La freccia azzurra

La freccia azzurra è un mezzo più che speciale: un treno magico sul quale i giocattoli si animano e prendono iniziativa, dirigendosi in autonomia dai bambini meno abbienti. Grazie al buon cuore e al coraggio di personaggi come il capitano Mezzabarba o il cagnolino di pezza Spicciola, anche bambini come Francesco possono così vivere un’epifania serena e allietata da uno spirito di gioia e condivisione.

Mossa da un potente e chiaro intento egualitario – lo stesso che spesso emerge con forza dalle opere rodariane – La freccia azzurra racconta di un’infanzia d’altri tempi in cui forse desideri e sogni erano un po’ più sudati ma che a tutt’oggi smuove emozioni nei piccoli lettori.

Una delle storie più amate di Gianni Rodari trova in questa versione audio realizzata da Emons nuova vitalità. Pacata e avvolgente, la voce esperta di Ascanio Cestini offre un valore aggiunto a un racconto che è un grande classico, garantendone un piacevole accesso anche a bambini con difficoltà visive o di decodifica del testo.

Il libro degli errori

L’ormai celeberrimo petaloso ce lo ha recentemente ricordato: gli errori possono essere preziosi perché fecondi e potenzialmente ricchi di creatività. Lo sapeva e insegnava bene – meglio di chiunque altro forse – proprio Gianni Rodari che al valore e al potere dello sbaglio dedicò più di un suo lavoro. Ne Il libro degli errori, in particolare, l’autore di Omegna raccoglie una lunga serie di brevi storie nate da piccole grandi sviste: storie in cui errori ortografici, interpretazioni letterali di proverbi e veri e propri abbagli esistenziali diventano protagonisti di narrazioni prosa e in rima divertenti ed edificanti.

Originariamente pubblicato da Einaudi e illustrato da Bruno Munari, Il libro degli errori è ora rilanciato dalla Emons in formato audiolibro, con la voce vivace e accattivante di Lunetta Savino. La casa editrice romana propone in particolare il testo in formato MP3 acquistabile su CD (al costo di € 14.90) o direttamente scaricabile dal sito (al costo di € 8.94): in questo modo la tecnologia viene intelligentemente incontro a esigenze di lettura diverse, imposte anche ma non solo da disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento.

Harry Potter e la pietra filosofale

Primo capitolo di una saga che ha conquistato grandi e piccoli lettori in ogni angolo del mondo, Harry Potter e la pietra filosofale ha spalancato le porte alla costruzione di un immaginario comune ben radicato e fertile. Da lì in avanti, le avventure di Harry, Ron, Hermione e della miriade di personaggi corollari nati dalla mente geniale di J.K. Rowling hanno iniziato a popolare fantasie, discorsi e ricordi che diventano oggetto di condivisione e confronto tra pari. Per questo appare particolarmente importante rendere accessibile questo patrimonio anche a ragazzi con disabilità, così che la ricchezza narrativa contenuta nella penna dell’autrice non sia per loro esclusivamente ridotta alle pur apprezzatissime versioni cinematografiche.

Ecco allora che gli audiolibri Salani, che propongono una registrazione del testo, interpretato da voci solide e capaci (qui quella di Giorgio Scaramuzzino è una garanzia!), vengono incontro a questa precisa esigenza offrendo a lettori con disabilità visiva, con disturbi specifici dell’apprendimento, con necessità di leggere e al contempo fare altre cose o con predilezione per il racconto orale, la possibilità di godere delle vicende di Hogwarts al pari di un lettore tradizionale. Già uscito nel 2008 in formato audio (inciso perciò su un numero consistente di Cd, addirittura 8!), la prima avventura di Harry Potter viene ora riproposta in formato MP3 che ne snellisce e rende più fruibile l’ascolto.

Pinocchio in CAA

Pubblicato dall’editore ravennate Homeless Books, tradotto in simboli dalla Cooperativa Il cerchio e promosso dall’associazione Fare leggere tuttiPinocchio in CAA propone una versione semplificata e adattata del celebra capolavoro collodiano. Asciugato nel testo e nella trama, il libro curato da Raffaella Di Vaio porta anche i lettori con difficoltà di comunicazione a immergersi nelle avventure del burattino, dando risalto agli episodi principali che lo vedono protagonista con Il Grillo Parlante, Mangiafuoco, Il gatto e la Volpe, Lucignolo e il pescecane. L’intento, ambizioso e ammirevole, è quello di ampliare l’accesso a un patrimonio immaginifico condiviso (e per questo ancor più importante) anche a quei bambini che difficilmente si confrontano con il testo alfabetico ma che con piacere beneficiano di un libro illustrato corredato da simboli.

Il libro, dalla grafica non troppo elaborata, sfrutta i simboli Widgit che garantiscono rispetto ad altri una maggiore versatilità e complessità espressiva e si rivelano pertanto particolarmente adatti a una storia complessa come quella di Pinocchio. Proposto in formato ampio e orizzontale, Pinocchio in CAA presenta testi facilmente comprensibili senza rinunciare a frasi un pochino più articolate. L’attenzione dedicata all’accessibilità emerge soprattutto dalla scelta di un lessico abbordabile e familiare e dall’accordo tra gli a capo e la punteggiatura (punti, virgole, due punti) e  tra gli a capo e l’inizio di frasi coordinate o subordinate.

Il font utilizzato all’interno dei simboli è minuscolo e piuttosto piccolo, il che non rende agevolissimo seguire la lettura. Le immagini a tutta pagina, poste regolarmente sul lato sinistro del volume, risultano molto basiche. Forse non troppo stimolanti per un lettore che bazzichi con disinvoltura nel mondo variegato degli albi illustrati, risultano però efficaci nell’illustrare e sintetizzare gli episodi narrati e nel rendere più facilmente riconoscibili e senza distrazioni personaggi, relazioni ed emozioni, soprattutto per lettori che abbiano poca dimestichezza con questo tipo di pratica.

[Edit] Quattro anni dopo la sua prima pubblicazione, il Pinocchio in CAA di Homeless Book viene riproposto in una nuova veste cartonata, più robusta e appetibile, che ne rende senz’altro più agevole la lettura e la condivisione.

Le avventure di Tom Sawyer

Sono avventure con la A maiuscola quelle che Marc Twain confezionò nel 1976 e che cucì intorno al personaggio di Tom Sawyer. Avventure che si dipanano lungo il fiume Mississippi e che vedono protagonista un ragazzo intraprendente ed esuberante dedito a una vita spericolata in cui tesori, cadaveri, grotte misteriose non mancano. Per i primi 140 anni di questo libro che ha solletico e solletica le menti affamate di storie avvincenti, Biancoenero lo ripubblica, in versione ridotta e semplificata, all’interno della collana Raccontami.

L’alta leggibilità, che da sempre contraddistingue la produzione della casa editrice romana, non beneficia qui solo di un font specificamente messo a punto per chi ha problemi di dislessia, di un’impaginazione più spaziosa, di righe irregolari che seguono il ritmo del racconto e di una carta color crema ma anche di un adattamento del testo a cura di Giulia Avallone che privilegia scelte sintattiche e lessicali più fruibili rispetto al testo originale. Il libro è inoltre accompagnato da un CD MP3 che offre al lettore, con o senza difficoltà, di scoprire le avventure di Tom Sawyer anche attraverso l’ascolto

Pinocchio – ed. tattile

Le avventure del burattino collodiano sono tra le vicende fantastiche più note, amate e feconde del nostro immaginario. Anche per questo, forse, quello di Pinocchio è uno de testi più frequentemente ripresi, esplorati e adattati della letteratura per l’infanzia. Alle numerose versioni che popolano i nostri scaffali se ne aggiunge ora una particolarmente preziosa e importante. Si tratta della versione tattile – con testo in nero e in Braille e illustrazioni da toccare – curata dalla casa editrice eporediese L’albero della Speranza e destinata ad aprire le vicende del burattino di legno anche a un pubblico di giovani lettori con disabilità visiva.

Se il testo in questo Pinocchio non è proprio eccezionalmente curato benché funzionale al riconoscimento delle immagini, le illustrazioni (che nei libri tattili tanta parte hanno e tanto cruciali sono) appaiono molto valide. Decisamente classiche nella forma e dallo stile rintracciabile negli altri volumi della collana “Il tocco magico”, queste risultano sufficientemente spesse e solide, curate nei dettagli, piacevoli da toccare e contraddistinte da una scelta dei materiali compositivi scrupolosa e suggestiva.

L’attenzione dedicata inoltre alla loro esplorabilità (il burattino con gli arti mobili, il Pinocchio finale in versione bambino staccabile, il martello estraibile per schiacciare il grillo, il vestito della fata a più strati e così via…), in favore di una loro più agevole comprensione al tatto, è nettamente superiore rispetto ai precedenti lavori della casa editrice e ne segna perciò un felicissimo salto di qualità!

Pinocchio (ed. Erickson)

Nasce dai tipi di Erickson una collana che si propone di rendere più ampio l’accesso ad alcuni testi fondamentali della nostra tradizione per l’infanzia. Capofila, in questo senso, è il volume dedicato al capolavoro collodiano Pinocchio. Il lavoro fatto dai curatori al fine di rendere il testo più fruibile e largamente condivisibile, anche da parte di chi sperimenta difficoltà di lettura, di attenzione e di decodifica sintattica, si basa su un’attenta semplificazione, non tanto della trama, che mantiene qui invariati i suoi episodi chiave – dal teatro dei burattini alla prigione, dall’avventura in mare al Paese dei Balocchi – quanto del testo che risulta contraddistinto da espressioni più comuni, frasi meno articolate, forme verbali attive e soggetti esplicitati.

La semplificazione testuale non è tuttavia l’unica accortezza messa in campo per aumentare il grado di accessibilità del racconto di Collodi. Questa operazione passa anche infatti attraverso l’evidenziazione e la spiegazione degli elementi lessicali meno noti, la sintesi dei capitoli, la registrazione audio del testo (che l’editore sceglie di non incidere su cd ma di rendere scaricabile tramite QR code o passaggio sul sito) e l’aggiunta di illustrazioni poco elaborate ma eloquenti. Frequenti, ben integrate con il testo e indispensabili per identificare i protagonisti e tenere il filo della narrazione, queste mettono bene a fuoco i momenti salienti della storia.

Sia Il piccolo principe sia Pinocchio sono curati da Carlo Scataglini, insegnante e autore di numerosi testi tra cui figura anche Adattamento dei libri di testo. Semplificazione progressiva delle difficoltà, edito dalla stessa Erickson. Il volume (138 pagine, 24,90 €) mette in luce i principali ostacoli di comprensione testuale in cui si imbattano alcuni allievi, soprattutto (ma non soltanto) in caso di disabilitadattamento dei libri di testoà cognitive e difficoltà di concentrazione. A partire da queste considerazione, gli autori (insieme a Scataglini figura anche Annalisa Gustini) provano a individuare ed evidenziare alcune strategie di adattamento dei testi che ne consentano un accesso più ampio e paritario, e di conseguenza inclusivo. A seguire, nella parte più corposa del libro, vengono proposti alcuni esempi di analisi delle difficoltà citate, ma anche di evidenziazione, schematizzazione, ristrutturazione e riduzione di testi adatti a classi diverse dalla terza elementare alla terza superiore e afferenti a materie diverse (dalla storia alla geografia, dalle scienze alla narrativa). Il libro può fornire quindi utili spunti a insegnanti di scuole di diverso ordine e grado che con sempre maggiore frequenza si trovano di fronte alla necessità di personalizzare e rendere più accessibili determinati contenuti didattici.

 

 

La gara delle coccinelle

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All’inizio è una doppia pagina quadrata, pulita, ampia e di un  bianco abbagliante. Sui due margini laterali una linea di partenza e una di arrivo, sul lato sinistro uno schieramento di buffe coccinelle dalle forme, dalle tinte e dalle dimensioni diverse e realistiche. Tutto è statico, immobile. Pare di sentire l’attesa trepidante per il fischio o lo sparo d’inizio. Poi si gira pagina e la gara anticipata dal titolo finalmente inizia. I partecipanti che superano il nastro iniziale – ben più numerosi di quelli inizialmente visibili – invadono via via lo spazio bianco, chi ad ali spiegate e chi no, chi ingranando la quarta chi restando nelle retrovie. La corsa prosegue, caotica e brulicante, per alcune pagine fino a quando qualcosa di davvero strambo non accade. Come di fronte un muro magico – a metà tra il binario 9 e 3/4 di Harry Potter e il limite della trilogia di Suzy Lee – la baraonda di corridori prima si ammassa e poi scompare.

Che ne sarà stato di loro? Il lettore è a questo punto stupito e perplesso almeno quanto l’unica coccinella che invece riesce a passare nel lato destro del libro. Con lei vive momenti di esitazione e disorientamento ma anche la sorpresa dell’azione risolutiva su cui val la pena di non dire molto altro per non guastare il piacere della lettura!

E’ un piacere , questo, che si nutre di un’attenzione mirabile per i dettagli, di un ritmo narrativo che segue una curva ascendente prima e discendente poi, con un picco di reale congelamento centrale, e di una sfida immaginativa e deduttiva costantemente rilanciata al lettore. Leggere La gara delle coccinelle è infatti come accettare una sfida di scacchi: a ogni pagina occorre studiare con cura la situazione, prendersi il tempo di scovare cosa è cambiato rispetto alla pagina precedente, fare ipotesi su cosa potrebbe essere accaduto e su cosa potrebbe accadere in seguito e infine avanzare. Ma occorre anche ritornare sui propri passi, rivedere le proprie posizioni e rilanciare una strategia interpretativa sulla base di nuovi indizi.

Nel panorama (fortunatamente) sempre più vasto e variegato si albi senza parole, stuzzicanti anche che per chi fa a pugni con la parola scritta, quello di Amy Nielander è davvero originale e intelligente oltre che esteticamente curato e graficamente ipnotizzante. Non solo il lettore – più o meno giovane – può dedicare un lungo e piacevole tempo scoprire somiglianze e differenze tra le innumerevoli coccinelle che popolano le pagine e sorridere dell’uso narrativo che l’autrice fa dell’oggetto libro e dei suoi componenti (margini, pagine e linee di separazione) , ma può trovare un’occasione ghiottissima per condurre una lettura a più voci, in cui ci si confronta, ci si riconosce spiazzati, ci si pone interrogativi (a cui non sempre il libro fornisce risposte univoche), ci si diverte a vedere realizzate o smentite le proprie supposizioni. Il libro è insomma un gioco di rara arguzia per gli occhi e per la testa, che celebra l’importanza della cooperazione grazie al coinvolgimento estetico, narrativo e immaginativo del lettore stesso. Ben fatto davvero!

 

L’uomo che piantava gli alberi e altri racconti

Quella dell’Uomo che piantava gli alberi è la storia di un pastore quieto ma tenace che nel corso della sua intere pacata esistenza si prodiga per trasformare in meglio il luogo in cui vive curando la crescita di una vera e propria foresta. Caparbio e infaticabile, l’uomo pianta ogni giorno 100 ghiande con l’idea che possano negli anni nascerne migliaia di maestose querce. L’uomo che piantava gli alberi è forse il racconto più celebre di Jean Giono, Giono. Semplice ma penetrante, la storia parla con grande efficacia di rispetto della natura e delle creature che la popolano, di possibilità creatrici dell’uomo e di responsabilità, utilizzando un linguaggio insieme poetico e concreto, capace di parlare e generazioni diverse.

Rispetto all’edizione cartacea, edita sempre da Salani, la versione in audiolibro si arricchisce di altri quattro racconti meno noti, e forse più complessi, ma altrettanto suggestivi. Firmati anch’essi dall’autore francese e pubblicati su carta sotto il titolo di uno di essi – Il nocciolo dell’albicocca – i quattro racconti sono fiabe dai toni orientali che echeggiano e richiamano esplicitamente Le mille e una notte.   Così, nel primo racconto si legge di vendette, magie, trasformazioni e nei successivi – Il cespuglio di issopo, Il principe annoiato e La principessa aveva voglia d’uva – piante, fiori e frutti, con proprietà reali o immaginarie, si fanno il centro di storie dal sapore leggendario e fantastico. Lette da quattro voci diverse, che contribuiscono a variegare e animare il racconto, le quattro fiabe offrono uno spaccato più ampio della produzione di Giono: ricca e multiforme ma costantemente animata da un solido e spassionato interesse per la straordinarietà della natura.

Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico

Dalla Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare in avanti, le amicizie improbabili tra animali costituiscono un terreno particolarmente felice per Luis Sepulveda. Anche in Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico, come si può facilmente dedurre fin dal titolo, protagonisti sono due bestiole normalmente antagoniste. La prima è un vecchio gatto cieco di nome Mix, cresciuto insieme al suo padrone Max fin da quando entrambi erano piccini, e ormai dedito a ciondolare tristemente per casa per via della mancanza della vista. La seconda è un topolino furbo e logorroico di nome Mex che cerca di rubacchiare nella dispensa presidiata da Mix. A dispetto di quanto consuetudini e manuali di zoologia ci abbiano insegnato, i due si conoscono e diventano inseparabili compari trovando ciascuno una forma di arricchimento nell’altro fatta di una quoptidianità condivisa e di regali straordinari: mentre il topo consente al gatto di ritrovare immagini perdute del mondo esterno, il gatto conduce il topo in avventure mozzafiato su per i tetti.

Della bella storia di amicizia, dalla chiama morale sulla diversità e sul superamento dei pregiudizi, Salani propone sia la versione cartacea sia la versione in audiolibro. Quest’ultima, letta dal doppiatore Dante Biagioni, allarga le possibilità di fruizione anche in caso di DSA o disturbi visivi pur rinunciando alle poetiche illustrazioni di Simona Mulazzani. La durata (tre quarti d’ora giusti) della lettura e la piacevolezza del racconto fanno inoltre sì che l’ascolto risulti tutt’altro che pesante anche per chi fatica a mantenersi concentrato.

Mole Town

A sentir parlare di Mole Town da queste parti finiamo subito per pensar che a Torino si alluda. E invece no, la Mole qui non c’entra affatto: di talpe (moles, appunto, in inglese) piuttosto si tratta. Mole Town è infatti una città sotterranea abitata da laboriose talpe, che cresce a dismisura in nome della modernizzazione ad ogni costo. Un città insomma drammaticamente simile a molte metropoli in cui viviamo, in cui letteralmente il sotto e il sopra si invertono rispetto ai nostri e in cui a specchio è possibile riconoscere i paradossi dell’umana realtà contemporanea.

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In questo mondo all’incontrario, nato sotto un verdeggiante prato per iniziativa di una sola talpa, la vita e l’operosità crescono rapidamente. A filo di pagina, gli abitanti aumentano, il lavoro si intensifica e  l’inquinamento – sia sopra che sotto il terreno – raggiunge livelli pericolosi. Mentre in basso macchine sempre più evolute trivellano e aprono passaggi sempre più ambiziosi, in alto i cumuli di terra e gli scarichi si moltiplicano. Qualcosa sta sfuggendo al controllo delle indaffaratissime talpe, ormai prigioniere di strade congestionate di auto e relegate in tane che paiono armadietti. E l’autore lo sottolinea con abilità , dipingendo quadri via via più buie e ingombri e scegliendo un ritmo che cresce in intensità. Fino a quando, giunti sulla soglia del punto di non ritorno, una flebile speranza si accende, alimentata da un’ultima pagina di ottimistici ritagli di giornale: la storia di Mole Town forse può continuare, invertendo rotto e seguendo vie più virtuose…

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Mole Town è uno di quei libri – non il primo a dire il vero editi da Orecchio acerbo – che ricorrono alla parola solo per lo stretto indispensabile. Una frase appena o poco più. Anche qui, infatti, il libro si apre con un breve testo, poche righe in tutto: giusto il necessario per inquadrare il contesto di una città sotterranea abitata da talpe che con gli anni si trasforma e rischia il tracollo. Dopodiché sono subito le immagini a farla da padrone, accompagnando il lettore in un’affascinante esplorazione sotto terra e richiedendo tutta la sua attenzione per trarre dai particolari, di cui l’autore tedesco e generoso, non solo lo sviluppo e l’epilogo della storia ma anche gli spunti riflessivi di cui questa è disseminata.

L’attenzione di Torben Kuhlmann ai dettagli è infatti minuziosa e stuzzicante: dai font diversificati che caratterizzano le singole scritte (linee dei tram, titoli di giornale, insegne pubblicitarie) ai puntuali richiami all’ingegno umano (progetti di gallerie, macchinari complessi, suppellettili casalinghe), tutto solletica il gusto estetico del lettore, attivando con intelligenza il riconoscimento di temi importanti. Tra le pagine a tinte brune di Mole Town, sotto i cumuli di terra smossa dalle talpe, ci sono gli echi dell’emigrazione animata dalla prospettiva di un lavoro, del prezzo imposto da una modernizzazione fuori di senno, dell’omologazione degli individui e della saturazione dei beni: un concentrato di riferimenti, insomma, all’attualità più scottante che tutti noi tange, dai più piccoli ai più grandi. L’albo si presta dunque a letture trasversali, singole o collettive, adulte o bambine, capaci di smuovere e convogliare riflessioni importanti. Come una trivella potente e inarrestabile, insomma, che scavi nel profondo gallerie di critica lucidità.

Pinocchio prima di Pinocchio

Ci sono storie senza tempo che riecheggiano nelle orecchie e nella mente di tutti noi in forme, immagini e particolari diversi: storie che popolano l’immaginario comune e tornano a galla nelle circostanze più disparate. Ecco, Pinocchio è senz’altro una di quelle e la sua forza è tale che bastano pochi ben scelti dettagli per evocare episodi trasversalmente noti e simboli radicalmente sedimentati. Per averne una forte e travolgente prova sarà sufficiente immergersi nel corposo volume firmato da Alessandro Sanna e intitolato Pinocchio prima di Pinocchio.

Due sole frasi animano il libro che per il resto procede essenzialmente senza parole e che pertanto come un vero e proprio silent book può essere considerato. Poste in apertura e in chiusura, le due frasi segnano la continuità e la rottura con la storia di Collodi. In prima battuta vi è il richiamo al celeberrimo “C’era una volta… Un re! diranno subito i miei piccoli lettori” e l’immediato cambio di prospettiva che pone il lettore su di una nuova via interpretativa. “C’era una volta un pezzo di legno, direte voi lettori. Invece no! C’era una volta l’universo.” – dice Sanna – indicando chiaramente l’intenzione di esplorare il “prima”. Da qui in poi la narrazione avanza per sole immagini e più nel dettaglio per piccoli riquadri che lasciano periodicamente spazio ad un’apertura cromatica a tutta pagina.

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Ciò che accade è che da una sorta di esplosione iniziale prende vita un albero che cresce e si irrobustisce attraverso stagioni più o meno avverse. Poi, d’improvviso, un fulmine stacca di netto un ramo: non un ramo qualsiasi, bensì un ramo dalle stilizzate fattezze umane, composte di un tronco e quattro esili arti. Non è dunque un ramo, a ben vedere, quel che cade dalla pianta ma piuttosto un personaggio fatto e finito pur nella sua forma schematica. Come in ogni fiaba che si rispetti si prospetta subito una partenza per il protagonista che sulle sue gambe secche secche  si avvia a perdifiato per il mondo. C’è tutta la spensieratezza giovanile nelle prime falcate e capovolte del legnetto, fino all’incontro con un gatto e una volpe di nota memoria. E’ con loro che il protagonista si incammina fino all’imbocco di una foresta scura che è anche l’ingresso nell’ignoto, nell’oscuro, probabilmente nel proibito. Il clima si fa qui via via più cupo, l’ambiente più ristretto, le vie di fuga meno palesi. Una manciata di altri omini di legno si calano silenziosamente dagli alberi e circondano il nostro eroe  in un girotondo tutt’altro che rassicurante: l’atmosfera si scalda fino a prendere letteralmente fuoco.  Un Pinocchio in fiamme fugge davanti a un’ombra tanto familiare al lettore quale quella del burattinaio mangiafuoco. Fugge allora a più non posso, attraverso pianure e colline, salite e distese d’acqua, in pancia a un serpente, in groppa a un uccello, in bocca a un pescecane, fino a ritrovarsi in una cornice dai dettagli primaverili che lo avvolge e trasforma. Conquistando un corredo sempre più rigoglioso di foglie e verzura tra le cui ombre si stagliano richiami di gatti, civette, volpi e burattini, l’albero è a questo punto compiuto. E come lui anche la storia. Almeno quella che c’è prima ma che mostra di contenere già anche i semi della storia che verrà dopo. Quest’ultima, a tutti noi nota del burattino collodiano, può quindi ora cominciare: il cerchio si chiude, e la fine diventa inizio.

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Come già sperimentato in Fiume lento, Sanna si prende il tempo necessario a dipanare una narrazione millenaria e chiede al lettore di fare lo stesso. Il patto è chiaro: chi ha fretta non troverà qui molto pane per i suoi denti. La magia di questo lavoro sta infatti nelle impercettibili sfumature che avvicinano e insieme distinguono i singoli quadri, trovando un senso solo nel consecutivo accostamento delle scene. Tra le pagine di questo meraviglioso libro è tutto un gioco di dettagli che mutano, di sfumature che vibrano, di tinte che si animano: è nel complesso che il particolare trova valore, come in un quadro la cui comprensione richieda distanza e prospettiva. Serve insomma una visione d’insieme per restituire il giusto ruolo ad ogni tassello e il giusto senso ad ogni segno. L’essenzialità del tratto accompagna e accoglie qui infatti una sovrabbondanza di echi e significati e questo fa sì che le possibilità esplorative del volume siano molteplici e coinvolgano lettori di età ed esperienza diversa. anche e soprattutto non giovanissimi.

Dall’albo, edito da Orecchio acerbo è nato uno spettacolo teatrale che vede protagonista lo stesso autore Alessandro Sanna impegnato in una sessione di disegno dal vivo accompagnato da un contrabbasso e un cantante jazz: un esperimento originale e insolito che tanto dice sulle possibilità creative e creatrici che opere di altissimo livello artistico recano con sé.

Chi è stato?

Un adulto e un bambino viaggiano a bordo di un’autovettura e gettano una bottiglia vuota fuori dal finestrino. Così si apre il volume di Magdalena Armstrong Olea dal titolo Chi è stato? e che da lì in avanti segue una sorta di viaggio istruttivo: non quello dei due maleducati automobilisti, però, ma quello dei rifiuti che come la loro bottiglia atterranno in natura provocando piccoli grandi disastri ambientali.

Il libro, interamente senza parole, procede solo per immagini a matita in bianco e nero. L’assenza di testo chiama a gustare i dettagli narrativi con cui Magdalena Armstrong Olea popola le ampie pagine del volume e a seguire la struttura circolare con cui l’autrice crea il racconto. A ogni pagina si scoprono infatti rifiuti abbandonati dall’uomo in cui incappano sfortunati animali: scatolette di tonno che tagliano le zampe dei castori, vasetti di yogurt che appesantiscono le lumache, copertoni che imprigionano cinghiali e bombolette spray che stordiscono volpi. La maniera in cui l’importante questione è trattata non disdegna l’ironia – come testimoniano le soluzioni adottate per liberare un topolino da un barattolo o per estrarre un tappo di alluminio dalla bocca di una lepre  – senza che per questo la delicatezza e la gravità del tema ne risentano.

Pubblicato dall’editore Terra Nuova, particolarmente attento ai temi dell’ecologia (come anche dimostrato ne I due pappagalli pigliatutto), il libro sceglie la via della schiettezza per portare all’attenzione del lettore le conseguenze di piccoli grandi gesti quotidiani. Il titolo scelto – Chi è stato? – pone inoltre l’accento sulle responsabilità individuali che ciascuno di noi può prendersi, invitando a farsi in prima persona difensori dell’ambiente. La struttura circolare del racconto – che parte dai protagonisti umani e vi torna nelle ultime pagine – sottolinea infine l’idea che i gesti di inciviltà che compiamo si ritorcono contro quel pianeta di cui  noi stessi facciamo parte.

I due pappagalli pigliatutto

Al centro del libro un solido tronco d’albero, ai lati rami fioriti e due uccelli – uno nero dal becco giallo e uno bianco dal becco arancio. I due pappagalli pigliatutto si apre così, quieto e quasi spoglio, lasciando il lettore a chiedersi che cosa mai potrà capitare tra quelle placide fronde. Poi uno l’uccello bianco prende il volo e torna con una lampada da tavolo. Ohibò! Lo stupore di chi legge è almeno pari a quello dell’uccello nero che per tutta risposta corre di volata a procurarsi un libro da poggiare ai rami. Voilà, come in un ping pong insolito e surreale da un lato arriva un wc dall’altro una tv, poi dal primo una cravatta, un set da vino, un giradischi e uno stivale e dal secondo una chitarra, una bicicletta, un mocio e un paio di occhiali, e così via fino a che l’albero non diventa un garage all’aria aperta in cui tappeti, pianoforti, librerie e orologi a cucù non diventano letteralmente insostenibili.

Il finale è un patatrac travolgente che vuol far riflettere sui pericoli dell’accumulo forsennato di beni e su ciò che davvero è indispensabile nelle nostre vite (domestiche o arboree che siano). Lo fa silenziosamente, grazie a una narrazione che procede solo per immagine risultando così amichevole anche in caso di difficoltà di lettura, e lo fa ironicamente, grazie a due protagonisti talmente buffi e delicati da rendere irresistibile il loro strambo trasloco. Il libro è infatti una progressiva accumulazione di oggetti, un gioco curato di posizioni e gesti impercettibili tra i protagonisti, un contrasto di vuoti e pieni che scandisce un ritmo piacevolmente vivace.

Lo stile sornione con cui Dipacho – illustratore colombiano selezionato nel 2015 per la mostra della Bologna Children’s Book Fair – si diverte ad accumulare gli oggetti più disparati sui rami, mostra gli uccelli alla prese con cose per loro del tutto inutili e rende espressivi due paia di occhi a puntino e due becchi apparentemente immutabili, è davvero speciale e meritoria. Sarà forse anche per questo che il libro ha vinto il premio White Ravens assegnato dalla Internationale Jugendbibliothek di Monaco ed è stato segnalato nel 2012 anche da da IBBY.

 

Scoperta

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Lo aspettavamo, e molto. Dopo aver letto e trattenuto il fiato di fronte a Viaggio, non vedevamo l’ora di scoprire cosa avesse in serbo Aaron Becker per il secondo volume della sua trilogia senza parole. Autoconclusivo e perciò godibilissimo anche senza conoscere o avere sottomano gli altri pezzetti dell’insieme, Scoperta ci fa ritrovare la coppia di amici formatasi alla fine di Viaggio pronta per sgattaiolare in una nuova impresa dalle tinte accese. Muniti di due preziosi pastelli magici – uno rosso e l’altro viola – i due protagonisti incontrano il lettore durante un temporale cittadino. Le prime pagine (quelle del titolo e dei credits, per intenderci), dove ancora (erroneamente) crediamo di non esserci davvero addentrati nella storia, ce li mostra in corsa sotto le prime gocce  e poi al riparo sotto un ponte di pietra maestoso ma apparentemente insignificante. A ben guardare, sotto una delle volte, si cela  una porta di legno dalla cornice scolpita. La bambina – forse attratta proprio dai decori, forse colpita da un impercettibile movimento di chiave – ce la segnala con lo sguardo: è un dettaglio, quasi impercettibile ma estremamente importante: è quello che ci sommessamente ci annuncia che qualcosa di straordinario sta per succedere. L’avventura inizia.

Impazienti volgiamo la pagina ed ecco che un misterioso re dalla cappa arancione esce di soppiatto proprio da quella porta e consegna ai due ragazzi una mappa, una sorta di cartuccera e un terzo pastello arancione, prima che alcune guardie armate lo costringano a rientrare. La cartuccera si rivela presto essere un portapastelli (non male come idea antibellica, detto tra le righe!) e la mappa, criptica, riporta sei cerchi di sei colori differenti. Il legame tra i due oggetti è forte e si mostra con evidenza lampante qualche pagina più avanti, quando uno zoom sulla mappa lascia scorgere che i cerchi disegnati, uniti da linee colorate, racchiudono paesaggi che chiedono solo di essere esplorati: qui si nascondono, infatti, i tre pastelli mancanti. Ecco allora che i due protagonisti si lanciano alla loro ricerca, sfruttando la più potente arma in loro possesso: l’immaginazione. Con i loro pastelli disegnano ora un paio di pinne, ora un rinoceronte, ora un’altalena volante che li conducono in un mondo sottomarino, in una fitta giungla e infine su una montagna innevata dove l’impresa si compie e l’arcobaleno torna a risplendere… nel regno fantastico come nella città reale.

Se il primo volume della trilogia conquistava a spron battuto per la stupefacente inventiva, questo secondo fa dell’avventura condivisa il suo punto di forza. A ogni pagina è l’immaginazione congiunta dei due amici, che con i loro pennarelli magici disegnano le soluzioni per avanzare, esplorare o salvare la pelle, a consentire lo sviluppo della storia e il chiudersi del cerchio (narrativo e sulla mappa!). Senza fronzoli o moralismi, è semplicemente la forza dell’unione a vincere grazie a un’impresa rigorosamente a due.

E’ un libro travolgente e mozzafiato, Scoperta, un Silent Book con la S e la B maiuscole che fa dell’assenza di parole non un tratto qualunque ma una cifra stilistica precisa e significativa. La magia che Becker svela sotto i nostri occhi nasce infatti da una moltitudine di dettagli che si intrecciano e dipanano con una frequenza e rapidità tale che difficilmente un racconto scritto e fisso potrebbe starvi dietro. E poi ci sono i richiami cromatici, in cui l’autore è un vero talento e che qui rendono protagonisti i toni del viola; le meraviglie architettoniche che si compongono di elementi stratificati e si popolano di personaggi brulicanti; e i rimandi tra le pagine che costruiscono una trama sottesa e trasparente che dona unità e coerenza.  La libertà di movimento e scoperta di tanta ricchezza concessa al lettore dal ricorso alle sole immagini, non solo spalanca le porte a una fruizione allargata della lettura – consigliatissima per esempio a ragazzi delle elementari con difficoltà di decodifica del testo ma pronti e attratti (e raramente accontentati) da narrazioni articolate -, ma consente anche di godere appieno del piacere di assaporazione lenta offerto dal libro.

 

Quadrato al mare

Che i libri in casa Minibombo profumino di gioco è ormai felicemente noto. La dimensione ludica è componente essenziali di tutti i titoli per i piccolissimi firmati dalla casa editrice emiliana. Che si tratti di trovare somiglianze e differenze (Si vede non si vede), riconoscere un animale da un dettaglio (Vicino Lontano) o seguire una storia che procede per iterazione (Il libro bianco) o accumulazione (Dalla chioma), quel che è certo è che il lettore avrà un ruolo attivo nella lettura e non avrà modo di annoiarsi.

Così accade anche negli ultimi due libri curati da Silvia Borando: Triangolo al circo e Quadrato al mare. Qui, come nei suoi silent book precedenti, l’autrice trasforma geometrie elementari in oggetti che raccontano storie. In Triangolo al circo, per esempio, un apparentemente insignificante triangolo rosso si fa prima tendone, poi trombetta, e ancora strumento da giocoleria, cravattino, serpente da ammaestrare e – per il gran finale – uomo-cannone. Il gioco è ritrovare, a ogni voltar di pagina, l’equilatero sornione che si mimetizza senza perder la posizione, e ricontestualizzarlo in virtù delle forme che lo circondano. Sono infatti cerchi, rettangoli, quadrati e altri triangoli dalle dimensioni e dai colori variegati a comporre le figure circensi del libro e a fornire al lettore indizi stilizzati per risemantizzare il protagonista. È una storia di realtà e apparenza, di somiglianze e differenze, di forme e significati, insomma, quella che si nasconde tra queste coloratissime pagine al semplice ma eloquente motto di “Tienimi d’occhio!”.

Allo stesso modo, in Quadrato al mare, fisso e immobile qualunque cosa accada, un quadratino blu assume i panni di cravatta, di pipa o di paletta o di boccaglio. Anche qui, definito il tema del volume, il protagonista diventa dettaglio di una moltitudine di figure differenti unite da una sola ambientazione. Al lettore la scelta di leggere ogni pagina come a sé stante o di rintracciare un filo narrativo che unisca i diversi personaggi. L’assenza di parole, in questo senso, non solo favorisce la fruizione anche in caso di difficoltà di lettura, ma spalanca le porte all’invenzione meno imbrigliata. Come da tradizione, inoltre, non mancano il ricorso a una tavolozza di colori densi e ben marcati e la predilezione per forme non solo semplici e riconoscibili ma anche facilmente riproducibili.

Perché il gioco della lettura deve poter continuare anche una volta che il libro si chiude e i Minibombo’s, in questo, sono davvero imbattibili. Il lettore è naturalmente portato a proseguire le avventure dei protagonisti, trovando loro nuove collocazioni e nuove storie, e in questo, viene sostenuto e incentivato. Sul sito della casa editrice si trovano infatti spunti di attività per creare, in grande semplicità, a partire da un comune triangolo o da un banale quadrato. Il tutto a reale misura di bambino, per una nuova geometria dell’immaginazione.

Triangolo al circo

Che i libri in casa Minibombo profumino di gioco è ormai felicemente noto. La dimensione ludica è componente essenziali di tutti i titoli per i piccolissimi firmati dalla casa editrice emiliana. Che si tratti di trovare somiglianze e differenze (Si vede non si vede), riconoscere un animale da un dettaglio (Vicino Lontano) o seguire una storia che procede per iterazione (Il libro bianco) o accumulazione (Dalla chioma), quel che è certo è che il lettore avrà un ruolo attivo nella lettura e non avrà modo di annoiarsi.

Così accade anche negli ultimi due libri curati da Silvia Borando: Triangolo al circo e Quadrato al mare. Qui, come nei suoi silent book precedenti, l’autrice trasforma geometrie elementari in oggetti che raccontano storie. In Triangolo al circo, per esempio, un apparentemente insignificante triangolo rosso si fa prima tendone, poi trombetta, e ancora strumento da giocoleria, cravattino, serpente da ammaestrare e – per il gran finale – uomo-cannone. Il gioco è ritrovare, a ogni voltar di pagina, l’equilatero sornione che si mimetizza senza perder la posizione, e ricontestualizzarlo in virtù delle forme che lo circondano. Sono infatti cerchi, rettangoli, quadrati e altri triangoli dalle dimensioni e dai colori variegati a comporre le figure circensi del libro e a fornire al lettore indizi stilizzati per risemantizzare il protagonista. È una storia di realtà e apparenza, di somiglianze e differenze, di forme e significati, insomma, quella che si nasconde tra queste coloratissime pagine al semplice ma eloquente motto di “Tienimi d’occhio!”.

Allo stesso modo, in Quadrato al mare, fisso e immobile qualunque cosa accada, un quadratino blu assume i panni di cravatta, di pipa o di paletta o di boccaglio. Anche qui, definito il tema del volume, il protagonista diventa dettaglio di una moltitudine di figure differenti unite da una sola ambientazione. Al lettore la scelta di leggere ogni pagina come a sé stante o di rintracciare un filo narrativo che unisca i diversi personaggi. L’assenza di parole, in questo senso, non solo favorisce la fruizione anche in caso di difficoltà di lettura, ma spalanca le porte all’invenzione meno imbrigliata. Come da tradizione, inoltre, non mancano il ricorso a una tavolozza di colori densi e ben marcati e la predilezione per forme non solo semplici e riconoscibili ma anche facilmente riproducibili.

Perché il gioco della lettura deve poter continuare anche una volta che il libro si chiude e i Minibombo’s, in questo, sono davvero imbattibili. Il lettore è naturalmente portato a proseguire le avventure dei protagonisti, trovando loro nuove collocazioni e nuove storie, e in questo, viene sostenuto e incentivato. Sul sito della casa editrice si trovano infatti spunti di attività per creare, in grande semplicità, a partire da un comune triangolo o da un banale quadrato. Il tutto a reale misura di bambino, per una nuova geometria dell’immaginazione.

Mentre tu dormi

Mentre tu dormi di Mariana Ruiz Johnson è l’albo vincitore del Silent Book Contest 2015. Aprite, sfogliate, fate vostro questo volume e non vi sarà difficile capire le ragioni del riconoscimento. Le immagini dell’autrice argentina contenute nel libro sono a dir poco ipnotiche e raccontano in punta di pennello di un confine labilissimo tra realtà e sogno.

L’albo si apre con un’inquadratura ristretta su un bambino e sulla sua mamma, ripresi con garbo nel rito della buonanotte. Nei loro sguardi c’è attesa e dolcezza e un libro dalla copertina intrigante pare suggellare l’intimità del momento. Qualcosa sta per succedere ma per scoprirlo occorre forse abbandonarsi ai sogni.. è a quel punto, proprio quando il piccolo protagonista chiude gli occhi, che l’inquadratura infatti si allarga – sulla stanza, sulla casa, sull’isolato, sul quartiere, fin sull’intera citta – spalancando lo sguardo del lettore su pagine sempre più ampie e dettagliate. Qui, esseri umani alle prese con faccende quotidiane – una festa, una passeggiata, una mail di lavoro – si mescolano a creature fantastiche dai tratti animaleschi (un coniglio, una volpe, un orso, un cervo, un uccello e un ghepardo) non del tutto estranee all’occhio attento. Sono proprio questi ultimi, a un certo punto, a dominare la scena prendendo il mare e conducendo chi legge in un mondo meravigliosamente surreale. Qui, tra luci e colori strabilianti, hanno luogo folleggiamenti che tanto sanno di ridda selvaggia e anche per questo solleticano ricordi e fantasie di lettori più o meno grandi. È festa grande, a centro pagina. Poi però tutto finisce, la città si sveglia mostrando gli esiti della notte e restituendo alla vista protagonisti più terreni. Il mondo fantastico si è dissolto, ma forse non sarà così difficile ritrovarlo quando calerà di nuovo la sera…

In una canzone dal titolo quasi identico (Mentre dormi) all’albo di Mariana Ruiz Johnson, Max Gazzè canta “Le piume di stelle sopra il monte più alto del mondo a guardare i tuoi sogni arrivare leggeri”. Ecco, è quasi un caso ma la sensazione di leggera felicità che questo albo lascia tra le dita al termine della lettura non potrebbe forse essere espresso meglio..

Gli alberi volano

L’unione fa la forza: ce lo hanno insegnato libri senza tempo come Guizzino di Lionni e ce lo ricorda ora Gli alberi volano di Tessaro. Nel suo bel libro senza parole, finalista del premio Silent Book 2014, l’autore racconta infatti una storia di rivolta giocosa contro un nemico comune ad esseri apparentemente indifesi. Appena uscito dalle candide uova, uno schieramento di uccellini si fa gioco di uno stolido cacciatore camuffandosi da foresta e suscitando una reazione tanto ingenua quanto divertente.

Senza rinunciare al sorriso, Gek Tessaro prende posizione sul tema della caccia regalando alla natura l’ultima parola in una lotta secolare e offrendo un chiaro esempio di quanto possa essere ottuso l’essere umano. Lo fa peraltro ricorrendo alla sola narrazione per immagini che parla un linguaggio comprensibile anche a chi fa normalmente a pugni con il testo scritto.

Pur richiedendo alcune inferenze non proprio banalissime, Gli alberi volano propone una storia fruibile e spiritosa. In questo senso, l’abilità di Gek Tessaro sta nel rendere straordinariamente espressivi piccoli dettagli all’interno delle illustrazioni. Così, gli occhi prima circospetti, poi confusi e infine disperati del cacciatore la dicono lunga su quel che sta succedendo tra le pagine e offrono indizi preziosi per decodificare l’inganno ai suoi danni. Allo stesso modo, il crescendo iperbolico di uccellini messi in scena dall’autore paiono proprio risuonare nelle orecchie del lettore, aiutandolo a godere del piacevole ritmo del volume.

Facciamo cambio?

Facciamo cambio? è la proposta invitante avanzata dall’albo firmato da Lucia Scuderi. Cambio di cosa? Cambio di casa. Cambio con chi? Cambio con un altro animale. Cambio perché? Cambio per divertirsi, per vedere cosa succede se immaginiamo una pecora tra i rami, un uccello tra le onde o un coccodrillo al parco. Il libro è infatti costruito per coppie di animali che si ritrovano improvvisamente ad habitat invertiti suscitando lo stupore dei “vicini di casa” come di chi sfoglia le pagine.

Dopo una prima facile conoscenza con i protagonisti di turno ritratti in primo piano al lettore si offrono doppie pagine ricche di dettagli in cui scorgere l’intruso nell’ambiente altrui e apprezzarne l’adattamento di chi si trova fuori posto. Il sorriso scaturisce dall’incontro tra creature molto distanti tra loro non solo per tipo di habitat ma anche per grado di domesticità, modo di muoversi e personalità; si rafforza nei dettagli come la reazione dei passanti a un coccodrillo al guinzaglio o nella stretta dei pesci da parte della scimmia come fossero banane; e culmina infine quando l’ultima coppia di personaggi entra in scena. Trovare un bambino sul posto di lavoro del papà con tanto di calzini sparsi sulla scrivania e pennarelli in disordine, ma soprattutto trovare un papà alle prese con colla vinilica e lavoretti da asilo fa scattare infatti un’immedesimazione forte e un divertimento facile da condividere.

Anche se da un’idea così buffa ci si aspettava forse invenzioni più marcate, il silent book edito da Lapis è piacevole e spensierato. Non solo, l’assenza di testo lo rende facilmente fruibile anche in caso di difficoltà di lettura come quelle dettate da DSA, sordità o ritardi lievi, oltre che particolarmente adatto a una lettura ad alta voce.

 

Dalla chioma

In copertina i colori sono pochi e netti e il titolo (Dalla chioma) sbuca fisicamente da una grossa cima d’albero: ancora un volta il segno grafico di Minibombo si fa riconoscibile e invita il lettore alla curiosità prima ancora che questi abbia avuto il tempo di aprire il libro. E proprio qui – al momento di aprire il volume – arriva la seconda di molte sorprese: il libro si apre infatti non orizzontalmente ma verticalmente, così da assecondare le esigenze spaziali del suo protagonista, ossia un alto albero dalla fitta chioma da cui cadono in successione animali di stazza crescente.

Tutto parte da un minuto topolino che adocchia una castagna in cima all’albero e per procurarsela ne scuote il tronco. La castagna non cade ma al suo posto piomba a terra una volpe. A questo punto i ruoli si invertono: il topolino da mangiatore diventa preda e fugge sull’albero. Tocca allora alla volpe scuotere il tronco per far cadere il topolino. Mal posto del topo a scendere è un corpulento cinghiale. Superfluo dire che la faccenda si ripete più volte, innescando una girandola di prede e cacciatori, di salite e discese, di pasti attesi e colpi di scena cascanti. Fino a quando a cadere dall’albero non è un corpulentissimo e ferocissimo orso che lascerà tutti – lettori e animali – letteralmente a bocca aperta.

Il meccanismo iterativo e ludico che anima Dalla chioma è collaudato e spesso impiegato dalla casa editrice emiliana nei suoi libri. Si prevedono quindi anche per quest’ultimo albo di Minibombo letture ad alta voce di grande successo, alimentate peraltro dalla quasi totale assenza di parole. Questa, oltre a rendere accessibili il volume anche a quei bambini che vedono nel testo scritto un ostacolo più o meno grande, favorisce in qualunque lettore o gruppo di lettori un’interpretazione più personale e dunque più coinvolgente.

Piccolo blu e piccolo giallo

A cinquantasei anni di distanza dalla prima pubblicazione di Piccolo blu e piccolo giallo, Babalibri ci fa un vero regalo, tanto più gradito perché inatteso: una rinnovata edizione del capolavoro di Leo Lionni corredata da un audiolibro musicale. Sul Cd allegato al volume si trova infatti una registrazione del testo, interpretato con garbo dall’attrice Anna Bonaiuto  e accompagnato da musiche di Schumann accuratamente scelte.

Questo fa sì che al piccolo lettore sia offerta la possibilità di compiere un’esperienza di lettura nuova, multisensoriale e straordinariamente stimolante: un’esperienza che integra linguaggi diversi in un complesso armonico. Le musiche, disponibili anche per un ascolto separato, accompagnano infatti la lettura assecondandone e arricchendone il ritmo, il senso e la profondità. Le avventure dei due amici blu e giallo che si vogliono così bene da fondersi in un abbraccio verde che scombussola le rispettive famiglie fino al felice riconoscimento finale sono infatti colme di valore emotivo

Come positivissimo effetto collaterale questa iniziativa amplia le possibilità di fruizione di una pietra miliare della letteratura per l’infanzia, accogliendo lettori di ogni età che, per difficoltà visive, neurologiche o intellettive, possono trovare inciampi più o meno grossi nel testo scritto. Un’apertura e un’attenzione che, soprattutto in tempi di censure e restrizioni (da cui lo stesso Piccolo blu e piccolo giallo non è passato indenne), portano un segnale forte di preziosa e colorata vitalità.

Miramuri

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Si può scrivere una poesia solo con le figure? Forse sì, o almeno così vien da pensare scorrendo le insolite pagine di Miramuri.  Il bizzarro libro ideato da Massimiliano Tappari e Alessandro Sanna procede infatti per quartine illustrate in cui le pagine sono come versi a rima incrociata: disegno-fotografia-fotografia-disegno. Quel che accade all’interno di questo silent book è che il dettaglio fotografico di un muro – una crepa, una macchia o una texture – suggerisca un soggetto e che l’insieme suggerisca una storia. Così, i particolari fotografati da Tappari diventano pesci, palazzi, coccodrilli e montagne coi quali interagiscono personaggi dalle linee essenziali in pieno stile Sanna.

Ogni quadro narrativo, perciò, si apre con lo schizzo di un ambiente o di un protagonista accostato all’inquadratura singolare di un pezzetto di muro: una lepre e un pavé, un domatore e una serratura, una tela e dei graffi. Come si legheranno?  E che avventura potrà nascerne?  Il lettore è chiamato a fare le sue ipotesi dopodiché, tempo di un voltar di pagina, potrà verificarle e compiacersi del proprio intuito o sorridere della sorpresa trovata. L’assenza totale di testo lo lascia inoltre libero di dare voce alla storia, animando dettagli apparentemente insignificanti con parole ricche di personalità.

La presenza di sole immagini, unita alla brevità delle storie, godibili anche singolarmente prese, rende il volume particolarmente apprezzabile anche in caso di dislessia, sordità o disturbi legati alla decodifica delle parole scritte. Facendo leva sul solo fortissimo potere narrativo racchiuso nelle immagini Miramuri si fa incentivo di incontro nel segno dell’immaginazione,  invito alla curiosità e strumento di educazione allo sguardo. Attraverso i suoi micro-racconti di strada solletica l’invenzione e la capacità di vedere oltre il quotidiano e i suoi muri per scorgere spiragli rinvigorenti di storie, avventure e vitalità.

 

La baraonda di Corradino

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La generazione cresciuta con Dov’è Ubaldo? (meglio noto ai più come Dov’è Wally?) proverà di certo una sensazione familiare alla vista dell’albo La baraonda di Corradino. Le 32 pagine che compongono l’originale libro di Jan Von Holleben brulicano infatti di figure e invitano a gran voce alla ricerca di dettagli ancora non scorti.

Quello che l’autore tedesco si è divertito a fare è costruire una semplice trama e svilupparla attraverso personaggi e oggetti reali fotografati in posa, rimpiccoliti e inseriti in un contesto fotografico composto da innumerevoli altre persone e cose in movimento. Risultato: la lettura diventa una caccia minuziosa alla ladra Miss x che fugge da Tom il poliziotto o a Giusy (la cui t-shirt a righe rosse e bianche strizza l’occhio al capostipite dei personaggi-camaleonte) e Finn che scorrazzano tra scuole, strade e zoo stravaganti.

Vicenda e personaggi chiave sono condensati nelle dieci righe in quarta di copertina, il che con buona probabilità porterà il lettore a scorgerle solo una volta chiuso il libro. Tanto meglio: sarà la più intrigante delle scuse per riprendere il volume da capo e immergersi in una nuova e diversa esperienza di lettura, guidata questa volta da un canovaccio narrativo. Se c’è una cosa di cui si può star certi, infatti, è che con un libro come questo difficilmente si resta a corto di sorprese anche dopo due, cinque, dieci letture. Ci sarà sempre una giraffa fatta di bambini, un robot fatto di circuiti e scatole o un animale fatto di pinne e tessuti che acchiapperà il nostro occhio e la nostra curiosità. E sarà ancor più divertente analizzarne più a fondo i componenti nella pagina successiva, giacché il volume alterna pagine a campo largo che illustrano un ambiente con tutti i suoi elementi (la scuola, per esempio, con tanto di classi, allievi, cortile, scuolabus e zona merenda) e pagine più zoomate che rivelano minuzie di alcuni di quegli elementi (cosa contiene l’armadio di classe, come viene dipinta la cartina appesa al muro o chi ha fatto una brutta fine nella partita di basket). Un’inesauribile caccia al tesoro, insomma, che ipnotizza con umorismo.

La vera singolarità del libro sta nel fare della fotografia uno strumento espressivo estremamente creativo (come i fedelissimi di Art Attack hanno imparato da Neil il grande artista); nell’offrire possibilità variegate di lettura poiché ognuno può gustare a piacere il complesso della pagina e i suoi particolari; e nel conciliare con grande intelligenza opposti interessanti quali grandezza e piccolezza, movimento e stasi, vicinanza e distanza, frenesia e indugio: perché un silent book come La baraonda di Corradino è un gioco divertente e divertito di spazi e di tempi, che regala a cose e persone una nuova vita e che restituisce al lettore il diritto di far propria la pagina.

Le due metà del cielo

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Due personaggi (il sole e la luna), due copertine (una notturna e una diurna), due versi di lettura del libro (una dal dritto e una dal rovescio): come anticipa efficacemente il titolo, ne Le due metà del cielo tutto è doppio e solo un opportuno cambio di prospettiva consente di cogliere il pieno significato della storia. Solo capovolgendo il volume, a metà del racconto, è possibile scoprire il segreto della stella e del satellite di cui si narrano i tratti e assistere al loro eccezionale rendez-vous. Da un lato e dall’altro del libro si descrivono infatti proprietà e azioni tipiche dei due corpi celesti – l’uno aiuta i fiori a crescere, è il mago dei colori e vive al caldo, l’altro cambia forma, si nasconde talvolta e fa crescere i capelli – ma solo nella pagina centrale in cui entrambi compaiono si compie la magia dell’incontro. Così, attraverso la storia di due mondi apparentemente inconciliabili e distanti ma in realtà capaci di trovarsi e unirsi, gli autori celebrano il valore dell’integrazione e della differenza.

Il libro, stampato su cartoncino spesso e maneggevole, è pensato per risultare accessibile anche a giovanissimi lettori con disturbi della comunicazione, è un adattamento dell’omonimo volume già pubblicato dall’associazione Need You onlus tra il 2012 e il 2014 in diverse lingue (tra cui l’italiano, il francese, l’inglese, il portoghese e l’arabo) e diffuso gratuitamente in luoghi di accoglienza del disagio infantile. Rispetto alla versione originale, il volume è frutto di un grosso e preciso lavoro di semplificazione e traduzione in simboli WLS (Widgit Literacy Symbols) che un opuscolo allegato spiega sinteticamente come utilizzare. Ricco di immagini metaforiche e personificazioni che possono risultare un po’ difficili per lettori con poca dimestichezza col figurato, Le due metà del cielo risulta dotato di illustrazioni evocative ma al contempo attente a rendere i fenomeni scientifici cui si accenna (dalle fasi lunari alle maree, dalla rotazione dei pianeti all’eclisse). Ne risulta un prodotto non semplicissimo ma significativo sia sul piano didattico sia su quello narrativo.

Il libro è reperibile presso l’associazione Need You onlus e presso alcune sedi convenzionate come la Libreria Terme di Acqui Terme e viene offerto al pubblico a fronte di un’offerta minima volta a coprire le spese di produzione e supportare le iniziative future legate alla pubblicazione.

Il cane e la luna

Quando si sperimentano difficoltà di lettura, possono rivelarsi molto utili quei libri ad alto contenuto iconico e a bassa frequenza testuale. Il problema che si pone è tuttavia quello di trovare volumi che ricorrano a questa formula pur mantenendo un livello di complessità narrativa adatto anche un pubblico di lettori non piccolissimi. Ecco perché Il cane e la luna, freschissima proposta di Orecchio acerbo, ci pare una novità davvero stuzzicante.

Il libro è un omaggio al visionario padre della cinematografia George Méliès, reso noto al grande pubblico da uno degli ultimi film di Martin Scorzese: Hugo Cabret. Protagonista è in particolare la luna che in uno dei più celebri lavori di Méliès finisce infilzata: compagna di esibizione di un cane circense viene raccolta da quest’ultimo quando il circo si sbarazza di lei. I due affrontano intemperie e difficoltà, fino a quando il destino non riserva loro un incontro straordinario: al cane con un nuovo affettuoso padroncino e alla luna con un nuovo creativo proprietario.

Intenso e tenero, ma anche malinconico e introspettivo, Il cane e la luna racconta con l’evidenza delle immagini una storia di amicizia e fedeltà, di solitudini e destini incrociati. Le illustrazioni, cui gran parte della narrazione è affidata fatto salvo per poche, pochissime frasi disseminate qua e là, sono raffinate e tutt’altro che banali ma ciononostante comprensibili anche ad un occhio giovane e non troppo esperto. Certo, i rimandi alla storia del cinema, alle atmosfere fantastiche di Méliès e a un tempo in cui garantiscono un fascino particolare a un pubblico più maturo.

Libri e ciambelle per Johnny

Ascoltare storie e divorare ciambelle: chi non scalpiterebbe di fronte a una prospettiva così deliziosa? Ecco perché immedesimarsi nel protagonista di Libri e ciambelle per Johnny, diventa cosa piuttosto immediata. Johnny è nella fattispecie un tenero criceto che si destreggia tra casa, scuola e biblioteca come potrebbe fare un qualunque bambino e che all’ultima pagina riesce a conciliare la sua passione smodata per letture e merende.

La sua storia, raccontata con grande semplicità da Giovanna Micaglio, è nata ed è stata largamente utilizzata con i piccoli frequentatori delle biblioteche romane all’interno di un progetto intitolato Il libro a portata di mano. L’origine artigianale giustifica le illustrazioni molto casalinghe ma non ha impedito ai curatori del lavoro di prestare un’attenzione professionale alla traduzione del testo in simboli PCS così che potesse risultare accessibile anche in caso di disturbi della comunicazione o deficit cognitivi. Il libro presenta inoltre una curiosa struttura in cui il testo tradizionalmente stampato appare capovolto in cima alla pagina di destra: un accorgimento a prima vista insignificante o al limite strambo che rivela però una destinazione d’uso precisa, all’interno di gruppi classe o gruppi di lettura, e una specifica abitudine da parte degli ideatori a fare delle letture condivise un momento agevole e piacevole. Questo stratagemma consente infatti al pubblico di godere di immagini e simboli senza costringere il lettore adulto ad acrobazie e salti mortali per leggere ad alta voce il testo.

Il risultato è un libretto piacevole da impiegare, resistente e funzionale anche al di là del contesto bibliotecario per il quale è nato. Lavori come questo, che nella stragrande maggioranza dei casi restano realizzati in copia unica presso le biblioteche che li mettono a punto, costituiscono un patrimonio estremamente prezioso per la lettura da parte di bambini con difficoltà comunicative e intellettive e meriterebbero possibilità di realizzazione in serie.

L’isola di Peter pan

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Il mondo incantato descritto da Barrie, in cui trovano posto Peter Pan, la fatina Trilli, la dolce Wendy e i suoi fratelli oltre a una vasta gamma di personaggi fantasiosi inclusi Capitan Uncino e il famelico coccodrillo, non è certo facile da ridurre ai minimi termini e sintetizzare in una versione semplificata. La cooperativa rietina Puntidivista si è ciononostante cimentata nell’impresa con l’ammirevole volontà di rendere accessibile un immaginario largamente condiviso anche a chi soffre di disturbi dello spettro autistico.

Inserito all’interno della collana “Libreria magicaa”, L’isola di Peter Pan si rivolge perciò, prima di tutto, a bambini con difficoltà di comunicazione e decodifica del testo scritto. Fortemente ridotta, sia nel contenuto che nell’espressione, la storia dell’eterno fanciullo prende forma attraverso i simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA – da cui il titolo della collana).

I libretti che compongono la serie sono compatti e resistenti, stampati con colori brillanti su carta plastificata. All’interno dei simboli il testo è maiuscolo per venire incontro alle esigenze di giovani lettori alle prime esperienze e il riquadro dei simboli cambia colore a seconda che si tratti di sostantivi, verbi o altre parti del testo. Tasto dolente sono senz’altro le immagini che corredano il testo: nelle intenzioni sufficientemente semplici da agevolare la lettura in caso di difficoltà, nei risultati eccessivamente spoglie, amatoriali e poco accattivanti.

All’interno del volume sono inserite anche tutte le illustrazioni in formato cartolina e in bianco e nero che i lettori possono autonomamente colorare. Ad esso è inoltre possibile unire, con acquisto separato (3,80 €), una confezione contenente tutti i simboli impiegati per raccontare la storia, utilizzabili per prendere familiarità con il codice simbolico e per giocare a ricostruire la vicenda: una semplice ma utile idea per prolungare il piacere e le possibilità di arricchimento della lettura.

Il ballo di Cenerentola

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Insieme a Biancaneve, Peter Pan e Pollicino anche il personaggio di Cenerentola approda tra le pagine in simboli della cooperativa Puntidivista.

Inserito all’interno della collana “Libreria magicaa”, Il ballo di Cenerentola si rivolge prima di tutto a bambini con difficoltà di comunicazione e decodifica del testo scritto. Raccontata attraverso frasi brevi e un lessico semplificato (per esempio si rinuncia alla figura della matrigna in favore di quella di una più generica cattiva signora), la storia della povera figliastra che riesce ad andare al ballo del principe e a farlo innamorare, prende forma attraverso i simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA – da cui il titolo della collana).

I libretti che compongono la serie sono compatti e resistenti, stampati con colori brillanti su carta plastificata. All’interno dei simboli il testo è maiuscolo per venire incontro alle esigenze di giovani lettori alle prime esperienze e il riquadro dei simboli cambia colore a seconda che si tratti di sostantivi, verbi o altre parti del testo. Tasto dolente sono senz’altro le immagini che corredano il testo: nelle intenzioni sufficientemente semplici da agevolare la lettura in caso di difficoltà, nei risultati eccessivamente spoglie, amatoriali e poco accattivanti.

Al volume sono allegate, staccabili, tutte le illustrazioni in bianco e nero che i lettori possono autonomamente colorare.

La mela di Biancaneve

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Tra gli sparuti libri in simboli che il mercato italiano mette a disposizione, sono diversi quelli che attingono al patrimonio di fiabe tradizionali. Causa principale è la difficoltà a ottenere il permesso di tradurre in un codice dalle esigenze piuttosto rigide testi coperti da copyright. Allo stesso modo giocano un ruolo fondamentale l’essenzialità e il carattere asciutto di questo particolare tipo di narrazione, che ben si presta ad una traduzione in simboli. Così accade che, pur nella generale penuria di titoli in CAA, della stessa fiaba possano nascere versioni differenti. È il caso di Biancaneve, che dopo aver trovato posto nel catalogo di Uovonero, viene ripresa e adattata anche da Puntidivista.

Inserita all’interno della collana “Libreria magicaa”, La mela di Biancaneve si rivolge prima di tutto a bambini con difficoltà di comunicazione e decodifica del testo scritto. Raccontata in forma semplice, attraverso frasi brevi e non troppo articolate, la storia della fanciulla avvelenata e dei sette nani, prende forma attraverso i simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA – da cui il titolo della collana).

I libretti che compongono la serie sono compatti e resistenti, stampati con colori brillanti su carta plastificata. All’interno dei simboli il testo è maiuscolo per venire incontro alle esigenze di giovani lettori alle prime esperienze e il riquadro dei simboli cambia colore a seconda che si tratti di sostantivi, verbi o altre parti del testo. Tasto dolente sono senz’altro le immagini che corredano il testo: nelle intenzioni sufficientemente semplici da agevolare la lettura in caso di difficoltà, nei risultati eccessivamente spoglie, amatoriali e poco accattivanti.

All’interno del volume sono inserite anche tutte le illustrazioni in formato cartolina e in bianco e nero che i lettori possono autonomamente colorare. Ad esso è inoltre possibile unire, con acquisto separato (3,80 €), una confezione contenente tutti i simboli impiegati per raccontare la storia, utilizzabili per prendere familiarità con il codice simbolico e per giocare a ricostruire la vicenda: una semplice ma utile idea per prolungare il piacere e le possibilità di arricchimento della lettura.

Il gatto carboncino

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Quella del gatto Carboncino è una storia semplice con protagonisti un bambino e un micio. Il primo trova il secondo per strada, gli si affeziona, lo porta a casa, viene sgridato dalla mamma che non vuole animali in casa ma che finalmente si ricrede quando il nuovo arrivato fa scappare uno sgradito topo.

Lo sviluppo lineare, la presenza di un numero molto contenuto di personaggi e il ricorso a testi elementari rende abbordabile la comprensione dei fatti, anche in presenza di difficoltà cognitive o di decodifica del testo. In entrambi i casi, risultano di supporto i simboli impiegati dalla casa editrici per raccontare la storia e ispirati al sistema WLS (Widgit Literacy Symbols). Il volume rientra non a caso all’interno della collana Libreria magicaa che ricorre all’utilizzo della Comunicazione Aumentativa e Alternativa per offrire occasioni di lettura fruibili anche in caso di disturbi della comunicazione.

Il volume de Il gatto carboncino si presenta maneggevole e robusto, grazie alle pagine spesse e  plastificate. Di minore qualità, invece, le illustrazioni che corredano regolarmente il testo. Benché utili nell’agevolare la comprensione del testo, non spiccano infatti per personalità e attraenza.

 

La piscina

 

Tuffatevi! Ora, a bomba, senza timore e con tanto di spruzzi. Tuffatevi e trattenete il respiro, quest’albo da sogno firmato da Ji Hyeon Lee chiede a gran voce, ma senza parole, una bella immersione. Il pennello sofisticato della giovane autrice coreana va proprio in profondità per svelare al lettore audace quali meraviglie gli riserva l’oltre: quell’oltre che tanti non hanno tempo, voglia e intenzione di esplorare; quell’oltre che qui prende la forma di una piscina in cui si può decidere se immergersi vivamente o sguazzare banalmente in superficie.

I due protagonisti non hanno dubbi: immergersi a più non posso e così scoprire creature fantastiche, fondali a labirinto e mostri minacciosi ma anche individui a noi simili con cui nuotare e spartire il piacere della sorpresa.

La piscina è insomma un albo gourmand, una millefoglie letteraria da gustarsi strato a strato. Ciascuno vi trovi il suo gusto, il suo significato, il suo sapore: che sia quello di un divertimento condiviso, di una sfida alle convenzioni, di un inno al coraggio di vedere oltre. In ogni caso sarà un assaggio appagante e quasi quasi vi verrà voglia di fare il bis.

Storia di retta

La semplicità che anima Storia di retta è a dir poco strabiliante: sulle pagine a fisarmonica di questo nuovo libro curato da L’albero della speranza si muove infatti un filo banalissimo ma capace di attivare percorsi fantastici. Protagonista del racconto è una retta indomita e curiosa che si scatena in un susseguirsi senza posa di movimenti, emozioni, garbugli, azioni. Da piatta essa si fa infatti ondulata, a zig zag, a scale, a spirale e chi più ne ha più ne metta ascoltando l’istinto del momento, la voglia di cambiare, l’istinto di scoprire.

La sua è un’avventura, come suggerisce il titolo giocoso, non solo di retta ma anche diretta perché immediata, essenziale e facile da seguire anche da parte di chi esplora la pagina solo con le dita. E in questo senz’altro la forma insolita del volume, che consente un continuum illustrativo senza soluzioni di continuità, non è solo accattivante e piacevole a vedersi e maneggiarsi ma anche funzionale a favorire l’esplorazione tattile.

Un libro come questo, che solletica la fantasia con pochissimi elementi, è garanzia di piccole escursioni immaginative che colmano di soddisfazione proprio perché a misura di bambino e di dito inesperto. Storia di retta costituisce perciò un esperimento della casa editrice eporediese molto ben riuscito dal punto di vista tecnico oltre che molto felice nel contenuto. Alla fine della lettura, si chiude infatti la fisarmonica convinti che – parafrasando Munari – se nasci retta, non è detto che resti tale tutta la vita!

La mia coperta

Coperte e copertine spiccano in cima alla classifica degli oggetti più rassicuranti. Linus docet. Calde e confortanti, la trapuntine popolano alcuni tra i momenti più intimi e sereni della giornata dei bambini. Ecco perché il libro tattile di Silvia Sopranzi, che a quest’oggetto e alle sue molteplici declinazioni è interamente dedicato, va a pescare tra le esperienze più familiari e condivisibili da lettori con disabilità visiva e non.

In una rassegna precisa e curata, le pagine del libro invitano ad esplorare diversi tipi di  coperte – quelle da sonnellino e quelle da picnic, quelle di lana e quelle a pois, quelle sotto cui ci si nasconde e quelle da personalizzare con etichette e bottoni. Della stessa forma ma di materiali diversi, ben scelti e facilmente riconoscibili, le copertine presentate da Silvia Sopranzi richiamo alle dita, agli occhi e alla mente piccole gioie quotidiane. Ad ognuna infatti si lega un’esperienza a misura di bambino, conosciuta e gioiosa, così da trasformare una morbida carrellata di oggetti in una toccante rassegna emotiva.

Vincitore come miglio libro tattile italiano al concorso “Tocca a te” del 2013, La mia coperta è stato messo a punto nella sua versione definitiva dalla Federazione Nazionale Delle Istituzioni Pro Ciechi e  inserito all’interno della collana “Sotto a chi tocca”.

Il libro della giungla

La storia (o per meglio dire le storie) di Mowgli e della sua insolita famiglia di lupi (ma anche di orsi, di pantere, di serpenti e di avvoltoi) sono tra le più note a bambini di diverse generazioni. Merito di molteplici edizioni cartacee, cartoni animati e film oltre che, per qualche fortunato, di attività da lupetto o lupetta in ambito scout. A più di un secolo dalla prima pubblicazione i racconti di Kipling trovano una nuova vitalità e una nuova forma in una versione audio su cd o scaricabile.

Attraverso la voce suadente di Pino Insegno, che tanti personaggi ha già animato nella sua carriera di doppiatore, anche i bambini con difficoltà di lettura possono godere del piacere di una narrazione appassionante, avventurosa e che tanto efficacemente parla alle emozioni dei bambini. Dall’incontro di Mowgli con mamma Raksha al rapimento nella tane fredde da parte del popolo delle scimmie, dallo scontro con la feroce tigre Shere Khan alle vicissitudini dei personaggi laterali come la mangusta Rikki-tikki-tavi, le storie della giungla uniscono il sapore esotico di un‘India misteriosa con il fascino naturale del mondo animale.

Il pianeta degli alberi di Natale

Ci sono libri di Natale che vanno bene tutto l’anno, anche molti anni dopo la loro pubblicazione. Il pianeta degli alberi di Natale è uno di questi perciò il fatto che sia da poco uscita una sua versione in formato audiolibro è senz’altro una bella notizia. Arricchito dalla voce di Angela Finocchiaro, il racconto di Rodari è disponibile su Cd mp3 o scaricabile direttamente dal sito della Emons.

La storia è quella di un bambino di nome Marco che si ritrova su di un pianeta fantastico retto da regola del tutto dissimili a quelle terrestri, basate sulla solidarietà, sulla gentilezza e sul rispetto degli altri abitanti. Finitoci quasi per caso, in sella a un cavallo a dondolo inizialmente indesiderato, Marco scopre nel Pianeta degli alberi di Natale una terra dalla quale,  tanto cinquant’anni fa come ora, tutti avremmo tanto da imparare.

In pieno stile rodariano, con una morale chiara e distinta, il racconto fa parte di una bella selezione di opere dell’autore di Omegna rese ora accessibili in formato audio anche a tutti quei lettori che per difficoltà visive o dislessia faticano  seguire il testo scritto. Tra queste anche Favole al telefonoFilastrocche in cielo e in terra o Il libro degli errori.

Favole al telefono

Favole al telefono ma anche – perché no –  all’autoradio, al lettore cd o al lettore mp3: perché la tecnologia avanza ma le buone storie, per fortuna, restano. Dopo le numerose edizioni cartacee della raccolta fantastica di Rodari, è disponibile ora anche una versione audio pubblicata da Emons.

Quale testo più di questo, in cui un papà racconta a distanza e ad alta voce le favole della buonanotte alla figlia, vale la pena trasformare in audiolibro? La voce esperta ed espressiva di Claudio Bisio rende egregiamente lo spirito ironico e divertito del distratto che passeggia, della donnina che conta gli starnuti o del topo dei fumetti: tutti personaggi che a stento dimostrano i loro cinquant’anni suonati.

Questa nuova versione delle Favole al telefono è una preziosa occasione di scoperta e condivisione di un patrimonio letterario davvero attento all’infanzia, anche da parte di chi sperimenta difficoltà di lettura. Ben vengano dunque gli altri titoli rodariani usciti tra il 2014 e il 2015 come Il pianeta degli alberi di Natale, Filastrocche in cielo e in terra o Il libro degli errori.

Flora e il pinguino

In Flora e il pinguino, titolo, personaggi, uso del colore, atmosfere e idea di fondo richiamano apertamente Flora e il fenicottero. Come nel primo silent book firmato da Molly Idle e uscito per Gallucci nel 2013, anche qui c’è una bambina tutto pepe alle prese con uno sport pieno di grazia e con una nuova insolita amicizia.

Dopo l’incontro danzerino con il fenicottero, la protagonista incappa qui in un elegante pinguino dalle movenze leggiadre. Tra i due scatta all’istante un sodalizio e una performance a due: sui pattini lei, sulle zampette lui. Le prime pagine sono perciò tutte una giravolta, uno slancio, un salto: con un’armonia senza pari di colori, linee e movenze i due atleti compongono una coreografia davvero buffa e raffinata.

E qui l’autrice si e ci diverte da matti, con quella sua abilità strepitosa di esaltare simmetrie e giochi di sguardi, anche grazie all’intramontabile meccanismo delle alette. La sua capacità di trovare delle insospettabili somiglianze tra il mondo degli umani e il mondo naturale, poi, genera stupore, diletto e piacere narrativo. Sicché, ci si tuffa con gioia in una successione di pagine ben costruite con pochi elementi e tonalità ma molta attenzione per i dettagli, i cambiamenti e le espressioni, condividendo la piccola baruffa che verso la fine coinvolge personaggi e l’ingegnosa soluzione che trovano per superarla. Si riemerge così, dopo un gran finale degno di Carolina Kostner, forti dell’idea che incomprensioni e bronci siano affare quotidiano ma che sorrisi e piroette siano decisamente da preferirsi.

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (CAA – semplificata)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata da una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene raccontata in questa versione riducendo e semplificando il testo rispetto all’originale e ricorrendo all’uso dei simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, così da venire incontro alle esigenze di giovani lettori con disturbi della comunicazione e con autismo. Gli interventi effettuati dagli autori sono in questa versione piuttosto marcati così da offrire un risultato decisamente più essenziale, facile da seguire e in definitiva adatto a chi fatica a seguire storie lunghe, non ha grossa dimestichezza con i simboli e la lettura e sperimenta difficoltà di comunicazione e attenzione significative. Altr due versioni in simboli, una ridotta e l’altra estesa, sono altresì rese disponibili dall’editore in modo da venire in contro a gradi di esperienza e competenze di lettura diverse.  La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (CAA – ridotta)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata da una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene raccontata in questa versione semplificando il testo rispetto all’originale e ricorrendo all’uso dei simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, così da venire incontro alle esigenze di giovani lettori con disturbi della comunicazione e con autismo. Gli interventi effettuati dagli autori restituiscono  un testo più snello e basato sull’azione più che sul dialogo. Le frasi mantengono invece una certa lunghezza e articolazione. Tale versione costituisce una sorta di via di mezzo tra quella estesa e quella semplificata, entrambe in simboli. La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (CAA)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata da una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene raccontata in questa versione ricorrendo all’uso dei simboli caratteristici della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, così da venire incontro alle esigenze di giovani lettori con disturbi della comunicazione e con autismo. La scelta operata dagli autori di non modificare pressoché in nulla il testo originale, trasponendolo semplicemente in simboli, fa sì che il volume risulti piuttosto corposo e che la lettura si presenti come molto impegnativa, adatta perlopiù a lettori con una buona esperienza. Alla base di questa scelta c’è l’idea che per i lettori meno esperti e con maggiori difficoltà possano risultare più congeniali altre due versioni del testo, anch’esse basate sull’uso di simboli, ma rispettivamente ridotta e semplificata. La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno (audio e LIS)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – Le api arcobaleno, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a trovare le api arcobaleno, catturate secondo il dire comune, da malvagie creature che abitano la Grotta dei mille Orsi Feroci. Nonostante le temibili premesse i ragazzi decidono di intraprendere una spedizione di ricerca delle api, scortati dalla guardia reale, l’elefante Sansone.  Sarà la loro capacità di andare oltre pregiudizi ed apparenze a permettere di scoprire che gli Orsi della grotta sono tutt’altro che feroci e che le api si sono spontaneamente trasferite in quello che pare essere un luogo paradisiaco.

La storia, che come nel primo episodio è caratterizzata di una messaggio educativo marcato ed esplicito, viene  raccontata anche in Lingua Italiana dei Segni sul DVD allegato al volume che comprende anche la traccia audio del racconto e una serie di contenuti aggiuntivi come canzoni e giochi. La stessa storia è inoltre disponibile in tre versioni in simboli con tre gradi diversi di complessità (base, ridotta e semplificata) .

Lampadino e Caramella nel MagiRegno degli Zampa – La riscoperta del Natale (audio e CAA)

Parola d’ordine: versatilità! Il principio che ispira il lavoro della cooperativa rietina Puntidivista è proprio che ogni bambino possa accedere a una medesima storia attraverso la via che gli è più congeniale, perché esistono modi diversi di raccontare le storie e modi diversi di goderne. Attraverso versioni differenziate, che sfruttano molteplici codici come la Lingua Italiana dei Segni o i simboli WLS, molteplici supporti come il libro cartaceo o i DVD, e molteplici forme di narrazione, orale o scritta, i libri di Puntidivista abbracciano un pubblico che vuole essere il più ampio possibile.

L’idea e l’iniziativa sono degne di interesse e di nota soprattutto perché si tratta di un primissimo originale tentativo di proporre un grado di accessibilità davvero esteso che non guardi alle esigenze imposte da un solo tipo di disabilità ma che, al contrario, scelga la strada della varietà. Le storie sono scritte ad hoc e corredate da illustrazioni casalinghe. Apripista, in questo progetto, sono le avventure di due personaggi – Dino detto Lampadino e Nella detta Caramella -: due fratelli che, attraverso un misterioso passaggio segreto nel parco arrivano in un mondo fantastico popolato da animali parlanti.

In Lampadino e Caramella nel Magiregno degli Zampa – La riscoperta del Natale, i due bambini aiutano Zampacorta, il figlio del re del Magiregno, a individuare il furfante che da tempo ormai fa razzia delle provviste per l’inverno. L’impresa riesce grazie a un po’ di creatività e a un’intuizione di ispirazione natalizia che aiuterà gli stessi protagonisti a riscoprire il vero significato della festa. La storia, dall’esplicito e noto messaggio educativo (non sono i giocattoli a fare bello il Natale ma i nostri cari che ci vogliono bene), è piuttosto semplice e lineare. Questo agevola senz’altro la traduzione in simboli, utili in caso di autismo e disturbi della comunicazione. Il testo così tradotto, frutto di limitati interventi, rispetta abbastanza fedelmente l’originale e si mantiene in definitiva piuttosto lungo, cosa che costituisce forse un vantaggio più per lettori con una certa dimestichezza con la CAA che per lettori inesperti. Allegato al volume si trova un CD che, oltre a disegni da colorare e canzoncine ispirate al testo, propone una versione audio del racconto utile anche in caso di dislessia. La stessa storia è inoltre disponibile in una versione standard, semplicemente scritta in italiano e illustrata, cui si unisce un DVD con il video racconto il LIS che agevola la comprensione da parte di lettori sordi segnanti.

Orizzonti

In apertura non vi è che uno sfondo aranciato caldo e assolato, qualche ombra confusa e un paio di occhi sbarrati che fissano il lettore con effetto disarmante. Sono occhi di terrore, di sgomento, di impotenza: gli occhi di un ragazzo che fugge al di là di un filo spinato incontro a un destino incerto, come sveleranno le pagine successive.

Orizzonti, uno dei libri finalisti del Silent Book Contest 2014, propone con la sola e potentissima forza delle immagini, una storia drammaticamente attuale di fuga, di viaggio, di timori e di speranze. Ogni doppia pagina è un pezzo di strada – la corsa nel deserto, l’ammassamento nel cassone di un camion, il miraggio di un barcone, il buio della notte in mare – e ogni pezzo di strada è una tappa che si chiude ma anche un nuovo interrogativo che si apre, in un continuo rincorrersi di orizzonti, ora di ottimismo e ora di sconforto.

È un libro sull’oltre, questo di Paola Formica, inteso come possibilità, come futuro, come percorso che si snoda un ostacolo dopo l’altro. È un libro non facile ma fondamentale, un libro in cui il destino di un individuo diventa il destino di molti, in cui uno sguardo tra le tenebre si confonde tra mille altri e in cui un traguardo può assumere una pluralità di accezioni. Orizzonti, al plurale: il titolo non è casuale.

Le illustrazioni, evocative e coinvolgenti, si appellano a una conoscenza di ciò che accade a pochi passi da noi, nei nostri mari. Dall’aspetto quasi anticato, a tratti frusto, le ampie pagine in successione ricordano una pellicola d’altri tempi, come un cortometraggio intenso che racconta una storia tanto vicina al nostro passato e che vorremmo non costituisse il presente di nessun altro essere umano.

 

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In linea

Parola d’ordine: minimalismo. Anche in questo silent book firmato Jimi Lee essenzialità e linee pulite la fanno da padroni. Come già in Un pianeta che cambia, anche In linea Jimi Lee fa del togliere il suo principio ispiratore, lasciando campo libero a figure nette ed essenziali.

Non ci sono parole a popolare le poche e robuste pagine di questo albo, ma una serie di illustrazioni unite da una comune linea orizzontale posta al centro. Proprio quella linea diventa il filo conduttore di una narrazione per sole immagini che procede leggera e impalpabile come un’associazione di idee. Così da un’altalena si può rapidamente passare a un cheeseburger e da qui a degli spaghetti di soia, a un tuffo in piscina e a una scrivania sgombra. Fino ad arrivare a una trave su cui una ginnasta spicca un salto leggiadrissimo. Un salto e via, verso nuovi pensieri e nuove trovate.

Grazie a questa costruzione priva di parole, il libro risulta accessibile anche a lettori che, per ragioni diverse, fanno a pugni con il testo scritto. La sua rinuncia a fronzoli e dettagli, poi, contribuisce a sua volta a fare di ogni pagina un rinnovato invito a scoprire, stupire, inventare. Quante nuove cose riuscireste a rappresentare a partire da una sola linea dritta?

Mr. Ubik!

A voler andare per il sottile, il libro di David Wiesner non dovrebbe figurare tra i silent book in senso stretto: sei fumetti in tutto sono infatti disseminati tra le pagine. Ma ad andar proprio per il sottile, si rischia di perdere occasioni preziose, come quella di leggere un libro pregevole, (comprensibilmente) pluripremiato e, nei fatti, più che accessibile anche da parte di chi sperimenta difficoltà di lettura. Ecco perché vale la pena di segnalare questo libro anche all’attenzione di chi non va a nozze con le parole scritte ma sa gustare il buon sapore di una storia.

Perché qui la storia c’è eccome, così come ci sono dei personaggi strambi che ancor più strambamente si incontrano, e lo sviluppo narrativo è (quasi) del tutto affidato al potere delle immagini. E forse non è un caso, soprattutto se si considera che la comunicazione attraverso il disegno ha un ruolo centrale anche a livello della trama. Quando dei misteriosi extraterrestri finiscono con la loro astronave tra le grinfie di Mr Hubik e si rifugiano a rotta di collo in un buco della parete di casa, sono proprio dei disegni sul muro a permetter loro di stringere amicizia  con una serie di insetti, a loro volta vessati dal gatto. Grazie a questa forma universale di comunicazione, i due gruppi dalle lingue differenti escogitano e condividono un piano di fuga ingegnoso che lascerà il felino a bocca asciutta.

Il libro offre un’esperienza di lettura molto coinvolgente e appagante, tutta basata su luci e ombre, colori tenui e forti, inquadrature distanti e ravvicinate, riquadri marcati e illustrazioni a tutta pagina. I dettagli narrativi disseminati qua e là, solleticano poi lo spirito d’osservazione del lettore. In più, ad alieni e insetti sono attribuiti fumetti apparentemente incomprensibili, fatti di simboli e forme geometriche, a cui è in realtà possibile attribuire un significato piuttosto evidente basandosi sul contesto. La lettura diventa così anche un gioco di decodifica interattiva che appassiona e diverte. Non a caso l’autore di Mr Ubik!, David Wiesner, ha alle spalle una lunga esperienza nel campo dell’illustrazione e ben tre medaglie Caldecott, uno dei più prestigiosi premi americano nell’ambito dei libri per l’infanzia.

Viaggio

“Quando la strada non c’è – ci ha insegnanto Baden Powell, fondatore dello scoutismo – inventala”. Detto fatto! Come ispirata da questo pensiero e armata di un pennarello rosso e stufa di genitori distratti o troppo occupati, la protagonista di Viaggio crea porte là dove non ci sono e parte per un’avventura a dir poco straordinaria. Un’avventura che nasce come scoperta e diventa una vera e propria impresa, nel momento in cui un misterioso uccello dalle piume viola viene imprigionato da guerrieri in volo su macchine chimeriche. È lì che l’insolita escursione della protagonista assume un valore più profondo, uno scopo più chiaro, e un gusto più pieno. Non solo, infatti, il desiderio di liberare il pennuto la porta a inventare e disegnare al volo nuovi mezzi di trasporto, nuove vie di fuga e nuovi paesaggi ma la ricompensa per di più con un ritorno a casa inaspettato e una nuova amicizia in carne ed ossa.

L’albo, completamente senza parole, è costruito con una minuzia e una cura strabilianti. L’autore, che non a caso ha una lunga esperienza nel campo del cinema d’animazione, fa un uso profondamente incisivo del colore, scivolando dal grigio monotono delle prime pagine annoiate al verde brillante dell’apertura sul mondo immaginario, dal bruno del palazzo-prigione alle tinte rosse e viola di quel paesaggio orientale che riaprirà la via verso casa, senza scordare il tocco rosso che contraddistingue non solo il pennarello dell’incanto ma anche tutto ciò che sa di speranza, divertimento, desiderio (come i giochi delle prime pagine o i mezzi di trasporto in quelle successive). Ma non è tutto: la narrazione si nutre qui di un gioco ancora più stratificato, basato sulla presenza e sull’assenza di sfondi, sull’alternanza di figure di interno e di esterno, sullo sviluppo di edifici fantastici di vaga memoria escheriana e su una trama fittissima di rimandi tra pagine. Certo, la narrazione fluisce anche se non vi si presta grande attenzione, ma la miriade di dettagli che Becker dissemina con pazienza e perizia rendono la lettura un’esperienza straordinaria. L’autore aggancia infatti ogni pagina alla seguente, anticipandone o mostrandone da una diversa distanza o prospettiva un dettaglio, un elemento, una finezza. E lo fa fino all’ultimo, fino a quando cioè alla radice di una palma in mezzo al deserto, non si scorge una minuscola porta che conduce tra i familiari muri della città.

A quel punto il cerchio – del viaggio, della storia così come della ruota che in ultimo lampo di genio la ragazzina disegna nel vuoto – si chiude. E si sa, il bello del cerchio è che proprio là dove si chiude, riinizia. Così – presto fatto – con due cerchi si fa una bici, con una bici si fa un’amicizia, e con un’amicizia si fa una nuova avventura nuova, questa volta più reale che mai. E il lettore ha appena il tempo di vedere schizzare via la protagonista. Con in testa l’idea che, più spesso di quanto immaginiamo, gli amici si nascondono proprio dietro l’angolo. E – manco a dirlo – a guardar con attenzione il frontespizio, tra un credito e l’altro, ci si accorge che l’autore ce lo aveva già suggerito!

Bravo!

Quadrato, solido, semplice: già da fuori Bravo! strizza l’occhio, amichevole, al potenziale lettore (o ascoltatore) curioso. Il papero svolazzante che figura in copertina ispira un’immediata simpatia e invita a seguirlo in un breve viaggio che lo porterà di pagina in pagina a fianco di amici più o meno diversi da lui: una lepre, una pecora, un cigno e una farfalla. Ognuno compie un’azione particolare – chi salta, chi corre, chi vola e chi nuota – azioni che il protagonista, in un’ultima pagina, scopre di poter fare altrettanto bene. Il suo viaggio diventa così un percorso di piacevoli scoperte, di nuove abilità, di piccole soddisfazioni e di confronti positivi con sé e con gli altri. Lo stesso che, pur in assenza di piume, può coinvolgere e far crescere un qualunque giovanissimo lettore del libro di Leen Van Durme.

Già pubblicato da Clavis nel 2010 in versione tradizionale, Bravo! approda ora sugli scaffali di librerie e biblioteche con una traduzione in simboli del testo, curata dal Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa e Alternativa di Milano. Il volumetto rinuncia cioè al font buffo della prima edizione per privilegiare l’utilizzo regolare di simboli WLS e garantire così una maggiore leggibilità e partecipazione da parte di bambini con esigenze diverse. Questa attenzione, unita a un testo semplice e dalla struttura ricorrente e a immagini piacevoli, chiare e pulite, dà vita a un libro attento a gusti e bisogni di lettori alle prime armi, che iniziano a scoprire il piacere di avere tra le mani un libro e di decodificare il suo magico contenuto. Il bello è che non si tratta solo di familiarizzare con l’oggetto-libro ma anche con i diversi codici – testi, immagini e anche simboli – che esso racchiude, a tutto vantaggio di chi, più avanti, di quegli stessi codici farà uso. Si tratta quindi di scoprire, di sperimentare, di impratichirsi con la lettura, autonoma o condivisa che sia, fino a poter dire anche ”io so fare tutto quello che fate voi”. (con un libro in mano). Ecco, l’intento di inclusione e condivisione che sta alla base dell’IN-book non potrebbe essere più chiaro!

Bravo, dunque, Clavis, primo editore non specializzato ad aprire il suo catalogo a un libro in simboli (dal prezzo per di più invariato rispetto all’edizione originale!). Bravo il progetto Nati per leggere che, facendo rete con un realtà attivissima sul fronte dell’inclusione come il Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa di Milano e Verdello e patrocinando questo prodotto, ha riconosciuto e promosso il valore di un IN-book per qualunque bambino in tenerissima età. E Bravo, non da ultimo, il lettore che sfoglierà, ascolterà e proverà a leggere e rileggere il bell’albo di Leen Van Durme fino a consumarne, forse, le ben robuste pagine. Il titolo è infatti anche un azzeccatissimo riconoscimento per la piccola grande fatica che la straordinaria avventura del leggere porta con sé.

Bzzzzz

Munita di delizioso abito a pois rosa e di sorriso sincero e amichevole, l’ape protagonista di Bzzzzz parte per un viaggio ronzante tra fiori, funghi, rami, abissi, coperte e nuvole. In visita ad amici animali – dall’elefante al pesce palla, dal gatto alla gallina – l’insetto dai tratti garbati condivide una bevanda calda, sferruzza un calzino, rosicchia un’anguria o consulta una mappa stradale mostrando un’energia davvero invidiabile.

 

Il piccolo lettore segue così il suo volo tratteggiato lasciandosi incuriosire e ispirare non solo dalle forme graziose e baby-friendly e dai colori brillanti ma anche dai buchi di forme diverse che preannunciano o dissimulano i disegni in arrivo.

 

Il libro, firmato nel progetto e nelle illustrazioni da Luisa Rinaldi, fa parte della collana Ullallà di Emme di cui presenta la tipica robustezza e attenzione per contenuti e soggetti apprezzabili dai lettori meno esperti. La totale assenza di parole scritte fa inoltre sì che il volume lasci totale spazio alla fantasia del lettore e di chi lo accompagna nella scoperta di immagini dall’alto potenziale narrativo

Girotondo

Ritrovarsi per un girotondo insieme ad amici diversi: scoiattoli, foche, gufi e topini si danno appuntamento nel libro di Francesco Zito per condividere il più diffuso e amato dei giochi per l’infanzia.

 

A ogni pagina l’incontro con uno o alcuni dei protagonisti del volume, rappresentati nel loro habitat tout court (come le lumachine tra le foglie), nel loro habitat con qualche dettaglio umano (come l’orsetto in gonna e t-shirt in mezzo al bosco) o su un mezzo in tutto e per tutto non naturale (come la giraffa, la scimmia e l’ippopotamo fermi al semaforo sul loro pulmino). Questa mescolanza può confondere il lettore alle prime armi che apprezza tuttavia, con buona probabilità, le illustrazioni coloratissime, non troppo affollate e animate da bestiole disparate.

 

Le pagine, arrotondate, spesse e robuste invitano a una lettura appassionata, fisica e concretamente vissuta come quella che spesso coinvolge i lettori piccolissimi. Ciascuna è arricchita inoltre da una fessura che invita a indovinare e scoprire cosa si nasconde nella pagina seguente.

Chi ha preso le mie scarpe

Cosa succede se una donna in carriera dagli occhialetti chic si ritrova addosso il top hardcore di una vera dura e i calzettoni da ginnastica di una ragazza sportiva? Succede che nasce un personaggio buffo e originale, pronto a tuffarsi in una storia nuova di zecca che il lettore è libero di inventare.

 

Chi ha preso le mie scarpe? è infatti un libro gioco che sfrutta il semplice ma geniale principio della combinazione casuale degli elementi: ogni pagina, che ritrae un modello femminile – dalla mamma all’hippy, dalla vamp alla gothic –, è divisa in tre segmenti sfogliabili separatamente grazie alla rilegatura a spirale e combinabili con due segmenti qualunque tra quelli sottostanti o sovrastanti. Capi, busti e gambe diverse possono cioè comporsi cioè nelle più svariate e pazze combinazioni.

 

Già sperimentato dalla stessa Eleonora Zuber ne Il libro matto e già esplorato da EDT con lo straordinario La mia piccola officina della storie di Bruno Gibert, questo sistema di autocostruzione narrativa viene qui applicato alle sole immagini dando vita a un libro senza parole del tutto insolito. Strizzando l’occhio in primis a bambine fantasiose e incuriosite da abiti e accessori, Chi ha rubato le mie scarpe? può diventare un supporto interessante per stimolare la creatività e la verbalizzazione anche là dove la lettura del testo costituisce un ostacolo concreto.

Biancaneve

Quando il 2014 sembrava già pronto a salutarci, un nuovo nato in casa Uovonero è arrivato ad arricchire la collana dei Pesci parlanti. Così, con una versione essenziale ed espressiva di Biancaneve, la casa editrice cremasca ha aggiunto una settima immancabile fiaba al suo catalogo di libri in simboli. La storia della fanciulla lasciata nel bosco, accolta dai nani, avvelenata dalla mela e risvegliata dal principe, viene qui adattata e tradotta con competenza in simboli PCS da Enza Crivelli e illustrata con stile intenso e malinconico da Tommaso D’Incalci.

Il testo che occupa le pagine di sinistra è conciso e ritmato, distribuito sulla pagina in modo da seguire la punteggiatura e consentire un’adeguata visione dei simboli che ne agevolano la comprensione non solo in caso di autismo ma anche in quei casi in cui, per ragioni diverse, la padronanza dell’italiano risulta traballante. Le illustrazioni, che occupano le pagine di destra, fanno un uso incisivo del bianco e nero, affidando a sprazzi di colore il compito di sottolineare elementi narrativamente significativi o rinforzare l’intensità di immagini la cui cifra pensierosa e a tratti inquietante (penso soprattutto alla strega), recupera lo spirito originale delle fiabe dei Grimm.

Per il suo stile asciutto e poco avvezzo ai fronzoli, la fiaba si presta di per sé naturalmente a una trasposizione che mira a cogliere il succo più concentrato della storia e a renderlo in un modo il più lineare e semplice possibile, così come opportuno nei libri che sfruttano la Comunicazione Aumentativa e Alternativa. Ciò non toglie, tuttavia, che la qualità del risultato possa variare di molto e dipenda strettamente dalle parole che raccolgono e raccontano questo succo, e dalle figure che ne ampliano il significato, il dettaglio e il sentimento. Ecco, il merito di Uovonero sta proprio anche in questo: nel privilegiare fiabe tradizionali, note e arcinote, senza per questo rinunciare a offrire un prodotto non solo accessibile ma anche ricercato e originale. Scegliendo per esempio e di volta in volta illustratori dagli stili variegati, essa celebra anche nell’aspetto estetico dei libri – del quale mai smetteremo di sottolineare l’importanza anche a fini inclusivi – la diversità come ricchezza.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Biancaneve e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Fiume lento. Un viaggio lungo il Po

Ci vuole tempo per leggere Fiume lento. Ci vuole tempo non solo perché le pagine sono molte, trattandosi di un libro senza parole, ma anche perché il ritmo della storia e il pacato dettaglio delle illustrazioni lo richiedono fermamente. Nel dedicarsi con amore e con pazienza al quieto scorrere del fiume della bassa – quello che regala fertilità ma si scatena talvolta con rabbia cieca, quello che abbraccia la vita ripetitiva di campagna e osserva di tanto in tanto eventi eccezionali – Alessandro Sanna regala a un lettore dall’età indefinita una narrazione preziosa e appassionata.

Come suggerisce il titolo, il fiume sta al centro della pagina e del racconto, insieme ai paesaggi, agli abitanti, ai riti e agli avvenimenti che su quegli argini si muovono, si agitano e prendono vita. Così, attraverso quattro capitoli per altrettante stagioni, l’autore sceglie di mostrarci la quotidianità e l’eccezionalità di un mondo che ha un sapore dolce-amaro, sicuramente antico, atavico, profondo. Ci mette dentro l’alluvione in un autunno drammatico e umano, la nascita di un vitellino nel gelo invernale, un amore primaverile ai tempi delle sagre e l’incontro estivo tra Ligabue e la tigre: quattro episodi insieme legati e a sé stanti, particolari e universali, distaccati e profondamente vissuti. In un fitto susseguirsi di citazioni, di richiami di omaggi – che spaziano dalla pittura al cinema, dalla poesia alla storia – siamo dunque invitati a indugiare ma non ad arrestarci, lungo un libro che dura cento pagine, un anno, una vita.

Ricorrendo a una struttura solida e stabile – una illustrazione iniziale a tutta pagina e quattro strisce rettangolari per ciascuna delle pagine seguenti – Alessandro Sanna propone un viaggio dal ritmo ben scandito, sempre identico all’apparenza ma modulato all’interno da una profusione di dettagli, di toni variati, di sfumature, di zoom più o meno marcati che fanno progredire le stagioni e insieme accolgono i sentimenti suscitati dagli eventi. Ne beneficiano gli amanti di storie che non mettono fretta, di libri che richiedono un’immersione silenziosa e di illustrazioni che esplorano il colore in tutte le sue possibilità. Tra questi, senz’altro, anche quei lettori, magari già grandicelli, le cui difficoltà di decodifica del testo non precludono possibilità immaginative e riflessive ampie e raffinate.

Bounce bounce

La carta da pacchi ha un fascino tutto particolare. È un piacere da toccare, è un invito a scrivere ed è l’involucro più stuzzicante per un regalo coi fiocchi. Ecco perché, forse, Brian Fitzgerald l’ha scelta come base per il suo originale albo: per farne ai suoi lettori un regalo gradito e tutto da scoprire.

Bounce Bounce, vincitore non a caso del primo Silent Book Contest  indetto nel 2014, si sviluppa su pagine quadrate e naturalmente rigate, dalle quali affiorano, quasi in trasparenza, i singolari personaggi che popolano il libro. Protagonista, in particolare, è un insetto stravagante, un po’ apetta e un po’ astronauta, che svolazzando tra i fiori incappa in un palloncino, lo gonfia e ci finisce dentro, come inghiottito. Inizialmente intimorita, la bestiola impara presto a godersi il viaggio e le meraviglie che da un velivolo così speciale si possono osservare: pesci, mongolfiere, navicelle spaziali e stelle. Fino a quando il palloncino non si stappa, peraltro grazie a quello che si potrebbe considerare il famoso “gancio in mezzo al cielo”! Fine della corsa, avanti il prossimo: il palloncino è pronto a caricare un altro passeggero e un millepiedi freddoloso si fa subito avanti. Il libro si chiude così, con la promessa di un nuovo meraviglioso viaggio e dei mille altri che potrebbero seguirgli.

Capace di accompagnare, con la levità di un palloncino leggerissimo, attraverso mondi lontani – terresti, stratosferici e subacquai –  Bounce bounce unisce un sapore vintage, con i suoi toni bruni e carta da zucchero, a una sfumatura moderna, con la sua scelta di forme surreali e di un racconto silenzioso. La combinazione è davvero piacevole e fa di questo libro un piccolo e prezioso diario di viaggio.

Cappuccetto rosso

La storia di Cappuccetto Rosso la conosciamo tutti. Per questo realizzarne una versione nuova e capace di stupire e appassionare non è cosa da ridere. L’illustratore Juanjo G. Oller ha però colto la sfida con risultati interessanti. Il suo è un Cappuccetto rosso moderno e minimalista, che, con solo effetto delle immagini e senza alcuna parola, riesce a suscitare curiosità e inquietudine.

Il libro è tanto essenziale quanto complesso. Le sue linee, profonde e dense, invitano a uno sguardo attento e poco frettoloso, capace di cogliere il valore dei dettagli che spuntano da sfondi netti e il significato di una cornice che diventa cuore dell’illustrazione.

Il tratto insolito e una tavolozza ristretta usata con sapienza danno a una storia senza tempo una nuova chiave di lettura che può intrigare i piccoli lettori e forse ancor più i grandi che li accompagnano. Non a caso, il volume strizza l’occhio agli adulti non solo con una veste grafica raffinata ma anche con la scelta di far seguire al racconto per immagini la versione originale della fiaba firmata dai fratelli Grimm e un saggio di Gustavo Martin Garzo sui significati che essa può celare.

Tutti i colori

È un libro con i buchi dei più classici, Tutti i colori. È un libro con i buchi ma senza le parole: due validissimi motivi per esplorarlo con curiosità, provando a indovinare cosa si nasconda sotto ogni foro e dando la propria voce ai personaggi che popolano le pagine. Orsi polari, vermi, balene e civette sono solo alcune delle creature che sorridono al lettore, immortalate in situazioni più o meno strambe.

Federico Mariani le racconta con semplicità, in una successione che non presuppone una vera e propria storia. Al di là del foro che unisce a due a due le pagine consecutive, il libro fa infatti del colore l’unico vero elemento di connessione tra le diverse facciate. Il tratto dell’autore è netto così come  le tinte, il che contribuisce a rendere la decodifica delle immagini elementare e soddisfacente anche per i lettori meno esperti.

Il ciglio del camaleonte

Dove si nasconde l’irresistibile camaleonte uscito dal pennello di Alessandro Sanna? Il suo ciglio birichino ricorda molto l’orecchio dell’elefante, la coda della giraffa e lo spruzzo della balena… che sia proprio lui ad assumere quelle forme in un viaggio attraverso oceani e savane? Al lettore la mimetica decisione…

L’autore si limita infatti a offrire le illustrazioni, senza aggiungere una singola parola. La storia vien dunque fuori da sé, alimentata dall’immaginazione di chi sfoglia le poche pagine del librino cartonato. Fondamentali, per seguire il gioco narrativo, sono il titolo e la copertina del volume dove il ciglio pronunciato del rettile compare in tutta la sua centralità.

Maneggevole e compatto, raffinato e insolito, Il ciglio del camaleonte è adatto a solleticare la fantasia dei più piccoli, facendo delle illustrazioni prive di fronzoli e delle tinte acquerellate il suo vero punto di forza. 

Storie con la CAA 3

Tre storie di amicizia, a loro modo originali, sono al centro dell’ultimo volume in simboli pubblicato da Erickson. Con la talpa Clotilde alla ricerca del coniglio Filippo, con Clarabella che apre la sua casa splendente alle altre goccioline e con la meteora Lucilla che arriva puntuale all’appuntamento con i terrestri grazie all’aiuto di Vecchio Pietrone, Storie con la CAA 3 celebra il valore della relazione umana, del reciproco aiuto e dell’affetto: temi di particolare delicatezza soprattutto ma non solo per i bambini con disturbi dello spettro autistico.

Destinatari privilegiati di questo lavoro, i bambini con esigenze comunicative speciali possono trovare nel libro spunti narrativi più complessi rispetto ai due precedenti volumi della collana, grazie a testi più ampiamente strutturati e felicemente supportati dalla scelta di un sistema simbolico meno intuitivo ma più articolato quale quello dei WLS (Widgit Literacy Symbols).

Contraddistinto da un formato insolitamente ampio, da illustrazioni dal sapore casalingo e da storie dalla struttura piuttosto, il volume lascia trasparire un’origine artigianale ma curata. I tre racconti nascono, non a caso, all’interno dell’iniziativa “Leggere diversamente” della biblioteca civica di Brugherio che ha visto coinvolte e integrate professionalità diverse di ambito soprattutto educativo e riabilitativo. D’altro canto, proprio questa peculiarità garantisce al volume un particolare rigore nell’utilizzo dei simboli e un elevato grado di rispetto nei confronti delle esigenze di lettura dei bambini con difficoltà comunicative.

Telefono senza fili

Che sia un libro prezioso e raffinato lo si deduce non solo dal prezzo, ma anche dal grande formato, dal profumo antico e dalla sensazione che danno al tatto le sue pagine lisce. Telefono senza fili si presenta da subito così, nella sua veste nobile e patinata. Ma dietro la benda del pirata in copertina c’è forse un occhio che si strizza, consapevole che sotto la foggia distinta di un libro può celarsi un autentico inno al divertimento.

Tra la prima e l’ultima pagina dell’albo nato dalla mente di Ilan Brenman e della mano di Renato Moriconi, si dipana infatti uno dei giochi più vecchi del mondo: un gioco semplice e universale, per cui non servono altro che parole e silenzi. I silenzi – eloquentissimi però – è il libro a metterle, con la sua scelta di procedere per sole immagini; le parole invece sta al lettore trovarle, ispirato dalla successione di personaggi implicati nella trasmissione del messaggio. Disposti rigorosamente uno per pagina e tratteggiati con un gusto estetico raro, questi sono scelti con cura e minuzia a condensare in poche pagine secoli interi di storia e di storie.

Giullari, re e cavalieri si incontrano con nonnine, rossi cappuccetti e cacciatori, dando vita a un passaparola irresistibile che richiede sottile attenzione per i dettagli. Una lettura distratta scorre via piacevole e affascinata (che già non è poco!) ma una lettura accorta tira fuori davvero il meglio di un albo come questo, rivelando la logica sottesa agli abbinamenti delle doppie pagine, la circolarità del gioco narrato e la tensione infine spezzata con i limiti imposti dalla pagina.

Il bradipo dormiglione

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Al mondo ci sono pigri e pigri. Ci sono i pigri di bassa lega, quelli che scansano fatiche e compiti. E poi ci sono i pigri veri, quelli che fanno del pisolino la loro religione, che conoscono l’autentico valore di una sonora ronfata e che scambierebbero tesori e gemme con una siesta degna di questo nome. Ecco, il bradipo di Ronan Badel è un adorabile esemplare di questa seconda categoria. Non solo come i suoi simili dorme con gusto e fa della pennica la sua attività principale, ma dimostra anche la rara capacità di perpetrare quest’occupazione in condizione davvero avverse.

Non c’è caduta d’albero, viaggio in rimorchio, discesa tra le rapide, cascata impetuosa o naufragio che tenga: il bradipo dormiglione non schioda di un millimetro. Impassibile e saldo, mantiene la posizione come un fedele soldato del sonnellino. E per fortuna che anche nella foresta esistono amici coraggiosi e leali, pronti a fare follie per mettere in salvo un compagno appisolato. È infatti un temerario serpente, caldamente supportato da un ranocchio e da tucano, a lanciarsi in uno spericolato viaggio per riportare a casa il bradipo assopito, quando lo sciagurato albero su cui tutti loro vivono viene abbattuto.

Il tutto, in un albo molto verde, poco impegnativo e per nulla scritto. Il bradipo dormiglione è infatti un silent book, il quarto della collana per ragazzi di Terre di mezzo che con buona mira e ottimo gusto pesca dal ricchissimo catalogo della francese Autrement Jeunesse. Come nell’inseguimento di volpi, polli e bestie varie di Béatrice Rodriguez, anche qui personaggi buffi animano una narrazione per immagini schizzata ma limpida, su pagine più larghe che alte, dai paesaggi sconfinati e dai dettagli salienti: al lettore lo sfizio di scovarli, decifrarli e dar loro voce. L’intera storia prende infatti forma in base alle parole di chi legge fino a quando, giunto all’ultima pagina, questi lascia in punta di piedi la placida foresta. Shhhh, silenzio: c’è qualcuno che vuole dormire!

L’uovo e la gallina

È nato prima l’uovo o la gallina? Più di quarant’anni fa Enzo e Iela Mari hanno provato a domandarselo dando vita a un silent book che ancora oggi resta un classico. L’uovo e la gallina, recuperato a catalogo da Babalibri, mostra infatti in modo ultra ravvicinato come il ciclo della vita passi progressivamente attraverso gusci, piume e pennuti a tutto tondo.

Dall’allestimento di una morbida base per la cova ai primi vermetti beccati in autonomia, gli autori riprendono con la loro consueta attenzione al dettaglio, tutte le fasi di sviluppo di un pollo. Tutto giocato su una stimolante alternanza tra ciò che accade dentro e ciò che accade fuori dall’uovo, il libro non manca di arricchire l’intero racconto con un lavoro sapiente sull’uso dei colori.

Una veste tutt’altro che casuale e ben gradevole racchiude perciò una proposta insolita che mescola la curiosità scientifica e una traccia di narrazione che sta al lettore animare con le sue proprie parole.

L’albero

Un obiettivo fisso che punta a un albero dall’aspetto secolare e ai pochi metri che lo circondano. Fine. Non ci sono stravolgimenti, cambi di prospettiva o strampalate invenzioni in questo libro: tutta la magia del racconto è già contenuta infatti nello scorrere ciclico della natura. E come una spettatrice rispettosa, Iela Mari, non fa che prenderne atto e condividere con il lettore la sua scoperta.

Con il suo tratto preciso e misurato, l’autrice mostra perciò a filo di pagina come sopra, sotto e intorno all’albero vadano e vengano inquilini diversi – un ghiro, una coppia di uccelli e la loro prole – che con esso interagiscono secondo i ritmi dettati dalle stagioni. Neve, nebbia e sole si inseguono, i nidi si riempiono e si svuotano, i germogli sbocciano e appassiscono: tutto trova un compimento che è insieme anche occasione per un nuovo inizio

Pacato e privo di parole, il libro costituisce un intramontabile invito a cogliere il meraviglioso custodito ma anche offerto generosamente dalla natura a chi le conceda un occhio curioso e attento.

Flora e il fenicottero

Attenzione attenzione, non fatevi ingannare dal rosa imperante di Flora e il fenicottero. Sotto le diffuse tonalità pastello – dalla copertina alle decorazioni, dai protagonisti agli elementi di sfondo –  questo silent book racchiude ben altro che un racconto stucchevole tutto confetti e sdolcinerie da smorfiosette. Ad apprezzarlo non saranno perciò solo le piccole amanti della danza e della femminilità a tutti i costi ma anche e soprattutto coloro che vogliano tuffarsi (metaforicamente e letteralmente) in una storia buffa e ironica di amicizia.

Lo si intuisce fin dalla prima pagina in cui, alla postura elegante e seriosa del fenicottero si unisce e contrappone il passo goffo di un piedino munito di pinna. Fa così la sua comparsa Flora, una bambina ostinata e spiritosa, che trasformerà le pagine seguenti in un passo a due insolito con il pennuto. Dalle prime velate schermaglie sino all’eclatante finale, i due si esibiscono in una danza in cui gli sguardi, i movimenti e i reciproci avvicinamenti creano una coreografia e un legame divertenti e teneri.

Molly Idle dà insomma vita in quest’albo a due personaggi deliziosi che tirano fuori il meglio di sé nel reciproco rapporto di contrasto e condivisione, invitando a scoprire ciò che, con spirito aperto, dagli altri possiamo apprendere e agli altri possiamo insegnare.

Guarda guarda

Guarda guarda è una storia di sguardi e di silenzi. Una storia in cui l’incomunicabilità di chi parla lingue diverse si stempera nel comune senso di meraviglia per qualcosa di straordinario come un cielo che si anima di colori e immagini. Protagonisti di questa storia sono una giraffa e un ghepardo che si incontrano nella savana e che, dopo un primo avvicinamento furtivo e diffidente, scoprono di poter condividere un pezzo di strada, un’emozione e un’amicizia senza dover per forza usare le parole.

Lucidando le stelle e godendo insieme del loro spettacolo, i due animali raccontano della possibilità di capirsi con gli occhi e lo fanno, non a caso, all’interno di un libro di sole immagini. La storia (non proprio immediata) procede infatti attraverso illustrazioni evocative che toccano corde profonde e lasciano ampissimi margini all’immaginazione del lettore.

Guarda guarda nasce da un progetto condiviso tra associazioni che promuovono il riconoscimento e il diritto all’uso della lingua dei Segni (come il gruppo SILIS o la cooperativa il Treno), un istituto tecnologico che studia l’acquisizione del linguaggio (come il CNR di Roma) e una casa editrice impegnata nel sociale come Carthusia. Il libro è cioè a sua volta un incontro tra realtà che parlano lingue diverse ma che, forti di un comune intento, possono dar vita a un risultato sorprendente.

Quindi ci penserà il polipo

Quindi ci penserà il polipo è un libro tattile tenero e semplice. Racconta di due pesci dalle code aggrovigliate che vengono liberati da un polipo astuto grazie a una soluzione originale e ingegnosa. Attraverso pagine colorate ricche di spugne in forma di alga, tessuti glitterati in forma di pesce e carta vetro in forma di spiaggia, i giovani lettori hanno la possibilità di farsi coinvolgere da una piacevole storia di amicizia, esplorabile sia con lo sguardo sia con le dita.

Nonostante l’aspetto artigianale e la precarietà di alcuni elementi attaccati alla pagina, la qualità della ricerca profusa in questo volume è davvero rimarcabile. La scelta dei materiali è in effetti azzeccata ed evocativa e l’attenzione riservata all’esplorabilità  e all’impiego interattivo dei soggetti è stimolante e ben calibrata.

Se poi si aggiunge che il racconto è nato da un percorso di scrittura che ha visto protagonisti numerosi bambini e che la sua realizzazione ha coinvolto diversi soggetti in difficoltà, non si può che considerare questo prodotto davvero prezioso, sperando che possa trovare un’ampia e meritata diffusione.

Tortinfuga. Ma le torte dove vanno?

Lo aspettavamo da mesi e ora, finalmente, la seconda rapina di torte firmata da Thé Tjong-Khing è bell’e sfornata, pronta da gustare! Torna all’attacco la truppa di fortissimi personaggi già noti ai lettori di Tortintavola, questa volta tutti intenti ad affrontare una scarpinata per godersi un ghiotto pic-nic.

Ciascuno col proprio carico (dai ferri da maglia all’ombrellone) e con il proprio mezzo (dalla sedia a rotelle ai trampoli), gatti, conigli, lucertole e bestiole di ogni sorta si avviano su per la collina. Quando, a fatica ultimata, si accorgono che le torte sono scomparse, si scatena un autentico parapiglia. Facile incolpare i topolini in tuta da Diabolik, già macchiatisi del reato la prima volta. Ma a voler andare a fondo della faccenda si scopre che i pregiudizi possono giocare brutti scherzi e che qualche insospettabile può rivelarsi meno innocuo del previsto.

Anche a questo giro l’autore non perde l’occasione di intrecciare tra loro piccole e sfiziose trame individuali e proprio qui, forse, sta il bello di un libro senza parole come questo. Senza una direzione unica di lettura, ci si può infatti sbizzarrire a (ri)percorrere il volume a piacimento, svelando d’un fiato il mistero del furto o scorrazzando, piuttosto, tra le pagine, dietro le angherie di un coniglietto-bullo, le sventure di un’elegantissima barboncina o le indigestioni dei un ingordo topino a righe.

Una pesca straordinaria

Ci sono personaggi che rallegrano la giornata e allargano il sorriso. È il caso di Volpe e Gallina (ndr. i nomi sono di fantasia!), già protagonisti de Il Ladro di polli e ora nuovamente a caccia di avventure in Una pesca straordinaria. Dopo essersi sistemati in un albero-casa in riva al mare, a seguito di un fuga amorosa come non se ne gustano spesso, l’insolita coppia creata da Béatrice Rodriguez se la vede, in questo nuovo episodio, con un uovo da accudire e con un frigo da riempire.

Constatata la desolante situazione alimentare di casa, la gallina affida senza indugi la futura prole alla volpe e si lancia a procacciare la cena. La sua sarà una pesca tutt’altro che tranquilla: straordinaria, come recita il titolo, ma anche spassosa e travolgente. Un attimo e il ghiotto pesce palla da lei catturato tira, infatti, in ballo un uccellaccio spaventoso, una nidiata famelica e un mostro marino in un turbine  di corse e rincorse davvero irresistibili. Gli sforzi, però, vengono giustamente ripagati e a fine giornata la famigliola – ormai cresciuta – può godersi una cena davvero speciale.

Senza deludere le aspettative di chi si è innamorato della prima avventura vol-pennuta, l’autrice torna a divertire con un albo senza parole che strizza continuamente l’occhio al lettore. E che questi voglia o meno leggere tra le righe un ribaltamento sottile e silenzioso dei ruoli e degli stereotipi di genere (peraltro, in francese, la volpe è proprio maschile – le renard – mentre la gallina è proprio femminile – la poule), si troverà comunque tra le mani un racconto capace di stupire e mostrare con ironia il reale potere narrativo delle immagini. Azioni e sentimenti si dipanano, infatti, qui con grande limpidezza, grazie a un tratto essenziale che attribuisce significati netti a impercettibili variazioni di linee. A sostenerlo, un ritmo e una ripresa squisitamente cinematografici che grazie a sequenze ravvicinate e piani lunghi ben alternati restituiscono a ogni momento un’intensità mai noiosa.

Indovina chi ha ritrovato Orsetto

Indovina chi ha ritrovato Orsetto è un elogio silenzioso ai dettagli apparentemente senza valore. Come le tracce nella neve che, a prima vista insignificanti, possono in realtà svelare a chi le osservi con cura molte cose a proposito di chi le ha lasciate. Le tracce del libri di Gerda Muller raccontano per esempio di una passeggiata di tre persone nel bosco, di piccole deviazioni per raccogliere frutti, di girotondi intorno agli alberi, di soste per riposarsi e di sofisticate operazioni per costruire capanne. Ma lo fanno senza dire una parola così che il lettore possa divertirsi a seguire le orme e a indovinare le storie che esse celano e rivelano allo stesso tempo.

Così, raccogliendo gli indizi che l’autrice non manca di disseminare lungo le pagine, ci si ritrova a seguire una mamma premurosa e due bambini curiosi in gita sulla neve, riconoscendone via via l’andatura, gli interessi e i percorsi. Ma non è tutto. Come volendo strizzare l’occhio al lettore fino alla fine, l’autrice attribuisce particolare valore a quelle parti del volume normalmente bistrattate, come la terza e la quarta di copertina. È proprio qui, infatti, che si concentra il maggior numero di soffiate sul senso della storia, come la possibilità di conoscere i personaggi e di scoprire (o verificare se si è già stati molto bravi) le loro azioni.

Un pianeta che cambia

Un buco con una storia intorno: parafrasando una nota pubblicità di mentine, questo potrebbe essere lo slogan del bon bon editoriale firmato da Jimi Lee. Un pianeta che cambia è infatti un libro sui generis, tutto costruito sul contorno di un buco che più centrale non si può e che rappresenta il nostro bistrattato pianeta.

Intorno ad esso, a partire da un germoglio, si sviluppa dapprima la vita, sopraggiunge poi la distruzione in forma di fumi e grattacieli, e ristabilisce infine un equilibrio una crescita armoniosa tra natura e progresso. In questo modo, riprendendo la linea curva del pianeta, il cerchio si chiude. E la storia, mostrandoci gli effetti nefasti di una cementificazione selvaggia, ci invita a non riaprirlo mai più, perché non è detto che la natura strapazzata ci conceda nuovamente un’occasione di riscatto.

Senza bisogno di ricorrere all’uso di parole, Un pianeta che cambia fa della sobrietà la sua forza, risultando maneggevole e accattivante per i lettori più piccoli ma al contempo raffinato e suggestivo per i lettori un po’ più cresciuti.  Nel libro di Jimi Lee, poi, la forma è già contenuto e partecipa del significato trasmesso. Innovativa e insolita, essa stimola la curiosità del lettore invitandolo a esplorare in libro da ogni lato e a rimettere – simbolicamente e fisicamente –  al centro delle sue priorità il pianeta che ci ospita.  Il rispetto della nostra casa naturale appare qui fondamentale, per scongiurare l’eventualità che essa si ribelli e ci costringa, nella migliore delle ipotesi, a ricominciare tutto daccapo.

C’era una volta un topo chiuso in un libro…

Come le persone, ci sono libri capaci di mantenere uno spirito fresco e spensierato anche superata la soglia dei trent’anni. È il caso di C’era una volta un topo chiuso in un libro di Monique Felix: un libricino senza parole dal sapore un po’ vintage ma estremamente stuzzicante, concepito e pubblicato per la prima volta in Francia negli anni ’80 e riproposto 2009 in Italia dalle Edizioni EL nel. Un’intuizione non da poco quella della casa editrice triestina, dal momento che da lì a un anno il volume avrebbe vinto l’Andersen come miglior libro mai premiato.

Il formato del volume– piccolo e quadrato – non è consueto e genera un primo silenzioso invito a dare una sbirciatina tra le pagine. Il titolo poi, così sospeso e curioso, porta il lettore con un piede dentro il volume prima ancora di averne girata la copertina. Da lì, seguire le avventure del topino protagonista è un minuscolo e gustoso piacere: ci si ritrova infatti a essere impazienti – quanto e più di lui – di scoprire il mondo che brulica sotto la pagina bianca e che affiora via via che la bestiola rosicchia la carta.

Tutto basato su questa paziente e progressiva rivelazione illustrata, il libro propone un gioco delicato e moderno con i limiti imposti dalla pagina, in un crescendo ben calibrato di curiosità. Se ne esce deliziati e persuasi dall’idea che tra le tante cose che può essere un libro, non c’è una prigione da cui scappare ma un mondo nuovo, talvolta migliore di quello in cui ci si trova, nel quale tuffarsi a capofitto.

Vicino Lontano

Forma quadrata, colori brillanti, sagome elementari, personaggi buffi: la cifra dei libri Minibombo è così netta che si riconosce da lontano e così stuzzicante che invita a dare una sbirciata da vicino. Voilà! Vicino lontano è non a caso il titolo del nuovo volume senza parole marchiato dall’insettino emiliano e pronto a far ronzare le menti più curiose.

Tutto giocato sulla ricomposizione di un’immagine a partire da inquadrature via via più ampie, il libro invita a scoprire sette animali misteriosi di cui vengono forniti indizi prima birichini e poi chiarificanti. Quelle che sembrerebbero le mammelle di una mucca fucsia si rivelano così, inaspettatamente, le zampette corte di un coniglio stralunato e l’apparente  proboscide tozza di un elefante risulta infine la coda di un uccellino.

Privo di una vera e propria storia ma forte di un meccanismo ludico tanto semplice quanto inesauribile, Vicino lontano mescola in maniera arguta i tratti più tradizionali di un libro e quelli più moderni di una app, trasformando ogni giro di pagina in una sorta di zoom che rivela dettagli inattesi. Come al solito, poi, il divertimento non si chiude con la quarta di copertina ma prosegue a volontà, grazie agli spunti ispirati al libro che il sito di Minibombo propone. Un modo intelligente e piacevole di diventare autori, illustratori e protagonisti, dando la propria personalissima interpretazione di dettagli dal senso enigmatico.

Ghiribizzi

Ghiribizzi è un inno all’invenzione più sfrenata. Traduzione del polacco Rozmanitosti, il titolo è un primo onomatopeico assaggio del viaggio fantastico che il libro propone al suo lettore. Attraverso nove quadri dalle forme, dai colori e dai materiali più disparati, questi accede infatti, a un percorso tattile che può plasmare a suo piacimento dando alle sagome che incontra ad ogni pagina il significato che ritiene più appropriato.

La varietà mirabolante di textures, ritagliate e assemblate in figure astratte e mai ripetitive, non è infatti accompagnata da alcuna parola che rischierebbe di vincolarne l’esplorazione e l’interpretazione. Non c’è insomma un senso giusto o sbagliato qui: ogni strada è buona perché è il lettore in  tutto e per tutto a tracciarla.  L’artista, dal canto suo si limita  – se così si può dire – a proporre stimoli straordinari che generano sensazioni che si trasformano in immagini che a loro volta animano storie sempre nuove e soprattutto personali.

Con questo volume, già vincitore nel 2006 del prestigioso premio internazionale di editoria tattile Typhlo & Tactus, la cura, la perizia e la visionarietà dei prodotti proposti dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi in collaborazione  con Les Doigts Qui Rêvent raggiungono esiti davvero superlativi. E come se non bastasse, la scelta insolita di affidarsi al solo potere evocativo delle immagini tattili rende il volume appetibile anche a chi rischia di inciampare nel testo scritto, per esempio in caso di disabilità uditiva o DSA.

Bonjour Monsieur Hulot

Bonjour monsieur Hulot è un omaggio spassionato al mondo bizzarro creato dal regista francese Jacques Tati. Hulot è infatti, in origine, un personaggio cinematografico anni cinquanta che a bordo della sua scoppiettante autovettura raggiunge un’affollata località balneare e travolge i villeggianti con le sue movenze, il suo umorismo e il suo carico di poetica e buffa attitudine a portare scompiglio.

Nell’albo che l’editore Excelsion 1881 ha scelto di dedicargli si ritrova proprio la leggera ed insolita predisposizione del personaggio a stupire, divertire, commuovere o fare tutte e tre queste cose insieme. Così, quando Hulot fa uscire bolle di sapone dalla sua pipa, quando trasforma una passeggiata nella neve in una rievocazione armstronghiana  o quando risolve i problemi idraulici di casa allagando l’intero quartiere, lascia stampato in viso al lettore un sorriso leggero che si rinnova di pagina in pagina.

Ogni scena, che richiama per concisione e ritmo proprio le gag del film, si sviluppa su due pagine: l’una a fronte e l’altra a retro. In questo modo, il senso dei diversi nonsense arriva solo a pagina svoltata, così che non si rischi di sbirciarlo, guastandosi irrimediabilmente la sorpresa. Ogni brevissimo capitolo diventa un piccolo delizioso enigma in cui scovare la logica sui generis del protagonista, senza che alcuna parola si renda davvero necessaria.

Migrando

Migrando è un dei libri senza parole più complessi ed evocativi finora pubblicati in Italia. Proposto non a caso da una casa editrice raffinata come Orecchio Acerbo, il volume richiama l’attenzione di un pubblico che ha già una buona dimestichezza con le decodifica delle immagini e che sa apprezzare la suggestione più sfuggente in luogo della rappresentazione più netta. Il libro creato da Mariana Chiesa Mateos è insomma, in tutto e per tutto un libro controcorrente: perché sperimenta con forza e successo la forma dell’albo illustrato per un pubblico di lettori esperti, perché accetta la sfida di trattare un tema di scottante attualità e infine perché segue le direzioni dei movimenti migratori, nel loro andar contro certezze, affetti e radici.

A sottolineare questo aspetto, il fatto che il libro non abbia un verso privilegiato ma si legga in parte in un senso e in parte capovolto, come a tradurre in un espediente grafico e narrativo l’idea che ruoli e traiettorie di migrazione non siano mai fissi. Così, chi sessant’anni fa partiva ora accoglie e chi ora parte forse domani accoglierà. E se da un lato dell’albo troviamo figure che riportano alla mente la Lampedusa più drammatica degli ultimi mesi, dall’altro riconosciamo nonni e bisnonni del secolo scorso con le valigie colme di speranza. A far da cornice comune c’è una natura dal forte valore simbolico: l’acqua che, a seconda dei punti di vista,  separa e unisce paesi, ma anche gli alberi e gli uccelli, gli uni dalle radici profonde e gli altri dalla vita volubile.

Il libro si presta ad una lettura molteplice, che sveli di volta in volta dettagli e possibilità interpretative nuove. L’assenza di parole e la scelta di fili narrativi e scenari labili lasciano infatti ampi margini al contributo di ciascun lettore, stimolando emozioni prima che riflessioni.

Il palloncino rosso

A quasi cinquant’anni dalla prima pubblicazione in Francia, e a quasi dieci dalla ripubblicazione italiana a cura di Babalibri, Il palloncino rosso continua a essere non solo l’albo più straordinario firmato da Iela Mari ma anche uno di quei rari libri che non smetteresti mai di ricominciare da capo.

Perché porta con sé un invito velato ma contagioso a inventare e reinventare il mondo, facendo di un palloncino una mela, di una mela una farfalla, di una farfalla un fiore e di un fiore un ombrello, in una girandola creativa che potrebbe continuare all’infinito. E il bello, forse, è proprio quello: che al lettore si offre tutto ciò che occorre – una bella miscela di meraviglia e semplicità inventiva – per far sì che diventi a sua volta ideatore di insolite metamorfosi.

Ecco perché sfogliare questo libro senza parole, così discreto nella sua sobria veste editoriale sia esterna che interna, costituisce un’esperienza preziosa, in cui la fantasia trova casa nelle più ordinarie delle cose.

Il lupo e i sette capretti

Forte di una buona dose di suspance, la storia del lupo e dei sette capretti è una piccola sfida da brivido per lettori impavidi. Trasmessa a generazioni intere di bambini, la favola vede sei dei sette figli di mamma capra ingannati e inghiottiti dal malvagio lupo e infine salvati in extremis dal più piccolo e scaltro capretto. È una storia che racconta di ammonimenti e di coraggio, di fiducia e di astuzia, di timore e di ascolto.

Nella versione in simboli proposta da Uovonero, all’interno della collana I pesci parlanti, il racconto è reso come al solito essenziale e chiaro, ricondotto a una struttura solida e lineare che si priva dei fronzoli per concentrare l’attenzione sui fatti. Le emozioni vengono da sé, grazie alle implicazioni forti della storia e al contributo immaginifico delle illustrazioni. Affidate al tratta di Andrea Alemanno, queste sottolineano i toni tenebrosi della storia dando forma a un lupo cattivo che più lupo cattivo non si può e avvolgendo ogni scena in un’atmosfera sospesa.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Il lupo e i sette capretti e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Il mio leone

Può essere un leone dolce e feroce allo stesso tempo? Senz’altro sì, almeno quanto una storia può essere insieme reale e fantastica, se ad animarla è la mano seducente di Mandana Sadat.

L’autrice e illustratrice de Il mio leone infonde nel gustoso albo senza parole edito da Terre di Mezzo un buon sapore d’Africa, di leggende senza tempo, di pregiudizi stolidi, di lotte e affetti smisurati. Quella che racconta è la storia di un bambino che, ritrovatosi solo in mezzo al deserto, incappa in un leone in prima battuta selvaggissimo ma poi tenero fino alla commozione e capace di incarnare la migliore delle figure genitoriali: quella che ti nutre nello stomaco e nello spirito, che presta attenzione ai sentimenti e alle loro manifestazioni più minute, che condivide momenti di serena intimità, che accompagna alla scoperta della vita e che non esita a proteggere strenuamente dalle minacce. Bambino e leone coltivano così un affetto profondo che adulti guerrieri, nel loro miope istinto difensivo, costringono a relegare nella dimensione intangibile del sogno. Qui, avvolti dal favore del buio, i due protagonisti ritrovano e rinnovano la loro familiarità che si nutre di ricordi condivisi.

Animato da campi larghi che distendono lo sguardo, da colori caldi che avvolgono la lettura e da un racconto variegato che combina doppie pagine quasi immobili ad altre dal ritmo cinematografico, la storia de Il mio leone occupa un albo piccino picciò, che sta in uno zainetto, in un cruscotto o persino in una tasca. Un’ottima soluzione per avere sempre appresso una porta immaginaria da aprire a volontà.

La mela e la farfalla

Un piccolo mistero della natura scoperto e narrato in una veste che più essenziale non si può. Le linee sottilissime e i colori intensi che contraddistinguono lo stile di Iela (ed Enzo) Mari raccontano l’incontro ciclico tra frutti e animali in un susseguirsi di pagine pulite che paiono un documentario minimalista su carta.

Sono pagine prive di fronzoli e parole, quelle de La mela e la farfalla: l’album procede, infatti, per sole immagini senza dettagli eccessivi e fuori posto, seguendo in silenzio la trama di una minuscola meraviglia naturale.

Qui tutto concorre da formulare senso – i colori, i particolari, le somiglianza e le differenze tra una pagina e la successiva – e il gioco di inquadrature sancisce il potente sodalizio tra curiosità scientifica e genio creativo, che è poi forse la cifra di quegli albi senza parole di cui i coniugi Mari sono intramontabili testimoni.

Oh oh

Pagine spesse e illustrazioni leggere: ottima combinazione per rendere un libro accogliente e confortevole, come si addice a un buon rifugio per la fantasia. Così Oh oh, l’albo firmato da Sophie Fatus e già vincitore del premio Andersen 2011 come miglior libro 0-6 anni, incanta per la qualità narrativa delle immagini e convince per la robusta maneggevolezza del supporto. Anche in caso di difficoltà di manipolazione, quindi, la scoperta delle illustrazioni da sogno, delle tinte ammalianti e dei fori misteriosi proposti dall’autrice sarà più pratica e piacevole.

Quello che il volume propone, infatti, ai suoi lettori è un viaggio alla scoperta di personaggi buffi, raffinati, divertenti o graziosi attraverso buchini dalle forme disparate che velano e svelano il contenuto delle pagine successive, che assumono via via significati differenti e che soprattutto invitano a esplorare ogni scena sbirciando non solo con gli occhi ma anche con le dita.

Non c’è una vera e propria storia – o almeno così pare – ad animare il volume pubblicato dalla Emme, ma una carrellata di personaggi, ciascuno protagonista di un quadro dalle tinte pastello ben calcate. Tante piccole storie possono nascere, accendersi ed esaurirsi nel raggio di una doppia pagina, se il lettore curioso ne assembla e interpreta i dettagli. Così, la farfalla colorata che annusa il fiore dai petali a cuore è forse innamorata e la mucca dalle macchie in forma di nuvola è forse un bovino volante. Chi può dirlo?  Sta al lettore e a chi lo accompagna dare un senso ad ogni particolare e sfumatura, scovando attraverso fessure fantastiche spiragli di narrazione del tutto personali.

Si vede non si vede

Ad ogni pagina sfogliata del nuovo libro di Minibombo pare di spegnere e riaccendere la luce, ritrovandosi di fronte uno scenario sempre nuovo: una volta un prato, un’altra il cielo, un’altra ancora una strada o un campo di fragole. Non solo, in ogni nuovo contesto si ritrovano anche il coccodrillo, la gallina con prole, l’ippopotamo, il topino e le altre bestiole protagoniste del volume: sempre nella stessa posizione, con le  forme accennate e gli occhi strabuzzati.

Restano immobili questi personaggi, come allo scoccare del tic-tac dell’orologio di Milano, e danno luogo a scene bizzarre in cui l’elefante fa bolle sott’acqua o l’orso attraversa la strada a due corsie. Ma quel che è più buffo, in questo libro senza parole, è che i colori netti e vivaci che caratterizzano non solo lo sfondo ma anche gli animali, li rendono a turno invisibili se non per qualche dettaglio, come una zanna, un becco o due narici sparpagliate qua e là. Lo sa bene il camaleonte che – sfortuna sua e spasso nostro – non compare che in prima pagina e sbuca in seguito solo con gli occhi.

Così, attraverso pagine che non raccontano una storia complessa ma che suggeriscono possibili viaggi immaginari, Si vede non si vede stimola un’interazione giocosa con l’oggetto-libro. La stabilità, poi, delle figure, delle loro posizioni e dei loro colori rende la fruizione del volume piuttosto agevole e rassicurante.

Il mare

Ne Il mare di Marianne Dubuc ci sono un gatto bianco e nero, dagli occhi tondi e dal naso a carota, e un pesce rosso brillante, dalle pinne pazzerelle che si trasformano in ali. Per diverse pagine i due si scrutano con sospetto da un lato all’altro della boccia di vetro, solido e invisibile confine di avventure illimitate, fino a quando la zampa del gatto si infila furtiva e vorticosa nell’acqua, dando una svolta alla giornata di entrambe le creature.

Quello che inizia a questo punto è infatti un viaggio magico, che attraversa tetti, cieli, boschi, grotte, montagne e persino crateri lunari. Il gatto segue il pesce – che poi, straordinariamente, è un po’ pesce ma anche un po’ uccello – con la curiosità e la flemma che si addicono più a un  affascinato viaggiatore che a un temibile cacciatore. Così, quando la sua preda si tuffa infine nel mare, non gli resta che restare ad ammirare incantato quell’ultimo panorama che gli si staglia in fronte.

Anche il lettore, dal canto suo, rimane ammaliato da un libro che si presenta davvero come un silent book, non solo perché fa a meno delle parole ma anche perché il tratto placido dell’autrice sa ricreare una quiete del tutto adatta a un vero viaggio di scoperta. Tutto giocato sui contrasti di trame, colori, inquadrature e distanze, il volume approfitta delle sue numerosissime pagine per seguire passo passo, e dunque in maniera molto chiara ed evidente, un volo dell’immaginazione insolito e fantastico.

 

 

Il ladro di polli

Il ladro di polli è una coccola a colori che fa bene all’immaginazione e all’umore: una storia senza parole che stuzzica e cattura, invitando il lettore a una corsa sfrenata sulle tracce di coniglio, galletto e orso, a loro volta sulle tracce di volpe e gallina. Voilà, i protagonisti irresistibili dello squisito libro di Béatrice Rodriguez sono tutti qui: i primi inseguono i secondi a causa di un apparente rapimento della pennuta.

Ma le cose stanno davvero come sembra? Attraverso montagne, tunnel, mari e boschi si scopre che il rapimento ha in realtà le fattezze di una fuga d’amore e che lo stereotipo per cui creature diverse non possono volersi bene si dissolve alla velocità di un bacio.

Il libro, nutrito di avventure a perdifiato e animato da un tratto spiritoso, si presta a una piacevole lettura con replica soprattutto perché ogni volta che si ricomincia si rivelano dettagli curiosi sfuggiti in precedenza. Diventa così un piacere scoprire mano a mano la gelosia del galletto, la leadership del coniglio o i diversi stati d’animo della gallina e farsi da essi guidare nell’interpretazione di una storia tanto semplice quanto avvincente.

Il libro bianco

Che da padrone la facciano le illustrazioni, in questo silent book delizioso, lo si può intuire persino a libro chiuso: il titolo, infatti, assume piena forma solo quando il rullo da pittura del protagonista ha tinteggiato l’intera superficie della copertina, retro compreso. Con la rapidità e la malizia di una strizzata d’occhio, l’involucro anticipa così al lettore furbetto il principio essenziale che ne anima il contenuto.

Ogni pagina è un muro bianco sul quale un bambino dal buffo taglio a scodella stende uno strato di colore da cui emergono, per magia, creature di ogni sorta. Come dipinte a inchiostro simpatico sulle pareti, esse fanno prima capolino e si manifestano poi nella loro interezza, solo quando i colori della fantasia prendono il sopravvento. Con tutte le controindicazioni del caso, però! Perché si sa: gli uccelli spiccano rapidi il volo, i pesci possono guizzar via, gli animali esotici sono imprevedibili per non parlare dei dinosauri… per fortuna, tra le tante, c’è una bestiola che non fugge e non ringhia, ma riempie anzi di feste il protagonista, accendendo il più grande dei sorrisi sotto la sua frangetta impertinente.

Schietto e spensierato, Il libro bianco è un libro dai contenuti freschi e dallo stile davvero irresistibile. È proposto da Minibombo, una casa editrice arguta e stuzzicante, decisa a solleticare i piccoli lettori  (ma anche i grandi dal sorriso allenato), grazie a libri curati e curiosi la cui risonanza fantastica si allarga nelle applicazioni online e nelle attività creative di cui ciascuno è corredato. Un invito genuino a fare della lettura una piccola miccia per esplosioni di fantasia portentose.

Diario di una schiappa

Un giorno, qualcuno della Emons ha pensato di far leggere a Neri Marcoré Diario di una schiappa di Jeff Kinney. Ecco, chiunque sia questa persona, è un vero genio. Ascoltando l’audiolibro non si può fare a meno di pensare che il famosissimo e goffissimo protagonista del libro, Greg Haffley, non potesse aver altra voce che quella dell’attore marchigiano, con la sua flemma sarcastica e il suo buonumore sorridente e mai sguaiato.

Il risultato è irresistibile: dieci mesi di scuola e undici capitoli di spasso, raccontati con leggerezza e humour da uno dei più originali comici italiani. Un’occasione imperdibile anche per bambini ciechi e ipovedenti di gustare le avventure (o per meglio dire le disavventure) dell’undicenne esilarante alle prese con la scuola media, i suoi abitanti e il suo contenuto ad alto potenziale di guai.

Nel suo diario, infatti, Greg riporta con precisione e spirito vari episodi del suo anno scolastico, corredando il tutto con vignette buffe che ravvivano il testo e gli danno una marcia in più. Ecco perché, in caso di difficoltà di lettura o dislessia, l’utilizzo congiunto del supporto audio e del volume cartaceo è assolutamente consigliato!

Raperonzolo

Una fanciulla dai capelli lunghissimi, una torre inespugnabile e un cavaliere temerario. L’ultima proposta della casa editrice Uovonero attinge una volta di più dal ricchissimo patrimonio delle fiabe tradizionali, dando nuova eco e nuova linfa alla storia di Raperonzolo.

Le vicende commuoventi dei due innamorati divisi dai malefici di una perfida strega danno in particolare un’impronta nuova e intensa alla collana dei Pesci Parlanti, anche grazie alle illustrazioni oniriche di Antonio Boffa.

Il volume è frutto di un curatissimo lavoro di rielaborazione testuale, che mira a cogliere l’essenza della storia, e di una scrupolosa operazione di trasposizione in simboli PCS, che consente anche a chi sperimenta difficoltà comunicative di accedere agevolmente al testo.

Per venire incontro a esigenze diverse di lettura, dal 2018 Raperonzolo e e le altre fiabe de I Pesci parlanti sono proposte dall’editore cremasco anche in una nuova collana chiamata I Pesciolini i cui volumi, identici nel contenuto ai loro “fratelli” maggiori, fanno a meno del formato Sfogliafacile e della cartonatura, risultando così più snelli ed economici (12.90 €).

Storie con la CAA 2

Le storie di Anna, Marco e degli altri protagonisti del cofanetto Storie con la CAA 2 sono storie di vita quotidiana: storie di gioco, di altalene, di capricci, di biciclette, di minestre, di paure e di somiglianze in famiglia. Sono storie che, con semplicità e ironia, toccano da vicino tutti i bambini e proprio per questo è bello pensare che tutti  bambini possano in esse riconoscersi. Ecco perché l’idea di trasformarle in libri in simboli WLS, accessibili anche in caso di autismo e di disturbi della comunicazione, pare calzare a pennello.

L’iniziativa è firmata dalla casa editrice Erickson, da anni attenta alle tematiche dell’handicap, che propone un secondo cofanetto, dopo Storie con la CAA 1, composto da tre mini-volumi. Accomunati da una struttura snella, da una grafica essenziale e buffa e da una cura lessicale, sintattica e narrativa attenta ai bisogni di giovani lettori con difficoltà espressive, i tr libretti offrono uno strumento pratico e davvero spendibile per allargare le possibilità di lettura a chi normalmente ne viene escluso e per incuriosire con un linguaggio efficace chi alla lettura inizia ad avvicinarsi.

Chiuso per ferie

Chiuso per ferie ma aperto per storie. Il volume senza parole di Maja Celija è un invito senza parole a lanciarsi in capriole narrative sulle cose di tutti i giorni, guardando il mondo dal basso in su. In copertina c’è una porta con tanto di serratura: non resta, insomma, che infilare la chiave ed entrare. Cosa si cela dietro la soglia? Apparentemente niente di speciale: una famiglia in partenza, valigie e scatole, un bagagliaio aperto. Ma il bello deve ancora venire. Con effetto sorpresa ritardato, la luce si accende, il libro si anima e il lettore viene tirato per la manica, accolto in un’avventura piccola ma incredibile.

Quello che accade è che i protagonisti delle foto in bianco e nero, sistemate con cura sulla cassettiera, prendono vita d’improvviso restituendo un significato insolito ad ambienti, azioni e oggetti. Ciliegie e camicie diventano palloni e rete da pallavolo, il forno si fa solarium, il cucchiaio funge da padella e la spugnetta s’improvvisa imbarcazione. Le pagine ospitano, insomma, una festicciola domestica in miniatura da godere fino a quando la chiave non rigira nella toppa, i padroni non rientrano in casa e tutto (o quasi) non torna al suo posto…

È un gioco di dettagli e inquadrature, quello che orchestra abilmente l’autrice costringendo il lettore a regolare a ogni pagina il proprio punto di vista e a ritarare misure e prospettive per riconoscere prima e risignificare poi gli oggetti dipinti. Il risultato è una carrellata di scene colorate e festose che si svelano a poco a poco e con sorpresa, solleticando anche il lettore più riluttante, insospettito magari da un tratto cupo solo in apparenza. E forse anche questo contrasto tra linee malinconiche e contenuti briosi, rafforza l’invito a varcare la soglia delle apparenze e osare immaginare, nella vita come nella scelta di un buon libro.

Tortintavola. Ma la torta dov’è?

Un libro che è anche un gioco-giallo ricco di indizi, una carrellata di quadri in cui smarrirsi,  un invito senza posa a seguire avventure sopra, sotto e attraverso le radure della foresta. Tortintavola è tutto questo, non c’è dubbio, ma è anche un libro meraviglioso che racchiude una storia divertente, appassionante e garbatamente deliziosa.

Non ci sono parole a raccontarla ma due manciate ben scelte di personaggi illustrati le cui vicissitudini si affiancano e s’intersecano a tratti alterni. Tra camaleonti innamorati in vista di un galante rendez-vous, topi che sgraffignano torte alla panna, peluche a forma di coniglio smarriti da conigli in forma di coniglio, famigliole suine in gita di piacere, scimmie dispettose a caccia di piume e cappelli e ranocchi scatenati dalla pallonata facile, quello che si anima sotto gli occhi del lettore è un quadro brulicante di protagonisti e imprevisti, come un Bruegel contemporaneo, molto buffo e  spiritoso.

Vestendo panni insoliti, da spettatore-narratore che s’improvvisa detective, chi si accosta alle pagine irresistibili di questo libro senza parole, già finalista del Premio Andersen 2012, scopre il piacere di una lettura senza una direzione e un ritmo unilaterali. L’invito silenzioso ma travolgente è a seguire la storia a modo proprio – d’un fiato fino in fondo, in parallelo o a ritroso – , accompagnati dalla piacevole sensazione che ci sia sempre qualche dettaglio nascosto ancora da scovare.

Che fretta c’è

Prendersi il tempo di riscoprire le cose piacevoli della vita quotidiana – fare merenda, giocare, guardare un film, amare, concedersi un bagno – senza dimenticare di sorridere, però. Questo ricordano le lumachine nate dalla penna scherzosa e inconfondibile di Agostino Traini: creature minuscole che escono direttamente dalla fantasia dell’autore, divertente e divertito, e che un’analoga porta dischiudono nel lettore. Quest’ultimo, incuriosito dalle protagoniste di Che fretta c’è, si ritrova così in un mondo ricco di dettagli umani ma lumachescamente trasformato, in cui la lentezza diventa la chiave della comprensione e del diletto.

Ciò che compare a ogni pagina voltata è il racconto di un’azione, frammentato in nove piccole scene dalle insolite inquadrature – dettagli, scorci e primi piani soprattutto – seguiti da un’ultima scena a tutta pagina, dallo sguardo più ampio e risolutivo. La tacita sfida è a raccogliere e assemblare gli indizi disseminati in ogni frammento per coglierne il senso globale: una sfida tutt’altro che scontata poiché nessuna parola viene in aiuto del lettore-investigatore. Che fretta c’è è infatti un delizioso libro senza parole che rende l’esperienza della lettura personalizzata e accessibile anche a chi ha difficoltà con l’espressione scritta.

E proprio in questo sta il bello, forse. Perché ognuno può seguire i suoi sentire fantastici, ricostruire la storia che più gli piace, raccontare un evento molto semplice da punti di vista differenti o semplicemente con parole nuove ogni volta, come in un libro-game insolito e rudimentale in cui si legge, si scorre, si fa attenzione a non perdere i dettagli, si scoprono finezze, si risolvono misteri e poi, soprattutto, si torna indietro e si ricomincia con nuova consapevolezza e rinnovata curiosità. Con tutta calma, però. D’altronde, che fretta c’è?

L’isola

Se, come sostiene Suzy Lee, “un buon libro illustrato lascia spazio all’immaginazione” permettendo al lettore e all’artista di “godersi comodamente l’ambiguità”, L’isola di Ronald Tolman e di sua figlia Marije non sfugge alla categoria. Con quel suo lasciarsi leggere e rileggere disseminando tracce di suggestioni sempre nuove, questo silent book si presenta, infatti, come un invito caloroso ma non invadente a scendere con una scaletta da una nuvola spumosa e a immergersi curiosamente in scenari distesi a perdita d’occhio su cui si stagliano figure dai tratti delicati.

Quello che viene proposto, qui, è un viaggio tra isole misteriose in compagnia di un placido orso bianco, dai tratti noti agli affezionati del premiatissimo La casa sull’albero. Al suo fianco il lettore senza fretta ha modo di incontrare distese popolate da pulcinella di mare, banchine rotanti come giostre in forma di sole, lingue di terra regno di dodo e avvoltoi, ricordi d’Africa e di animali equatoriali e, infine, un’isola-palafitta che sa tanto di casa, di approdo e di rifugio in cui condividere la serenità e la meraviglia con qualcuno di vicino. Come un procione violinista, per esempio.

In una successione di vedute a tinte pastello che divengono cornice per l’immaginario, il volume si anima di quella poesia che è propria dei viaggi dalla meta ignota e di quella magia caratteristica dei luoghi così indistinti da poter esser dappertutto e in nessun posto. Ne risulta un gioiellino editoriale indefinito e insieme affascinante, certo non facile da cogliere in un’interpretazione univoca, ma forse proprio per questo capace di stimolare un rapporto personale con le immagini e un dialogo inventivo con e tra grandi e piccoli lettori.

Chi è stato?

Siamo sicuri che carote, pomodori e insalata siano soltanto verdure da condire e pappare? A scorrer le pagine di Chi è stato? si direbbe proprio di no! Nel giro di qualche decina di pagine, tutte colorate e senza parole, i semplici ortaggi riescono a trasformarsi in nasi e capelli di un pupazzo di neve ma anche in oggetto di furti scherzosi e soprattutto in strumento per fare nuove amicizie insolite. Senza che ci sia bisogno di accostare alle immagini alcuna parola, il volume proposto dalla Lapis, cattura, stupisce e appassiona il giovane lettore.

Già, perché si inizia ad essere lettori non quando si scopre il piacere della parola scritta ma quando il libro diventa un oggetto familiare, al centro di un rito estremamente intimo ed arricchente.  Non è detto, allora, che le parole debbano essere per forza stampate poiché a trovarle può essere il bambino che sfoglia le pagine o l’adulto che lo accompagna in questa esperienza di trasporto e invenzione. Ecco allora che libri composti di sole immagini e privi di testo divengono strumenti fondamentali per avvicinare alla lettura e al suo oggetto principe qualunque bambino, compresi quelli che hanno o potrebbero avere difficoltà legate alla comprensione delle frasi.

Che meraviglia!

Storie semplici, illustrazioni deliziose, sviluppi chiari e pagine attraenti: così si presentano i libri della collana “I senza parole”, proposta con passione e cura da Lapis edizioni. I volumi, caratterizzati da una maneggevole forma quadrata e da un rassicurante layout a riquadri, raccontano a lettori curiosi e alle prime armi storie di scoperte, di affetti e di piccole avventure quotidiane.

In Che meraviglia!, per esempio, le strane sfere ritrovate in spiaggia e impiegate con inventiva come biglie, decori o bijoux, svelano all’improvviso il loro contenuto speciale alla protagonista del libro che, per aiutare mille neonate tartarughine a riconquistare la via del mare, si trova a inventare soluzioni bizzarre e ingegnose.

Tutto questo scorre sotto gli occhi senza che le parole siano mai scritte ma lasciando invece che quelle più adatte, sentite e improvvisate vengano fuori proprio dal lettore o da chi, con lui, condivide l’esperienza affettiva della lettura.

Canto di Natale

Se un classico – come affermava Calvino – « è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire», tutti dovrebbero avere la possibilità di rileggerlo a piacere. O di riascoltarlo a piacere, laddove le condizioni di lettura non siano agevoli.

Ecco perché gli audiolibri di alcune pietre miliari della letteratura per l’infanzia italiana possono essere salutati come belle novità nel campo dell’accessibilità letteraria: perché offrono a chiunque uno strumento alternativo per godere di un buon testo e perché garantiscono a un pubblico non vedente o con difficoltà di lettura uno strumento indispensabile per accostarsi a un patrimonio universale.

È il caso de Le avventure di Pinocchio di Collodi, de Il giornalino di Gianburrasca di Vamba o de Il canto di Natale di Charles Dickens, tutti pubblicati in versione integrale da Il Narratore in formati diversi – MP3 scaricabili dal sito, cd audio e cd MP3 – e dunque facilmente impiegabili secondo differenti esigenze e mezzi. La loro registrazione permette un ascolto rilassante e particolare che trasforma a suo modo storie arcinote in una performance da scoprire.

Pinocchio ed. il Narratore

Se un classico – come affermava Calvino – « è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire», tutti dovrebbero avere la possibilità di rileggerlo a piacere. O di riascoltarlo a piacere, laddove le condizioni di lettura non siano agevoli.

Ecco perché gli audiolibri di alcune pietre miliari della letteratura per l’infanzia italiana possono essere salutati come belle novità nel campo dell’accessibilità letteraria: perché offrono a chiunque uno strumento alternativo per godere di un buon testo e perché garantiscono a un pubblico non vedente o con difficoltà di lettura uno strumento indispensabile per accostarsi a un patrimonio universale.

È il caso de Le avventure di Pinocchio di Collodi, de Il giornalino di Gianburrasca di Vamba o de Il canto di Natale di Charles Dickens, tutti pubblicati in versione integrale da Il Narratore in formati diversi – MP3 scaricabili dal sito, cd audio e cd MP3 – e dunque facilmente impiegabili secondo differenti esigenze e mezzi. La loro registrazione permette un ascolto rilassante e particolare che trasforma a suo modo storie arcinote in una performance da scoprire.

Storie con la CAA 1

Le storie di Anna, Paolo e Luigi sono storie di vita quotidiana: storie di gioco, di altalene, di capricci, di minestre, di capelli e di somiglianze in famiglia. Sono storie che toccano da vicino, con semplicità e ironia, tutti i bambini e proprio per questo è bello pensare che tutti  bambini possano in esse riconoscersi. Ecco perché l’idea di trasformarle in un libro in simboli WLS, accessibile anche in caso di autismo e di disturbi della comunicazione, pare calzare a pennello.

L’iniziativa è firmata dalla casa editrice Erickson, da anni attenta alle tematiche dell’handicap, che propone un cofanetto composto da tre mini-volumi: Paolo e i capelli ribelli, Anna e l’altalena e Luigi e il Minestrone . Accomunati da una struttura snella, da una grafica essenziale e buffa e da una cura lessicale, sintattica e narrativa attenta ai bisogni di giovani lettori con difficoltà espressive, i tre libretti offrono uno strumento pratico e davvero spendibile per allargare le possibilità di lettura a chi normalmente ne viene escluso e per incuriosire con un linguaggio efficacissimo chi alla lettura inizia ad avvicinarsi.

C’è posto per tutti

“… il gatto, il topo, l’elefante, solo non si vedono i due liocorni”. Già, i due liocorni non si vedono nell’albo firmato da Massimo Caccia e ispirato alla storia dell’Arca di Noè, ma forse sono soltanto strizzati tra l’opossum e il lama, o restano in ombra dietro l’elefante e il bufalo. Difficile a dirsi: in C’è posto per tutti nulla è scontato e all’occhio attento possono riservarsi sorprese continue. L’ironico albo senza parole proposto da Topipittori gioca infatti con instancabile divertimento sulla proposta di dettagli curiosi da cogliere con fortuna o da ricercare con minuzia.

Tutto è frutto, qui, di una meticolosa e spiritosa attenzione a fare di pagine apparentemente elementari il teatro di un vedo-non-vedo molto intelligente. Quella che sembra una carrellata di animali buffi e variegati manifesta, infine, il suo senso più pieno e dissacrante in un’arca finale stipata all’inverosimile. L’autore dissemina, insomma,  qua e là le tracce del suo intento, stuzzicando il lettore, ma svela la soluzione più autentica dell’opera in un’ultima doppia pagina che è un tripudio di particolari da trovare e ritrovare. Così, proprio quando sembrava conclusa, la caccia al dettaglio si riapre, invitando a scovare nuovi elementi significanti.

Quello che si genera, dall’inizio alla fine, è un incastro perfetto: tra le pagine che, senza soluzione di continuità, fanno scorrere una sorta di unico lunghissimo fondale; tra le inquadrature che assumono un senso solo quando sono messe in successione;  e infine tra gli animali imbarcati che formano nell’arca il più spassoso e insolito dei mosaici.

E ora…tutti in Brasile!

Il connubio tra calcio e libri potrebbe sembrare tra i più improbabili a immaginarsi ma alcuni recenti fenomeni editoriali possono facilmente dimostrare il contrario. E’ il caso della serie Gol!, firmata da Luigi Garlando e pubblicata da Il Battello a Vapore con un costante ampliamento della gamma di titoli, dal 2007 ad oggi.

Volumi come questi, di grande successo tra i giovani lettori, capaci di coniugare la narrazione con la passione del pallone, sono al contempo un risultato e uno stimolo importante: essi costituiscono infatti un segnale della vitalità che può animare le letture dei ragazzi e forniscono, dal canto loro, nuova linfa che alimenta il rapporto con il libro.

Ecco perché ci piace pensare che a titoli di questo tipo si possa garantire la massima accessibilità, magari grazie all’uso delle nuove tecnologie. Così, l’audiolibro di E ora… Tutti in Brasile!, pubblicato dalla Emons, suona come una buona notizia perché segna la possibilità di condividere proposte narrative appassionanti al di là di alcuni limiti imposti da disturbi dell’apprendimento o della visione.

Storia di una stella

Storia di una stella è un libro tattile, al contempo essenziale e non immediato, prodotto da L’Albero della Speranza, casa editrice dalla recente ma ostinata e meritevole attività. La storia che narra è delle più lineari, senza grossi colpi di scena o complicazioni, come si confà ad un libro come questo, destinato ai lettori meno esperti. Tutto giocato su sparizioni, ricomparse e trasformazioni della protagonista che dà il titolo al volume, questo appare nel complesso di facile esplorazione.

Il soggetto è, ciononostante, quanto di più distante si possa immaginare dall’esperienza di un bambino cieco, principale beneficiario del libro. Lontane e percepibili essenzialmente per la loro luce puntiforme e flebile, le stelle restano oggetti difficili da concettualizzare, immaginare e riconoscere, tanto più nella loro caratteristica e stilizzata rappresentazione a cinque punte. Il libro può perciò rappresentare una sfida ardua per le dita alle prime armi per le quali può diventare, però, con l’adeguato accompagnamento, occasione di scoperta di cose esistenti anche se non percepibili al tatto.

Il principe

Ci sono tutti gli ingredienti fondamentali di una fiaba tradizionale in questo libro: dal principe che dà il titolo al volume alla bella di cui è innamorato, dalle prove che deve superare agli oggetti magici in cui incappa, dalla foresta incantata in cui si imbatte al lieto fine che lo aspetta. Ma c’è anche qualcosa in più. Tutti questi elementi sono, infatti, resi accessibili anche ai bambini ciechi grazie alla stampa in braille e all’utilizzo della tecnica del collage materico.

Come le precedenti, quest’ultima pubblicazione a cura de L’Albero della Speranza non rinuncia all’accessibilità tattile dei suoi contenuti, tanto testuali quanto iconici, proponendo un albo suggestivo nella sua semplicità di esplorazione. Il solido castello con i suoi merli, i soffici abiti di panno, l’irregolare terreno al di sotto dei ruvidi tronchi d’albero che infittiscono la foresta amplificano, infatti, la magia della storia consentendo di entrarvi anche in punta di polpastrello. Il risultato è senz’altro piacevole e facilmente condivisibile, presupposti indispensabile per una autentica esperienza di integrazione.

Morbidino e Ruvidino

Un libro che è prima di tutto un viaggio di scoperta, un percorso tra dettagli quotidiani, un susseguirsi di tocchi e carezze. Morbidino e Ruvidino è infatti la storia di due amici dalla texture differente che incontrano animali, oggetti e paesaggi, di volta in volta più simili all’uno o all’altro. Questi incontri conducono il lettore-esploratore a sperimentare sensazioni, a mettere in relazione tra loro cose diverse e ad arricchire il proprio immaginario con particolari che in buona parte prescindono dalla vista.

A contatto con il soffice pelo del gatto, con gli aguzzi aculei del porcospino o con i fruscianti fili d’erba, il bambino conosce e riconosce superfici differenti che stimolano acquisizioni o ricordi, che assumono valenze singolari a seconda dell’esperienza di ciascuno. Ancora una volta, quindi, un esemplare di libro tattile illustrato si presta a letture e manipolazioni alla portata dei piccoli lettori ciechi senza dover essere per questo riservato esclusivamente a loro.