Rose non è una tartimolla
Recensione pubblicata il: 28/06/2013
Quando gli adulti sono “lampioni”, i gatti “baffi da culo”, i mammut “mambrut” e gli amici “adesivi “si è ufficialmente entrati nell’insolito mondo linguistico di Rose: un mondo in cui le parole – a volte del tutto inventate, a volte confuse e a volte distorte – si attorcigliano e si rotolano causando non pochi guai alla piccola protagonista del libro. Intelligente ed emotiva, Rose ha difficoltà a parlare come tutti gli altri bambini, generando così la frustrazione dei genitori, l’ilarità dei compagni e un certo disagio degli insegnanti. Difficile capire dove la lingua alla Rose sia la conseguenza incontrollata di un disturbo e dove sia invece la risposta intenzionale a un mondo di pari e di cari poco comprensivo. Quel che è certo è che quando la bambina apre bocca, ne esce qualche espressione buffa e originale.
Ma chi l’ha detto che la debolezza di lingua e la debolezza di fegato vadano di pari passo? Contro ogni aspettativa, unica nella sua scuola, Rose dimostra di non aver paura di avvicinarsi al cancello proibito che separa le elementari dalle medie e di sfidare le “teste d’insalata al prosciutto” più grandi di lei pur di incontrare il “mezzo lampione” di cui si è innamorata. Da qui sarà tutta una storia di bande, fan, minacce e sorprese che faranno di Rose tutt’altro che una tartimolla. Lo racconta con brio l’autore francese Colas Gutman, offrendo più di un’occasione per sorridere e guardare con affetto a chi ci appare diverso e magari strano. Peccato non si faccia a tempo a prender gusto per questo modo originale di fare, vedere e nominare le cose che il libro è già bell’e che finito.
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