Anna, la bambina del mare
Recensione pubblicata il: 24/06/2024
C’è una sorta di affinità elettiva tra la scrittura fiabesca di Almond e le illustrazioni impalpabili di Beatrice Alemagna. Il loro incontro appare per certi versi naturale, inevitabile, magnetico, di quel magnetismo proprio della bellezza che chiama altra bellezza. Anche e prima di tutto per questo, Anna, la bambina del mare è un libro irresistibile. Racconta la storia di una bambina fuori dal comune, che vive con la sua mamma su un’isola sperduta ma che avverte forte il richiamo del mare, che fatica ad affrontare con successo le sfide scolastiche e che cerca senza posa l’origine della sua diversità: una fiaba moderna che tiene i piedi nel reale e lascia volare via l’immaginazione, custodendo una leggerezza e una sospensione tra vero e fantastico che è cifra stilistica ma anche motore narrativo.
In Anna, la bambina del mare le storie hanno un potere salvifico perché spiegano ciò che gli occhi non riescono a vedere e nutrono un bisogno che si radica nel profondo. “Siamo tutti un mistero persino per noi medici in camice bianco. E alcune persone sono un rompicapo più di altre”, dichiara saggiamente il dottor John dopo aver visitato Anna nel tentativo di spiegare la sua stranezza. Ma là dove la scienza alza le mani, l’immaginazione può molto. E così Anna non si stanca di chiedere alla mamma “Da dove vengo” e di ascoltare storie che parlano di amori venuti dal mare, di creature enigmatiche, di incontri ineffabili, di conchiglie che sono talismani, trasformando il mistero in chiave per guardarsi e finalmente riconoscersi e accettarsi.
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