Il bambino che mangiava le stelle
Recensione pubblicata il: 10/12/2012
Raccontare l’autismo mettendo insieme una bambina testarda e coraggiosa, un bambino chiuso su se stesso ma capace di diventare le cose che incontra, un cane in cerca della sua identità selvatica, una balia russa misteriosa e taciturna e una gamma di parenti piuttosto variegata e composita. Così Kochka, autore franco-libanese, costruisce Il (suo) bambino che mangiava le stelle, romanzo per ragazzi che non chiudono gli occhi di fronte al mondo ma sono motivati, anzi, ad entrarvi in prima persona.
Per conoscere, per capire e per agire. Così, almeno, Lucie – protagonista e voce narrante della storia – vive il suo trasloco in un palazzo parigino e il suo incontro con Matthieu, il bambino del piano di sopra la cui stranezza viene etichettata dai grandi con l’espressione “autismo”. Ma cosa vuol dire davvero essere autistici? Lucie cerca di scoprirlo buttando nel cestino le astruse definizioni degli adulti con avventurosa pragmaticità.
Ne esce un ritratto certo suggestivo della malattia che non ne copre tuttavia tutti i lati inspiegabili e duri e che sottolinea soprattutto la presenza di un individuo sotto i suoi veli.
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