Mole Town
Recensione pubblicata il: 27/01/2016
A sentir parlare di Mole Town da queste parti finiamo subito per pensar che a Torino si alluda. E invece no, la Mole qui non c’entra affatto: di talpe (moles, appunto, in inglese) piuttosto si tratta. Mole Town è infatti una città sotterranea abitata da laboriose talpe, che cresce a dismisura in nome della modernizzazione ad ogni costo. Un città insomma drammaticamente simile a molte metropoli in cui viviamo, in cui letteralmente il sotto e il sopra si invertono rispetto ai nostri e in cui a specchio è possibile riconoscere i paradossi dell’umana realtà contemporanea.
In questo mondo all’incontrario, nato sotto un verdeggiante prato per iniziativa di una sola talpa, la vita e l’operosità crescono rapidamente. A filo di pagina, gli abitanti aumentano, il lavoro si intensifica e l’inquinamento – sia sopra che sotto il terreno – raggiunge livelli pericolosi. Mentre in basso macchine sempre più evolute trivellano e aprono passaggi sempre più ambiziosi, in alto i cumuli di terra e gli scarichi si moltiplicano. Qualcosa sta sfuggendo al controllo delle indaffaratissime talpe, ormai prigioniere di strade congestionate di auto e relegate in tane che paiono armadietti. E l’autore lo sottolinea con abilità , dipingendo quadri via via più buie e ingombri e scegliendo un ritmo che cresce in intensità. Fino a quando, giunti sulla soglia del punto di non ritorno, una flebile speranza si accende, alimentata da un’ultima pagina di ottimistici ritagli di giornale: la storia di Mole Town forse può continuare, invertendo rotto e seguendo vie più virtuose…
Mole Town è uno di quei libri – non il primo a dire il vero editi da Orecchio acerbo – che ricorrono alla parola solo per lo stretto indispensabile. Una frase appena o poco più. Anche qui, infatti, il libro si apre con un breve testo, poche righe in tutto: giusto il necessario per inquadrare il contesto di una città sotterranea abitata da talpe che con gli anni si trasforma e rischia il tracollo. Dopodiché sono subito le immagini a farla da padrone, accompagnando il lettore in un’affascinante esplorazione sotto terra e richiedendo tutta la sua attenzione per trarre dai particolari, di cui l’autore tedesco e generoso, non solo lo sviluppo e l’epilogo della storia ma anche gli spunti riflessivi di cui questa è disseminata.
L’attenzione di Torben Kuhlmann ai dettagli è infatti minuziosa e stuzzicante: dai font diversificati che caratterizzano le singole scritte (linee dei tram, titoli di giornale, insegne pubblicitarie) ai puntuali richiami all’ingegno umano (progetti di gallerie, macchinari complessi, suppellettili casalinghe), tutto solletica il gusto estetico del lettore, attivando con intelligenza il riconoscimento di temi importanti. Tra le pagine a tinte brune di Mole Town, sotto i cumuli di terra smossa dalle talpe, ci sono gli echi dell’emigrazione animata dalla prospettiva di un lavoro, del prezzo imposto da una modernizzazione fuori di senno, dell’omologazione degli individui e della saturazione dei beni: un concentrato di riferimenti, insomma, all’attualità più scottante che tutti noi tange, dai più piccoli ai più grandi. L’albo si presta dunque a letture trasversali, singole o collettive, adulte o bambine, capaci di smuovere e convogliare riflessioni importanti. Come una trivella potente e inarrestabile, insomma, che scavi nel profondo gallerie di critica lucidità.
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