Lei ci sarà sempre
Recensione pubblicata il: 29/11/2022
Lei ci sarà sempre nasce come un albo illustrato di stampo classico che mescola un testo malinconico a firma di Thierry Lenain e illustrazioni evocative per mano di Manon Gauthier. Qui il protagonista ripercorre diversi momenti speciali della sua infanzia che hanno contribuito a tessere un legame speciale tra lui e la sua mamma: un legame forte e presente anche nel momento in cui i due non sono più insieme.
Originariamente edito in forma tradizionale da Il leone Verde piccoli, Lei ci sarà sempre viene ora proposto al pubblico in una versione in simboli WLS curata da Uovonero. Inserito all’interno della collana I libri di Camilla, ideata per rendere accessibili tramite la simbolizzazione alcuni albi editi da diverse case editrici indipendenti, il libro si propone di offrire una lettura lirica e riflessiva anche ai giovani lettori con difficoltà comunicative: una sfida non banale, se si considerano in particolar modo le caratteristiche del testo e delle figure
Se la storia è di per sé ben scandita da una struttura iterata e contraddistinta da una semplice sequenza di momenti di felice condivisione tra madre e figlio, il testo presenta alcuni elementi di difficoltà legati a una costruzione sintattica particolare e a un discreto uso delle espressioni figurate. Il ricorrente “Lei c’era” segue sempre, infatti, il relativo complemento di fine (“Per proteggermi e condurmi lontano”, per esempio) ed espressioni come “colorare i miei sogni” o “cullare il mio cuore” hanno un ruolo non marginale nell’economia del racconto.
Le illustrazioni, dal canto loro, si caratterizzano per uno stile espressivo, sottolineato dall’uso del collage, dalle inquadrature non scontate e dal tratto (volutamente) impreciso a matita. Proprio alle illustrazioni, peraltro, è affidato il compito di accompagnare il lettore nel passaggio dal prima al poi e soprattutto dalla presenza all’assenza fisica della figura della mamma. Quel lei c’era che diventa lei ci sarà solo nell’ultima pagina trova senso, infatti, attraverso una doppia pagina totalmente senza parole in cui dominano il silenzio, il freddo e l’immobilità di un paesaggio invernale e attraverso indizi cromatici come le sfumature di giallo che sempre accompagnano la mamma e che sul finale marcano invece i contorni del cuore del bambino-narratore.
Per cogliere a pieno il significato dell’albo e la ricchezza delle sue sfumature, viene dunque richiesta al lettore una serie di inferenze, sul testo e sulle immagini: inferenze che esigono una certa padronanza dei codici ma che offrono in cambio un’appagante soddisfazione di lettura. Interessante e apprezzabile è, in questo senso, la scelta fatta da Uovonero, in tandem con il Leone Verde, di dare spazio a una narrazione nutrita di emozioni più che di fatti, per alimentare quella bibliodiversità che spesso l’attenzione all’accessibilità tende a mettere nell’angolo.
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