Mi vesto (collana A bocca aperta)
Recensione pubblicata il: 7/12/2021
Se illustrare libri per bambini è faccenda seria (e lo è!), farlo per bambini piccolissimi è faccenda serissima. Qui, infatti, più che altrove, la personalità del segno deve necessariamente confrontarsi con specifiche esigenze di lettura e con abilità di decodifica ancora in maturazione: pena, il flop della proposta, l’accantonamento del libro o la sua fruizione passiva e priva di sollecitazioni appaganti.
Anche per questa ragione l’affacciarsi sul mercato di libri e collane contraddistinti da un’attenzione rispettosa nei confronti del giovanissimo lettore e delle sue possibilità vanno accolti con gioia. È il caso della collana A bocca aperta proposta da Camelozampa e supervisionata da Silvia Blezza Picherle e Luca Ganzerla, professori dell’Università degli Studi di Verona. Predisposta ad accogliere titoli variegati e a coinvolgere autori diversi, la collana è stata da poco inaugurata con una miniserie di volumi che portano la firma di Helen Oxenbury, vero e proprio mostro sacro dell’illustrazione per l’infanzia.
Composta di libretti – quattro finora – cartonati, quadrati e senza parole, questa miniserie si rivolge a bambini piccoli e risulta fruibile già al di sotto dell’anno. Protagonista è un bebè dal passo ancora incerto minuziosamente rappresentato nei gesti, nelle pose e negli interessi tipici dei bambini di quell’età. Ad ogni pagina e in base al tema specifico del libro, il bebè interagisce con animali domestici e oggetti quotidiani senz’altro familiari ai lettori suoi coetanei. Il suo sguardo è attento e curioso, le sue movenze ancora acerbe e impacciate, la sua concentrazione massima, così il suo potenziale lettore finisce per trovarsi di fronte a uno specchio che riflette esattamente il suo modo di approcciare il mondp. Non è un caso, in questo senso, se i titoli che contengono un verbo sono declinati alla prima persona singolare (Mi vesto, Mi diverto)
All’interno di ogni volume, le scene proposte si susseguono secondo una logica minima (le azioni della giornata seguono vagamente una scansione temporale) o più sovente non la seguono affatto, andando piuttosto a comporre una sorta di imagier inerente a un certo tema in cui, volendo, l’ordine delle pagine potrebbe anche essere rimescolato. In particolare:
Al lavoro immortala il bebè nelle azioni quotidiane più comuni che lo vedono protagonista, come la pappa, il bagnetto o la passeggiata in carrozzina.
Mi diverto illustra alcuni dei passatempi più amati, dal concerto di pentole e cucchiai alla lettura di un libro, dalle costruzioni (e distruzioni) con i cubi alle coccole con un grande pupazzo.
Mi vesto ritrae il bebè intento a infilare, uno via l’altro, i vari capi di abbigliamento, dai più agevoli come il cappello ai più complessi come i calzini.
Amici, infine, mostra l’interazione del protagonista con animali diversi, di piccola, grossa e grossissima taglia, con i quali, in forme diverse, si instaura una tenera complicità.
A fare la differenza in questi volumi sono alcune attenzioni specifiche al livello cognitivo dei potenziali lettori e agli elementi che ne favoriscono una soddisfacente appropriazione del racconto. Così, per esempio, le figure appaiono nitide su sfondo bianco e pulito, prive di orpelli decorativi e dettagli inutili; il bambino è sempre ritratto nella sua interezza intento a compiere azioni e movimenti ben riconoscibili; dettagli come le espressioni del viso, le movenze o l’abbigliamento indossato in relazione alle specifiche attività sono sempre coerenti. Inoltre gli oggetti e gli animali rappresentati sono scelti tra quelli che più facilmente il bambino conosce, in modo da offrirgli un’esperienza appagante di decodifica dell’immagine e soprattutto di ognuno di essi viene proposta un’illustrazione estrapolata dal contesto nella pagina di sinistra e un’illustrazione che ne mostra l’uso o l’interazione da parte del bambino nella pagina di destra. Come ben spiegato da Luigi Paladin e Rita Valentino Merletti all’interno del saggio Nati sotto il segno dei Libri, questa attenzione particolare agevola l’operazione di lettura da parte del bambino piccolo perché attiva in maniera più potente la cosiddetta simulazione incarnata.
Tutti questi elementi, dal canto loro, favoriscono il coinvolgimento e la piena partecipazione anche da parte di bambini con maggiori difficoltà cognitive che qui più che altrove possono trovare racconti quotidiani davvero riconoscibili e poco confusivi.
A rendere infine speciali questi volumi, il guizzo ironico inimitabile di Helen Oxenbury che anche quando si rivolge a un pubblico di giovanissimi lettori non cede alla tentazione della rappresentazione piatta e banale. Così tra queste pagine non sarà difficile imbattersi in bambini decisi a infilare i pantaloni dopo aver indossato le scarpe, a tenere in ostaggio un gatto inerme adibito a cuscino o a leggere con grande interesse un libro girato al contrario.
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