Il tatto del re
Recensione pubblicata il: 28/03/2013
Un re saggio e benevolo che invecchia, due figli gemelli tanto simili nell’aspetto quanto diversi nell’indole e un trono prestigioso da ereditare: gli ingredienti per una fiaba doc, gustosa e affascinante, ci sono tutti. Se poi si aggiunge anche la penna navigata e melodiosa di Roberto Piumini il gioco è fatto. Il risultato sarà un testo semplice ma squisito, capace di raccontare una storia dal sapore antico in cui la disabilità si integra agli altri elementi con apprezzabile naturalezza.
Il vecchio sovrano si ammala, infatti, proprio all’inizio del racconto e la sua improvvisa cecità offre al figlio malvagio l’occasione ghiotta di succedere al trono con l’inganno. Ma qualcosa va storto nel piano del perfido Moriarto e proprio la sensibilità ad occhi chiusi sviluppata dal re finisce per consentire la scoperta e il ribaltamento dell’imbroglio.
L’handicap diventa dunque, un’autentica occasione tanto a livello narrativo quanto a livello umano: da un lato infatti si fa chiave della trama e dall’altro suggerisce il valore dei sentimenti a fianco dell’esperienza. Nonostante il contesto fantastico l’autore non cede alla tentazione di trasformare la disabilità in un superpotere ma preferisce sottolineare piuttosto le capacità umane che essa conserva e amplifica.
Non c’è niente di più e niente di meno di ciò che occorre, dunque, in questa fiaba d’altri tempi in cui la forma snella ed essenziale si sposa a meraviglia con la schiettezza dei sentimenti, benigni o maligni che siano.
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