La più bella nuotata della mia vita
Recensione pubblicata il: 29/11/2022
A tredici anni, dislessia, trasloco e impaccio non sono esattamente tre parole entusiasmanti. Tutte implicano la difficoltà di superare indugi, di sentirsi giudicati, di riuscire a farsi conoscere per come si è davvero. E tutte, purtroppo, affollano il presente di Jan, ragazzino timido e dislessico, da poco trasferitosi in una nuova cittadina. La sua testa è piena di preoccupazioni e interrogativi su come farsi benvolere dai nuovi compagni, su come tenere nascosta la sua difficoltà di apprendimento e su come trovare un posto nella nuova squadra di nuoto. Già, il nuoto. Per fortuna che c’è il nuoto.
Vero asso del dorso, in acqua Jan si trasforma e tira fuori una spavalderia che all’asciutto gli è pressoché sconosciuta e se questo, da un lato, gli crea un’immediata rivalità con l’arrogante Linus, dall’altro sarà per lui motivo di orgoglio e riscatto, anche nella goffa impresa di avvicinarsi all’affascinante Flo. Originale, schietta e appassionata di matematica, Flo è la nuova vicina di casa di Jan, conosciuta grazie a una galeotta gallina fuggitiva. Con lei il ragazzo instaura in maniera turbolenta un legame forte e intenso, in cui diventa via via più evidente come nella differenza più abissale possa nascondersi una possibilità felice e del tutto inaspettata di intesa e riconoscimento .
Costellato di tante questioni che stanno a cuore del potenziale lettore preadolescente – l’amicizia, i primi amori, le rivalità, le passioni, la scuola, le difficoltà, il rapporto con i genitori, solo per dirne alcune – il romanzo di Anne Becker fila piuttosto liscio e aiuta a mettere a fuoco alcuni aspetti importanti per chiunque, a vario titolo, si confronti con la dislessia. Oltre a Jan, che più e più volte mette in luce ostacoli e preoccupazioni legati alla sua difficoltà di apprendimento, ne La più bella nuotata della mia vita non mancano, infatti, genitori, insegnanti, terapeuti, oltre che pari, i cui diversi approcci al disturbo dell’apprendimento non sono privi di effetti sullo sviluppo della vicenda. Ne vien fuori un ritratto realistico e credibile della situazione vissuta da un ragazzino dislessico, il cui percorso diventa più luminoso e piano quando consapevolezza e ascolto si fanno parole chiave.
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