di sorpresa e solletico decifrativo.

Dinamicissime, brulicanti e letteralmente zeppe di dettagli, queste sono in realtà del tutto prive di decorazioni accessorie. Tutti i numerosi particolari presenti sono, infatti, funzionali alla narrazione e questo, unito al tratto pulito dell’autrice, rende l’esplorazione particolarmente piacevole, ancorché non banale. Aggirarsi tra i tetti e le cime di Orsi in salita implica infatti una caccia ininterrotta a minuzie significative, uno sforzo di riconoscimento e memoria, di figure e luoghi, che il continuo slittamento di spazio e di tempo segnato dal voltare di pagina e la relativa somiglianza tra diversi protagonisti rendono particolarmente sfidante. Ecco allora che lettori non ancora o non del tutto a loro agio di fronte alla parola scritta, ma le cui facoltà cognitive risultino integre, possono trovare nel libro di Corinne Zanette uno spazio estremamente stimolante in cui cimentarsi con la lettura visiva.

L’orso antennista, i due conigli innamorati, il cane menestrello, la lumachina Lia – minuscola ma sempre presente-, il volatile postino non tanto pratico, la famiglia Fracasso con piccoli tremendi e mamma sull’orlo di una crisi di nervi: l’universo formicolante di Orsi in salita è popolato da decine di personaggi, contraddistinti da ruoli sociali, personalità, passioni e attività ben definiti e precisi, che si sviluppano di pagina in pagina con grande inventiva e profusione dei dettagli. Puntellato di guizzi inventivi particolarmente riusciti, il libro di Corinne Zanette si fa così apprezzare per il piacere dalla scoperta e del ritrovamento, per il gusto delle attività quotidiane riviste in chiave animale, per la moltiplicazione delle azioni e delle relazioni che si intrecciano e per il tocco surreale che anima l’intero racconto.

La forma in-forma

Quintessenza del libro-gioco accessibile, La forma in-forma è un libro di stoffa che si può srotolare, leggere, esplorare, smontare (in parte) e usare per inventare personaggi e storie. Ideato da Federica Mammoliti e pubblicato da E.T. – Editoria tattile, il libro si presenta all’interno di una scatola di cartone all’interno della quale è custodito un leporello di stoffa dalle pagine quadrate e dai rassicuranti colori verde pastello e beige che richiamano immediatamente la natura. E naturalissimo, in effetti, è l’istinto di scoperta che questo libro solletica e soddisfa, mettendo il lettore nella condizione di conoscere le forme più essenziali che popolano il nostro mondo e farsi ispirare da essere per immaginare le cose più disparate.

Ecco allora che un lato del libro dedica ogni pagina a una forma – cerchio, quadrato, triangolo, semicerchio, rettangolo, spirale – proponendo di ciascuna la parola corrispondente in nero e in Braille e la forma da toccare in feltro bianco (più un pezzo di corda per la spirale). Ma non è tutto: sorpresa! Ogni forma si rivela in realtà essere una tasca che contiene elementi in gomma crepla nera che riproducono la forma in cui sono contenuti, semplicemente più in piccolo.

Per scoprire a cosa servono tali elementi occorre girare il libro: il retro, infatti, offre una sorta di tavola in feltro su cui è possibile attaccarli per comporre forme più articolate e riprodurre in maniera stilizzata oggetti e personaggi che possono diventare i protagonisti di innumerevoli storie. Accanto alle pagine con le figure, il libro presenta un breve testo in nero e in braille a uso principalmente dei genitori, che illustra come si possano utilizzare le forme.

Essenzialità è senz’altro la parola chiave e la chiave di valore di un libro come La forma in-forma. La grafica pulita, le forme elementari, i materiali semplici, e le parole indispensabili aprono infatti a uno spazio immaginativo insaturo in cui muoversi con agio a piacere. Uno spazio oltretutto molto accessibile, non solo per chi ha una disabilità visiva o non ha nessun tipo di disabilità, ma anche per chi sperimenta difficoltà diverse: motorie, cognitive e comunicative, per esempio. Le forme sono infatti abbastanza spesse e pratiche da maneggiare, la (pressoché) assenza di testo a uso del giovane lettore non pone alcun vincolo di tipo decifrativo, la dinamica ludica sottesa al volume incentiva la scoperta e il coinvolgimento e la semplicità delle forme consente a ciascuno di combinarle secondo il suo grado di abilità. Il lavoro di Federica Mazzoleni appare, in questo senso davvero ben studiato e ampiamente spendibile, sia in un’ottica squisitamente conoscitiva (pensiamo per esempio a un percorso scolastico) o immaginativa sia un’ottica che combini e contamini le due in maniera felicemente fruttuosa.

Oscar Primi Junior – Mondadori (collana)

Nel 2021 Mondadori avvia la sua prima collana di narrativa ad alta leggibilità per bambini: Oscar Primi Junior. Si tratta, in realtà, di una collana preesistente che dal 2021 inizia ad assumere regolarmente caratteristiche di alta leggibilità. I volumi che la compongono si rivolgono a una fascia di età compresa tra i 6 e i 9 anni – quella, non a caso, in cui più frequentemente vengono diagnosticati i Disturbi Specifici dell’Apprendimento – e presentano storie variegate e generalmente accattivanti: da alcuni racconti di successo di grandi autori (come Incantesimi e starnuti e A cavallo della scopa di Bianca Pitzorno) alle storie di personaggi chiave della contemporaneità (per esempio La storia di Malala di Viviana Mazza o Il maestro che sfidò la guerra di Alberto Melis), passando per le storie di scuola (per esempio Non mi piace leggere di Miriam Dubini o Un segreto a scuola di Carola Susani) e le proposte che muovono da temi di attualità (come L’isola delle regole di Anna Sarfatti o Operazione Salvapianeta! di Isabella Paglia).

I volumi di Oscar Primi Junior vantano un formato maneggevole, carta opaca che evita fastidiosi riflessi e illustrazioni a ogni pagina che incentivano e alleggeriscono la lettura. Queste ultime, peraltro, sono talvolta affidate a illustratori di calibro come Giulia Orecchia o Paolo D’Altan.

Quanto alle caratteristiche grafiche e tipografiche – quelle che maggiormente incidono sulla leggibilità del testo-, i libri che rientrano nella collana presentano:

Ne risultano volumi piacevoli da leggere, tanto per le storie, divertenti o affascinanti, quanto per la forma ariosa e invitante.

Morbido e snella

Due personaggi diversissimi tra loro e un amore apparentemente impossibile: Morbido e Snella è una storia di opposti che si attraggono generando sorpresa e bellezza. I protagonisti sono un punto (Morbido) e una linea (Snella): tanto timido e silenzioso lui, quanto intraprendente e impertinente lei. L’incedere vanitoso della seconda, in particolare, attira le attenzioni del primo, in un crescendo di esibizioni che danno forma alle figure più diverse. L’ammirazione suscita in Morbido tentativi di imitazione, che lasciano però il tempo che trovano. Decisamente più divertente e fruttuoso è, invece, unire forze e specificità per creare insieme qualcosa di nuovo e di bello!

Costruito a leporello, con solide ed essenziali pagine in cartoncino, Morbido e Snella è un libro tattile illustrato che parla di diversità, sentimenti e relazione. Il testo in nero e Braille stampato non direttamente sulla pagina (bensì su un cartoncino poi apposto su quest’ultima), le rime facili e la storia convenzionale oltre che molto vicina, nello sviluppo, a quella offerta dal bellissimo Papu e Filo, lo rendono forse meno raffinato e sorprendente di altri libri editi dalla Federazione pro Ciechi. La sua forza sta, piuttosto, nell’essenzialità – della pagina e delle figure – che agevola notevolmente l’esplorazione tattile, rendendola appagante e accessibile. La costruzione narrativa, a cavallo tra reale e simbolico, può inoltre farsi prezioso spunto didattico per un piacevole e inatteso lavoro sulle forme geometriche e non.

Diversi a chi?

I bambini con disabilità sono prima di tutto bambini: non c’è niente di più vero. Accorgersene e ricordarsene non è, tuttavia, così scontato quando un limite importante – fisico, cognitivo e/o comunicativo – tende a prendersi la scena e a monopolizzare l’attenzione di chi sta dall’altra parte. Riconoscere l’infanzia prima e oltre un’eventuale diagnosi significa, allora, mettere a fuoco ciò che sta dietro, in una quotidianità che non è fatta solo di rassegnazione, attesa e passivo adeguamento. Anche i bambini con disabilità ideano e mettono in atto dei guai, scherzano e fanno capricci, per esempio. Pensano e provano emozioni, di tutti i tipi. Stanno nel mondo in tanti modi e con tante posture, diverse a seconda del momento, dell’indole, dello stato d’animo e della compagnia. Perché nessun bambino è un angelo (come ricorda il titolo di un altro albo targato Settenove) e perché la ricchezza di ogni vissuto non può prescindere dall’interazione e dalla relazione con l’altro.

Ecco, allora, che un albo apparentemente semplice come Diversi a Chi? di Claire Cantais e Sandra Kollender si fa notare prima di tutto per il realismo e la pungente schiettezza con cui affronta il tema della diversità e dell’inclusione. Perché Diversi a chi? è inequivocabilmente un libro a tema – chiarissimi ed espliciti sono, infatti, il focus e l’intento delle autrici – ma questo non ne riduce la forza e l’incisività. Costruito come una carrellata di personaggi caratterizzati dalle disabilità più diverse che si fanno portatori di considerazioni fulminee e fulminanti, l’albo tende a spiazzare il lettore, ponendolo di fronte a una serie di preconcetti di cui la nostra cultura è intrisa e che all’improvviso vengono messi in discussione. Che la vita di un bambino con disabilità sia vuota, noiosa, votata all’obbedienza e povera di pensiero, per esempio.

La gente mi trova strano perché dico tutto quello che penso. Afferma un bambino con la sindrome di Down, dando voce a un’idea diffusa. E per tutta risposta, dichiara: Eh sì, io penso!.

O ancora Adoro fare le stupidaggini… Farle (e anche dirle!). Annuncia un bambino che si serve della lingua dei segni. Ma soprattutto: Ho appena detto una cosa schifosa con le mani… te la insegno?

L’impertinenza si fa così grimaldello per aprire crepe nelle nostre certezze e spiragli nei nostri pensieri. Impertinenti sono, infatti, le considerazioni dei protagonisti, così come impertinente è la loro raffigurazione. Nuovissima, coraggiosa (da un punto di vista editoriale) e di grande impatto è infatti la scelta di Sandra Kollender non solo di caratterizzare le pagine con vistosi colori fluo – con buona pace dell’immaginario comune che vede e vuole la disabilità in esclusivi toni di grigio – ma non si tira neanche indietro di fronte alla sfida di mettere su carta la disabilità in tutte le sue forme. Tra queste pagine accese da sfondi verde acqua e dettagli rosa brillante, non ci sono infatti solo sedie a rotelle e occhi a mandorla – rappresentazioni abituali e per certi versi rassicuranti agli occhi del lettore – ma anche protesi, capi tenuti su da appositi supporti, deambulatori e arti spastici. Ci sono corpi, visi e posture non conformi alla norma. Ed è proprio lo scarto tra questi e l’assoluta e travolgente normalità di sorrisi e boccacce a generare una scintilla nel lettore. Perché è proprio vero che la rappresentazione che offriamo delle cose condiziona e non poco il nostro modo di guardarle e pensarle.

Il leone e Ellen

Squadra che vince non ci cambia. Ecco, allora, che Ellen e il suo leone di pezza tornano alla carica! Scoppiettante, imprevedibile e perfettamente assortita, quella composta dalla bambina e del suo pupazzo è, in effetti, una squadra su cui si può scommettere. Il tempo in loro compagnia è un tempo ricco e solleticante, scandito da giochi fantasiosi in cui il confine tra realtà e immaginazione si fa labile e in cui avventure ardite possono nascondersi negli oggetti più ordinari e insospettabili.

Ciò che rende, poi, davvero irresistibili le vicende descritte da Crockett Johnson è la dinamica dialogica che si instaura tra i due protagonisti. Come quando Ellen invita il leone a raccontare le sue avventure prima del loro incontro e poi si complimenta con lui per una storia che lei stessa ha raccontato, quando gli intima di stare fermo e zitto (più di quanto un pupazzo già non faccia) per poter leggere in santa pace, quando lui dichiara di non saper ruggire ma lei ha già organizzato uno spettacolo circense da migliaia di spettatori o quando lui si lamenta di esser stato dimenticato nella neve e lei trasforma l’inconveniente in un’artistica impresa invernale. Allo stesso modo, lo scarto tra i voli fantastici compiuti ad alta voce dalla bambina e le considerazioni terra terra che aggiunge il leone generano un corto circuito ironico di fronte al quale trattenere il sorriso è impresa ardua.

In Il leone ed Ellen troviamo insomma otto avventure nuove di zecca e tutte le qualità già apprezzate all’interno di Ellen e il leone: dall’irresistibile umorismo all’adesione rispettose del mondo infantile, dai perfetti tempi comici al gioco equilibrato tra finzione ludica e consapevolezza del reale. Questo secondo volume, firmato nei testi e nelle figure da Crockett Johnson, si conferma così, anche grazie ai brevi capitoli autoconclusivi e alla stampa a grande carattere e ad alta leggibilità, una perfetta prima lettura per lettori della scuola primaria così come un delizioso volume da leggere in condivisione alla stessa età o anche un paio d’anni prima.

Fischia!

Giulio è un bambino sordo che comunica attraverso la Lingua dei Segni Italiana. Per lui e i suoi amici, tutti udenti, è una sorta di codice segreto con cui scambiarsi commenti e informazioni senza farsi capire dai grandi. Ma Giulio, prima di tutto un bambino che ha molti talenti: sa fischiare come pochi altri e sa giocare molto bene a calcio. Proprio durante una sfida di calcio al campetto, Giulio ha l’occasione di dare prova non solo delle sua abilità sportive ma anche della capacità di accogliere e non  far sentire esclusi gli altri.

Scritto da Silvia Speranza e illustrato da Ilaria Pasqua, Fischia! racconta una storia di inclusione che lascia ampiamente trasparire il suo intento. Questo proposito emerge in particolare dalla maniera in cui viene ritratto il protagonista, di cui si celebrano talenti e qualità, e del messaggio generale del libro, riassumibile nel motto insieme stiamo bene così come esplicitato nel finale. Ne risulta un racconto semplice e un po’ idealizzato che ha però il pregio di raccontare con parole a misura di bambino cosa sia la LIS e di inserirla nella narrazione come un codice condivisibile dall’interno gruppo classe.

Lo sgabuuuzzino

A un occhio distratto, alcuni muri di casa potrebbero sembrare più importanti di altri. In bella vista e illuminati dal sole, quei muri di ingressi, salotti, camere da letto vengono curati e abbelliti con ogni sorta di complemento. E dei muri degli sgabuzzini, invece, che ne è? In pochi, in effetti, se ne preoccupano. Tanto quelle pareti se ne stanno lì, al chiuso e al buio, a contenere carabattole e oggetti di poco conto. Può succedere, però, che uno di quei muri se la prenda a male, decida che non ci sta e metta in piedi una protesta bella e buona, con tanto di brutti tiri ai proprietari di casa distratti. Al signor Gino, protagonista de Lo sgabuuuzzino, per esempio, è capitato. Colto alla sprovvista da ululati e spaventi dalla misteriosa provenienza, l’anziano signore viene portato a vedere sotto una nuova luce gli oggetti che ha riposto nella stanza più bistrattata della casa, riscoprendo ricordi a cui restituire un nuovo valore.

Lo sgabuuuzzino nasce in seno a un progetto dedicato all’accessibilità della lettura curato da una rete di biblioteche toscane e intitolato Biblioteca per tutti i sensi. Scritto da Anisa Durmishai e illustrato da Veronica Sarti, il libro è stato confezionato seguendo il modello di simbolizzazione inbook che prevede simboli wls in bianco e nero, testo e icona racchiusi all’interno del medesimo riquadro, supporto visivo per i singoli elementi testuali e presenza di qualificatori di tempo, genere e numero. Contraddistinto da illustrazioni piacevoli prive di dettagli superflui, dai colori pastello e dalla funzione perlopiù rafforzativa rispetto al testo, il libro risulta apprezzabile per una lettura ad alta voce soprattutto in virtù della presenza di numerose onomatopee e di una struttura narrativa iterata.

Sdeng Bum Splash! Il grande libro dei rumori

All’interno di Vietato Non Sfogliare accogliamo spesso i bambini raccontando loro che i libri accessibili sono libri incredibili perché si ascoltano con gli occhi, si guardano con le dita e si toccano con le orecchie. Sarà facile intuire, dunque, come mai un libro come Sdeng, bum splash! di Benjamin Gottwald – da poco insignito della menzione speciale nella categoria Fiction del Bologna Ragazzi Award – costituisca per noi una sorta di libro-manifesto.

Le sue pagine coloratissime e del tutto prive di parole offrono, infatti, una sequenza di oltre un centinaio di figure che suonano letteralmente agli occhi del lettore: dal cavallo che trotta al vulcano che esplode, dal corvo che gracchia alle biglie che rimbalzano, dalle onde che si infrangono al trapano che buca il muro. Cosa lo rende possibile? Una scelta intelligente e mirata di soggetti, inquadrature, dettagli e concatenazioni. L’autore è, infatti, bravissimo a selezionare oggetti e situazioni dai rumori iconici, a rendere con pochi tratti i movimenti delle cose o le loro qualità squisitamente sonore così come a costruire ponti narrativi tra figure distanti basati proprio su affinità uditive. Accade così che, di fronte alle sue illustrazioni, venga d’istinto non di nominare ciò che si vede o raccontare che cosa accade sulla scena bensì di dargli voce, farlo risuonare. E l’impulso a farlo non solo nella testa ma proprio a voce alta – attenzione – è davvero molto forte!

Ciò che questo libro fa, meglio e più di molti altri volumi promossi sul mercato editoriale come coinvolgenti e interattivi, è attivare uno stretto patto collaborativo con il lettore, senza il quale, di fatto, il libro non trova compimento. È nel momento esatto in cui la pagina incontra l’occhio, infatti, che qualcosa scatta e il suono echeggia nella testa e nella bocca di chi legge: un fatto, questo, che le neuroscienze sanno probabilmente spiegare nel dettaglio e che si manifesta agli occhi del lettore come una sorta di meccanismo prodigioso frutto della perizia e della genialità dell’autore.

Quest’ultimo, dal canto suo, coglie con Sdeng, Bum, Splash! una sfida interessante e nuova: proporre (con successo) un libro basato sui rumori – su quelle che potremmo definire delle onomatopee implicite – a un pubblico diverso da quello della prima infanzia cui di solito questo tipo di volume si rivolge. Conscio che il piacere di giocare con i suoni e con forme di comunicazione che precedono o affiancano la lingua vera e propria non ha di fatto età, Benjamin Gottwald inanella 160 pagine silenziose fuori e rumorose dentro: una misura lunga che strizza l’occhio a bambini non nuovi alla lettura, anche di scuola primaria oltre che dell’infanzia, e in cui trovano posto micro-strutture narrative basate su associazione di diverso tipo e con diversi gradi di complessità che sta proprio al lettore scovare.

Così, per esempio, troviamo affiancati soggetti accomunati da suoni simili, come una nave e una mucca; soggetti identici o diversi ripresi in due fasi della stessa un’azione, ciascuna con una sua specificità sonora, come una persona che fa una bolla con il chewing gum e poi la scoppia o come un calciatore che segna e il pubblico che esulta; soggetti immortalati in due contesti differenti, come l’acqua che batte sul vetro o che scende dalla doccia; soggetti simili per forma ma diversi per suono, come un soffione al vento e l’elica di un aeroplano e via dicendo. Si tratta di collegamenti spesso sovrapposti, come nel caso del cantante dalla bocca spalancata e del pubblico che sbadiglia, che spesso proseguono anche oltre la doppia pagina, come nel caso della sequenza cannone che spara – signore che fa una puzzetta – signore che annusa i fiori – signore che starnutisce (in due tempi) – tuono – masso che rotola. La narrazione segue insomma un’associazione di idee talvolta più e talvolta meno evidente, in una sorta di caccia al nesso divertente e stimolante.

Questo aspetto, dal canto suo, non è privo di interesse anche dal punto di vista dell’accessibilità, poiché i nessi a più livelli e con maggiore e minor grado di evidenza arricchiscono la narrazione senza vincolarne l’apprezzamento. Ciascuno può cioè muoversi tra queste pagine cogliendo più o meno associazioni, rimandi, e collegamenti, senza che il loro numero e la loro sottigliezza condizioni il piacere di base dato da una lettura puramente sonora. Sdeng, bum splash! ha il pregio, peraltro, di abbracciare e solleticare lettori con abilità ed esigenze differenti grazie a molteplici qualità. Pensiamo all’assenza di parole, in primo luogo, che sorride a tutti quei bambini che trovano un ostacolo nella decodifica del testo scritto. Ma anche alla valorizzazione di un tipo di comunicazione più immediata di quella prettamente linguistica, quale quella basata sui suoni; o alla rappresentazione di soggetti facilmente padroneggiabili per esperienza diretta o indiretta, dato il loro abitare l’immaginario comune; o ancora alle inquadrature ravvicinate che mettono bene in evidenza il soggetto e il suo aspetto sonoro senza inutili dettagli o fronzoli. Si capisce allora bene perché il libro di Benjamin Gottwald, oltre a entusiasmare per la sua carica innovativa, rappresenti un lavoro di grandissimo interesse anche per chi abbia a cuore la diffusione di proposte di lettura che fanno della creatività una chiave di inclusione.

 

Il mio amico è un alieno

Luca ha un amico a dir poco speciale. Pare sia un alieno venuto da un pianeta lontano. Porta una strana armatura alle gambe che lo fa camminare un po’ storto e che serve a impedirgli di fare salti altissimi e lunghissimi. Un giorno, quell’amico, che si chiama Go ma che sulla terra prende il nome di Luigi, arriva al parco senza la sua caratteristica armatura ma seduto su una sedia a rotello. La sorpresa di Luca è grande ma lascia presto il posto all’illuminazione:  quelle ruote dai colori sgargianti non possono che essere dei marchingegni spaziali!

Scritto da Silvia Speranza e illustrato da Sara Benecino, Il mio amico è un alieno si sviluppa sul filo dell’immaginazione in quello spazio tipicamente infantile in cui la realtà si contamina con la fantasia per far sì che le cose più complesse o incomprensibili trovino una spiegazione, una rassicurazione o anche solo una possibilità di trasformazione. Quella contaminazione, dal canto suo, può essere più o meno consapevole e l’autrice del libro riesce a non sbilanciarsi troppo né da un lato né dall’altro, così che stia al lettore decidere se davvero Luigi sia un alieno o meno.

Contraddistinto da un testo di agevole lettura, non solo dal punto di vista sintattico ma anche dal punto di vista tipografico, grazie al carattere maiuscolo e all’ampia spaziatura, il libro edito da Buk Buk si presta a prime letture autonome abbordabili e amichevoli. Il mio amico è un alieno presenta inoltre in chiusura alcuni giochi e alcuni spunti di riflessione che hanno il pregio di non focalizzare interamente l’attenzione sul tema della disabilità, lasciando così la storia scorrere con maggiore leggerezza.

Il signor Balena ha il mal di pancia

I protagonisti de Il signor Balena ha il raffreddore tornano ad affrontare i malanni di stagione in una nuova avventura scritta e illustrata da Manuel Vertemara. Di fronte al fastidioso mal di pancia del signor Balena, causa di sgradevoli ondate che scombussolano l’isola dei pinguini, questi ultimi si ingegnano e sperimentano le soluzioni più ardite. Ma se dieta e meditazione si rivelano deludenti allo scopo, non resta che andarsene. Direzione: Shangai. La cosa non ha chiaramente alcun effetto sul benessere intestinale del cetaceo ma, inaspettatamente, si rivela risolutiva!

Il signor Balena ha il mal di pancia si contraddistingue per una struttura narrativa iterata che ricalca quella già conosciuta dal lettore nel precedente titolo dell’autore e che agevola l’appropriazione del racconto. In virtù di riferimenti non scontati (come quello alla meditazione o alla Cina) così come delle inferenze richieste al lettore (per esempio rispetto al collegamento tra il mal di pancia e le onde che colpiscono i pinguini), quest’ultimo risulta meno semplice di quanto la concisione delle frasi e la linearità sintattica potrebbero lasciar pensare. Analogamente, le illustrazioni ricche di dettagli e spunti ironici così come la simbolizzazione dettagliata secondo il modello inbook, richiedono al lettore in minimo di dimestichezza con la lettura per coglierne a pieno le sfumature.

Il cappello

50 anni (e poco più) e non sentirli! Surreale, irriverente, scanzonato, Il cappello di Tomi Ungerer torna arzillo come un ragazzino a deliziare i lettori italiani, in una nuova edizione targata biancoenero. La casa editrice romana, da sempre attenta a proporre storie accattivanti stampate con caratteristiche di alta leggibilità, inaugura con questo irresistibile racconto la sua nuova collana doppiopasso. Lo fa scegliendo un ampio formato, capace di restituire il giusto valore a illustrazioni così ironiche, eloquenti e ricche di dettagli quali quelle dell’autore francese. Un’attenzione – questa rivolta al contenitore che delle parole e delle figure diventa casa – tutt’altro che trascurabile anche in un’ottica di accessibilità e trasversalità d’uso: un libro che dia ampio spazio a figure di qualità, infatti, non solo facilita il coinvolgimento di bambini nella lettura ad alta voce ma supporta anche i primi incontri autonomi con la parola scritta.

Il cappello si presenta, in questo senso, come una narrazione versatile, capace di solleticare orecchie più e meno piccole. Fruibile già a partire dalla fine della scuola dell’infanzia in lettura condivisa, si presta anche e soprattutto a offrire una ghiotta e amichevole lettura a quei bambini della scuola primaria che iniziano a confrontarsi con la decodifica alfabetica. Le grandi e dinamiche illustrazioni dallo stile inconfondibile aggiungono infatti ritmo e gusto alla lettura, oltre a rendere meno ostico e demotivante l’impatto con il testo, soprattutto per chi sperimenta maggiori difficoltà legate per esempio alla dislessia. Il giovane lettore si trova così davanti un racconto illustrato dai colori sgargianti, dalle figure buffe e dal dinamismo incontenibile che è come gridasse a gran voce: “Per di qua, provaci, il libro può essere un amico!”

A contribuire alla causa, poi, concorrono chiaramente le caratteristiche di alta leggibilità di cui biancoenero è fiera sostenitrice – dalla font specifica alla spaziatura maggiore, dalla sbandieratura a destra all’a capo dopo il punto fermo – così come la qualità del racconto. Le vicende del cappello magico che cambia le sorti di chi lo incontra e di chi lo indossa, salvando crani da vasi in caduta libera, acciuffando rari uccelli smarriti, facendo arrendere pericolosi briganti o fermando cavalli imbizzarriti, incuriosiscono, divertono e catturano con facilità. La maestria di Ungerer sta d’altronde anche in questo: nell’offrire storie dallo spirito indomito e colme di personaggi iconici, storie in cui succedono davvero delle cose (e molte) anche nel giro di poche pagine, in una brevità densa e appagante che lascia chi legge non solo soddisfatto ma anche desideroso di sperimentare ancora il medesimo piacere.

Dove sei piccolo Giulio?

Giovanni Colaneri ha un tratto inconfondibile e una capacità rara. Il primo prende forma attraverso una grande ricchezza di colori e attraverso segni non rifiniti in cui piccoli dettagli – una posizione, una proporzione, una sfumatura – si caricano di senso. La seconda emerge nel confronto con tematiche complesse e consiste nel riuscire ad interrogarle moltiplicando gli spunti e i punti di vista su di esse. Ecco, Giovanni è forse meglio e più di tutto un moltiplicatore: guarda le cose come attraverso un prisma per restituirne, senza pretesa di esaustività, i molti e diversi volti. E questo appare tanto più apprezzabile quando a incontrare la sua tavolozza sono soggetti multisfaccettati e difficili da ingabbiare in un racconto granitico, come per esempio l’autismo.

Questo capacità di aprire suggestioni e domande, in luogo di veicolare risposte preconfezionate, la si apprezzava già in Che cos’è una sindrome?, denso albo illustrato edito da Uovonero, e la si ritrova ora in Dove sei, piccolo Giulio?, sempre pubblicato dalla casa editrice cremasca che nei confronti della neurodivergenza e della sua rappresentazione mostra da sempre un’attenzione particolare. In questo ultimo albo, di cui l’autore cura nuovamente sia i testi sia le illustrazioni, seguiamo il giovane protagonista – il piccolo Giulio, per l’appunto – e cerchiamo di entrare in contatto con lui. Lo facciamo seguendo la voce e lo sguardo della mamma di Giulio, che non nasconde la sua difficoltà e i suoi interrogativi. I comportamenti del piccolo Giulio, ascrivibili allo spettro autistico anche se il testo non vi riporta alcun riferimento esplicito, possono essere infatti sfuggenti e criptici, complessi da interpretare o talvolta anche da immaginare. Così, con pazienza si seguono le tracce, si cercano indizi, si fanno ipotesi, si osserva con attenzione. Per la sorella di Giulio la cosa sembrerebbe più semplice, forse perché la vicinanza di età, di statura e di sensibilità la porta a guardare il mondo dalla stessa altezza e a guardare il fratello da pari e non dall’alto in basso. E in effetti, quando insieme alla mamma di Giulio anche il lettore prova a operare un cambio di posizione, qualcosa si muove, una possibilità di incontro si schiude.

Intorno a questa difficoltà di guardare e di vedere realmente le persone autistiche e il mondo che abitano, Giovanni Colaneri costruisce il suo viaggio per parole e figure che bisbiglia ai piccoli ed echeggia nei grandi. Non è una storia a tutti gli effetti, ma neanche una semplice fotografia, Dove sei, piccolo Giulio?. È piuttosto un interessante e ben riuscito lavoro ibrido, che tiene insieme osservazione e narrazione, facendo della qualità precipua dell’albo illustrato la chiave per scavare a fondo nelle cose. Le frasi brevissime e asciutte, scelte dall’autore per guidare il lettore alla ricerca del piccolo Giulio, predispongono un terreno insaturo e pertanto fertilissimo affinché le illustrazioni possano dilatare la riflessione, attraverso l’esplorazione e la moltiplicazione delle metafore. Ben oltre la superata e usurata immagine della bolla, troviamo boschi fitti e mostri buffi, castelli labirintici e rifugi, universi ed elefanti in bicicletta: luoghi del possibile tra cui muoversi senza fretta, lasciandosi guidare con spirito di suggestione più che di comprensione.

Delicato, profondo, vero e aperto, Dove sei, piccolo Giulio? è un albo di valore, per non smettere di interrogarsi e interrogare la realtà, soprattutto quando ci appare sfuggente e complessa.

La lavatrice della fantasia

Avere una mente sempre all’opera, intenta a progettare ed inventare, può essere faticoso. Le idee, infatti, si accumulano, si mescolano e si rincorrono generando caos e confusione. Così capita, per esempio, a Ilaria ogni volta che una sua mirabolante creazione sta per prendere forma. Che sia un nido per uccelli fatto con un ombrello, una corsa in pattini a rotelle per i corridoi di casa o una penna dotata di lente di ingrandimento, ogni invenzione è anticipata da un momento di agitazione e smarrimento.  Ci penserà il dottor Sotutto a rassicurare la bambina, permettendole di scoprire, attraverso una singolare immagine, di avere una testa come la lavatrice di casa: vorticosa ma anche efficace e ingegnosa.

Con La lavatrice della fantasia, Il ciliegio aggiunge un nuovo titolo alla sua collana di libri in simboli Inbook, in buon parte scritti da Elisa Vincenzi e puntualmente supervisionati dal Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello. Il testo del volume si presenta dunque corredato da simboli WLS che ne agevolano la comprensione anche da parte di bambini con difficoltà comunicative. Composto da frasi anche abbastanza lunghe e articolate, non prive di subordinate e coordinate, questo si rivolge in particolar modo a giovani lettori non alle primissime esperienze di lettura in simboli. Il volume è completato poi da illustrazioni colorate e dinamiche, che appaiono tanto vivaci quanto la protagonista del libro.

Tu sei

Tu sei è letteralmente un libro più unico che raro. Non solo perché vanta una raffinatezza e una bellezza minimalista che lasciano incantati ma anche e soprattutto perché può contemporaneamente dirsi un libro tattile, un libro in simboli e un libro in lingua dei segni.

Composto da eleganti pagine in velluto nero, rilegate in modo da restare agevolmente aperte a 180°, il libro di Michela Tonella e Antonella Veracchi (le due anime di E.T. Editoria tattile) è progettato in maniera ingegnosa, tale da consentire al singolo lettore (o, più facilmente, al mediatore che è con lui), di scegliere il codice a lui più congeniale. Se il testo in nero è infatti cucito sulla pagina, le sue traduzioni in LIS, Braille e simboli WLS sono rese disponibili su pratici cartoncini, contenuti in apposite taschine al fondo del libro e applicabili di volta in volta sulle pagine corrispondenti. Queste ultime contengono infatti dei piccoli tagli in cui i cartoncini possono essere agevolmente inseriti e da cui, altrettanto agevolmente possono essere sfilati. Oltre a risultare molto pratico per adattare la lettura alle esigenze del singolo lettore, questo sistema si presta perfettamente a far sperimentare a un gruppo classe le diverse e spesso sconosciute modalità di lettura che l’editoria ci offre. In questo senso la forza di Tu sei sta anche nella capacità di trasformare un limite oggettivo – quello di far stare sulla pagina molti codici diversi e piuttosto ingombranti – in una possibilità di ricchezza e creatività.

Dedicato al tema delle relazioni, qui rappresentate attraverso la metafora delle costellazioni, Tu sei presenta testi in versi, brevi e ricercati, e illustrazioni essenzialissime realizzate con un semplice filo bianco e sobri bottoncini del medesimo colore. Di grande effetto per il contrasto con le pagine scure, fili e bottoni vanno a illustrare stelle e costellazioni in una maniera suggestiva e perfettamente percepibile al tatto. Qui, così come in Ombra, le due autrici si cimentano con un soggetto potenzialmente ostico per il lettore non vedente, che può percepire le stelle solo attraverso il racconto di chi vede, trovando la maniera di renderlo esperibile e intellegibile.

Il risultato è un libro da accarezzare, sognare, con cui riflettere e da condividere. Un libro che apre a interrogativi e confronti, che tiene insieme la poesia e la scienza, e che mette in luce la bellezza della diversità tanto nella forma quanto nel contenuto.

Aurora e la tigrona

Aurora è nata e cresciuta con molte aspettative da parte della sua famiglia: per questo ci tiene ad apparire in tutto e per tutto impeccabile e fatica ad accettare i propri difetti. Ecco allora che questi ultimi iniziano ad assumere un aspetto minaccioso. Sempre più frequentemente emergono infatti con le sembianze di una grossa tigre che pare non voler mai abbandonare la bambina e che via via tende ad allontanare i suoi compagni. A nulla varranno le visite dai dottori o le consulenze dei domatori più famosi: starà ad Aurora trovare il modo di venire a patti con il grosso felino che le abita dentro e con tutto ciò che esso rappresenta. Solo allora potrà guardare con lucidità a sé stessa e a chi le sta intorno, scoprendo che chiunque ha la sua fiera nascosta e che imparare a conoscerla e accettarla è il modo migliore per stare bene.

Sospeso tra dimensione fantastica e metaforica e costruito a partire da un messaggio netto, Aurora e la tigrona fa parte della collana ad alta leggibilità I bulbi dei piccoli, pubblicata dalle Edizioni Gruppo Abele. Come tale impiega il font EasyReading e distribuisce il testo in maniera ariosa sulla pagina. Questo, unito alla sbandieratura del testo e al ricorso a margini piuttosto ampi fa sì che il volume appaia particolarmente accogliente anche nei confronti dei lettori dislessici

La casa piena di cose

Il signor McDuff ama collezionare le cose. Non cose come francobolli o monete, bensì oggetti vecchi, rotti e perlopiù gettati nell’immondizia dai suoi concittadini. Potrebbero sempre servire, è solito, infatti, pensare. Nessuno dei vicini gli dà, però, corda e anzi la gente tende a guardare con sospetto e disgusto il cumulo di rottami che pian piano cresce dentro e fuori la sua casa. Quando però la bicicletta del piccolo Mo si rompe proprio lì davanti, il signor McDuff e il suo cumulo hanno finalmente una chance di riscattarsi. Ne seguirà un grande e caotico cambio di rotta in tutta la città….

L’albo di Emily Rand ha una qualità particolare: la profusione di dettagli e l’uso arguto di soli quattro colori (bianco, nero, marrone e azzurro) fanno sì che a un’occhiata distratta, rapida o non troppo ravvicinata le pagine abbiano tutte un aspetto simile, quasi sovrapponibile. Guardandole più da vicino e con più attenzione, però, esse svelano la loro unicità e il loro ipnotico brio: un pullulare di particolari che non solo accompagna puntualmente gli sviluppi del racconto ma ne arricchisce e di molto il respiro, invitando il lettore a una sosta prolungata. Scorgere nel cumulo di oggetti recuperati dal signor McDuff gli esemplari più bizzarri e individuare nelle ultime pagine gli usi originali che ne fanno le diverse persone rende infatti la lettura particolarmente coinvolgente e curiosa.

Come gli altri volumi della colla Upupa, anche La casa piena di cose di Emily Rand presenta una specifica attenzione al tema dell’accessibilità e del multilinguismo. Non solo, infatti, il libro offre il testo in doppia lingua – inglese (la lingua originale dell’albo) e italiano, ma mette anche a disposizione del lettore, tramite QRcode, la versione audio del testo in entrambi gli idiomi.

Testone

Guai a dire che a Monte Quiete non succede mai niente! Qui hanno infatti luogo le avventure tutt’altro che barbose di Giustino e Mia. Se il primo si era ritrovato nel bel mezzo di una faccenda piratesca in compagnia del burbero Sgrunt!, la seconda mette ora in atto, insieme al suo amico Giorgio, il piano del secolo per far chiudere la scuola. Mica bruscolini!

Mia, che come vorrebbe indicare il nome, è un tipetto indipendente che odia essere reclamata e avvinghiata da familiari e compagni, è l’unica in classe a manifestare interesse nei confronti di Giorgio. In primo luogo Giorgio è l’unico che non pensa mai di abbracciarla senza il suo consenso e in secondo luogo è il socio perfetto per portare a termine un piano come quello che Mia ha in mente. Giorgio, infatti, è il palo ideale: non dà confidenza, è un fine osservatore e in caso di necessità dà l’allarme urlando a gran voce “Cetrioliniiiiiiii”. I cetriolini sono infatti la sua ossessione e per questo, così come per tante altre sue stranezze, i compagni lo evitano e le maestre lo trattano con pietistica accondiscendenza. Mia invece no, lei ne coglie le grandi potenzialità e non a caso lo chiama Testone, ossia persona dotata di un grande cervello. Insieme, i due ridono come matti, compiono marachelle e progettano di rubare tutti i gessetti della scuola. E anche quando qualcosa, in questo piano diabolico, sembra andare storto, il loro sodalizio ne esce più rafforzato che mai grazie a una complicità speciale e – ça va sans dire – a una bella dosa di Cetrioliniiiiiiiiii.

Pubblicato da Sinnos con l’efficace formula ibrida che mescola racconto illustrato e fumetto già collaudata anche in Sgrunt!, Testone vanta una storia coinvolgente, un testo ironico, illustrazioni spiritose e caratteristiche grafiche di alta leggibilità. Amichevole anche nei confronti di lettori dislessici, il libro di Daniele Movarelli e Alice Coppini presenta un’attenzione particolare nei confronti dell’inclusione anche da un punto di vista contenutistico. Attraverso il personaggio di Giorgio, così bizzarro e imperscrutabile, ma soprattutto attraverso il personaggio di Mia, così capace di guardare oltre le etichette e il buonismo dei grandi, Testone trasforma la diversità in uno spunto narrativo leggero ma che lascia il segno.

Valentino Senzafretta

Valentino Senzafretta è un bradipo e, come tutti i bradipi, la mattina se la prende comoda. Quando i suoi amici lo invitano ad andare al fiume a giocare, lui accetta con piacere. Non prima, però, di aver sbrigato, con i suoi tempi, tutti i suoi affari. Così, piano piano, Valentino si sveglia, fa colazione, scende dall’albero, fa i suoi bisogni e solo alla fine, sempre piano piano, si incammina verso il fiume. Qui lo aspettano i suoi amici e, insieme a loro, un’avvincente gara di nuoto il cui risultato sarà tutt’altro che scontato!

Scritto e illustrato da Raffaella di Vaio e già pubblicato da Homeless book in una precedente versione non simbolizzata, Valentino Senzafretta propone una storia molto semplice e assomma alcune caratteristiche compositive che lo rendono particolarmente fruibile anche da parte di piccoli lettori con maggiori difficoltà di aggancio, attenzione e comprensione.

Il libro presenta, in primo luogo, una struttura molto regolare e iterata. Il protagonista incontra, infatti, a ogni passaggio un diverso personaggio dal quale riceve la proposta di andare al fiume e al quale puntualmente risponde che deve ancora fare qualcosa ma che lo raggiungerà più tardi. Ogni volta ci sono dunque minimi cambiamenti (l’amico incontrato, il motivo del rinvio…), scanditi dall’avanzare della mattina e delle routine del bradipo, inseriti all’interno di una cornice invariabile, anche dal punto di vista linguistico. Formule ricorrenti introducono infatti i diversi amici che interpellano Valentino, le loro proposte, le reazioni del bradipo e le sue riposte, con una ciclicità che crea piacere nell’ascolto, familiarità col testo e supporto alla sua comprensione. Con il medesimo intento ed effetto, il racconto predilige un lessico e una composizione sintattica piani e di agevole fruizione, resi ancora più accessibili dalla presenza dei simboli WLS.

Ne risulta un libro accogliente, amichevole e davvero propizio alla condivisione.

Guarda bene

Quando anche la compagnia di un cagnolino non riesce a scuotere la voglia di giocare, la noia di un bambino si può fare grande, quasi insopportabile. È proprio quello, però, il momento in cui qualcosa di speciale può accadere. Il momento in cui la curiosità vola e la fantasia si accende.

Così accade al protagonista di Guarda bene. Attratto da una coccinella che gli passa per caso accanto, questi decide infatti di seguirla e osservarla per bene. Che sorpresa per lui quando, scostando i fili d’erba su cui l’insetto si è posato, scopre un pullulare di creature fantastiche, di verde tinte, con l’espressione furba e il cappello punta. Come piccoli elfi dei prati, gli esserini fanno il bagno nelle pozzanghere, mangiano bacche, si arrampicano tra le foglie e cavalcano le coccinelle.

Grandi sono il diletto e la meraviglia del protagonista al loro fianco, soprattutto perché come per magia si ritrova rimpicciolito fino alla loro taglia e può dunque condividerne avventure e segreti davvero da vicino. E grande, soprattutto, è la sua voglia di continuare a esplorare. Così, giusto il tempo di congedarsi dai nuovi amici ed eccolo pronto a tuffarsi tra le onde. C’è un paguro sulla spiaggia, premessa irresistibile di nuove minuscole avventure sottomarine…

Contraddistinto da una grande delicatezza di toni e di sguardo, Guarda bene procede per sole immagini senza far uso di alcuna parola. Questo aspetto, oltre a non compromettere la narrazione che fila liscia con naturalezza, valorizza la sospensione tra dimensione reale e dimensione fantastica che caratterizza il racconto. È una magia quella che tocca il bambino o è la sua fantasia a trasformare ciò che vede? L’autrice volutamente non ce lo dice e le sue illustrazioni così suggestive invitano silenziosamente il lettore a dare la sua personale interpretazione.

1, 2, 3… Arriva Alfabetò!

Per ogni lettera un animale, per ogni animale un’insolita descrizione, per ogni descrizione tante parole allitteranti e suoni onomatopeici. Così prende forma 1,2,3…arriva Alfabetò!, libro in simboli recentemente pubblicato da Homeless Book.

Contraddistinto da una copertina rigida e da una grafica semplice ma curata che ne valorizzano il contenuto, il volume mira a favorire la familiarizzazione del giovane lettore, tendenzialmente accompagnato da un mediatore, con i diversi suoni della lingua italiana. Le micro-storie della lunghezza di una pagina dedicate ai diversi animali sono costruite infatti in modo da tenere insieme parole più o meno quotidiane accomunate dalla ricorrenza di una data lettera. Così, per esempio, il coccodrillo Cocò, corre, canta e fa capriole sulla coda o i gatti Gigì e Giogiò, il giovedì giocano insieme, fanno il girotondo, mangiano gelatine gialle e giganti gelati di giuggiole. I suoni si fanno, cioè, motore inventivo di piccole situazioni più o meno surreali che rendono intrigante la lettura.

Il libro sostiene inoltre l’appropriazione del racconto e delle parole che lo compongono anche da parte dei lettori comunicativamente più svantaggiati grazie all’impiego costante di onomatopee che incentivano una lettura interattiva e partecipata e grazie a supporto visivo testo dei simboli WLS (Widgit Literacy Symbols). Impiegati secondo il modello inbook, questi vengono associati ai singoli lemmi e risultano dotati di qualificatori di numero, genere e tempo verbale. Infine, a corredo di un testo asciutto ma non prevedibile come quello composto da Maria Manuela Mennitti, operano le illustrazioni firmate dal giovane Lorenzo Tomacelli, che si caratterizzano per la messa in risalto di figure nette e non particolarmente elaborate.

Keentied o l’arte di volare verso la felicità

Keentied, in tedesco, significa “Non c’è tempo”. È il nome che in alcune zone della Germania viene dato a un piccolo uccello trampoliere che si muove agilmente sulla sabbia e tra le onde, percorrendo lunghe distanze e pescando con abilità. L’autrice Miriam Koch si è ispirata a questo animale e al suo buffo nome per dare vita al suo personaggio: un uccello trampoliere che di nome fa proprio Keentied e che, non a caso, porta sempre con sé un orologio d’oro. Scattante e attento a non perdere minuti proziosi, Keentied arriva purtroppo tardi proprio all’appuntamento più importante: quello con i suoi simili per la migrazione. Deciso tuttavia a partire a tutti i costi, l’uccello inizierà un viaggio in solitaria non privo di pericoli ma nemmeno di provvidenziali incontri.

L’albo che vede protagonista Keentied fa parte della collana Upupa de La linea. Quest’ultima si caratterizza per la presenza del testo in doppia lingua – l’italiano e la lingua originale, in questo caso il tedesco – e per l’arricchimento del volume cartaceo con la versione audio del testo. Scaricabile tramite QR code, tale versione consente anche a un pubblico con disabilità visiva o con disturbi specifici dell’apprendimento di poter godere a pieno del racconto firmato da Miriam Koch.

Ma quando arriva?

Chi l’ha detto che il tempo dell’attesa debba essere per forza immobile e noioso? Basta sapere cosa farci!  A inventare mondi e creature, osservando e lasciandosi ispirare da ciò che ci circonda e ci accade intorno, i minuti passano, per esempio, in un lampo. Così, alla fermata di un bus, possono presentarsi draghi e lucertoloni, possono affollarsi aerei ed elicotteri e ci si può immergere in mondi sottomarini. Mentre gli adulti sembrano subire passivamente il tempo trascorso sotto la pensilina, la bambina protagonista di Ma quando arriva? si gode a pieno il qui e ora, perché capace di trasformarlo in molti altrove.

Il tratto di Violeta Gomez è volutamente impreciso, talvolta abbozzato. Privi di contorni davvero netti e di dettagli minuziosi, i suoi personaggi parlano piuttosto con i colori e le posture, rivelando in pochi tratti lo stato d’animo che li pervade. La cifra espressionistica dell’autrice concorre d’altro canto a valorizzare la sovrapposizione tra dimensione reale e dimensione fantastica che caratterizza il volume e che muove la narrazione. Le inferenze richieste al lettore per distinguere i due piani e riconoscere come si intreccino non sono né minime né scontate: per questo il libro si rivolge in particolar modo a quei lettori che trovino stimolante e non ostacolante la presenza di passaggi narrativi impliciti o appena accennati.

Lo specchio di Lorenzo

Gabriele Clima non è nuovo al tema della disabilità. Lo ha trattato, per esempio, in un romanzo per adolescenti come Il sole tra le dita e in uno per lettori più piccoli come Il bambino che faceva le fusa. L’autismo, in particolare, attira spesso la sua penna, colto nella sua sfuggenza ma anche nella possibilità e nell’importanza di attivare dei ponti, dei legami, delle forme di comunicazione magari insolite ma sempre preziose.

Così accade anche ne Lo specchio di Lorenzo, un racconto illustrato che mette in luce la difficoltà di entrare nel mondo di un bambino autistico. Poche persone, intorno a Lorenzo, sanno come fare. Sono soprattutto la mamma, il papà e il fratello Gabriele, che fin da piccolo cerca di essere il suo eroe personale. Ma Lorenzo, come tutti i bambini, non vive solo la dimensione familiare e così anche a scuola fa un incontro speciale e prezioso. Tra i banchi conosce infatti Sofia, una bambina sensibile e gentile che trova uno stratagemma unico e personalissimo per comunicare con lui.

Attraverso un oggetto potente, anche dal punto di vista simbolico, come uno specchio, si apre infatti per Lorenzo uno spiraglio attraverso il quale far dialogare il mondo dentro e il mondo fuori: una piccola magia che prova a dire l’importanza di “vedere” davvero le persone che incontriamo sul nostro cammino.

Matilde e le parole da ammaestrare

Ha uno stile fresco, figure spigliate e una grafica accattivante. Potrebbe dunque sembrare un bel racconto illustrato, Matilde e le parole da ammaestrare. Nella sostanza, però, si direbbe più un libro di divulgazione (al limite ben camuffato). Se siete dunque in cerca di un volume di fiction in cui la dislessia faccia capolino il libro di Vanna Vinci non fa probabilmente al caso vostro. Diverso, invece, è il caso in cui vi interessi un libro ben fatto che spieghi in maniera davvero comprensibile a un bambino che cos’è la dislessia, che tipo di difficoltà comporta e che tipo di accorgimenti possono aiutare a superarle.

La presenza di una giovane protagonista che litiga quotidianamente con le lettere perché spariscono e non stanno al loro posto appare di fatto come un pretesto per accompagnare il lettore lungo un percorso chiaro e dettagliato ma mai pesante e nozionistico in cui dare un significato concreto alla parola dislessia. Le spiegazioni fornite, le espressioni impiegate e le situazioni descritte consentono infatti una reale e positiva identificazione da parte del lettore che sperimenti un disturbo specifico dell’apprendimento sulla sua pelle ma anche un’efficace comprensione di che cosa questo comporti da parte di chi invece non ne è toccato. Questo, in effetti, era l’obiettivo che ha mosso Vanna Vinci alla scrittura, come l’autrice spiega chiaramente in questo video.

Snello, scorrevole, fruibile e piacevole alla vista, grazie allo stile caratteristico dell’autrice, Matilde e le parole da ammaestrare presenta inoltre caratteristiche di alta leggibilità che ne agevolano la lettura anche in caso di DSA.

Il signor Scaccialacrime

Il signor Scaccialacrime è un personaggio curioso: un pacioso essere dalla forma tondeggiante, tutto candido dalle gote rubiconde. Ogni mattina va a in autobus a lavorare. Ma in cosa consiste il suo lavoro? Semplice (a dirsi, molto meno a farsi in realtà): raccoglie le telefonate di persone tristi, ne ascolta crucci e drammi, e si fa carico del loro dolore alleggerendo il peso che si portano addosso. Alla sera, dopo aver ascoltato tante parole, il signor Scaccialacrime torna a casa. É visibilmente provato, pensieroso e il suo candore ha lasciato il posto a un significativo azzurro-pianto. A casa, però, lo aspetta qualcuno in grado di riportarlo a sorridere, restituendogli il calore e il colore originale.

Tanto semplice nella storia che porta quanto raffinato nel modo di porgerla al lettore, l’autore de Il signor Scaccialacrime si affida alle sole immagini per condurre la narrazione, facendo un accorto uso dei dettagli. Selezionatissimi ma significativi, questi consentono in effetti al lettore di interpretare ciò che accade. Le sagome essenziali permettono, nello specifico, con una linea, un particolare o un colore, di riconoscere un certo tipo di personaggio o di intuire un certo tipo di passaggio narrativo. Così, per esempio, bastano un dorso curvo e un bastone per riconoscere una creatura anziana, un progressivo cambio cromatico per capire cosa accada al protagonista man mano che riceve le telefonate o che si avvicina a casa, una postura ripetuta per cogliere il tipo di atteggiamento che lo caratterizza. Così, con poche linee e altrettanti colori, Jian Yao dà vita a un racconto intenso ed evocativo, in cui la relazione tra le persone appare chiaramente la chiave di tutto.

Sospeso, fin dalla fisionomia dei personaggi, tra reale e metaforico, Il signor Scaccialacrime semina tanti indizi che interrogano il lettore e non sempre trovano una risposta univoca. Tante sono le piste di riflessione che potrebbero aprirsi da questo libro che celebra il potere della parola e soprattutto dell’ascolto. La sua lettura richiede dunque una certa predisposizione a un racconto non immediato e diretto e una capacità di cercare, scovare e interpretare dettagli importanti che dipanano la matassa narrativa.

Il cavaliere Rosso e la principessa viola

Interattivo, stimolante e ben congegnato, Il cavaliere rosso e la principessa viola è un libro tattile edito da Puntidivista che si fa apprezzare per la capacità di coinvolgere il lettore. Protagonista è un cavaliere tenace che mira a liberare una principessa dal castello in cui è rinchiusa. Più di un ostacolo lo separano tuttavia dal successo: un portone sbarrato, una corda e una scala troppo corte, un aereo senza paracadute, un ponte levatoio alzato e persino un dinosauro con la parrucca bionda… Di fronte a un crescendo di imprevisti, il protagonista sfodera una soluzione dietro l’altra. Saranno tuttavia sufficienti per completare l’impresa?

Con un meccanismo narrativo molto felice che ricorda da vicino quello di Fortunatamente di Remy Charlip, in cui fortune e sfortune si alternano per regalare linfa inesauribile alla storia, Il cavaliere rosso e la principessa viola propone una piccola avventura ricca di colpi di scena e personaggi inattesi che sorprendono e fanno sorridere.

Se è vero che il testo non è particolarmente ricercato e che la sua collocazione su un cartoncino attaccato alla pagina ne compromette un po’ la gradevolezza estetica, il libro ha tuttavia altri assi nella manica. Il primo è rappresentato da un racconto che mescola realtà e fantasia in maniera gioiosa e divertente, dando vita a un mix surreale che ben riflette la cornice di gioco tipica dell’infanzia. Il secondo è costituito, invece, da illustrazioni essenziali e ben riconoscibili al tatto, il cui ricorso a semplici meccanismi basati sull’uso del velcro o di fermacampioni ne consente, a seconda dei casi, il movimento o il completo distacco.

Tutt’altro che insignificante, questo aspetto assume un ruolo fondamentale nella possibilità di coinvolgere il lettore, rendendogli davvero comprensibili le vicende e catapultandolo al loro interno: il fatto di poter, per esempio, staccare i personaggi dalla copertina e portarli lungo le pagine, far scoccare la freccia al protagonista, spostare la scala per verificarne l’insufficiente lunghezza o abbassare il ponte levatoio al momento opportuno fa sì che il libro inneschi una dinamica di gioco non solo piacevole ma anche molto efficace ai fini dell’appropriazione della storia.

Semplice come la pizza

Lampadino e Caramella hanno una vita piuttosto movimentata: non solo sono i protagonisti di diverse avventure ma queste hanno luogo tanto su carta quanto su schermo. I due personaggi ideati da Puntidivista per una collana di libri multicodice sono infatti di recente approdati su Rai Yo Yo all’interno del primo cartone animato reso accessibile dal ricorso a una voce narrante, ai sottotitoli, alla traduzione integrata in LIS e a un’animazione progettata per venire incontro alle esigenze dettate dalle diverse disabilità sensoriali.

Forti di una rinnovata notorietà e di un restyling stilistico che li ha resi più accattivanti, Lampadino e Caramella tornano ad animare storie di carta con il volume Semplice come la pizza. Qui i due bambini fanno nuovamente visita al Magiregno e aiutano Zampacorta e Zampasaggia a preparare un pranzetto degno di nota. Il cuoco  – la tartaruga Antonione – è infatti andato in letargo prima del tempo, lasciando gli Zampa a bocca asciutta proprio nel giorno di una visita speciale: quella della regina Elizampetta. Per fortuna con pochi ingredienti – acqua, farina, pomodoro e mozzarella – si può cucinare un piatto buonissimo!

Contraddistinto dalla consueta attenzione all’accessibilità, Semplice come la pizza è realizzato in tre versioni diverse: ad alta leggibilità, in simboli e in Braille con inserti tattili. Quest’ultima presenta un aspetto piuttosto scarno: le pagine, rilegate a spirale, contengono essenzialmente solo testo, in nero e in Braille. Solo una pagina è caratterizzata, dal canto suo, dalla presenza di un’illustrazione tattile con la quale il lettore è invitato a interagire (una piuma staccabile con cui fare il solletico alla tartaruga addormentata). La maggior parte degli inserti tattili è collocata invece al fondo del volume: qui il lettore può trovare infatti una doppia pagina in feltro dalla quale è possibile staccare (e poi riattaccare grazie alla presenza del velcro) diversi ingredienti tipici della pizza. Non particolarmente stimolanti dal punto di vista dell’esplorazione tattile, poiché realizzati con un unico materiale (il feltro, per l’appunto), questi risultano però interessanti dal punto di vista ludico poiché consentono di giocare ai pizzaioli e mettere così in pratica le ghiotte vicende dei due protagonisti.

La favolosa montagna

Vincitore del concorso internazionale Typhlo & Tactus 2013, La Favolosa montagna di Erika Forest è un libro tattile decisamente originale. Ciò che lo caratterizza, in particolare, è il rapporto tra testo e immagini che porta il lettore a muoversi con agio tra le pagine e il loro contenuto. Il libro si contraddistingue, infatti, per un breve testo introduttivo, di stampo marcatamente evocativo, che invita il lettore a lasciar girovagare la sua immaginazione esplorando con le dita i labirinti segreti che portano in cima alla vetta.

Quelle che seguono sono pagine mute ma ricche di suggestioni che richiamano paesaggi fisici ed emotivi – ostacoli e tane, ponti e relazioni, rifugi e agenti atmosferici, fatiche e ristori- grazie alla scelta oculata dei materiali e alle forme con cui le figure sono realizzate, alla loro disposizione all’interno della cornice di stoffa che delimita ogni passaggio narrativo e al tipo di interazione che suggeriscono a chi legge (stropicciare, infilare, solleticare, grattare…).

E proprio lo scarto tra il silenzio della parola e la forza comunicativa della pagina, sempre a cavallo tra rappresentazione astratta e richiami all’esperienza reale, lascia spazio a innumerevoli interpretazioni, personali e rinnovabili a ogni giro, senza vincoli di giudizio di esattezza. Un invito autentico e realmente inclusivo a trovare e scegliere e percorrere il proprio sentiero e a scoprire che questo può avere ogni volta un aspetto differente. In questo senso, il breve testo di chiusura che indica esplicitamente il cuore del lettore come il vero tesoro da trovare e seguire, stona un pizzico con il tono autenticamente poetico, libertario e aperto del volume.

L’esperienza di lettura che ne deriva è in ogni caso piena e appagante, insolita e coinvolgente. Capace di toccare corde diverse in lettori diversi, anche secondo la loro personale capacità di astrazione e di pensiero metaforico, La favolosa montagna si presta perfettamente a favorire un momento di intima riflessione e condivisa partecipazione che può condurre il singolo e il gruppo su sentieri multiformi e inattesi.

Il cappello del mago (nuova edizione)

Abracadabra: il libro cambia aspetto! Con una piccola magia degna del suo protagonista, uno dei titoli più longevi di Puntidivista diventa oggetto di una vera e propria trasformazione. In questa nuova edizione, che arriva a quattro anni di distanza dalla prima, Il cappello del mago vanta un formato più robusto e accattivante, che fa a meno della spirale e ciononostante consente un’agevole esplorazione tattile delle pagine, ma soprattutto presenta una profonda rielaborazione delle immagini.

Le figure acquisiscono, infatti, rilievo e fascino, in virtù della loro dimensione, collocazione e caratterizzazione cromatica. Più ampie, frequenti, colorate e costruite in maniera tale da poter essere, in molti casi, staccate ed esplorate a 360°, queste regalano al libro un appeal e un’accessibilità tutti nuovi. Rispetto alle illustrazioni puntinate che contraddistinguevano la prima edizione del volume, queste realizzate interamente a collage materico appaiono più immediate e riconoscibili. Il prezzo dal canto suo è un po’ aumentato ma la nuova realizzazione giustifica a pieno la maggiorazione. Nonostante l’aumento, inoltre, il prezzo continua a risultare molto competitivo e abbordabile

Vale per il resto, quando considerato in occasione della prima uscita, in particolare il fatto che il semplice ed efficace meccanismo della sorpresa – quella che si genera nello scarto tra i prodigi più consueti e quelli realmente messi in atto dal Mago Arturo – su cui si basa il libro, ne fa una lettura piacevole e piuttosto abbordabile anche in caso di disabilità visiva.

Un libro ti cambia

Ci sono libri che emozionano, libri che appassionano, libri che annoiano e libri che lasciano indifferenti. E poi ci sono loro: i libri che ti cambiano! In che senso? Basta chiederlo a Dario, il protagonista del libro di Antonio Ferrara. Il libro che sta leggendo ha dei poteri a dir poco stravaganti: le cose che vi vengono narrate accadono davvero poco dopo esser state lette! Nel libro cade un quadro? Ecco che si sente un gran fracasso di vetri rotti nella stanza di Dario. Nel libro si parla di una formica? Ecco che da lì a poco una formica si ferma proprio lì accanto. Ma non è tutto! Dario, che proprio non riesce a staccare gli occhi da quelle pagine, si accorge che il suo corpo sta inspiegabilmente cambiando: altezza, baffi, barba e muscoli crescono a vista d’occhio. Possibile che tutto questo centri con la lettura?

Originale e interrogativo come solo i libri di Antonia Ferrara sanno essere, Un libro ti cambia nasconde (ma non troppo) una riflessione metanarrativa all’interno di una storia surreale e incalzante. L’ironia che contraddistingue lo stile dell’autore aggiunge un tocco leggero al racconto che offre dal canto suo una lettura piacevole, abbordabile e intrigante. Le caratteristiche di alta leggibilità con cui il libro è stampato, infine, rendono il tutto particolarmente accessibile anche a bambini con difficoltà di decodifica legate alla dislessia.