Champion
Recensione pubblicata il: 19/12/2018
La scrittura di Christophe Léon ha un potere magnetico che difficilmente lascia scampo. Incisiva, schietta e sempre puntualmente attenta al mondo che racconta, questa riesce a modellare narrazioni autentiche di cui il lettore sente forte e chiaro il valore: un fatto che avevamo largamente apprezzato qualche anno fa in Reato di Fuga (Sinnos, 2015) e che ora non manca di trovar conferma nel romanzo breve edito da Camelozampa e intitolato Champion. Anche qui c’è di mezzo un incidente d’auto (quantomeno potenziale): in piena campagna, su di una strada poco frequentata, si incrociano infatti Brandon, giovane promessa dell’atletica diretto a piedi allo stadio, e l’hummer che Luc, suo coetaneo, è intento a guidare senza permesso del padre e soprattutto senza patente. Cosa accada di preciso tra Brandon e l’hummer guidato da Luc non lo sappiamo fino alla fine e l’abilità dell’autore sta proprio nel fatto di mettere progressivamente a fuoco il momento dell’incontro e comporre intorno ad esso un complesso collage emotivo. Perché a margine (ma nemmeno troppo) di quell’incontro appaiono diversi altri personaggi, apparentemente senza legami con la vicenda principale e in realtà ed essa legati a doppio filo.
C’è Lauryanne, per esempio, che scorge Brandon lungo la strada e tenda di avvisarlo dell’arrivo del mezzo ma poi si disinteressa di quel che può essergli accaduto. C’è Abigail, la fidanzata di Brandon, che con lui aveva appuntamento allo stadio ma che interpreta il suo non presentarsi come un affronto personale. C’è Louella, la fidanzata di Luc, che vive in diretta la folle corsa sul pericoloso mezzo, tormentandosi a lungo sulle possibile conseguenze di quella bravata. E poi c’è il giovane David, ragazzo autistico intento a fare una consueta e lunga passeggiata proprio in prossimità del luogo incriminato e incapace di resistere alla tentazione di appropriarsi del paio di cuffie e del telefono che lì ritrova. Tutti in qualche modo sono indirettamente coinvolti nell’accaduto ma tengono la bocca chiusa per timore o per indifferenza. E sì che in quella curva con scarsa visibilità il giovane Brandon scompare, lasciando la polizia con un bel mistero da risolvere.
Che il giovane covasse pensieri tormentati lo scopriamo man mano, quando l’autore ci mette a parte della deprecabile proposta fattagli dall’allenatore e dal papà, di ricorrere all’aiuto del doping per poter ambire a importanti medaglie con minor tempo e fatica. Ecco allora che accanto al tema della responsabilità e della scelta, ricompare fortissimo anche il tema dello scontro generazionale e del significato più autentico che la parola adulto dovrebbe contenere. Il tutto attraverso un racconto polifonico in cui ogni capitolo porta uno sguardo e una voce nuova. Come in un cambio registico di inquadratura, ogni capitolo sembra cioè avviare una storia diversa mentre in realtà arricchisce quella già messa in piedi. L’effetto dal canto suo è insolito e vincente poiché porta nuova linfa narrativa a ogni ripartenza, fino al delinearsi complessivo del quadro in cui ogni filo trova il suo spazio e concorre a definire un unico disegno. Questa incalzante tensione narrativa, unita a una rara capacità di cogliere l’animo adolescente nel profondo fanno di Champion un romanzo estremamente coinvolgente. La sua brevità e la stampa ad alta leggibilità, inoltre, lo rendono particolarmente fruibile anche in caso di dislessia.
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