Sdeng Bum Splash! Il grande libro dei rumori
Recensione pubblicata il: 12/04/2023
All’interno di Vietato Non Sfogliare accogliamo spesso i bambini raccontando loro che i libri accessibili sono libri incredibili perché si ascoltano con gli occhi, si guardano con le dita e si toccano con le orecchie. Sarà facile intuire, dunque, come mai un libro come Sdeng, bum splash! di Benjamin Gottwald – da poco insignito della menzione speciale nella categoria Fiction del Bologna Ragazzi Award – costituisca per noi una sorta di libro-manifesto.
Le sue pagine coloratissime e del tutto prive di parole offrono, infatti, una sequenza di oltre un centinaio di figure che suonano letteralmente agli occhi del lettore: dal cavallo che trotta al vulcano che esplode, dal corvo che gracchia alle biglie che rimbalzano, dalle onde che si infrangono al trapano che buca il muro. Cosa lo rende possibile? Una scelta intelligente e mirata di soggetti, inquadrature, dettagli e concatenazioni. L’autore è, infatti, bravissimo a selezionare oggetti e situazioni dai rumori iconici, a rendere con pochi tratti i movimenti delle cose o le loro qualità squisitamente sonore così come a costruire ponti narrativi tra figure distanti basati proprio su affinità uditive. Accade così che, di fronte alle sue illustrazioni, venga d’istinto non di nominare ciò che si vede o raccontare che cosa accade sulla scena bensì di dargli voce, farlo risuonare. E l’impulso a farlo non solo nella testa ma proprio a voce alta – attenzione – è davvero molto forte!
Ciò che questo libro fa, meglio e più di molti altri volumi promossi sul mercato editoriale come coinvolgenti e interattivi, è attivare uno stretto patto collaborativo con il lettore, senza il quale, di fatto, il libro non trova compimento. È nel momento esatto in cui la pagina incontra l’occhio, infatti, che qualcosa scatta e il suono echeggia nella testa e nella bocca di chi legge: un fatto, questo, che le neuroscienze sanno probabilmente spiegare nel dettaglio e che si manifesta agli occhi del lettore come una sorta di meccanismo prodigioso frutto della perizia e della genialità dell’autore.
Quest’ultimo, dal canto suo, coglie con Sdeng, Bum, Splash! una sfida interessante e nuova: proporre (con successo) un libro basato sui rumori – su quelle che potremmo definire delle onomatopee implicite – a un pubblico diverso da quello della prima infanzia cui di solito questo tipo di volume si rivolge. Conscio che il piacere di giocare con i suoni e con forme di comunicazione che precedono o affiancano la lingua vera e propria non ha di fatto età, Benjamin Gottwald inanella 160 pagine silenziose fuori e rumorose dentro: una misura lunga che strizza l’occhio a bambini non nuovi alla lettura, anche di scuola primaria oltre che dell’infanzia, e in cui trovano posto micro-strutture narrative basate su associazione di diverso tipo e con diversi gradi di complessità che sta proprio al lettore scovare.
Così, per esempio, troviamo affiancati soggetti accomunati da suoni simili, come una nave e una mucca; soggetti identici o diversi ripresi in due fasi della stessa un’azione, ciascuna con una sua specificità sonora, come una persona che fa una bolla con il chewing gum e poi la scoppia o come un calciatore che segna e il pubblico che esulta; soggetti immortalati in due contesti differenti, come l’acqua che batte sul vetro o che scende dalla doccia; soggetti simili per forma ma diversi per suono, come un soffione al vento e l’elica di un aeroplano e via dicendo. Si tratta di collegamenti spesso sovrapposti, come nel caso del cantante dalla bocca spalancata e del pubblico che sbadiglia, che spesso proseguono anche oltre la doppia pagina, come nel caso della sequenza cannone che spara – signore che fa una puzzetta – signore che annusa i fiori – signore che starnutisce (in due tempi) – tuono – masso che rotola. La narrazione segue insomma un’associazione di idee talvolta più e talvolta meno evidente, in una sorta di caccia al nesso divertente e stimolante.
Questo aspetto, dal canto suo, non è privo di interesse anche dal punto di vista dell’accessibilità, poiché i nessi a più livelli e con maggiore e minor grado di evidenza arricchiscono la narrazione senza vincolarne l’apprezzamento. Ciascuno può cioè muoversi tra queste pagine cogliendo più o meno associazioni, rimandi, e collegamenti, senza che il loro numero e la loro sottigliezza condizioni il piacere di base dato da una lettura puramente sonora. Sdeng, bum splash! ha il pregio, peraltro, di abbracciare e solleticare lettori con abilità ed esigenze differenti grazie a molteplici qualità. Pensiamo all’assenza di parole, in primo luogo, che sorride a tutti quei bambini che trovano un ostacolo nella decodifica del testo scritto. Ma anche alla valorizzazione di un tipo di comunicazione più immediata di quella prettamente linguistica, quale quella basata sui suoni; o alla rappresentazione di soggetti facilmente padroneggiabili per esperienza diretta o indiretta, dato il loro abitare l’immaginario comune; o ancora alle inquadrature ravvicinate che mettono bene in evidenza il soggetto e il suo aspetto sonoro senza inutili dettagli o fronzoli. Si capisce allora bene perché il libro di Benjamin Gottwald, oltre a entusiasmare per la sua carica innovativa, rappresenti un lavoro di grandissimo interesse anche per chi abbia a cuore la diffusione di proposte di lettura che fanno della creatività una chiave di inclusione.
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